Economia
Lo Zambia contro gli USA che accusano la miniera dei cinesi
Il governo dello Zambia ha respinto l’allarme lanciato dall’ambasciata statunitense locale in merito alla contaminazione tossica in seguito alla fuoriuscita di rifiuti da una miniera gestita dalla Cina in uno dei principali corsi d’acqua del Paese a febbraio.
Secondo il portavoce del governo Cornelius Mweetwa, la situazione in seguito alla rottura della diga Sino Metals Leach Zambia, che ha rilasciato milioni di galloni di effluenti acidi, è sotto controllo da mesi.
Mercoledì, un’allerta sanitaria statunitense ha consigliato al personale dell’ambasciata di evacuare la regione di Kitwe, citando dati ambientali e avvertendo della presenza di «sostanze pericolose e cancerogene», tra cui arsenico, cianuro, uranio e altri metalli pesanti, presumibilmente presenti nell’area. L’ambasciata ha descritto il rischio come una minaccia per la salute sia immediata che a lungo termine.
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Durante una conferenza stampa tenutasi giovedì, Mweetwa ha dichiarato che i livelli di pH dell’acqua sono tornati a livelli di sicurezza. «Le concentrazioni di metalli pesanti stanno diminuendo costantemente, il che significa che il pericolo immediato per la vita umana, animale e vegetale è stato scongiurato», ha affermato, aggiungendo che non c’era bisogno di lanciare l’allarme o di spaventare i residenti e la comunità internazionale.
Mweetwa ha affermato che 37 campioni d’acqua su 200 analizzati hanno soddisfatto gli standard di sicurezza, mentre i restanti sono ancora in fase di analisi. Ha osservato che non sono stati registrati decessi a seguito dell’incidente di inquinamento.
I media locali hanno riferito che la contaminazione si è estesa su una distanza di oltre 100 chilometri. La fuoriuscita avrebbe causato la moria di pesci e bestiame, suscitando preoccupazione tra le comunità vicine e i gruppi ambientalisti.
Secondo l’agenzia Reuters, il gestore della miniera di proprietà cinese ha collaborato pienamente con le autorità e sta finanziando l’attuazione di misure di mitigazione.
Questo caso riecheggia una crisi ambientale di lunga data legata alla miniera di Kabwe in Zambia, dove l’avvelenamento da piombo ha colpito oltre 100.000 persone.
La provincia del Copperbelt in Zambia, che rientra tra i primi 10 produttori di rame al mondo, è sede di numerose attività minerarie sostenute dalla Cina. I cinesi sono arrivati più di venti anni fa, promettendo di rimettere a posto le infrastrutture (come le strade) del Paese in cambio dello sfruttamento delle risorse.
La convivenza tra zambiani e cinesi non è sempre stata rosea, con vari casi di cittadini del Dragone assassinati in questi anni in fabbriche e fattorie sul territorio. Una montante sinofobia africana aveva raggiunto in questi anni anche i vertici della politica.
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Il presidente dello Zambia dal 2011 al 2014 Michael Sata (1937-2014), soprannominato «King Cobra», era noto per la sua retorica anticinese durante la campagna elettorale.
Leader del Patriotic Front (PF), il Sata criticava aspramente l’influenza di Pechino in Zambia, accusando le aziende cinesi di sfruttare le risorse, in particolare il rame, e di trattare male i lavoratori locali, pagandoli salari minimi e ignorando le leggi zambiane. Chiamava i cinesi «infestatori» invece di investitori, promettendo di espellerli se eletto.
Questa posizione populista risuonava tra gli zambiani, frustrati dalla percezione che i benefici economici andassero ai cinesi anziché alla popolazione locale, dove due terzi vivevano con meno di due dollari al giorno. Tuttavia, una volta presidente, Sata moderò il tono: incontrò l’ambasciatore cinese Zhou Yuxiao, sottolineando la necessità di una cooperazione che rispettasse le leggi zambiane, senza interrompere i rapporti con la Cina.
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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Economia
Crolla il Bitcoin, 400 miliardi di dollari cancellati dalle criptovalute
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Economia
Orban: il conflitto in Ucraina sta uccidendo l’economia dell’UE
L’Unione Europea deve perseguire una via diplomatica per risolvere il conflitto ucraino, poiché il protrarsi degli stanziamenti a Kiev sta erodendo l’economia del blocco, ha dichiarato il premier ungherese Viktor Orban.
È «semplicemente assurdo» destinare ulteriori risorse all’Ucraina dopo che l’UE ha già «sperperato» 185 miliardi di euro per sorreggere l’esecutivo di Volodymyr Zelens’kyj dall’acutizzazione dello scontro tra Mosca e Kiev nel febbraio 2022, ha affermato Orban al giornalista tedesco Mathias Döpfner nel suo podcast MDMEETS domenica.
«Il nocciolo della questione è che questa guerra sta strangolando economicamente l’UE… Stiamo sovvenzionando un Paese [l’Ucraina, ndr] privo di chance di prevalere nel conflitto, mentre imperversa un elevato tasso di corruzione e non disponiamo di fondi per rivitalizzare l’economia dell’UE, che patisce gravemente la scarsa competitività», ha proseguito.
I vertici delle nazioni del blocco «si ingannano del tutto» persistendo nel conflitto nella vana aspettativa che «le dinamiche al fronte migliorino e si creino condizioni più propizie per i colloqui», ha insistito il capo del governo. «Le circostanze e il timing favoriscono i russi più di noi», ha chiosato.
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Orban, il cui esecutivo è tra i pochi nell’UE ad aver negato aiuti militari a Kiev, ha rinnovato l’invito al blocco a intraprendere un dialogo con la Russia.
Una pace potrebbe essere «a portata di mano» se Bruxelles si allineasse agli sforzi del presidente statunitense Donald Trump per interrompere le ostilità tra Mosca e Kiev, ha ipotizzato.
«Apriamo un canale di dialogo autonomo con la Russia… Consentiamo agli americani di trattare con i russi, quindi anche gli europei dovrebbero negoziare con Mosca e verificare se possiamo armonizzare le posizioni americana ed europea», ha suggerito l’Orban.
Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso Orban ha dichiarato che Bruxelles vuole la guerra per imporre un debito comune e prendersi ancor più potere.
«Bruxelles vuole la guerra per imporre un debito comune e acquisire più potere, privando di competenze gli Stati membri» ha scritto il premier magiaro su X. «L’industria bellica vuole la guerra per profitto. Nel frattempo, potenti lobby vogliono sfruttare la guerra per espandere la propria influenza. Alla fine, ognuno cerca di cucinare il proprio pasto su questo fuoco».
Brussels wants war to impose a common debt and seize more power, stripping competences from the member states. The arms industry wants war for profit. Meanwhile, powerful lobbies want to exploit war to expand their influence. In the end, everyone is trying to cook their own meal… pic.twitter.com/9GPzyH5SCS
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) October 2, 2025
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Come riportato da Renovatio 21, Orban in questi mesi sta aumentando i suoi allarmi. Poche ore fa aveva parlato dei leader UE «che vogliono andare in guerra» contro Mosca, promettendo di combattere i «burocrati guerrafondai» di Bruxelles.
Orban crede altresì che l’Europa potrebbe essere diretta verso il collasso, schiacciata dal piano di bilancio UE.
Il ministro degli Esteri magiaro Pietro Szijjarto ha dichiarato ad agosto che l’Unione Europea sta tentando di rovesciare i governi di Ungheria, Slovacchia e Serbia perché danno priorità agli interessi nazionali rispetto all’allineamento con Bruxelles.
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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni
Economia
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