Geopolitica
L’Autorità Nazionale Palestinese blocca Al Jazeera: accuse di «inganno» e «incitamento alla divisione» in Cisgiordania
L’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha temporaneamente vietato alla rete di informazione Al Jazeera di operare in Cisgiordania, sostenendo che l’emittente ha avuto un ruolo nell’incitamento ai disordini e nel «fomentare conflitti» nel Paese.
La decisione è stata riportata mercoledì dall’agenzia di stampa palestinese WAFA, che ha citato i ministeri della cultura, degli interni e delle comunicazioni dell’ANP, i quali hanno affermato che la copertura della rete con sede in Qatar aveva «ingannato» e «incitato alla divisione» tra il suo pubblico nel riportare i recenti scontri nel campo profughi di Jenin.
A dicembre, Al Jazeera ha riferito di un raid delle forze dell’Autorità Nazionale Palestinese contro un gruppo scissionista chiamato Brigata di Jenin. Fondato nel 1953, il campo profughi di Jenin ha offerto rifugio ai palestinesi fuggiti o espulsi dagli israeliani dalle loro case e da allora è diventato noto come una roccaforte della resistenza a Israele. Secondo varie stime, ospita tra 11.000 e 22.000 persone.
Si dice che il divieto di Al Jazeera sia temporaneo, sebbene non sia stata annunciata una data di fine. Non influirà sulle operazioni della rete in parti di Gaza controllate da Hamas, che è in contrasto con l’ANP dalla metà degli anni 2000. Hamas ha chiesto all’ANP di annullare la decisione, affermando che è «cruciale garantire la continuazione della copertura mediatica che espone l’occupazione».
Al Jazeera ha anche condannato fermamente la sospensione, descrivendola come «un tentativo di dissuadere il canale dal coprire gli eventi in rapida escalation che si stanno verificando nei territori occupati», esortando l’Autorità Nazionale Palestinese ad annullare la decisione e a consentire ai suoi dipendenti di lavorare liberamente in Cisgiordania senza minacce o intimidazioni da parte dei funzionari locali.
La rete qatarina ha anche osservato che la decisione «si allinea» con le precedenti azioni intraprese dal governo israeliano, che ha chiuso l’ufficio di Al Jazeera a Ramallah a settembre.
Israele ha spiegato la propria repressione sostenendo che il canale incita e sostiene il «terrorismo». Ad Al Jazeera è stato anche vietato di operare sul territorio israeliano nel maggio 2024 a causa delle accuse di collaborare con i militanti di Hamas. La rete quatariota ha fortemente negato le accuse.
La chiusura dell’emittente ebbe persino un voto parlamentare alla Knesset (il Parlamento israeliano) nei primi mesi del 2024.
Ad agosto scorso l’esercito dello Stato degli ebrei ammise di aver ucciso il giornalista di Al Jazeera Ismail al-Ghoul, sostenendo che fosse un terrorista che aveva preso parte all’attacco di Hamas allo Stato ebraico dell’anno scorso.
Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa soldati israeliani irruppero negli uffici di Al Jazeera a Ramallah.
Tre anni fa la polizia israeliana attaccò il corteo funebre di una giornalista cristiana di Al Jazeera.
La settimana scorsa cinque giornalisti palestinesi sono stati uccisi in un attacco israeliano notturno nei pressi di un ospedale nel centro di Gaza. Appartenevano al canale televisivo palestinese Al-Quds Today
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Immagine del 2009 di Al Jazeera English via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Geopolitica
Orban: l’UE pianifica la guerra con la Russia entro il 2030
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Geopolitica
Scontri lungo il confine tra Thailandia e Cambogia
Lunedì la Thailandia ha condotto raid aerei in Cambogia, mentre i due vicini del Sud-est asiatico si attribuivano reciprocamente la responsabilità di aver infranto la tregua negoziata dagli Stati Uniti.
A luglio, una controversia confinaria protrattasi per oltre cinquant’anni è sfociata in scontri armati tra i due Stati. Il presidente USA Donald Trump, tuttavia, era riuscito a imporre un cessate il fuoco dopo cinque giorni di ostilità.
L’esercito thailandese ha riferito che i nuovi episodi di violenza sono emersi domenica, accusando le unità cambogiane di aver sparato contro i soldati di Bangkok nella provincia orientale di Ubon Ratchathani. Un militare thailandese è caduto, mentre altri quattro hanno riportato ferite; in seguito, ulteriori truppe thailandesi sono state bersagliate da artiglieria e droni presso la base di Anupong, ha precisato lo Stato Maggiore.
Massive explosion on the Cambodian side of the Cambodia Thailand border from an F-16 airstrike from Thailand
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— WW3 Monitor (@WW3_Monitor) December 8, 2025
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Il portavoce della Royal Thai Air Force, il maresciallo dell’aria Jackkrit Thammavichai, ha comunicato in tarda mattinata di lunedì che i jet F-16 sono stati impiegati per «ridurre le capacità militari della Cambogia al livello minimo necessario per salvaguardare la sicurezza nazionale e proteggere i civili». Il portavoce del ministero della Difesa cambogiano, il tenente generale Maly Socheata, ha replicato domenica sera sostenendo che le truppe thailandesi hanno sferrato vari assalti contro le postazioni di Phnom Penh, utilizzando armi leggere, mortai e carri armati.
«Anche la parte thailandese ha accusato falsamente la Cambogia senza alcun fondamento, nonostante le forze cambogiane non abbiano reagito», ha dichiarato. Il dicastero ha altresì smentito le denunce thailandesi su un potenziamento delle truppe lungo il confine.
La contesa territoriale affonda le radici nell’epoca coloniale, quando la Francia – che dominò la Cambogia fino al 1953 – delimitò i confini tra i due paesi. Gli scontri di luglio provocarono decine di vittime e oltre 200.000 sfollati da ambo le parti.
Come riportato da Renovatio 21, la Thailandia aveva sospeso la «pace di Trump» quattro settimane fa.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Elon Musk chiede l’abolizione dell’UE «Quarto Reich»
;The tyrannical, unelected bureaucracy oppressing the people of Europe are in the second picture https://t.co/j6CFFbajJa
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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In precedenza, Musk aveva bollato l’UE come un «mostro burocratico», accusandone la dirigenza di «soffocare lentamente l’Europa fino alla morte». Il miliardario, che ha spesso denunciato l’iper-regolamentazione bruxellese, ha invocato lo smantellamento completo dell’Unione. «L’UE dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro cittadini», ha scritto. Anche l’ambasciatore statunitense presso l’UE Andrew Puzder ha condannato l’iniziativa europea, precisando che Washington «si oppone alla censura e contesterà le gravose normative che prendono di mira le aziende statunitensi all’estero». Ciononostante, l’UE difende la decisione: la vicepresidente esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen, ha puntualizzato che la responsabilità ricade unicamente sulla piattaforma di Musk e che «ingannare gli utenti con segni di spunta blu, oscurare informazioni sulle pubblicità ed escludere i ricercatori non è consentito online nell’UE». Come riportato da Renovatio 21 il tema delle euromulte contro Musk è risalente. Brusselle aveva valutato l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager. Come noto al lettore di Renovatio 21, Elone per qualche ragione è assai inviso all’oligarchia europea e a tanta politica continentale, come hanno dimostrato i discorsi del presidente italiano Sergio Mattarella, che pareva attaccare proprio Musk e le sue ambizioni sui social e nello spazio.Pretty much https://t.co/0hspV4roFj
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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