Geopolitica

Polonia e Slovacchia inviano MiG-29 in Ucraina

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Varsavia sta procedendo all’invio di alcuni dei suoi aerei da combattimento MiG-29 in Ucraina.

 

«In primo luogo, letteralmente nei prossimi giorni, consegneremo, per quanto ricordo, quattro aerei all’Ucraina perfettamente funzionanti», ha detto ieri il presidente polacco Andrzej Duda in una conferenza stampa, secondo Reuters. (Interessante la sottolineatura: «perfettamente funzionanti»…)

 

«Il resto è in fase di preparazione, manutenzione», ha detto. Il «resto» potrebbe essere fino a dieci aerei in più.

 

Olena Kondratiuk, vicepresidente del Parlamento unicamerale ucraino, la Verkhovna Rada, ha ringraziato calorosamente il Duda per i caccia di fabbricazione russa.

 

«Crediamo e ci aspettiamo che altri paesi che dispongono di tali velivoli seguano questa azione decisiva e l’esempio di una vera applicazione per difendere il cielo ucraino. Grazie, signor Presidente! Grazie fratelli e sorelle polacchi!» ha esclamato, ha riferito l’agenzia di stampa polacca PAP.

 

Il governo della Slovacchia ha seguito la Polonia annunciando oggi che avrebbe trasferito 13 MiG-29 in suo possesso all’Ucraina.

 

Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha quindi dichiarato ai giornalisti che questi caccia militari non avranno alcun effetto sull’operazione militare speciale della Russia: «certamente, le forniture di questi aerei, come abbiamo ripetutamente affermato, non possono avere un impatto sull’operazione militare speciale, ma possono causare più sofferenze alla stessa Ucraina e al popolo ucraino».

 

Come riportato da Renovatio 21, la Polonia ha emanato lo scorso mese un bizzarro comunicato congiunto con il Dipartimento di Stato USA per «la sconfitta strategica della Russia».

 

Secondo un recente articolo apparso sul quotidiano turco Cumhuriyet, vi sarebbe un accordo tra il presidente ucraino Zelens’kyj e il potere di Varsavia per una partecipazione delle forze polacche al conflitto.

 

Tuttavia la realtà potrebbe essere diversa nei piani dei polacchi: sin da subito, è forte la tentazione di pensare che la Polonia gradirebbe, più che la sopravvivenza del regime di Kiev, il ri-appropriamento da parte di Varsavia di terre storicamente polacche come la Galizia e le città di Leopoli, Ternopili, etc.: in pratica, una vera partizione dell’Ucraina, da accordare ovviamente, più che con l’alleato americano, con il Cremlino.

 

La Polonia è stata da subito uno dei Paesi che ha forsennatamente spinto per l’opzione di guerra alla Russia, arrivando a dichiarazioni erratiche come l’idea del Mar Baltico «lago NATO» (da cui è stata espunta l’infrastruttura gasiera russa Nord Stream, peraltro lo stesso giorno in cui la Polonia inaugurava un gasdotto proveniente dalla Norvegia, mentre l’ex ministro degli Esteri Sikorski ringraziava via Twitter gli USA per l’esplosione del gasdotto euro-russo) o la riconquista dell’énclave russa di Kaliningrad, che mai è stata polacca, in realtà, semmai tedesca.

 

Il Sikorski, che ricordiamo è marito della neocon americana Anne Applebaumè arrivato a dire che andrebbero fornite a Kiev armi atomiche.

 

Lo scorso autunno il viceministro della Difesa Marcin Ociepa ha dichiarato che la Polonia sarà in guerra con la Russia tra 3 o 10 anni massimo.

 

Secondo il colonnello svizzero Jacques Baud (con un passato in NATO e ONU), sarebbero stati polacchi dei sabotatori presi in Donbass mentre tentavano di creare un incidente chimico. Il fatto risale a poco prima dell’avvio dell’operazione speciale russa, al punto che è lecito pensare se non sia proprio la loro cattura il vero innesco dell’invasione russa.

 

La Polonia è stata altresì teatro di bellicose dichiarazioni di Biden dal castello reale di Varsavia nello scorso anno. In un evento annesso, l’incontro con i soldati USA di stanza nel Paese, si lasciò sfuggire che sarebbero andati a combattere in territorio ucraino.

 

 

 

 

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