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Mons. Schneider: Santi e dottori hanno affermato che Maria è Corredentrice, Mediatrice di tutte le Grazie

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Renovatio 21 traduce pubblica questo testo del vescovo Athanasius Schneider previamente apparso su LifeSite e originariamente pubblicato nel Substrack di Diane Montagna.

 

Nel corso del tempo, il Magistero ordinario, insieme a numerosi santi e dottori della Chiesa, ha insegnato le dottrine mariane della Corredenzione e della Mediazione, impiegando tra le altre espressioni i titoli specifici di «Corredentrice» e «Mediatrice di tutte le Grazie».

 

Di conseguenza, non si può sostenere che il Magistero Ordinario, insieme a santi e Dottori della Chiesa nel corso di così tanti secoli, abbia potuto sviare i fedeli attraverso un uso sistematicamente inappropriato di questi titoli mariani. Inoltre, nel corso dei secoli, questa dottrina mariana e l’uso di questi titoli hanno anche espresso il sensus fidei – il senso di fede dei fedeli. Pertanto, aderendo all’insegnamento tradizionale del Magistero Ordinario in merito alla Corredenzione e alla Mediazione, e riconoscendo la legittimità dei titoli di «Corredentrice» e «Mediatrice di tutte le Grazie», i fedeli non si allontanano dal retto cammino della fede né da una sana e consapevole pietà verso Cristo e Sua Madre.

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Nella Chiesa primitiva, Sant’Ireneo, Dottore della Chiesa del II secolo, pose le basi essenziali per le dottrine mariane della Corredenzione e della Mediazione, che sarebbero state poi sviluppate da altri Dottori della Chiesa e dal Magistero ordinario dei Romani Pontefici. Egli scrisse: «Maria, prestando obbedienza, divenne causa di salvezza, sia per se stessa che per tutto il genere umano». (1)

 

Tra le numerose affermazioni del Magistero ordinario dei papi circa le dottrine mariane della Corredenzione e della Mediazione, e i corrispondenti titoli di «Corredentrice» e «Mediatrice di tutte le Grazie», si può citare innanzitutto l’enciclica Adjutricem Populi di papa Leone XIII, nella quale egli si riferisce alla Madonna come cooperatrice dell’opera della Redenzione e come dispensatrice della grazia che da essa scaturisce. Egli scrive: «Colei che fu così intimamente associata al mistero della salvezza umana, è altrettanto strettamente associata alla distribuzione delle grazie che per sempre scaturiranno dalla Redenzione ». (2)

 

Allo stesso modo, nella sua enciclica Jucunda Semper Expectatione, Papa Leone XIII parla della mediazione di Maria nell’ordine della grazia e della salvezza. Scrive:

 

«Il ricorso che abbiamo a Maria nella preghiera segue l’ufficio che ella ricopre continuamente accanto al trono di Dio come Mediatrice della grazia divina ; essendo per dignità e per merito a Lui più che accettabile, e, quindi, superando in potenza tutti gli angeli e i santi in Cielo … San Bernardino da Siena [afferma]: «ogni grazia concessa all’uomo ha tre gradi in ordine; perché da Dio è comunicata a Cristo, da Cristo passa alla Vergine, e dalla Vergine discende a noi»… Possa Dio, «che nella sua misericordiosa Provvidenza ci ha dato questa Mediatrice», e «ha decretato che ogni bene dovesse venire a noi per mano di Maria» (San Bernardo), ricevere propizio le nostre preghiere comuni e realizzare le nostre comuni speranze… A te eleviamo le nostre preghiere, perché tu sei la Mediatrice, potente allo stesso tempo e pietosa, della nostra salvezza … per la tua partecipazione ai suoi ineffabili dolori… sii pietosa, ascoltaci, anche se indegni!» (3)

 

Papa San Pio X offrì una succinta esposizione teologica della Corredenzione nella sua enciclica Ad Diem Illum, insegnando che, in virtù della sua divina maternità, Maria merita nella carità ciò che solo Cristo, in quanto Dio, merita per noi nella più stretta giustizia – vale a dire la nostra redenzione – e che ella è la dispensatrice di tutte le grazie. Egli scrive:

 

«Quando giunse l’ora suprema del Figlio, accanto alla Croce di Gesù stava Maria, sua Madre, non solo occupata a contemplare il crudele spettacolo, ma rallegrandosi che il suo Unigenito Figlio fosse offerto per la salvezza del genere umano, e partecipando così interamente alla Sua Passione, che se fosse stato possibile, avrebbe sopportato volentieri tutti i tormenti che suo Figlio sopportò. E da questa comunione di volontà e di sofferenza tra Cristo e Maria meritò di diventare degnissimamente la Riparatrice del mondo perduto e la Dispensatrice di tutti i doni che il Nostro Salvatore acquistò per noi con la Sua Morte e con il Suo Sangue. (…) Poiché Maria porta su tutto in santità e unione con Gesù Cristo, ed è stata associata da Gesù Cristo all’opera della redenzione, ella merita per noi de congruo, nel linguaggio dei teologi, ciò che Gesù Cristo merita per noi de condigno, ed è la suprema Ministra della distribuzione delle grazie … È stato concesso all’augusta Vergine di essere la potentissima Mediatrice e Avvocata del mondo intero presso il suo Divin Figlio. La fonte, dunque, è Gesù Cristo. Ma Maria, come giustamente osserva san Bernardo, è il canale ( Serm. de temp on the Nativ. BV De Aquaeductu n. 4); o, se si vuole, la parte di collegamento la cui funzione è di unire il corpo al capo e di trasmettere al corpo gli influssi e le volontà del capo – intendiamo il collo. Sì, dice san Bernardino da Siena, «ella è il collo del nostro Capo, attraverso il quale Egli comunica al suo corpo mistico tutti i doni spirituali» (Quadrag. de Evangel. aetern. Serm . 10., a. 3, c. 3)». (4)

 

Allo stesso modo, insegna Papa Benedetto XV: «unendosi alla passione e alla morte del Figlio, Ella soffrì come fino alla morte… Per placare la giustizia divina, per quanto era in suo potere, sacrificò il Figlio – così che a ragione si può dire che Ella, insieme con Cristo, ha redento il genere umano». (5) Questo è l’equivalente del titolo di Corredentrice.

 

Papa Pio XI afferma che, in virtù della sua intima associazione all’opera della Redenzione, Maria merita a buon diritto il titolo di Corredentrice . Egli scrive: «Per necessità, il Redentore non poteva non associare la Madre alla sua opera. Per questo la invochiamo sotto il titolo di Corredentrice . Ella ci ha donato il Salvatore, lo ha accompagnato nell’opera della Redenzione fino alla Croce stessa, condividendo con Lui i dolori dell’agonia e della morte in cui Gesù ha consumato la Redenzione dell’umanità». (6)

 

Nella sua enciclica Mediator Dei, Papa Pio XII sottolinea l’universalità del ruolo di Maria come dispensatrice di grazia, affermando: «Ella ci dona suo Figlio e con Lui tutti gli aiuti di cui abbiamo bisogno, perché Dio «ha voluto che avessimo tutto per mezzo di Maria» (san Bernardo)». (7)

 

Papa San Giovanni Paolo II ha ripetutamente affermato la dottrina cattolica del ruolo di Maria nella Redenzione e nella mediazione di tutte le grazie, utilizzando i titoli di «Corredentrice» e «Mediatrice di tutte le Grazie». Per citarne solo alcuni, ha detto: «Maria, benché concepita e nata senza macchia di peccato, ha partecipato in modo meraviglioso alle sofferenze del suo divin Figlio, per essere Corredentrice dell’umanità». (8)

 

«Infatti, il ruolo di Corredentrice di Maria non è cessato con la glorificazione del Figlio». (9)

 

«Ricordiamo che la mediazione di Maria è essenzialmente definita dalla sua maternità divina. Il riconoscimento del suo ruolo di mediatrice è del resto implicito nell’espressione “Madre nostra”, che presenta la dottrina della mediazione mariana ponendo l’accento sulla sua maternità. Infine, il titolo “Madre nell’ordine della grazia” spiega che la Beata Vergine coopera con Cristo alla rinascita spirituale dell’umanità». (10)

 

Riguardo alla verità veicolata dal titolo mariano Mediatrice di tutte le grazie, Papa Benedetto XVI ha insegnato: «La Tota Pulchra, la Vergine Purissima, che ha concepito nel suo grembo il Redentore dell’umanità ed è stata preservata da ogni macchia di peccato originale, vuole essere il sigillo definitivo del nostro incontro con Dio nostro Salvatore. Non c’è frutto di grazia nella storia della salvezza che non abbia come strumento necessario la mediazione della Madonna». (11)

 

San Giovanni Enrico Newman, recentemente proclamato Dottore della Chiesa da Sua Santità Papa Leone XIV, difese il titolo di Corredentrice davanti a un prelato anglicano che si era rifiutato di riconoscerlo. Egli dichiarò: «uando ti trovarono con i Padri a chiamarla Madre di Dio, Seconda Eva e Madre di tutti i viventi, Madre della Vita, Stella del Mattino, Nuovo Cielo Mistico, Scettro dell’Ortodossia, Madre della Santità incontaminata e simili, avrebbero ritenuto una misera compensazione per tale linguaggio, il fatto che tu protestassi contro il fatto che fosse chiamata Corredentrice». (12)

 

Il termine Corredentrice, che di per sé denota una semplice cooperazione alla Redenzione di Gesù Cristo, ha portato, da diversi secoli, nel linguaggio teologico e nell’insegnamento del Magistero ordinario, il significato specifico di una cooperazione secondaria e dipendente. Di conseguenza, il suo uso non pone gravi difficoltà, purché sia ​​accompagnato da espressioni chiarificatrici che mettano in risalto il ruolo secondario e dipendente di Maria in questa cooperazione. (13)

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Tenendo presente l’insegnamento sul significato e l’uso proprio dei titoli di Corredentrice e Mediatrice di tutte le Grazie, costantemente presentato dal Magistero ordinario e confermato da numerosi Santi e Dottori della Chiesa nel corso di un considerevole arco di tempo, non vi è alcun serio rischio nell’uso appropriato di questi titoli. Essi, infatti, mettono in risalto il ruolo della Madre del Redentore, la quale, in ragione dei meriti del Figlio, è «unita a Lui con uno stretto e indissolubile vincolo» [14].ed è perciò anche Madre di tutti i redenti. (15)

 

In alcune versioni della preghiera Sub Tuum Praesidium, i fedeli invocano con fiducia la Madonna da secoli, chiamandola: «Domina nostra, Mediatrix nostra, Advocata nostra». E Sant’Efrem il Siro, Dottore della Chiesa del IV secolo, venerato dalla Chiesa come «Cera dello Spirito Santo», pregava così:

 

«Mia Signora, Santissima Madre di Dio e piena di grazia. Tu sei la Sposa di Dio, per mezzo della quale siamo stati riconciliati. Dopo la Trinità Tu sei la Signora di tutte le cose, dopo il Paraclito Tu sei un altro Consolatore, e dopo il Mediatore Tu sei la Mediatrice del mondo intero, la salvezza dell’universo . Dopo Dio Tu sei tutta la nostra speranza. Ti saluto, o grande Mediatrice di pace tra gli uomini e Dio, Madre di Gesù nostro Signore, che è l’amore di tutti gli uomini e di Dio, al quale sia onore e benedizione con il Padre e lo Spirito Santo. Amen.» (16)

 

Athanasius Schneider

+ vescovo

 

NOTE

1) Avv. Haer., III, 22, 4.

2) 5 settembre 1895.

3) 8 settembre 1894.

4) 2 febbraio 1904.

5) Lettera apostolica Inter Sodalicia, 22 marzo 1918.

6) Discorso ai pellegrini a Vicenza, Italia, 30 novembre 1933.

7) 20 novembre 1947.

8) Udienza generale dell’8 settembre 1982.

9) Omelia nella Messa nel santuario mariano di Guayaquil, Ecuador 31 gennaio 1985.

10) Udienza generale del 1° ottobre 1997.

11) Omelia nella Santa Messa e Canonizzazione di Padre Antônio de Sant’Ana Galvão, OFM, 11 maggio 2007.

12) Lettera indirizzata al Rev. EB Pusey, DD, in occasione del suo Eirenicon. Alcune difficoltà avvertite dagli anglicani nell’insegnamento cattolico, Volume 2, Longmans, Green, and Co., New York, 1900, p. 78.

13) Cfr. Dictionaire de a Théologie catholique, IX, art. Maria, col. 2396.

14) Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, 53.

15) Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, 63.

16) Oratio ad Deiparam, cfr. SPN Ephraem Syri Opera Omnia quae exstant… opera bet studio Josephi Assemani, Romae 1746, tomus tertius, p. 528 ss.

 

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Papa Leone XIV incontra in Vaticano omosessuali «sposati» legati a Cavalieri di Malta e società AI

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Papa Leone XIV ha incontrato di recente una coppia omosessuale «coniugata» in un’udienza riservata. Lo riporta LifeSite.   «Quando Brian ha rivelato al Papa che siamo sposati, ci siamo sentiti entrambi avvolti da un calore e una gentilezza sinceri», ha condiviso su Facebook Alex Capecelatro, amministratore delegato di Josh.ai. Ha allegato scatti dell’incontro con Leone, accordato loro come parte di una delegazione promossa dall’arcivescovo José Gomez di Los Angeles.   Capecelatro è il «partner» di Brian D. Stevens, benefattore e affiliato ai Cavalieri di Malta, pur nel contesto del suo controverso tenore di vita omosessuale. I due non possono celebrare un autentico matrimonio, secondo i principi della legge naturale e la dottrina immutabile della Chiesa cattolica.   A quanto riferito dal sito Letters from Leo, curato da Christopher Hale, esponente del Partito Democratico, quando Capecelatro e Stevens hanno descritto al pontefice l’impatto dell’impegno pro-LGBT del gesuita padre James Martin, «sulla loro vita», Leone avrebbe «annuito con compiacimento al richiamo di quel [presunto] apostolato».

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Lo Hale ha rimarcato che Leone non ha ribadito la posizione ecclesiale durante l’incontro, apparendo invece incline ad accogliere i due omosessuali nella loro condizione attuale.   In tale udienza e in altre occasioni, Leone XIV ha proseguito la linea di papa Francesco sull’atteggiamento verso l’omosessualità. Peraltro, Leone XIV ha elevato un vescovo sostenitore di celebrazioni a tema LGBT a un ruolo consultivo nella Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo, come comunicato dal Vaticano il 2 ottobre.   Nello stesso periodo, ha designato il cardinale pro-LGBT Blaise Cupich alla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Nel 2015, in sede di Sinodo sulla Famiglia, Cupich aveva caldeggiato un iter per permettere a coppie omosessuali e a quelle di divorziati risposati di accedere all’Eucaristia in base alla propria «coscienza».   Leone ha incontrato pure padre Martin, rinomato per il suo attivismo LGBT. Quest’ultimo ha poi dichiarato che il «segnale» emerso dall’incontro «è che papa Leone proseguirà con la medesima accoglienza manifestata da Francesco nei confronti dei [cosiddetti] cattolici LGBTQ».

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I protestanti tedeschi abbandonano il pacifismo: «minaccia russa»

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La Chiesa evangelica in Germania (EKD) ha abbandonato la propria storica linea pacifista nell’ultimo memorandum sulla pace, sostenendo che talora la violenza si rende indispensabile per arginare la violenza.

 

La svolta della federazione, che conta circa 17 milioni di aderenti, arriva mentre il governo tedesco preme per potenziare le forze armate in risposta a una presunta «minaccia russa». Mosca ha sempre smentito di covare propositi ostili verso qualunque membro NATO.

 

Il «Memorandum di pace 2025», presentato lunedì al sinodo ecclesiale, segna un «chiaro riorientamento dell’etica protestante della pace», ha reso noto l’EKD.

 

«In quanto etica politica universale, il pacifismo con il suo rifiuto categorico della violenza non può trovare legittimazione etica», recita il testo. «La violenza va contenuta, all’occorrenza con la contro-violenza», precisa ulteriormente il documento.

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Stando al memorandum, «le incertezze in materia di sicurezza» obbligano la Germania a «rafforzare in misura sostanziale le capacità di difesa nazionali e di alleanza».

 

L’attuale posizione rompe nettamente con il documento del 2007 e con quello successivo del 2019. In quei testi l’EKD propugnava la resistenza civile contro un eventuale aggressore e chiedeva al governo di destinare il 2% del PIL alla gestione non violenta dei conflitti, in palese contrapposizione all’obiettivo di spesa militare NATO, poi innalzato.

 

In coincidenza approssimativa con il sinodo, un collettivo di attivisti ha reso noto l’intento di indire una giornata di mobilitazione nazionale il 5 dicembre in tutta la Germania. I promotori dichiarano di voler manifestare contro «i preparativi bellici e il massiccio riarmo» promossi dal governo.

 

Negli ultimi mesi numerosi esponenti tedeschi hanno avanzato l’ipotesi di ripristinare la leva obbligatoria, motivandola con la cronica carenza di effettivi nelle forze armate. Il servizio di leva era stato sospeso nel 2011.

 

All’inizio dell’anno il cancelliere Friedrich Merz si è impegnato a fare della Bundeswehr «l’esercito convenzionale più potente d’Europa».

 

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Mons. Viganò: la mano di Satana ha vergato la nota dottrinale «Mater populi fidelis»

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha pubblicato un testo che si scaglia fontalmente contro la recente nota dottrinale vaticana, Mater populi fidelis, un documento che, negando il ruolo di Maria come «correndetrice», ha fatto parlare di attacco alla Beata Vergine e di trasformazione del culto cattolico   «La Nota Dottrinale presentata nei giorni scorsi in Vaticano con il solo incipit in latino, Mater populi fidelis, costituisce l’ennesimo, scandaloso affronto di una Gerarchia traditrice e deviata, che da oltre sessant’anni, in un inarrestabile crescendo usa la propria autorità per imporre speciosamente ai Cattolici le proprie deviazioni dottrinali e morali, allo scopo di smantellare la Chiesa Cattolica e perdere le anime» scrive monsignor Viganò.   «La fretta – si direbbe quasi la furia – di distruggere è tale, da rendere evidenti anche le contraddizioni esistenti all’interno della stessa compagine sinodale, affetta da un significativo bipolarismo patologico: da una parte essa dichiara improprio il titolo mariano di Corredentrice attribuito alla Vergine Maria, e dall’altra promuove doctor Ecclesiæ John Henry Newman, che quel titolo aveva difeso contro gli Anglicani dopo il loro attacco al dogma dell’Immacolata Concezione». 

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«Lo sdegno e il senso di oltraggio che invade ogni Cattolico dinanzi alla denigrazione della Vergine Santissima rende arduo padroneggiare la santa collera che coglie il fedele nel sentire vilipesa la Madre di Dio. Ma è proprio nei frangenti in cui il nemico ci provoca per ottenere da noi una reazione “sopra le righe” che occorre mantenere la massima lucidità di giudizio» continua il prelato lombardo.    «Proprio nell’analizzare e soppesare la portata di certe affermazioni, è indispensabile ricordare che tutte le dichiarazioni e le azioni dei funzionari della chiesa sinodale sono pretestuose e ingannevoli. Esse ci portano a seguire l’avversario sul terreno sul quale egli vuole condurre lo scontro, mentre è proprio lì che non dobbiamo assolutamente farci attirare, se non vogliamo cadere nella trappola che questi eretici ci hanno astutamente teso».   Monsignor Viganò sostiene che «a Tucho Fernández [il cardinale Victor Manuel Fernandez, detto Tucho, cardinale e teologo argentino dal 1º luglio 2023 prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, ndr] non importa nulla della Corredenzione, né tantomeno dei possibili fraintendimenti dei fedeli. E sarebbe patetico pensare che voglia ribadire l’unica mediazione di Nostro Signore, mentre entrambi i suoi datori di lavoro – Bergoglio e Prevost – sostengono che tutte le religioni portino comunque a Dio».   L’arcivescovo ritiene che «a Tucho Fernández non interessa nemmeno la diffusione di errori dottrinali che il Dicastero da lui indegnamente presieduto dovrebbe prontamente condannare, e che viceversa alimenta deliberatamente. Nessuno si preoccupò di possibili “fraintendimenti dottrinali”, quando si cercò di spacciare l’immondo idolo della Pachamama come immagine della Vergine che porta in grembo il Signore, dopo che i fedeli erano insorti scandalizzati per il culto reso da Bergoglio e dai suoi sodali a un orrido simulacro pagano».    «La confusione e la contraddizione sono la nota distintiva della chiesa sinodale, il suo “marchio di fabbrica” per così dire» attacca ancora Sua Eccellenza. «È infatti nell’accettazione della contraddizione che il fedele deve abdicare alla propria ragione e al Sensus Fidei, come professio apostasiæ richiesta al seguace».   Viganò critica dunque Fernandez per la sua preparazione e ricorda i suoi libri «osceni» (il porporato nella sua carriera in Argentina aveva pubblico un libello sul bacio e uno sull’orgasmo), citando anche il «vergognoso processo-farsa “per scisma”» nei confronti dello stesso Viganò conclusosi con il decreto di «scomunica».   «Se dunque Tucho ha promulgato questa Nota, lo ha fatto per altri scopi ed è su questi che bisogna soffermarsi, se si vuole comprendere l’indole ereticale e la portata distruttiva della sua opera eversiva» prosegue l’arcivescovo0 «Non dimentichiamo che questo documento era in preparazione sin dai tempi di Bergoglio e che esso è stato pubblicato dopo l’omelia tenuta il 26 Ottobre scorso da Prevost in occasione del pellegrinaggio giubilare delle “équipe sinodali e degli organismi di partecipazione”»   Il prelato ricorda le parole di Leone: «Su di voi, su noi tutti, sulla Chiesa sparsa nel mondo, invoco l’intercessione della Vergine Maria con le parole del Servo di Dio don Tonino Bello: “Santa Maria, donna conviviale, alimenta nelle nostre Chiese lo spasimo di comunione. […] Aiutale a superare le divisioni interne. Intervieni quando nel loro grembo serpeggia il demone della discordia. Spegni i focolai delle fazioni. Ricomponi le reciproche contese. Stempera le loro rivalità. Fermale quando decidono di mettersi in proprio, trascurando la convergenza su progetti comuni”» (Maria, Donna dei nostri giorni, Cinisello Balsamo 1993, pag. 99).»   «Non è superfluo ricordare chi fu questo “don Tonino Bello”, Vescovo di Molfetta»,puntualizza il già nunzio apostolico negli USA. «Nell’irriverente libello citato da Leone egli scriveva:Vogliamo immaginarla [Maria] adolescente, mentre nei meriggi d’estate risale dalla spiaggia, in bermuda, bruna di sole e di bellezza, portandosi negli occhi limpidi un frammento dell’Adriatico verde»   «Non è dunque solo a Tucho Fernández che si deve rimproverare questa abominevole Nota, ma all’intero establishment vaticano e ai suoi vertici. Un establishment che, mentre esalta “la infinita dignità dell’uomo” ribelle a Dio, non esita ad umiliare la dignità della Donna avvolta di Luce. E questo non da oggi né da ieri, ma da sessant’anni, ossia da quando la conventicola che era appena riuscita a respingere gli schemi preparatori del Concilio aveva fatto in modo che venisse cassata anche la proclamazione del dogma della Corredenzione di Maria Santissima, auspicata da larga parte dell’Episcopato mondiale, giudicata “poco ecumenica” nei riguardi dei dissidenti protestanti».   «E se Tucho Fernández è giunto ad impugnare un termine teologico che trova innumerevoli menzioni nei documenti papali di Pio IX, Leone XIII, San Pio X, Benedetto XV, Pio XI e Pio XII, non è per sollecitudine verso i fedeli o per evitare formulazioni equivoche della dottrina, ma per vero e proprio odio nei confronti della Madre di Dio» continua monsignore.

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«È la mano di Satana che ha vergato quelle parole odiose; è il soffio gelido della dannazione eterna che le ha ispirate. Non vi è nulla di buono: nemmeno l’intenzione, che è pretestuosa e serve ad altro, anzitutto ad abituarci all’idea che ogni dottrina cattolica possa essere soggetta a mutamenti, che quello che ieri era vero oggi non lo sia più, che la Fede che ha portato in Cielo le anime fino a Pio XII possa essere diventata motivo di confusione o addirittura di eresia».    «Così, mentre Prevost e Tucho Fernández fingono di voler dissipare gli equivoci di una dottrina confermata invece dalla Fede semplice del popolo, si apprestano a dare consistenza teologica alla sodomia, al diaconato femminile e alla sovversione del Papato in chiave sinodale. Tout va très bien, Madame la Marquise: basta non denunciare le loro imposture e riconoscere la loro autorità.»    L’arcivescovo conclude il suo scritto con un’invocazione alla Beata Vergine Maria: «che (…) Colei che da sola sbaraglia tutte le eresie e calpesta il capo orgoglioso del Dragone infernale, affretti il trionfo del Suo Cuore Immacolato.   + Carlo Maria Viganò Arcivescovo

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