Persecuzioni
Pakistan, ragazza cristiana rapita 2 mesi fa: la polizia non interviene
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Ancora un caso di sequestro di una ragazza cristiana a scopo matrimonio. L’autore della violenza è noto e ci sono testimonianze contro di lui, ma anche le udienze in tribunale non hanno dato alcun risultato. Human Rights Focus Pakistan: «Il nuovo governo approvi finalmente il disegno di legge contro le conversioni forzate».
Rapita due mesi fa da un collega di lavoro, con testimoni oculari che in tribunale raccontano di aver visto con i propri occhi l’accaduto. Ma la polizia sostiene di non riuscire a localizzarla. È quanto sta accadendo a una ragazza cristiana di Faisalabad in un nuovo drammatico caso di sequestro con conversione forzata all’islam, a scopo di matrimonio.
S. G. lavorava come operaia in una fabbrica locale. Il 5 aprile, mentre tornava a casa, il collega M. S. è arrivato a bordo di un’auto bianca con due persone sconosciute, che l’hanno rapita trascinandola in macchina e sono fuggiti.
Durante il rapimento, mentre Saima chiedeva aiuto, si sono radunate alcune persone della zona, tra cui A. M. e I. M., testimoni oculari dell’incidente. Entrambi hanno cercato di fermare l’auto, ma i rapitori armati li hanno minacciati e sono fuggiti in un luogo sconosciuto.
Quando G. M., padre di S., ha saputo del rapimento della figlia si è recato dal proprietario della fabbrica M.S. e gli ha raccontato l’accaduto chiedendo aiuto per riportare a casa la figlia.
Il proprietario della fabbrica ha detto di non intraprendere alcuna azione legale contro il rapitore, assicurando che avrebbe recuperato la figlia entro un paio di giorni. Poi, però, si è rifiutato di farlo dicendo che S. aveva abbracciato l’Islam e si era sposato con M. S..
Il padre ha presentato una denuncia alla polizia che non si è dimostrata collaborativa. Per questo, grazie al supporto legale di Human Rights Focus Pakistan (HRFP), è stato presentato un esposto alla District and Session Court di Faisalabad: la prima udienza si è tenuta il 21 maggio e una seconda oggi, ma la polizia non ha comunque presentato alcuno sviluppo sulle indagini
Naveed Walter, presidente di Human Rights Focus Pakistan commenta:
«In due mesi, la polizia non è ancora riuscita a localizzare Saima Gulzar e il suo autore. Il rapitore è stato chiaramente identificato, due testimoni oculari hanno rilasciato dichiarazioni in tribunale, il proprietario della fabbrica ha ammesso il rapimento da parte di un collega; perché la polizia non ha ancora preso provvedimenti? Quando a essere rapite sono ragazze appartenenti a minoranze, la polizia diventa il più delle volte prevenuta e offre più spazio alla tutela dei colpevoli che alle protezioni legali».
Per questo Walter chiede al nuovo governo del Pakistan di ripresentare il disegno di legge contro le conversioni forzate, respinto dal precedente governo di Imran Khan perché osteggiato dall’establishment islamico:
«Oltre alle riforme elettorali, occorrono anche riforme nei processi legislativi per diminuire l’influenza dell’Ideologia islamica che ha considerato la maggior parte delle proposte di legge sulle minoranze come anti-islamiche».
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Immagine di Minhajian via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)
Persecuzioni
Secondo sacerdote ucciso a colpi di arma da fuoco in Sud Africa in poco più di un mese
Fr. Paul Tatu Mothobi, membro della Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo (CSS/stimmatini) ed ex responsabile dei media e delle comunicazioni della Conferenza episcopale cattolica dell’Africa meridionale (SACBC), è l’ultima vittima di omicidio ecclesiastico in Sud Africa.
Fr. Tatu è nato nell’arcidiocesi di Maseru in Lesotho, ed ha esercitato il suo ministero nell’arcidiocesi di Pretoria in Sud Africa. Nella notizia della sua morte emessa dal segretario provinciale della CSS si legge con sobrietà che padre Tatu «è morto per stare con il Signore sabato 27 aprile 2024 dopo aver subito uno sparo».
Secondo i rapporti, p. Il corpo senza vita di Tatu con ferite da arma da fuoco è stato trovato il 27 aprile nella sua auto sulla N1 Road, una strada nazionale in Sud Africa che va da Città del Capo a Beit Bridge, una città di confine con lo Zimbabwe, passando per Bloemfontein, Johannesburg, Pretoria e Polokwane.
Il sito di notizie vaticano riferisce che padre Gianni Piccolboni, 76 anni, missionario della CSS, presente nel Paese da più di 30 anni e superiore provinciale, ha informato all’agenzia Fides che «la sequenza dei fatti non è ancora ben nota» ma che «padre Sembra che Paul abbia accidentalmente assistito all’omicidio di una donna».
Il religioso ha spiegato che l’assassino avrebbe costretto il fratello «a salire su un’auto, dove gli hanno sparato alla nuca per farlo tacere». E ha aggiunto: «Preghiamo per lui e per i missionari stimmatini che stanno vivendo un dolore così grande».
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In una dichiarazione di lunedì 29 aprile, i membri della SACBC hanno espresso le loro condoglianze ai membri della CSS e a padre Tatu e ha descritto la sua uccisione come «un incidente non isolato».
Hanno ricordato l’omicidio del 13 marzo di padre William Banda, dello Zambia e membro della Società Missionaria di San Patrizio (Padri Kiltegan), ucciso a colpi di arma da fuoco nella sagrestia della cattedrale della Santissima Trinità nella diocesi sudafricana di Tzaneen.
I vescovi della SACBC aggiungono: «va notato che la morte di padre Paul Tatu non è un incidente isolato, ma piuttosto un esempio doloroso del deterioramento dello stato di sicurezza e moralità in Sud Africa».
Gli omicidi di padre Tatu e p. Banda, deplorano i membri della SACBC, «si verificano in un contesto di crescente preoccupazione per il crescente disprezzo per il valore della vita, dove le persone vengono uccise arbitrariamente».
Nato nel 1978 a Teyateyaneng (TY), cittadina nel distretto di Berea nel Lesotho, padre Tatu si è unito agli stimmatini nel 1998. Ha studiato filosofia alla St. Francis House of Studies di Pretoria dal 1999 al 2000, prima di partire per il Botswana per il noviziato. È stato ordinato sacerdote nel 2008. Ha esercitato la professione in Tanzania prima di venire in Sud Africa.
La Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo (in latino: Congregatio a Sacris Stigmatibus Domini Nostri Jesus Christi) è una congregazione clericale di diritto pontificio. Fondata da Gaspard Bertoni e approvata dalla Santa Sede nel 1855, all’inizio del XXI secolo contava poche centinaia di membri, chiamati «stimmatini», in quattro continenti.
Si dedicano all’organizzazione e alla predicazione dei ritiri spirituali e delle missioni popolari, nonché al catechismo, alla formazione dei chierici dei seminari, e infine all’educazione della gioventù.
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Persecuzioni
Continuano i massacri di cristiani in Nigeria
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Persecuzioni
Pakistan, conversioni forzate: tentato avvelenamento di un cristiano di 13 anni
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Saim era uscito di casa per andare a tagliarsi i capelli, quando una guardia di sicurezza, che aveva notato addosso al ragazzo una collana con la croce, ha iniziato a chiedergli di recitare preghiere islamiche. Il giovane, dopo essersi rifiutato, è stato costretto a ingerire una sostanza nociva.
In Pakistan si è verificato l’ennesimo tentativo di conversione forzata nei confronti di un ragazzo cristiano di 13 anni, costretto a ingerire una sostanza tossica dopo essersi rifiutato di abbracciare l’Islam.
L’episodio è avvenuto nella città di Lahore il 13 aprile: Saim era uscito di casa per andare a tagliarsi i capelli, ma è stato fermato da una guardia di sicurezza musulmana che aveva notato che il ragazzo aveva al collo una croce.
La guardia, di nome Qadar Khan, ha strappato la collana e costretto Saim a recitare una preghiera islamica, ma il ragazzo si è rifiutato, dicendo di essere cristiano. L’uomo ha quindi costretto Saim a ingerire una sostanza tossica nel tentativo di avvelenarlo.
Sono stati i genitori del giovane a trovare il corpo del figlio senza conoscenza dopo diverse ore che Saim mancava da casa. Il padre, Liyaqat Randhava, si è rivolto alla polizia ma ha raccontato di aver ricevuto un trattamento iniquo.
Gli agenti hanno registrato la denuncia solo dopo diverse insistenze e una copia del documento non è stata rilasciata alla famiglia di Saim, che ha detto inoltre che diverse parti del racconto non sono state incluse nella denuncia (chiamata anche primo rapporto informativo o FIR).
Joseph Johnson, presidente di Voice for Justice, ha espresso profonda preoccupazione per i crescenti episodi di conversioni religiose forzate in Pakistan e ha condannato quanto successo a Saim, aggiungendo che la polizia sta mostrando estrema negligenza nel caso. «Evitando di includere i dettagli cruciali nel FIR, la polizia ha sottoposto Saim e la sua famiglia a ulteriori abusi», ha affermato Johnson, chiedendo l’intervento del governo per un’indagine.
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Immagine di Guilhem Vellut via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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