Geopolitica
L’Iran nega di essere responsabile della morte dei militari americani in Giordania
Teheran non è coinvolta nell’attacco di droni contro una base americana in Giordania che ha provocato la morte di tre militari e il ferimento di oltre 30, ha detto lunedì il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanaani.
La Resistenza Islamica in Iraq – un gruppo che raggruppa le milizie islamiste sciite – ha rivendicato l’attacco all’avamposto noto come Torre 22, non lontano dal confine giordano-siriano.
Il presidente Joe Biden ha affermato che l’attacco è stato effettuato da «gruppi militanti radicali sostenuti dall’Iran», mentre molti politici statunitensi hanno incolpato direttamente Teheran. Allo stesso modo, il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha fatto riferimento alla Repubblica islamica, esortandola a «allentare la tensione nella regione».
«Come abbiamo chiaramente affermato in precedenza, i gruppi di resistenza nella regione stanno rispondendo ai crimini di guerra e al genocidio», ha detto Kanaani. «Non prendono ordini dalla Repubblica Islamica dell’Iran. Questi gruppi decidono e agiscono in base ai propri principi e priorità, nonché agli interessi del proprio Paese e del proprio popolo».
Biden ha promesso una risposta alla morte degli americani. «chiederemo conto a tutti i responsabili nel momento e nel modo da noi scelto», ha affermato in una nota.
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L’attacco in Giordania è avvenuto mentre i gruppi sciiti della regione si sono impegnati a esprimere solidarietà ai palestinesi e a chiedere che Israele ponga fine al suo attacco a Gaza. Hezbollah in Libano ha ripetutamente lanciato razzi e colpi di mortaio contro Israele, mentre gli Houthi dello Yemen hanno lanciato missili e droni contro le navi mercantili che attraversavano il Mar Rosso.
Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno iniziato a effettuare attacchi contro obiettivi Houthi nello Yemen il 12 gennaio, citando la necessità di proteggere la navigazione internazionale.
Come riportato da Renovatio 21, mercoledì le forze statunitensi avevano condotto attacchi aerei contro tre siti nell’Iraq occidentale collegati al gruppo Kataib Hezbollah, che ha rivendicato la responsabilità degli attacchi ai siti militari statunitensi in Iraq e Siria.
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Geopolitica
Orban: l’UE annega nella corruzione
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Geopolitica
Per gli USA ora la normalizzazione delle relazioni con la Russia è un «interesse fondamentale»
Gli Stati Uniti hanno indicato il rilancio dei rapporti normali con la Russia e l’interruzione rapida della guerra in Ucraina come priorità assolute nella loro nuova Strategia per la sicurezza nazionale, diffusa venerdì dalla Casa Bianca, ponendoli tra gli obiettivi cardine per gli interessi americani.
Il documento di 33 pagine delinea la prospettiva di politica estera delineata dal presidente Donald Trump, affermando che «è un interesse essenziale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina», al fine di «stabilizzare le economie europee, scongiurare un’escalation o un allargamento imprevisto del conflitto e ricostruire la stabilità strategica con la Russia».
Si evidenzia come il conflitto ucraino abbia «profondamente indebolito le relazioni europee con la Russia», minando l’equilibrio regionale.
Il testo rimprovera i dirigenti europei per le «aspettative irrealistiche» sull’evoluzione della guerra, precisando che «la maggioranza degli europei anela alla pace, ma tale aspirazione non si riflette nelle politiche adottate».
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Washington, prosegue il rapporto, è disposta a un «impegno diplomatico sostanziale» per «supportare l’Europa nel correggere la sua rotta attuale», reinstaurare l’equilibrio e «ridurre il pericolo di scontri tra la Russia e gli Stati europei».
A differenza della strategia del primo mandato di Trump, che accentuava la rivalità con Russia e Cina, la versione attuale sposta l’asse sull’emisfero occidentale e sulla tutela del suolo patrio, dei confini e delle priorità regionali. Esorta a riallocare le risorse dai fronti remoti verso minacce più immediate e invita la NATO e i Paesi europei a farsi carico in prima persona della propria sicurezza.
Il documento invoca inoltre l’arresto dell’espansione della NATO, una pretesa a lungo avanzata da Mosca, che la indica come una delle ragioni principali del conflitto ucraino, interpretato come una guerra per interposta persona orchestrata dall’Occidente.
In sintesi, la strategia segna un passaggio dall’interventismo universale a un approccio estero più pragmatico e contrattuale, sostenendo che gli Stati Uniti debbano intervenire oltre i propri confini solo quando gli interessi nazionali sono direttamente coinvolti.
Si tratta del primo di una sequenza di rilevanti atti su difesa e politica estera che l’amministrazione Trump si accinge a emanare, tra cui una Strategia di Difesa Nazionale rivista, la Revisione della Difesa Missilistica e la Revisione della Postura Nucleare, tutti attesi in linea con l’impostazione del documento.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Israele potrebbe iniziare a deportare gli ucraini
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