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Mons. Viganò: Europa delirante e guerrafondaia verso il Nuovo Ordine Mondiale

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Renovatio 21 pubblica l’intervento dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò al convegno «Eurasia e valori tradizionali: la sfida al globalismo» tenutosi a Verona il 5 Aprile 2025.

 

Cari Amici, 

permettetemi anzitutto di porgere a tutti voi il mio saluto e un ringraziamento per l’opportunità offertami di partecipare a questo evento. Come sapete, ho avuto modo di intervenire al Convegno Internazionale dei Russofili il 14 Marzo 2023 e il 28 Febbraio 2024.

 

Anche in quelle circostanze ho ribadito il mio appoggio e la mia vicinanza spirituale al popolo Russo e al suo Presidente Vladimir Putin, evidenziando le pretestuose menzogne che la propaganda globalista diffonde impunemente per legittimare un conflitto che non avrebbe mai dovuto iniziare.

 

Non posso che rallegrarmi per il riavvicinamento tra l’America di Trump e la Russia di Putin, in un momento in cui gli eversori dell’Unione Europea cercano a tutti i costi di sabotare i colloqui di pace e aizzare contro entrambi Zelensky, il loro corrotto fantoccio. 

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La situazione politica internazionale

Mentre siamo qui a confrontarci su temi che ci stanno particolarmente a cuore, i nostri governanti pianificano il riarmo dei Paesi europei, motivandolo con la presunta minaccia che la Federazione Russa rappresenterebbe per la pace e la sicurezza internazionale. Eppure sappiamo bene che è stata la NATO a non rispettare gli impegni assunti, relativi alla non espansione delle basi verso Est, con la complicità del deep state angloamericano nella destabilizzazione dell’Ucraina mediante regime change sponsorizzato da USAID.

 

La costituzione di un esercito comune serve in realtà a creare le premesse per la creazione di un soggetto europeo che assorba e annulli le sovranità nazionali, e che sia in grado di forzare gli Stati membri – in attesa di fagocitarli – mediante l’uso della forza militare. Se l’Ungheria o la Romania o qualsiasi altra Nazione non sottomessa ai diktat di Bruxelles dovesse creare problemi al perseguimento degli scopi dell’Unione Europea, potremmo infatti vedere l’esercito della von der Leyen muovere su Budapest o Bucarest, magari con militari islamici arruolati tra le orde di immigrati che ci invadono.

 

Ci pensi bene la Premier Meloni, e dia ascolto a chi nella coalizione di governo conserva maggior obbiettività di alcuni membri «europeisti» del suo partito e di Forza Italia. Non dimentichiamo che le forze armate sono istituzioni che devono godere di legittimazione democratica: poste sotto il controllo di una entità superiore, sono di fatto uno strumento di coercizione illegittima di una dittatura. Ma questo, in una prospettiva a lungo termine, è esattamente ciò che si prefigge concretamente la sinarchia globalista: creare una nazione europea che a sua volta confluisca nel governo unico del Nuovo Ordine Mondiale.

 

Sarà da vedere se gli Stati Uniti consentiranno la creazione di un esercito potenzialmente nemico, che paradossalmente opererebbe nel quadro della NATO di cui Washington ancora fa parte. 

 

 

Le vere ragioni del riarmo

Come per le precedenti emergenze, pandemica e ambientale, la ragione ufficiale della paventata emergenza bellica serve a nascondere altri scopi: il vero obiettivo del piano Rearm Europe – ribattezzato Readiness 2030, con significativi richiami all’omonima Agenda – è consentire alla Germania e alla Francia, oltre che alla Gran Bretagna, di convertire il settore automobilistico distrutto dalle folli politiche del NetZero nella produzione di armi e carri armati.  (…)

 

E mentre il contribuente paga i disastri dell’Agenda 2030, la von der Leyen si appresta a metter le mani sui conti correnti dei privati per finanziare con oltre 800 miliardi di euro i suoi deliri guerrafondai, con l’incoraggiamento dei leader nazionali, allettati dalla prospettiva di produrre armamenti a spese dei propri cittadini e in deroga ai parametri di Maastricht.

 

Certo, vedere riunita a Roma in Piazza del Popolo, il 15 Marzo scorso, la Sinistra pacifista per sostenere il riarmo ha del surreale, reso grottesco dalla presenza di chi è pronto a rinnegare le proprie idee a comando, e a pagamento. Ma non possiamo dimenticare che la Sinistra di Elly Schlein si vuole erede di quell’eversivo Manifesto di Ventotene, nel quale il (…) «padre fondatore» dell’Unione Europea Altiero Spinelli teorizzava la dittatura del proletariato, l’inutilità del processo democratico e l’uso di un esercito europeo per costringere le masse all’obbedienza.

 

Vi è chi sostiene che nei negoziati di pace per l’Ucraina non si possa escludere Zelensky, nonostante sia palesemente perdente su tutti i fronti e non goda di alcuna legittimazione, avendo egli proibito le elezioni presidenziali e messo al bando i partiti di opposizione ucraini. Nel 2023 scrivevo: 

 

«L’Ucraina agisce come testa di ariete nella proxy war della NATO contro la Federazione Russa, per cui dovremmo anzitutto smettere di considerare Zelensky come un interlocutore negli eventuali accordi di pace: se non ha contato nulla nella dichiarazione di guerra e nel proseguimento delle azioni militari sinora condotte, non vedo quale dovrebbe o potrebbe essere il suo ruolo a un tavolo di pace». 

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È ciò che hanno dichiarato recentemente i Presidenti Putin e Trump, nell’apprestarsi a negoziare la fine di un conflitto disastroso, che si sarebbe potuto evitare se solo si fosse fatto rispettare l’accordo di Minsk. In quest’ottica, la tregua voluta da Macron e da Starmer, peraltro già violata, sembra finalizzata – come già avvenuto in precedenza – a prender tempo per riarmare l’Ucraina e proseguire la guerra, e non per porvi fine. 

 

Il Generale Marco Bertolini ha recentemente dichiarato: 

 

«Il Regno Unito […], dopo aver ripudiato l’Europa Unita fuoriuscendone con un referendum, vuole ora mettersi a capo dei restanti Paesi europei per portarci tutti in guerra per realizzare il suo obiettivo storico, quello di distruggere la Russia per smembrarla in tanti piccoli Stati vassalli e depredarne con il suo classico spirito colonialista le immense risorse. Le élites europee […] oggi vorrebbero di nuovo attaccare la Russia portando ancora una volta guerra e distruzione in Europa. Il paradosso è che questa guerra la vogliano tutti coloro che hanno sbandierato fino ad ora i colori della pace e ciarlato di Europa di Pace, di Libertà e di Democrazia proprio nel momento in cui USA e Federazione Russa stanno trovando un accordo di pace. Falsi, più falsi di una banconota da 1 euro. Per questo motivo spero vivamente che questa orribile Unione Europea, oligarchica, guerrafondaia, autoritaria e antipopolare, fallisca presto e che Stati veramente sovrani trovino forme di collaborazione e cooperazione diverse da quelle attuali tendenti alla Pace e al benessere sociale ed economico dei loro cittadini».

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Focolai di nuovi conflitti

Eppure, proprio mentre sembra scongiurata l’ipotesi di una Terza Guerra Mondiale nel cuore dell’Europa, ecco aprirsi un nuovo fronte in Medioriente, dove questa volta la proxy war è condotta dagli Stati Uniti contro lo Yemen, e di conseguenza l’Iran. Dobbiamo sperare e pregare che il Presidente Trump non si lasci coinvolgere in un nuovo conflitto, che fa il gioco di chi, in Israele, è delegittimato dai suoi stessi cittadini.

 

Un altro fronte è quello della Siria, dopo il colpo di stato che ha portato al governo il terrorista islamico Abu Mohammed al-Jolani, spodestando il legittimo Presidente Bashshār al-Assad. Il Vicepresidente americano JD Vance ha denunciato la persecuzione e il genocidio della minoranza cristiana e alawita, ma nel frattempo l’Unione Europea ha annunciato poche settimane fa l’invio di 5,8 miliardi di euro di aiuti per chi in Siria massacra i nostri fratelli Cristiani.

 

E a Gaza, per l’ennesima volta, il criminale di guerra Netanyahu infrange il cessate il fuoco e continua a sterminare i civili palestinesi, con l’alibi di voler eliminare i terroristi di Hamas. 

 

 

L’azione eversiva delle lobby

Ci troviamo insomma dinanzi ad una situazione politica estremamente complessa, nella quale le decisioni sono assunte quasi sempre da persone che non hanno alcuna legittimazione democratica e che rispondono a potenti lobby sovranazionali.

 

Lo abbiamo visto, qui in Italia, con l’intervento di Mario Draghi dello scorso 18 Marzo, volto a perorare la necessità di «una catena di comando superiore che coordini eserciti eterogenei e si distacchi dalle priorità nazionali». Mi chiedo se all’epoca del Presidente Cossiga questa dichiarazione eversiva non avrebbe meritato (…) l’arresto per alto tradimento.

 

Nella mente degli eurocrati, il nostro ruolo deve limitarsi a pagare di tasca nostra – e forse anche con le nostre stesse vite – i deliri di potere dell’élite di Bruxelles. E se allo stanziamento di 800 miliardi di euro per il riarmo da parte dell’Unione Europea si affianca l’attivazione della valuta digitale da parte della BCE (prevista per il prossimo ottobre), comprendiamo bene che il controllo del Sistema sul denaro dei cittadini diventa totale e sarà per noi impossibile ribellarci alle scelte dei tiranni globalisti. 

 

Credo non occorra essere degli esperti di strategia internazionale per comprendere che questo quadro sia tutt’altro che tranquillizzante, perché gli interessi economici di grandi fondi di investimento – cui fanno capo tanto le industrie farmaceutiche quanto le banche e l’industria bellica – sono i principali fautori dell’ideologia globalista, e allo stesso tempo ne sono i primi, se non gli unici beneficiari.

 

 

Pax christi in regno Christi

Ciò che è evidente è che la pace costituisce un’eventualità che molti, troppi interessi devono assolutamente scongiurare. D’altra parte – e qui vi parlo da Vescovo – la Pax Christiana non ha nulla a che vedere con la pace del mondo.

 

Ce lo ha ricordato Nostro Signore, nel Suo splendido discorso tenuto agli Apostoli durante l’Ultima Cena: Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore (Gv 14, 27).

 

Perché la pace di Cristo presuppone un ordine morale e sociale che questo mondo non comprende e non vuole, finché non si converte e non torna a Cristo.

 

Perché la pace di Cristo dipende dal riconoscerLo come Re e Signore di tutte le società terrene, dal comprendere che l’unico detentore dell’autorità in terra è Nostro Signore, e che il potere dei governanti è legittimo solo se esso è esercitato nei confini del bene che Dio ha stabilito.

 

Perché la pace di Cristo è esattamente l’opposto del pacifismo ipocrita di un mondo anticristiano asservito all’Avversario. Pax Christi in regno Christi, dice l’adagio: ma quale pace si può avere, dove diventa hate speech proclamare che Cristo è Re?

 

 

L’attacco alla società occidentale

E qui veniamo al punto focale del nostro incontro.

 

L’oggetto del vostro Convegno è Eurasia e valori tradizionali: la sfida al globalismo. Permettetemi di farvi notare che questa non è una sfida, ma una guerra non convenzionale, non dichiarata: una guerra senza quartiere, nella quale una minoranza eversiva di criminali che ha usurpato il potere a tutti i livelli intende soggiogare i popoli dell’Occidente un tempo cristiano, addirittura mettendoli in guerra contro l’Islam per assistere cinicamente alla reciproca distruzione.

 

Noi ci confrontiamo con una lobby di personaggi ampiamente compromessi, moralmente corrotti, intellettualmente traviati e tenuti sotto ricatto per crimini esecrandi. Questa lobby, infiltratasi fino ai vertici delle istituzioni civili e religiose, rappresenta una minaccia mortale – letteralmente – per l’umanità intera, che considera alla propria mercé e che intende decimare, per poi rendere schiavi i sopravvissuti. 

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In questi ultimi anni abbiamo assistito alla definitiva demolizione dei principi che costituiscono i fondamenti della Civiltà cristiana, con la complicità della chiesa bergogliana non meno corrotta e ricattabile. E quell’atteggiamento rinunciatario che alcuni di voi credevano motivato da tolleranza o dal desiderio di concordia tra i popoli si è rivelato invece colpevole complicità con il nemico, cortigiano asservimento al piano globalista e vile tradimento dei popoli. 

 

La sostituzione etnica e l’islamizzazione delle nostre città mediante l’invasione di immigrati clandestini; la propaganda woke in favore delle perversioni morali dell’ideologia LGBTQ e gender; la farsa pandemica e vaccinale con la complicità dei media mainstream e della classe medica; la frode climatica, basata su teorie palesemente infondate e su assurdi allarmismi; la guerra come mezzo per occultare la corruzione della classe dirigente occidentale; la distruzione della famiglia naturale; l’impoverimento sistematico delle classi più deboli e la continua riduzione delle tutele sindacali e previdenziali: tutti questi attacchi alla nostra società non sono frutto di mere contingenze, ma il risultato di un piano eversivo che parte dall’élite globalista e principalmente dal World Economic Forum, con il finanziamento da parte di USAID e di altre agenzie governative americane durante le Amministrazioni precedenti.

 

Il taglio dei fondi deciso negli Stati Uniti dal DOGE ha portato alla luce una macchina infernale pensata per interferire – a spese del contribuente e a suo danno – nel governo delle Nazioni e sovvertire l’ordine sociale: finora ne abbiamo visto solo la punta dell’iceberg. Siamo tutti persuasi che l’azione di Soros e delle sue fondazioni “filantropiche” vada fermata e punita, come già sta avvenendo in alcuni Stati.

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La minaccia del globalismo woke

Per queste ragioni, cari amici, non parlerei di «valori tradizionali», quasi si trattasse di qualcosa di antiquato che meriti di rimanere presente nella nostra memoria come in un museo. La Tradizione – nella sua accezione cattolica – consiste nel tenere accesa la fiamma sacra della Verità, e non nel conservarne le ceneri.

 

Se oggi voi siete qui, come eravate nelle piazze a protestare contro il green pass e più recentemente contro la propaganda guerrafondaia della Sinistra radicale, è perché avete capito che la minaccia non viene dall’esterno, né tantomeno è rappresentata dalla Federazione Russa; ma che essa è costituita da chi, senza alcuna legittimazione, ai vertici degli Stati e dell’Unione Europea sta perseguendo l’instaurazione di una dittatura globale.

 

Questa dittatura vuole distruggere ogni residuo di sovranità nazionale, di identità, di cultura, di religione, di civiltà. Deve uccidere ogni speranza, disarmare ogni protesta, silenziare ogni critica, criminalizzare ogni voce dissenziente, impedire ogni confronto: perché oltre alla violenza e alla censura, essa non ha alcun argomento per legittimare la propria azione tirannica.

 

Ecco perché non userei il termine «valori», ma «principi»: perché i valori sono soggetti a cambiamento, mentre i principi si fondano sulla verità e rimangono immutabili nel tempo.

 

Voglio essere ancora più chiaro, e spero che vorrete perdonarmi se potrò apparire un po’ tagliente nelle mie affermazioni. Se crediamo di poter combattere la minaccia epocale del globalismo massonico continuando a difendere «valori» come il Risorgimento, la democrazia o la Resistenza, siamo decisamente fuori strada.

 

Queste idee hanno in comune la matrice rivoluzionaria, che è intrinsecamente antiumana e anticristica. La società moderna ha dimenticato, anzi calpestato i diritti sovrani di Dio per sostituirli con i «diritti dell’uomo» che si fa dio; e molti continuano a non comprendere che se non riconosciamo all’autorità terrena un limite datole dalla sua necessaria conformità con l’autorità divina da cui essa promana, apriamo la via ad un regime totalitario in cui il potere è autoreferenziale e quindi assoluto. 

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Instaurare omnia in Christo

Se la Federazione Russa e il suo Presidente Vladimir Putin sono oggi nemici del globalismo, è proprio in ragione della loro riappropriazione di un’eredità cristiana che il materialismo ateo aveva cercato di cancellare. Ed è a questa eredità – che noi Italiani abbiamo avuto la grazia di ricevere ben prima che i Santi Cirillo e Metodio convertissero a Cristo i popoli slavi – che dobbiamo tornare anche noi: non celebrandola come vestigio di un passato glorioso ma tramontato, bensì facendola rinascere, rendendola viva e palpitante nelle nostre vite, nei nostri focolari, nelle nostre Nazioni.

 

Questa eredità tornerà a risplendere non come semplice valore tradizionale, ma come ragione della nostra stessa esistenza, poiché fondata su Nostro Signore Gesù Cristo, Alfa e Omega, principio e fine di ogni cosa, Signore del tempo e della Storia.

 

Ha ragione il Primo Ministro Viktor Orbàn: occorre rifondare l’Europa – non l’Unione Europea, sia chiaro – sul Cristianesimo, e questa rinascita morale e sociale è possibile solo nella difesa delle sovranità nazionali, nella tutela della famiglia, con una riforma economica finalmente svincolata dal giogo della finanza usuraia, nella promozione di pacifici accordi di cooperazione tra gli Stati. E nella messa al bando degli eversori che cospirano per ucciderci nel corpo e nell’anima.

 

Per combattere il globalismo occorre essere immuni dai suoi errori e dai suoi inganni. Iniziamo a smantellare le falsità e le frodi che esso ha costruito, e torniamo a Cristo, proclamando la Sua universale Signoria e dando, noi per primi, testimonianza del Suo Vangelo.

 

Questo è il mio auspicio, in questi giorni della Quaresima che ci preparano alla Pasqua. Facciamo nostro il grido degli Apostoli, squassati dalla tempesta sul lago di Galilea: Signore salvaci: siamo perduti! (Mt 8, 25).

 

Il sonno nel quale il Salvatore sembra ignorare le nostre paure finirà nel momento in cui avremo finalmente il coraggio di rivolgerci all’Unico che può davvero salvarci, a Colui che comanda agli elementi, al Principe della Pace. 

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo, già Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America

 

5 Aprile 2025
Sabato della IV Settimana di Quaresima

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Gender

Il cardinale Zen condanna il «pellegrinaggio» LGBT nella Basilica di San Pietro: «offesa a Dio»

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Il cardinale Joseph Zen ha denunciato il pellegrinaggio LGBT in Vaticano e si è unito agli appelli di altri vescovi affinché compiano riparazioni per la profanazione della Basilica di San Pietro. Lo riporta LifeSite.   In una dichiarazione in lingua cinese pubblicata mercoledì, Zen ha scritto: «recentemente è emersa la notizia che un’organizzazione LGBTQ+ ha organizzato un evento per l’Anno Santo, in cui i partecipanti sono entrati nella Basilica di San Pietro a Roma per attraversare la Porta Santa».   «Ostentavano oggetti di scena color arcobaleno, indossavano abiti con slogan e coppie dello stesso sesso si tenevano per mano con passione: era puramente un’azione di protesta», ha osservato il vescovo emerito di Hong Kong.   «Questo non era un pellegrinaggio giubilare (in cui i credenti rinnovano i voti battesimali, si pentono dei peccati e si impegnano a riformarsi). Tali azioni offendono gravemente la fede cattolica e la dignità della Basilica di San Pietro: una grave offesa a Dio!»

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«Il Vaticano era a conoscenza di questo evento in anticipo, ma non ha poi emesso alcuna condanna. Troviamo ciò davvero incomprensibile!»   Zen ha sottolineato che «coloro che provano attrazione per persone dello stesso sesso» dovrebbero essere trattati con beneficenza; tuttavia, «non possiamo dire loro che il loro stile di vita è accettabile».   «Non siamo Dio», ha continuato. «Dio ci chiama a trasmettere ciò che Gesù ci ha insegnato: il vero amore per loro. Dobbiamo aiutarli a ottenere la grazia attraverso la preghiera e i sacramenti per resistere alla tentazione, vivere virtuosamente e percorrere la via verso il cielo».   Zen ha fatto riferimento alla richiesta di atti di riparazione avanzata da quattro vescovi: il vescovo Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, Kazakistan; il vescovo Joseph Strickland, vescovo emerito di Tyler, Texas; il vescovo Marian Eleganti, vescovo ausiliare emerito di Coira, Svizzera; e il vescovo Robert Mutsaerts, ausiliare di ‘s-Hertogenbosch, Paesi Bassi.   Il porporato cinese ha affermato di sostenere fermamente questo appello e ha suggerito che, dopo la Festa di metà autunno in Cina, i fedeli dovrebbero «riunirsi con i parrocchiani vicini per tre giorni per recitare le preghiere allegate».   «Inoltre, compite un atto di abnegazione o un atto di carità per offrire riparazione davanti a Dio per i peccati dei nostri fratelli e sorelle che hanno sbagliato», ha concluso.   Il cardinale Zen ha allegato al suo messaggio la preghiera di riparazione compilata dai quattro vescovi e recitata alla Conferenza sull’identità cattolica lo scorso fine settimana.   Il vescovo emerito di Hong Kong si aggiunge alla lista dei prelati ortodossi che hanno pubblicamente condannato il «pellegrinaggio LGBT» in Vaticano. Oltre ai quattro vescovi che hanno redatto la preghiera di riparazione, l’evento è stato criticato anche dal cardinale Gerhard Müller, che ha affermato che si trattava «indubbiamente» di un sacrilegio.   Come riportato da Renovatio 21, il cardinale Zen la scorsa estate aveva scritto che «il Dio misericordioso è così disgustato dai comportamenti sessuali tra persone dello stesso sesso perché questo crimine è troppo lontano dal piano di Dio per l’uomo (…) Il Suo piano è che un uomo e una donna si uniscano in un solo corpo con un unico ed eterno amore e cooperino con Dio. Una nuova vita può nascere e crescere nel calore della famiglia».

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Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato lo Zen si era scagliato contro Fiducia Supplicans arrivando a chiedere le dimissioni dell’autore del testo, il cardinale Victor «Tucho» Fernandez, eletto da Bergoglio a capo del Dicastero per la Dottrina della Fede.   Il porporato in questi mesi ha attaccato con estrema durezza il Sinodo sulla Sinodalità, accusando Bergoglio di usare i sinodi per «cambiare le dottrine della Chiesa», nonché «rovesciare» la gerarchia della Chiesa per creare un «sistema democratico».   Come riportato da Renovatio 21, pochi giorni fa il cardinale Zen ha celebrato una messa tradizionale per la festa del Corpus Domini e ha guidato una processione per le strade di Hong Kongo, città dove le autorità, ora dipendenti da Pechino, lo hanno arrestato ed incriminato, nel silenzio più scandaloso del Vaticano (mentre, incredibilmente, il Parlamento Europeo esorta la Santa Sede a difenderlo!), con il papa Bergoglio a rifiutarsi di difendere il cardinale in nome del «dialogo» con la Cina comunista che lo perseguita.

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Immagine di Rock Li via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported; immagine tagliata 
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Misteri

Candace Owens pubblica i presunti messaggi di Charlie Kirk: «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore»

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Candace Owens ha pubblicato presunti messaggi personali del defunto Charlie Kirk che dimostrano un crescente interesse per la Chiesa cattolica. Lo riporta LifeSite.

 

In uno dei messaggi, Kirk affermava che «vedo il cattolicesimo in maniera sempre migliore». Owens ha affermato che Kirk le ha inviato il messaggio nel febbraio 2024 durante conversazioni private sulla teologia e sull’uso politico del termine «giudeo-cristiano».

 

Candace ha descritto l’osservazione come parte di uno scambio continuo tra amici, aggiungendo di non aver mai affermato che Kirk si fosse convertito o si stesse preparando a farlo. «Charlie stava attraversando alcuni cambiamenti spirituali verso la fine», ha detto l’attivista, affermando che Kirk «non frequentava la chiesa del pastore Rob McCoy», ma piuttosto andava a messa ogni settimana e a volte anche più spesso.

 

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Owens ha anche attirato l’attenzione sul ciondolo di San Michele che Kirk indossava al momento della morte, aggiungendo che la sua vedova, Erika, aveva portato un vescovo a pregare sul suo corpo in seguito, e in precedenza aveva portato un prete a casa loro per pregare dopo una «fattura» comminatagli pubblicamente da giornalisti di sinistra.

 

Aveva anche parlato positivamente dell’importanza della Madonna, presentandola come la «soluzione al femminismo tossico» e invitando gli evangelici a venerarla di più.

 

 

Tuttavia, pur notando che i cattolici «speravano che avrebbe fatto il passo successivo perché stava pregando il Rosario», Owens ha insistito sul fatto che Kirk non aveva deciso di convertirsi e che lei non aveva mai affermato il contrario.

 

La rivelazione arriva nel mezzo di controversie in corso sulla vita spirituale e l’eredità di Kirk, seguite al suo assassinio a settembre. Alex Clark e Andrew Kolvette della TPUSA avevano recentemente discusso dell’interesse di Kirk per il cattolicesimo, definendolo più estetico che teologico.

 

«Stava diventando cattolico? No», ha detto Kolvet, produttore e caro amico di Kirk. «Ma amava molto la Messa cattolica. Amava il suo rituale. Amava la bellezza delle antiche chiese cattoliche e le vetrate. E lui ed Erika ci andavano ogni tanto».

 

«Mi è sembrata una specie di insabbiamento», ha detto la Owens a proposito di questa conversazione, chiedendosi perché personaggi vicini a Kirk si fossero affrettati ad affermare che non si stava avvicinando al cattolicesimo.

 

«Sono rimasto un po’ stupita», ha detto Candace, definendo il modo in cui hanno parlato dell’argomento un «tentativo inautentico di dissuadere l’idea che Charlie si stesse ammorbidendo nei confronti del cattolicesimo».

 

Le opinioni religiose di Kirk sono diventate un punto focale nella più ampia lotta sulla sua eredità, con personalità interne a Turning Point, e commentatori come la Owens che offrono resoconti divergenti delle sue posizioni private su questioni di fede.

 

Il giornalista della testata d’inchista di sinistra Grayzone Max Bluementhal ha sottolineato che un’eventuale conversione al cattolicesimo di Charlie lo avrebbe reso forse più distante dall’influenza israeliana, che abbonda tra gli evangelici americani da cui il ragazzo proveniva.

 

Bluementhal aveva pubblicato uno scoop che raccontava come Kirk avesse rifiutato 160 milioni offerti dal primo ministro israeliano Netanyahu a Turning Point USA (per portarlo «al prossimo livello») e come fosse stato invitato ad un ritrovo nella prestigiosa magione del miliardario hedge fund sionista Bill Ackman, dove gli sarebbe stata fatta pressione al punto che una lobbista israeliana britannica gli avrebbe pure urlato.

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Parimenti, è stato detto che amici avessero rivelato come Charlie avesse «paura» delle forze di Israele, di cui pure era stato un accanito sostenitore. L’insofferenza di Kirk per le pressioni che gli stavano mettendo – specie dopo che aveva fatto parlare ad un evento estivo il giornalista Tucker Carlson e il comico Dave Smith, considerati ora come anti-Israele – erano state rese pubbliche durante una trasmissione con la celebre giornalista Megyn Kelly.

 

Tutti coloro che si sono interessati del caso ci tengono a ricordare, tuttavia che non vi sono prove che Israele sia implicato nell’omicidio di Kirk.

 

Come riportato da Renovatio 21, a ribadire l’estraneità dello Stato Ebraico è stato più volte, alla TV americana e in videomessaggi pubblici sui social, il premier israeliano Beniamino Netanyahu, il quale per qualche ragione ha negato simultaneamente anche le accuse sugli assassinii rituali ebraici medievali con vittime i bambini cristiani, come San Simonino.

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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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Economia

IOR e APSA, papa Leone riforma le controverse regole della banca vaticana stabilite da Bergoglio

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Lo scorso 29 settembre, papa Leone XIV ha firmato la sua prima lettera apostolica in forma di motu proprio, intitolata Coniuncta cura («Responsabilità condivisa»), pubblicata su L’Osservatore Romano il 6 ottobre.   Il documento riforma la gestione degli investimenti finanziari della Santa Sede, abrogando le disposizioni dell’era di Francesco che obbligavano l’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) a operare esclusivamente attraverso lo IOR (Istituto per le Opere di Religione), di fatto conferendo a quest’ultimo un monopolio operativo.   Lo IOR, la notissima banca vaticana, gestisce i conti e gli investimenti degli enti religiosi, mentre l’APSA funge da organismo curiale che amministra il patrimonio della Santa Sede, con funzioni simili a un ministero delle finanze.

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In particolare, il rescritto del 23 agosto 2022, che vincolava l’APSA a un unico canale di gestione, è stato revocato. Pur confermando che l’IOR dovrebbe essere «generalmente» il canale privilegiato, il nuovo testo concede all’APSA la possibilità di scegliere intermediari finanziari con sede in altri Paesi qualora ciò risulti «più efficiente o vantaggioso».   Con questa decisione, il papa ha ripristinato l’autonomia strategica e decisionale dell’APSA, rafforzandone il ruolo di organismo centrale per la gestione economica e patrimoniale della Curia romana.   Fin dall’inizio del suo pontificato, Francesco aveva cercato di centralizzare il controllo sulle attività finanziarie, promuovendo maggiore trasparenza e un allineamento con la missione della Chiesa, con particolare attenzione ai poveri. Inizialmente, aveva persino valutato la chiusura dello IOR, considerandone l’immagine pubblica troppo compromessa.   Tuttavia, nel 2015, con la nomina di Gian Franco Mimmì – amico di lunga data dai tempi di Buenos Aires – Francesco trasformò lo IOR nel pilastro della sua strategia finanziaria, elevandolo da istituzione controversa ad alleato chiave.   Il rescritto di Francesco imponeva inoltre che tutti i beni finanziari degli enti affiliati alla Santa Sede fossero trasferiti allo IOR entro 30 giorni. Questa misura generò interrogativi e preoccupazioni in Vaticano, con diversi attori privati che interpretarono la direttiva come un segnale di maggiore controllo, temendo ripercussioni sull’autonomia nella gestione delle proprie risorse.   Leone XIV ha dedicato grande attenzione alle sfide economiche della Santa Sede sin dai primi mesi del suo pontificato. Consapevole delle tensioni accumulatesi tra l’APSA, la Segreteria per l’Economia e lo IOR, ha scelto di delegare a collaboratori curiali – per lo più ancora legati all’era di Francesco – la gestione di altre questioni teologiche e pastorali, incluse delicate questioni come gli accordi segreti con la Cina.   In questa fase di riorganizzazione economica, un ruolo di primo piano è stato affidato al vescovo salesiano Giordano Piccinotti, presidente dell’APSA e figura di fiducia del Papa, ricevuto in udienza il 2 ottobre.   In una recente intervista estesa, Leone XIV ha elogiato apertamente la dirigenza dell’APSA, sottolineando il successo del suo bilancio 2024 – oltre 60 milioni di euro – e chiedendo retoricamente: «Perché parlare di crisi, allora?»   Il romano pontefice ha anche riconosciuto che uno dei problemi principali è stata la comunicazione: «il Vaticano ha spesso inviato un messaggio sbagliato, e questo non incoraggia certo le persone a dire “Vorrei aiutare”, ma piuttosto “Mi terrò i miei soldi”».   Nel 2013 Beroglio aveva nominato prelato allo IOR monsignor Battista Ricca, allora protagonista di un articolo finito in copertina su L’Espresso con titolo: «Il prelato della Lobby gay». Durante il volo di ritorno dal viaggio apostolico in Brasile di Bergoglio, la giornalista Ilze Scamparini, ebbe il coraggio di fargli una domanda in merito, porgendogli una domanda molto precisa, nome e cognome incluso.   «Vorrei chiedere il permesso di fare una domanda un po’ delicata: anche un’altra immagine ha girato un po’ il mondo, che è stata quella di mons. Ricca e delle notizie sulla sua intimità. Vorrei sapere, Santità, cosa intende fare su questa questione? Come affrontare questa questione e come Sua Santità intende affrontare tutta la questione della lobby gay?» chiese la Scamparini.   La domanda non è ricordata da nessuno; tuttavia la risposta fu storica: «se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?». Come noto, questa frase guadagnò a Bergoglio la simpatia universale e il premio di uomo dell’anno da parte della rinomata rivista gay The Advocate.   L’inchiesta del vaticanista de L’Espresso Sandro Magister era partita proprio fresca nomina di Ricca, da parte di Bergoglio, alla carica di «prelato» dello IOR. Il monsignore di Offlaga come noto era anche direttore della Domus sanctae Marthae, dove papa Francesco per qualche ragione aveva scelto di vivere.

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Al di là di questo caso, i danari vaticani in questi anni furono al centro di controversie tra investimenti da palazzinari a Londra e soldi al film biografico su Elton John e a Lapo Elkann.   Nella storia recente dei misteri delle finanze vaticane entra anche la vicenda, drammatica e dolorosa, del cardinale australiano George Pell, noto per le sue tendenze conservatrici.   Prefetto della Segreteria per l’economia, Cardinale George Pell, viene messo in galera in Australia nel corso di un incredibile processo per pedofilia. Le accuse paiono incredibili, ma l’anziano porporato finisce davvero in carcere. La Corte Suprema australiana poi lo libera, lasciando il mondo a pensare che quello che lo aveva spedito in prigione fosse stato davvero un processo-farsa.   In tutto questo intrigo, spuntano fuori, anche qui, dei danari: dalla Città del Vaticano all’Australia vengono bonificati 2,3 miliardi di dollari australiani (oltre 1,4 miliardi di euro), attraverso più di 400 mila transazioni. La polizia australiana, dopo un’indagine, chiude il caso. «I trasferimenti finanziari avevano generato il sospetto di un tentativo di pilotare il processo per pedofilia a carico del cardinale George Pell. Ma la polizia di Canberra non ha rivelato nessuna condotta criminale» riassume Repubblica. Di questi numeri assurdi, per mole di danaro (Prevost ora si rallegra per 60 milioni in bilancio!) e frequenza di operazioni (come si possono fare quasi mezzo milione di transazioni? In quanto tempo) nessuno parlerà più.

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Immagine di Catholic Church of England and Wales via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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