Essere genitori

Marchio di moda accusato di sessualizzazione dei bambini

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«Balenciaga, costretto a ritirare “immediatamente” la sua controversa campagna in cui mescola i bambini al sadismo e alla pedopornografia» titola El Mundo.

 

Il marchio di moda di lusso Balenciaga si è scusato, ha cancellato tutti i suoi contenuti Instagram dopo essere stato accusato per una serie di foto del catalogo online che mostravano bambine che tengono in braccio orsi di pelouche con imbragature sadomaso.

 

L’account Twitter di Balenciaga parrebbe pure essere stato chiuso da una decina di giorni, cioè da prima dello scoppio dello scandalo. Sulla dipartita dell’azienda dal social media non erano arrivate spiegazioni. Tuttavia i giornali avevano scritto che il clima della gestione Musk, tra hate speech e fake news, preoccupava i brand mondiali.

 

Ora invece Twitter è pieno di utenti che accusano Balenciaga, e non solo per la campagna con la bambina e il pelouche BDSM.

 

Un’altra foto da una campagna del marchio criticata in queste ore mostrerebbe un pagina da un caso della Corte Suprema USA inerente alla pornografia infantile. È davvero difficile capire perché, sia pur sepolto nella scenografia, dovesse esserci proprio quel documento.

 

I media di tutto il mondo stanno ampiamente ignorando il caso, che gli utenti dei social invece definiscono «inquietante». In Italia pochi hanno riportato l’accaduto: se guardate online vi sono più articoli sul fatto che Adidas, marchio collegato a Balenciaga, ha licenziato il cantante Kanye West per delle sue frasi giudicate antisemite.

 

Internet invece non sta mollando la questione.

 

«Il marchio “Balenciaga” ha appena fatto un… interessante… servizio fotografico per i loro nuovi prodotti di recente, che includeva un documento giudiziario volutamente malamente nascosto sulla “pornografia infantile virtuale”, ha scritto il popolare commentatore di Twitter Shoe. «Roba normale», ha aggiunto.

 

 

 

 

Sul caso ha invece insistito, pure in apertura di un suo programma, il popolare giornalista TV americano Tucker Carlson.

 

«Quella foto mostrava le pagine di un parere della Corte Suprema che annullava una legge progettata per combattere la pornografia infantile. Chiunque abbia organizzato il servizio fotografico si è assicurato di includere una parte di quell’opinione che usa la parola “sesso” o “sessuale” quattro volte e, naturalmente, non è stato un incidente. Balenciaga voleva che tu lo notassi» ha accusato il Carlson.

 

Si tratta di un documento che fa riferimento ad Ashcroft vs Free Speech Coalition, il caso giudiziario che ha reso legali negli Stati Uniti immagini e video di abusi sessuali su minori virtuali o falsi.

 

«Qui hai un importante marchio di vendita al dettaglio internazionale che promuove il porno per bambini e il sesso con i bambini», ha continuato Carlson. «E non promuovendolo in modo sottile, ma allo scoperto».

 

 

«Ci scusiamo sinceramente per qualsiasi offesa che la nostra campagna possa aver causato», ha dichiarato la società in una nota. «Ci scusiamo per aver mostrato documenti inquietanti nella nostra campagna. Prendiamo la questione molto seriamente e stiamo intraprendendo un’azione legale contro le parti responsabili della creazione del set e dell’inclusione di articoli non approvati per il nostro servizio fotografico della campagna Primavera 23. Condanniamo fermamente qualsiasi forma di abuso sui bambini. Sosteniamo la sicurezza e il benessere dei bambini».

 

Tuttavia, come ricorda l’utente Twitter Nick Perry, è «spaventoso quanti adulti devono essere stati coinvolti in questo… genitori, fotografi, direttori creativi, copywriter, web designer, personale di agenzie di design, produttori, manager, inserzionisti… e nessuno di loro ha pensato “aspetta un minuto”?»

 

Di fatto il fotografo della campagna con gli orsi, un italiano già vincitore di prestigiosi premi, si sarebbe già difeso su Newsweek, dicendo: «non sono in grado di commentare le scelte di Balenciaga, ma devo sottolineare che non ero autorizzato in alcun modo a scegliere né i prodotti, né i modelli, né la combinazione degli stessi». Insomma il possibile capro espiatorio non ci sta, e a ragione. Difficile pensare che quanto mostrato in una campagna fotografica di moda sia deciso dal fotografo, e questo nonostante il marchio possa difendersi dicendo che il lavoro era non approvato.

 

C’è pero la questione dell’altro scatto, che non parrebbe proprio dello stesso fotografo, con quei documenti sul caso inerente all’abuso di minori presentato alla Corte Suprema.

 

Il complesso industriale dei fact-checker si è messo subito al lavoro, dicendo che la notizia è fake (o fuori contesto, o qualsiasi altra espressione del loro gergo) perché le immagini delle bambine più gli orsetti sadomaso e quelle con i documenti del caso della Corte Suprema riguardante abusi su minori non provenivano dalla stessa campagna.

 

Si tratta di un dettaglio, a dire il vero, che potrebbe inquietare ancora di più. Tuttavia l’importante è emettere il bollino di fact-check, che oramai non vale più nulla.

 

Nel frattempo la rete si è scatenata alla ricerca di dettagli nelle immagini e nella storia dell’azienda. Vi sono dettagli che paiono interessanti, altri forse meno, nessuno di questi può essere davvero spiegato.

 

Alcuni notano che in un’altra pubblicità con bambino vi sarebbe scritta la parola BAAL, che oltre a richiamare il marchio è il nome di una antica divinità fenicia a cui venivano offerti bambini in sacrificio umano.

 

 

Utenti hanno analizzato i disegni, tra cui quello in cui pare esservi un demonio cornuto (stile Baal) in una casa.

 

L’utente Twitter Natly Denise avrebbe riconosciuti altri dettagli che definisce inquietanti nelle campagne del marchio.

 

In uno scatto vi sarebber un libro dedicato al pittore Michael Borremans. Wikipedia riporta che «nel 2018, Borremans ha tenuto una mostra personale a Hong Kong, intitolata “Fire from the Sun”. Nella sua recensione dell’omonimo dipinto di Borremans, in cui bambini di due o tre anni giocano con il fuoco e con quelle che sembrano essere membra umane, Kartya Tylevich ha detto: “I bambini sono tutti putti dalla pelle chiara stile-Sistina, a volte coperti di sangue I bambini non sembrano essere angosciati o disturbati (anche se alcuni spettatori in galleria potrebbero esserlo)».

 

 

 

Il Borremans è un famoso pittore. Un’immagine introdurre ad una sua mostra (inquietante anche quella) la regina Matilde del Belgio.

 

 

Un altro libro visibile nello scatto dove si intravede il libro di Boormans è Cremaster Cycle, granguignolesca serie di «opere d’arte» di Matthew Barney, artista celebrato negli anni Novanta più che altro come compagno della cantante islandese Bjork.

 

 

 

Notiamo, tuttavia, che questi ultimi riferimenti, fatti via presenza di libri nell’inquadratura, appartengono ad un’altra campagna, senza bambini. Si tratta di un milieu artistico e culturale, a cui il personale che lavora nella moda, per alcune ragioni, non è estraneo, dove le immagini scioccanti o direttamente orripilanti sono non solo tollerate, ma celebrate.

 

Un’altra coppia di artisti che dagli anni Novanta fa cose del genere, i fratelli Chapman, potrebbero tornare alla mente. Si ricordano loro sculture oscene con bambini dal volto sfigurato, o con il muso da animale, o con un pene al posto del naso.

 

 

I Chapman sono tra gli artisti di cui è collezionista il padrone di Balenciaga, monsieur Pinault, capo del megagruppo del lusso Kering e uomo tra i più ricchi del pianeta. Il lettore di Renovatio 21 può ricordare che abbiamo parlato di lui, del figlio e della nuora hollywoodiana Salma Hayek riguardo al film sulla famiglia Gucci, prodotto dalla moglie di Ridley Scott ed ex sodale di Lele Mora.

 

Come noto, il Pinault ha comprato Punta della Dogana a Venezia, che ha reso un museo per l’arte degenerata di cui è avido collezionista. I fratelli Chapman sono tra coloro esposti, con opere sempre inquietanti e/o rivoltanti.

 

Qualcuno potrebbe dire che siamo in zona Marina Abramovic. Ricordate? John Podesta, poi quella cosa del Pizzagate, che poi si rimangiarono buona parte dei complottisti che lo avevano tirato fuori, non prima di aver dissezionato ogni possibile simbolo che capitava.

 

Tuttavia va specificato che tutta questa ricerca di significati arcani in opere d’arte e campagne pubblicitarie – significati che pure potrebbero essere presenti – non coprono l’idea di alcuni per cui la società  si stia muovendo velocemente verso una normalizzazione della sessualizzazione dei bambini.

 

«È un punto fermo delle cosiddette teorie del complotto che ai massimi livelli della politica e della finanza ci sia un’oscura cabala di pedofili che usano il loro potere per nascondere i crimini che commettono contro i bambini. La gente lo pensa. A noi sembra piuttosto lontano. Troppo oscuro e strano per essere vero e, ovviamente, non stiamo appoggiando quell’idea. D’altra parte, puoi capire perché le persone potrebbero crederci» ha detto Tucker Carlson aprendo il suo programma, attaccando l’idea di una crescente tolleranza nei confronti della pedofilia.

 

«Nessuna società sana può tollerarlo e, di fatto, nessuna l’ha mai tollerato. Non c’è mai stato un momento nella storia americana in cui la pedofilia fosse considerata qualcosa di diverso dalla cosa peggiore, il crimine più orribile che si possa immaginare. I pedofili notoriamente vengono uccisi in prigione perché persino gli assassini li considerano immorali. Ecco quanto è ed è sempre stato proibito sessualizzare i bambini» sentenzia il Carlson.

 

A parte il caso in oggetto, è possibile scorgere un po’ dappertutto crescenti segnali di una normalizzazione della pedofilia.

 

Possiamo ricordare le recenti dichiarazioni del ministro spagnolo per l’uguaglianza che afferma, urlando convinta, che i bambini «possono amare o avere rapporti sessuali con chi vogliono». O anche il singolare episodio avvenuto a Dublino due anni fa, quando una protesta contro la pedofilia ha subito l’irruzione di un gruppo Antifa.

 

Lo scorso giugno era emerso il caso di un «professore di etica» norvegese secondo cui la pedofilia dovrebbe essere classificata come una «sessualità innata» e che informazioni sulla pedofilia dovrebbero essere insegnate nelle scuole. La parola usata qui «destigmatizzazione».

 

A inizio anno invece un professore universitario americano aveva asserito che sarebbe un «errore» pensare che la pedofilia sia sbagliata.

 

Sempre a giugno 2022 la testata americana USA Today ha cancellato frettolosamente una serie di tweet dopo che alcuni utenti si erano scandalizzati e avevano cominciato a sostenere che equivalevano alla «normalizzazione della pedofilia». Il giornale, nominando con sicumera «la scienza», affermava che la pedofilia era «determinata nel grembo materno».

 

Dell’anno scorso invece la notizia che i giornalisti australiani non possono più usare la parola pedofilia.

 

Nel 2018, una conferenza TED Talk in Germania, tolta dalla rete e spesso ricaricata da alcuni utenti, destò scandalo perché la speaker sosteneva che la pedofilia non era una scelta, ma un tratto immutabile della persona.

 

Vi è, in questo crescendo orrendo, una sigla che comincia ad emergere: MAP, «minor attracted person», cioè persona attratti da minori.

 

Sappiamo come il cambiamento del linguaggio sia il primo segno di un passaggio di fase nella Finestra di Overton.

 

Negare che stiano spingendo la pedofilia verso un percorso di oscena accettazione sociale è oramai ridicolo. Come scrive Elisabetta Frezza nel libro Malascuola, «una miriade di dati oggettivi e documentali sta a dimostrare come la pedofilia sia ormai lanciata sulla strada della normalizzazione attraverso le fasi della finestra di Overton, per diventare nella percezione diffusa una mera forma del comportamento sessuale».

 

Sì, la Finestra di Overton sulla pedofilia sembra essere spalancata da tempo. A prescindere dagli scandali del giorno.

 

 

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

 

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