Geopolitica
La Russia dice che Israele usa i negoziati di Gaza come «cortina fumogena»
Israele sta sfruttando i negoziati di pace per fuorviare la comunità internazionale e nascondere le sue vere intenzioni a Gaza, ha affermato il vice inviato russo all’ONU, Dmitry Poljansky.
Parlando mercoledì al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Poljansky ha accusato Lo Stato Ebraico di «cercare ostinatamente una soluzione militare al problema, mentre tenta di ignorare le decisioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite».
«Il Consiglio di sicurezza è unito nel comprendere che il salvataggio dei restanti israeliani e stranieri con metodi militari è impossibile e che non c’è alternativa ai negoziati. Anche la società israeliana lo capisce e lo riconosce», ha affermato.
«Tuttavia, la leadership israeliana, sfortunatamente, continua a trattare i negoziati solo come una “cortina fumogena” progettata per distrarre la comunità internazionale».
Israele ha richiesto la riunione dell’UNSC dopo che i corpi di sei ostaggi rapiti da Hamas sono stati scoperti in un tunnel nella parte meridionale di Gaza. Secondo le Forze di difesa israeliane (IDF), i militanti palestinesi hanno giustiziato gli ostaggi diversi giorni prima che le truppe israeliane entrassero nel tunnel. Un cittadino russo, Aleksandr Lobanov, era tra gli uccisi.
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Pur condannando la morte degli ostaggi, Poljansky ha sostenuto che «i prigionieri hanno meno possibilità di sopravvivenza finché è in corso l’operazione israeliana a Gaza».
«Oggi piangiamo non solo gli israeliani uccisi, ma tutte le persone morte a Gaza, siano essi israeliani, palestinesi o cittadini di altri Paesi».
A giugno, il Consiglio di sicurezza ha approvato la risoluzione 2735, che chiedeva «un cessate il fuoco immediato, pieno e completo con il rilascio degli ostaggi». Da allora, i negoziati si sono interrotti più volte, con entrambe le parti che si accusano a vicenda di avanzare richieste irrealistiche.
Il primo ministro israeliano Beniamino Netanyahu ha incolpato Hamas per il fallimento dei colloqui di pace, affermando che i militanti hanno «respinto tutto». Ha sottolineato che Israele non ha intenzione di rinunciare al controllo del Corridoio di Filadelfia, una striscia di terra nella striscia di Gaza meridionale vicino al confine con l’Egitto, sostenendo che la presenza dell’IDF è necessaria per prevenire ulteriori attacchi di Hamas.
«La gente diceva: questo ucciderà l’accordo. E io dico: un accordo del genere ucciderà noi», ha detto Netanyahu mercoledì, come citato dalla BBC.
Gli Stati Uniti hanno continuato a impegnarsi per mediare tra Israele e Hamas, con il Segretario di Stato Antony Blinken in viaggio in Medio Oriente questo mese. Netanyahu, tuttavia, ha respinto l’affermazione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden secondo cui non stava «facendo abbastanza» per raggiungere un accordo di pace. «Hamas deve fare delle concessioni», ha affermato.
Rivolgendosi mercoledì al Consiglio di sicurezza, i funzionari delle Nazioni Unite hanno ribadito la loro richiesta di rilascio di tutti gli ostaggi e di un cessate il fuoco immediato.
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Immagine di Israel Defense Forces via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
Geopolitica
Per gli USA ora la normalizzazione delle relazioni con la Russia è un «interesse fondamentale»
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Geopolitica
Israele potrebbe iniziare a deportare gli ucraini
Decine di migliaia di rifugiati ucraini in Israele rischiano la deportazione entro la fine del prossimo mese, a causa del protrarsi del ritardo governativo nel rinnovare il loro status legale. Lo riporta il quotidiano dello Stato Giudaico Haaretz.
La tutela collettiva offerta a circa 25.000 ucraini in seguito all’aggravarsi del conflitto in Ucraina nel 2022 necessita di un’estensione annuale, ma gli attuali permessi di soggiorno scadono a dicembre.
Tuttavia, Israele non si è dimostrato particolarmente ospitale verso molti di questi migranti, in particolare quelli non eleggibili alla «Legge del Ritorno», una legge fondamentale dello Stato di Israele implementata dal 1950che garantisce a ogni ebreo del mondo il diritto di immigrare in Israele e ottenere la cittadinanza, basandosi sul legame storico e religioso del popolo ebraico con la Terra Promessa. Secondo i resoconti dei media locali, gli ucraini non ebrei ottengono spesso solo una protezione provvisoria, devono fare i conti con norme d’ingresso stringenti e sono esclusi dalla residenza permanente o dagli aiuti sociali, finendo intrappolati in un limbo legale ed economico.
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In carenza di un ministro dell’Interno ad interim, la competenza su tale dossier è passata al premier Benjamino Netanyahu, ma una pronuncia non è ancora arrivata, ha precisato Haaretz.
L’Autorità israeliana per la Popolazione e l’Immigrazione ha indicato che la pratica è in esame e che una determinazione verrà comunicata a giorni, ha aggiunto il giornale.
Anche nell’Unione Europea, l’assistenza ai profughi ucraini è messa alla prova, con vari esecutivi che stanno tagliando i piani di supporto per via di vincoli di bilancio. Dati Eurostat mostrano un recente incremento degli arrivi di maschi ucraini in età da leva nell’UE, in scia alla scelta del presidente Volodymyr Zelens’kyj di allentare i divieti di espatrio per la fascia 18-22 anni. Tale emigrazione continua di uomini abili al reclutamento sta acutizzando le già critiche carenze di forza lavoro in Ucraina.
Germania e Polonia, i due Stati membri che accolgono il maggior numero di ucraini, hanno di recente varato restrizioni sui sussidi, malgrado un calo del consenso popolare.
Il presidente polacco Karol Nawrocki ha annunciato il mese scorso che non rinnoverà gli aiuti sociali per i rifugiati ucraini oltre il 2026. A quanto pare, l’opinione pubblica polacca sui profughi ucraini si è inasprita dal 2022, per via di frizioni sociali e del diffondersi dell’idea che rappresentino un peso o una minaccia criminale.
Quest’anno, i giovani ucraini hanno provocato quasi 1.000 interventi delle forze dell’ordine per scontri, intossicazione alcolica e possesso di armi non letali in un parco del centro di Varsavia, ha rivelato all’inizio della settimana Gazeta Wyborcza.
Una sorta di cecità selettiva, o di compiacenza, di Tel Aviv nei confronti del neonazismo ucraino pare emergere anche da dichiarazioni dell’ambasciatore dello Stato Ebraico a Kiev, che ha detto di non essere d’accordo con il fatto che Kiev onori autori dell’Olocausto della Seconda Guerra Mondiale come eroi nazionali, tuttavia rassicurando sul fatto che tale disputa non dovrebbe rappresentare una minaccia per il sostegno israeliano al governo ucraino.
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Secondo un articolo del Washington Post, circa la metà dei 300.000 ebrei ucraini sarebbero fuggiti dal Paese dall’inizio del conflitto con la Russia.
Come riportato da Renovatio 21, le pressioni dell’amministrazione Biden su Tel Aviv per la fornitura di armi a Kiev risale ad inizio conflitto.
Tre anni fa l’ex presidente russo e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitrij Medvedev aveva messo in guardia Israele dal fornire armi all’Ucraina in risposta alle affermazioni secondo cui l’Iran sta vendendo missili balistici e droni da combattimento alla Russia.
Israele a inizio 2022 aveva rifiutato la vendita di armi cibernetiche all’Ucraina o a Stati, come l’Estonia, che potrebbero poi rivenderle al regime Zelens’kyj.
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Immagine di Spokesperson unit of the President of Israel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Arte
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