Geopolitica
Raid aereo in Yemen, decine di morti: i sauditi negano la responsabilità

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews.
Segretario generale ONU: l’escalation «va fermata». Per MSF è stato «un terribile atto di violenza», segnalati «altri attacchi». I caccia sauditi colpiscono a Hudaydah, uccidendo tre bambini. Secondo le prime informazioni i morti sarebbero almeno 70 e 200 i feriti, ma il bilancio è destinato ad aumentare.
L’Arabia Saudita nega ogni coinvolgimento nel raid aereo che ha colpito ieri un carcere nella provincia di Saada, nello Yemen, in un’area controllata dai ribelli Houthi, e che ha provocato la morte di decine di detenuti.
Testimoni oculari affermano che nell’attacco sarebbero decedute almeno 70 persone, fra le quali alcuni migranti africani.
Una vera strage che ha sollevato profonda indignazione a livello internazionale, condannata dalle Nazioni Unite e dallo stesso segretario generale Antonio Guterres, secondo cui «questa escalation va fermata».
L’agenzia ufficiale saudita precisa che la coalizione [araba guidata da Riyadh, che vede anche la presenza degli Emirati e in lotta contro gli Houthi] «informerà l’Ufficio ONU per gli affari umanitari (OCHA) e il Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC) sui fatti e i dettagli».
Per Riyadh il target colpito a Saada non era nella lista degli obiettivi sensibili da evitare concordato con l’OCHA a e non era stato segnalato dall’ICRC. Inoltre, esso non avrebbe soddisfatto gli standard stabiliti dalla Terza convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra.
«Oltre 100 morti e feriti» e il numero «aumenterà». Per ore i soccorritori hanno strappato cadaveri e corpi di persone vive dalle macerie
Bachir Omar, portavoce ICRC parla di «oltre 100 morti e feriti» e il numero «aumenterà». Per ore i soccorritori hanno strappato cadaveri e corpi di persone vive dalle macerie. Ancora oggi volontari e operatori sono presenti nell’area, ma le speranze di ritrovare altri sopravvissuti si affievoliscono con il passare delle ore.
Solo nei prossimi giorni sarà possibile fare un bilancio esatto delle vittime, ma appare evidente che le 70 finora annunciate rappresentano un dato provvisorio destinato ad aumentare.
Ahmed Mahat, capo-missione di Medici senza frontiere (MSF) in Yemen, sottolinea che «l’ospedale Al-Gumhourriyeh ha finora ricevuto circa 200 feriti e ha fatto sapere di non essere in grado di accogliere nuovi pazienti».
«Dai racconti dei colleghi a Sa’ada, sappiamo che ci sono molti corpi ancora sulla scena dell’attacco e molte persone risultano ancora disperse. È impossibile – prosegue il responsabile MSF – sapere il numero delle persone che hanno perso la vita. Sembra proprio essere stato un terribile atto di violenza. La scorsa notte ci sono stati attacchi aerei anche a Sana’a, dove è stato colpito l’aeroporto. Abbiamo ricevuto anche segnalazioni di attacchi aerei in molti altri governatorati nel nord dello Yemen. Da questa mattina non c’è più connessione ad internet».
In queste ore l’Arabia Saudita ha invece confermato i raid aerei sferrati a Hudaydah, altro territorio conteso con gli Houthi
In queste ore l’Arabia Saudita ha invece confermato i raid aerei sferrati a Hudaydah, altro territorio conteso con gli Houthi. Nell’attacco sarebbero morti tre bambini, che stavano giocando poco lontano il centro per le telecomunicazioni obiettivo delle operazioni. La coalizione guidata da Riyadh ha rafforzato le azioni militari in risposta all’attacco mediante uso di droni da parte dei ribelli verso gli Emirati Arabi Uniti (EAU).
La guerra in Yemen è divampata nel 2014 come scontro interno fra governativi filo-sauditi e ribelli sciiti Houthi vicini a Teheran.
Degenerata nel marzo 2015 con l’intervento diretto di Riyadh, ha fatto registrare oltre 130mila morti e per l’Onu ha provocato la «peggiore crisi umanitaria al mondo», sulla quale il COVID ha effetti «devastanti»; milioni di persone sono sull’orlo della fame e i bambini – 10mila dei quali morti nel conflitto – subiranno le conseguenze per i prossimi 20 anni.
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Immagine da AsiaNews
Geopolitica
«Li prenderemo la prossima volta» Israele non esclude un altro attacco al Qatar

Israele è determinato a uccidere i leader di Hamas ovunque risiedano e continuerà i suoi sforzi finché non saranno tutti morti, ha dichiarato martedì a Fox News l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Yechiel Leiter.
In precedenza, attacchi aerei israeliani hanno colpito un edificio residenziale a Doha, in Qatar, prendendo di mira alti esponenti dell’ala politica di Hamas. Il gruppo ha affermato che i suoi funzionari sono sopravvissuti, mentre l’attacco è stato criticato dalla Casa Bianca e condannato dal Qatar.
«Se non li abbiamo presi questa volta, li prenderemo la prossima volta», ha detto il Leiter.
L’ambasciatore ha descritto Hamas come «nemico della civiltà occidentale» e ha sostenuto che le azioni di Israele stavano rimodellando il Medio Oriente in modi che gli Stati «moderati» comprendevano e apprezzavano. «In questo momento, potremmo essere oggetto di qualche critica. Se ne faranno una ragione», ha detto riferendosi ai Paesi arabi.
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che, sebbene smantellare Hamas sia un obiettivo legittimo, colpire un alleato degli Stati Uniti mina gli interessi sia americani che israeliani.
Leiter ha osservato che Israele «non ha mai avuto un amico migliore alla Casa Bianca» e che Washington e lo Stato Ebraico sono rimaste unite nel perseguire la distruzione del gruppo militante.
Il Qatar, che ospita funzionari di Hamas nell’ambito del suo ruolo di mediatore, ha dichiarato che tra le sei persone uccise nell’attacco israeliano c’era anche un agente di sicurezza del Qatar.
L’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, ha denunciato l’attacco come un «crimine atroce» e un «atto di aggressione», mentre il ministero degli Esteri di Doha ha accusato Israele di «terrorismo di Stato».
Israele ha promesso di dare la caccia ai leader di Hamas, ritenuti responsabili del mortale attacco dell’ottobre 2023, lanciato da Gaza verso il sud di Israele. L’ambasciatore ha giurato che i responsabili «non sopravviveranno», ovunque si trovino.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Attacco israeliano in Qatar. La condanna di Trump

#Qatar / #Palestine / #Israel 🇶🇦🇵🇸🇮🇱: Israeli Air Forces carried out air strikes to assassinate Senior officials of #HAMAS in the city of #Doha.
Reportedly HAMAS negotiation team was targeted with Air-To-Surface Missiles while discussing the ceasefire in the capital of Qatar. pic.twitter.com/WdWuqY6rXq — War Noir (@war_noir) September 9, 2025
🚨🇮🇱🇶🇦🇵🇸 BREAKING: ISRAEL just AIRSTRIKED Hamas’s negotiation team in DOHA, QATAR pic.twitter.com/cTdA5fT4gP
— Jackson Hinkle 🇺🇸 (@jacksonhinklle) September 9, 2025
BREAKING:
Israeli fighter jets struck Qatar’s capital, Doha. An Israeli airstrike in Doha killed Hamas leader in Gaza, Khalil al-Hayya, and three senior members of the group’s leadership, Al Arabiya reports, citing sources. Al Hadath states those in the targeted building… pic.twitter.com/03rwdUbvZ5 — Visegrád 24 (@visegrad24) September 9, 2025
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NEW: Qatar reserves the right to retaliate for the Israeli attack against Doha, Qatari PM says
“We’ve reached a decisive moment; There should be retaliation from the whole region” pic.twitter.com/dKHnqEHNqN — Ragıp Soylu (@ragipsoylu) September 9, 2025
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Nel suo post Trump ha affermato che il bombardamento israeliano all’interno di «una nazione sovrana e stretto alleato degli Stati Uniti» non ha «favorito gli obiettivi di Israele o dell’America». «Considero il Qatar un forte alleato e amico degli Stati Uniti e mi dispiace molto per il luogo dell’attacco», ha scritto, sottolineando che l’attacco è stato «una decisione presa dal primo ministro Netanyahu, non una decisione presa da me». Trump ha affermato che, non appena informato dell’operazione, ha incaricato l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff di avvertire i funzionari del Qatar, ma ha osservato che l’allerta è arrivata «troppo tardi per fermare l’attacco». Il presidente ha affermato che eliminare Hamas era un «obiettivo degno», ma ha espresso la speranza che «questo sfortunato incidente possa servire come un’opportunità per la PACE». Da allora Trump ha parlato con Netanyahu, che gli ha detto di voler fare la pace, e con i leader del Qatar, che ha ringraziato per il loro sostegno e ha assicurato che «una cosa del genere non accadrà più sul loro territorio». La Casa Bianca ha definito l’attacco un incidente «sfortunato». Trump ha dichiarato di aver incaricato il Segretario di Stato Marco Rubio di finalizzare un accordo di cooperazione per la difesa con il Qatar, designato come «importante alleato non NATO».( @realDonaldTrump – Truth Social Post ) ( Donald J. Trump – Sep 09, 2025, 4:20 PM ET )
This morning, the Trump Administration was notified by the United States Military that Israel was attacking Hamas which, very unfortunately, was located in a section of Doha, the Capital of… pic.twitter.com/axQSlL46gW — Fan Donald J. Trump 🇺🇸 TRUTH POSTS (@TruthTrumpPosts) September 9, 2025
“The president views Qatar as a strong ally and friend of the United States and feels very badly about the location of this attack.”
White House press sec. Karoline Leavitt read a statement after Israel’s strike on Hamas leadership in Doha. https://t.co/X3EkiIHoZ7 pic.twitter.com/OdDyR4QcgF — ABC News (@ABC) September 9, 2025
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Geopolitica
Lavrov: la Russia non ha voglia di vendetta

La Russia non ha intenzione di vendicarsi dei paesi occidentali che hanno interrotto i rapporti e fatto pressioni su Mosca a causa del conflitto in Ucraina, ha affermato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.
Intervenendo lunedì all’Istituto statale di relazioni internazionali di Mosca, Lavrov ha sottolineato che la Russia non intende «vendicarsi o sfogare la propria rabbia» sulle aziende che hanno deciso di sostenere i governi occidentali nel loro tentativo di sostenere Kiev e imporre sanzioni economiche a Mosca, aggiungendo che l’ostilità è generalmente «una cattiva consigliera».
«Quando i nostri ex partner occidentali torneranno in sé… non li respingeremo. Ma… terremo conto che, essendo fuggiti su ordine dei loro leader politici, si sono dimostrati inaffidabili», ha affermato il ministro.
Secondo Lavrov, qualsiasi futuro accesso al mercato dipenderà anche dalla possibilità che le aziende rappresentino un rischio per i settori vitali per l’economia e la sicurezza della Russia.
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Il ministro ha sottolineato che la Russia è aperta alla cooperazione e non ha alcuna intenzione di isolarsi. «Viviamo su un piccolo pianeta. Costruire i muri di Berlino è stato in stile occidentale… Non vogliamo costruire alcun muro», ha affermato, riferendosi al simbolo della Guerra Fredda che ha diviso la capitale tedesca dal 1961 al 1989.
«Vogliamo lavorare onestamente e se i nostri partner sono pronti a fare lo stesso sulla base dell’uguaglianza e del rispetto reciproco, siamo aperti al dialogo con tutti», ha affermato, indicando il vertice in Alaska tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo statunitense, Donald Trump, come esempio di impegno costruttivo.
Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha dichiarato sabato che le aziende occidentali sarebbero state benvenute se non avessero sostenuto l’esercito ucraino e avessero rispettato gli obblighi nei confronti dello Stato e del personale russo, tra cui il pagamento degli stipendi dovuti.
Questo mese Putin ha anche respinto l’isolazionismo, sottolineando che la Russia vorrebbe evitare di chiudersi in un «guscio nazionale», poiché ciò danneggerebbe la competitività. «Non abbiamo mai respinto o espulso nessuno. Chi vuole rientrare è il benvenuto», ha aggiunto.
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