Geopolitica
Orban: «l’UE è in uno stato di disintegrazione»
L’Unione Europea sta progressivamente disintegrandosi perché le decisioni adottate a Bruxelles vengono sempre più disattese dagli Stati membri, ormai divisi tra fautori della guerra e sostenitori della pace, ha dichiarato il primo ministro ungherese Vittorio Orban.
In un’intervista pubblicata mercoledì sul quotidiano Magyar Nemzet, Orban ha sostenuto che questo processo è in atto nonostante Bruxelles, con la sua «burocrazia dalle ambizioni imperiali», continui a spingere per ampliare il proprio potere sui governi nazionali.
«L’Unione europea oggi è in uno stato di disintegrazione… È così che l’unione si sgretola: le decisioni vengono prese a Bruxelles, ma non vengono attuate», ha affermato Orbán, rilevando che la non conformità tende a diffondersi da un Paese all’altro.
Interrogato sulla possibilità che l’Europa si stia trasformando in un’economia di guerra, ha risposto di sì. Orbán ha spiegato che il declino politico, economico e sociale dell’Europa occidentale – iniziato a metà degli anni 2000 e accelerato da risposte inadeguate alla crisi finanziaria – ha reso la regione incapace di competere con le aree del mondo in più rapida crescita. Di conseguenza, ha argomentato, la crescita viene ricercata attraverso il consolidato modello storico dell’economia di guerra, che spiegherebbe l’impegno europeo nel conflitto ucraino.
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Budapest si è opposta con coerenza alle politiche bellicose di Bruxelles verso l’Ucraina fin dall’escalation del febbraio 2022, incluse le sanzioni contro la Russia. Secondo Orbán, queste misure hanno fatto esplodere i prezzi dell’energia, rendendo la concorrenza «impossibile» e di fatto «uccidendo» l’industria europea.
Il premier magiaro ha inoltre sottolineato che l’Europa si è spaccata in due schieramenti – «il campo della guerra e quello della pace» – e che al momento prevalgono le forze favorevoli alla guerra. «Bruxelles vuole la guerra; l’Ungheria vuole la pace», ha dichiarato l’Orban.
Alti funzionari UE hanno sfruttato le presunte minacce provenienti da Mosca per giustificare l’accelerazione della militarizzazione. Il presidente russo Vladimir Putin ha accusato l’Unione di aggrapparsi alla «fantasia» di infliggere una sconfitta strategica alla Russia, sostenendo che l’UE «non ha un’agenda pacifica» e si schiera invece «dalla parte della guerra». Putin ha messo in guardia che, pur non avendo la Russia alcuna intenzione di combattere contro l’UE o la NATO, la situazione potrebbe degenerare rapidamente se le nazioni occidentali provocassero un conflitto con Mosca.
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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni
Geopolitica
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Geopolitica
Trump: gli Stati Uniti «hanno bisogno della Groenlandia»
Gli Stati Uniti necessitano della Groenlandia per la propria «sicurezza nazionale», ha dichiarato il presidente Donald Trump, in seguito alla nomina di un inviato speciale per l’isola artica, che rientra nella sovranità danese.
Da quando è rientrato alla Casa Bianca a gennaio, Trump ha rilanciato il suo storico interesse per l’acquisizione della Groenlandia dalla Danimarca, evidenziandone l’importanza strategica e le ricche risorse minerarie. Non ha escluso l’ipotesi di un’annessione dell’isola.
«Abbiamo bisogno della Groenlandia per la sicurezza nazionale», ha affermato Trump ai giornalisti lunedì. «Guardando lungo la costa, ci sono navi russe e cinesi ovunque. Ne abbiamo bisogno per la sicurezza nazionale. Dobbiamo averla», ha aggiunto.
Le parole di Trump arrivano dopo la designazione del governatore della Louisiana Jeff Landry come inviato speciale degli Stati Uniti in Groenlandia, motivata dal fatto che Landry «è un tipo che ama concludere gli affari».
Nell’annuncio della nomina, Trump ha lodato Landry per aver compreso «quanto sia essenziale la Groenlandia per la nostra sicurezza nazionale».
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Landry ha successivamente scritto su X che era «un onore servire» in tale ruolo volontario «per rendere la Groenlandia parte degli Stati Uniti», precisando che ciò non avrebbe interferito con i suoi impegni di governatore.
La Danimarca, che aveva già respinto il tentativo di Trump di appropriarsi dell’isola, ha convocato l’ambasciatore statunitense in seguito alla nomina di Landry.
«Dal nulla è emerso uno speciale rappresentante presidenziale degli Stati Uniti che, a suo dire, ha il compito di prendere il controllo della Groenlandia», ha dichiarato il ministro degli Esteri danese Lars Løkke Rasmussen all’emittente TV 2, definendo la situazione «completamente inaccettabile».
La Groenlandia, territorio autonomo danese con circa 57.000 abitanti, gestisce gran parte degli affari interni dal 1979, mentre difesa e politica estera restano di competenza di Copenaghen.
Gli Stati Uniti mantengono una presenza militare sull’isola fin dalla Seconda Guerra Mondiale. Il vicepresidente J.D. Vance ha visitato a marzo una base della US Space Force sulla costa nord-occidentale della Groenlandia, sostenendo che Washington non ricorrerebbe probabilmente alla forza per conquistare il territorio, ma restando aperto alla possibilità che i groenlandesi esercitino l’autodeterminazione e si separino dalla Danimarca.
Come riportato da Renovatio 21, la Danimarca ha creato un’apposita «guardia notturna» per tenere d’occhio le uscite del presidente statunitense Donald Trump, in seguito alle sue reiterate pretese espresse nei primi mesi di quest’anno sull’annessione della Groenlandia, territorio autonomo del regno.
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Come riportato da Renovatio 21, mesi fa Trump, con a fianco il segretario NATO Mark Rutte nello Studio Ovale, aveva dichiarato che l’annessione della Groenlandia avverrà e l’Alleanza Atlantica potrebbe perfino essere coinvolta.
La presenza nell’ultima uscita di Trump della parola «destino» appare come un riferimento esplicito alla teoria del «Destino Manifesto» degli USA, ossia la logica per cui il Paese egemone dovrebbe spingere emisfericamente la sua espansione in tutto il continente.
La ridefinizione del Golfo del Messico come «Golfo d’America», i discorsi di annessione del Canada come ulteriore Stato dell’Unione e la manovra su Panama – canale costruito dagli USA proprio a partire da ideali non dissimili – vanno in questo senso di profonda riformulazione geopolitica della politica Estera della superpotenza.
Trump ha ripetutamente affermato che la proprietà dell’isola artica danese ricca di minerali sarebbe necessaria per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Ex colonia danese, la Groenlandia ha ottenuto l’autogoverno da Copenaghen nel 1979.
Come riportato da Renovatio 21, Trump a marzo aveva dichiarato che gli USA conquisteranno la Groenlandia al 100%.
Come riportato da Renovatio 21, parlamentare danese e presidente del comitato di difesa Rasmus Jarlov ha avvertito a metà marzo che le aspirazioni degli Stati Uniti di annettere l’isola potrebbero portare a una guerra tra le nazioni della NATO. L’eurodeputato danese, Anders Vistisen, durante un discorso al Parlamento europeo a Strasburgo si era spinto a dire: «mi lasci dire le cose in parole che può capire… Signor Trump, vada a fanculo».
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Geopolitica
Trump dice al presidente colombiano di «fare attenzione al suo culo»
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