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La conversione di Milei al giudaismo e l’oligarcato argentino. Spunta, sullo sfondo, anche Soros…

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Il nuovo presidente eletto dell’Argentina Javier Milei – da sempre riconosciuto come un acceso sostenitore di Israele – ha annunciato la sua intenzione di convertirsi al giudaismo, sebbene abbia anche riconosciuto che qualsiasi mossa in tal senso dovrebbe probabilmente attendere fino alla fine della sua carriera politica.

 

Milei, 53enne sedicente «anarco-capitalista» e guida il partito La Libertad Avanza (LLA), in campagna elettorale aveva chiarito che considererà gli Stati Uniti, e in particolare Israele, come alleati chiave nella costruzione della sua politica estera.

 

«Ciò che ammiro di più di Israele è la sua cultura, la sua gente», ha detto Milei al Times of Israel in un’intervista pubblicata domenica mattina presto. Ha aggiunto, riguardo alla guerra in corso tra Israele e il gruppo palestinese Hamas, di aver «espresso con enfasi» solidarietà per il «legittimo diritto alla difesa» dello Stato Ebraico.

 

Inoltre, Milei, che in gioventù ha frequentato una scuola cattolica, ha parlato del suo duraturo interesse per la fede ebraica, ma ha detto che qualsiasi decisione di convertirsi al giudaismo dovrà attendere fino a quando le sue ambizioni politiche non saranno state completate.

 

«È molto difficile perché non sarei in grado di soddisfare tutti i precetti a causa delle richieste che avrei come presidente», ha detto Milei. «Sai, se sei un convertito, devi rispettare tutti i precetti religiosi ebraici».

 

«Se sono presidente ed è Shabbat, cosa faccio? Mi disconnetterò dal paese dal venerdì al sabato? Ci sono alcune questioni che renderebbero [la religione] incompatibile. Il rabbino che mi aiuta a studiare dice che dovrei leggere la Torah dal punto di vista dell’analisi economica», aveva detto mesi fa in un’intervista con il quotidiano spagnuolo El Pais.

 

«Il fatto è che forse pianificherei di convertirmi una volta terminata la mia carriera politica» ha fatto sapere.

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La personalità a volte sfacciata ed eccentrica di Milei ha suscitato paragoni internazionali con l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, così come con l’ex leader brasiliano Jair Bolsonaro. E, come Trump, Milei ha espresso il desiderio di spostare l’ambasciata argentina in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Trump ha annunciato la decisione nel 2017 con una mossa che ha cambiato decenni di politica estera americana sulla questione, anche se alcuni paesi musulmani hanno affermato che sostanzialmente avrebbe annullato lo status degli Stati Uniti come mediatore nei colloqui di pace regionali.

 

«Sì, certo», ha detto Milei quando il Times of Israel gli ha chiesto dei suoi progetti per l’ambasciata. «Non mi interessa se sarò criticato dai leader mondiali. Credo davvero che sia la cosa giusta da fare».

 

Un articolo dell’Economist dello scorso maggio, parlando sempre della sua possibile conversione dal cattolicesimo al giudaismo, scriveva che Milei dice «che le due persone a lui più vicine sono sua sorella, ora responsabile della sua campagna, e un rabbino».

 

Tale rabbino sarebbe Shimon Axel Wahnish, rabbino capo della comunità ebraica marocchina dell’Argentina (ACILBA), «un moderno dottore ortodosso in psicologia dell’educazione, Wahnish è stato direttore e professore presso un centro studi ebraico per giovani studenti universitari presso i Sucath David Programs» scrive Tablet Magazine, che riporta come dopo il loro incontro nel 2021, Milei abbia cominciato lo studio della Torah proprio sotto la guida di rabbi Wahnish.

 

Secondo il sito ebraico Anash, i rapporti di Milei con il rabbinato andrebbero oltre la guida spirituale del rabbino Wahnish.

 

«L’economista ed ex esperto televisivo e radiofonico ha stretti legami con il capo argentino Shliach Rabbi Tzvi Grunblatt» scrive il sito. «Secondo quanto riportato dalla stampa argentina, il rabbino Grunblatt ha contribuito a creare legami tra Milei e importanti uomini d’affari come Eduardo Elsztain». Elzstain, argentino di origine ebraica (il nonno fuggì dalla Russia sconvolta dalla rivoluzione del 1917) è considerato a capo del più grande impero economico del Paese, che spazia dagli immobili all’agricoltura, da settore minerario a quello bancario.

 

La società dell’Elzstain chiamata Inversiones y Representaciones S.A. (IRSA), la più grande società immobiliare argentina, è quotata alla Borsa di New York. CRESUD, azienda leader nel settore agroalimentare che opera in Argentina, Bolivia, Paraguay e Uruguay di cui Elzstain è presidente, è pure quotata al NASDAQ. L’uomo d’affari ebreo-argentino è presidente inoltre di BrasilAgro (Companhia Brasileira de Propriedades Agrícolas), anch’essa quotata alla Borsa di Wall Street. Il partenariato pubblico-privato Banco Hipotecario, la principale banca ipotecaria argentina, vede Elsztain come il maggiore azionista privato.

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Devoto alla religione giudaica, si dice che il ricco Elzstain abbia costruito una sinagoga appena fuori da casa sua. Sua sorella vive in Israele. Il businessman sarebbe affiliato al movimento ebraico Chabad Lubavitch, corrente dello chassidismo nata nel XVIII secolo e ora avente come base principale Nuova York, in particolare nel quartiere di Crown Heights, a Brooklyn.

 

Elsztain ha vissuto a New York nel 1989-90. Durante quel periodo, nel 1990, «si presentò a un incontro con il leggendario investitore George Soros», secondo il quotidiano israeliano Haaretz. Un articolo del quotidiano La Nacion afferma che Elsztain incontrò Soros «attraverso contatti… nella comunità ebraica di Buenos Aires».

 

In ogni caso, Soros «fu convinto a lasciare che l’ambizioso giovane gestisse 10 milioni di dollari per lui», cosa che Elsztain fece «con grande successo», riporta l’enciclopedia online.

 

Parlando al Jerusalem Post nel 2013, lo stesso Elsztain ha descritto «il momento… che ha cambiato la sua carriera»: «in qualche modo sono riuscito a ottenere un incontro con George Soros, un uomo molto ricco. Abbiamo parlato per circa un’ora, e poi mi ha chiesto quanti soldi pensavo di poter gestire. Gli ho detto che potevo gestire 10 milioni di dollari, e lui ha detto “Okay, nessun problema!”». Soros ha detto al giornale israeliano che Elsztain, nonostante la sua giovinezza e inesperienza, «sapeva quando vendere e quando comprare». Questo incontro accelerò il rapido «salto di Elsztain dal totale anonimato all’élite imprenditoriale argentina».

 

Soros è diventato uno dei principali investitori nell’IRSA. La partnership con Soros divenne redditizia per entrambe le parti, poiché l’economia argentina si riprese durante gli anni ’90 dalla grave stagflazione del decennio precedente. Nel giro di quattro anni Elsztain aveva raccolto 110 milioni di dollari e acquisito «edifici per uffici e centri commerciali in Argentina, compreso il centro commerciale Alto Palermo».

 

L’incontro di Elsztain con Soros è stato descritto come il punto di svolta nella sua carriera. È stato chiamato «il ragazzo d’oro di Soros». Nel 1992-94, Soros aiutò Elsztain a ottenere il controllo di Cresud, uno dei principali proprietari terrieri di terreni agricoli di prima qualità nella pampa, e fu suo socio nell’azienda per molti anni.

 

L’IRSA è entrata nei mercati azionari internazionali con il sostegno di Soros nel 1994. Le perdite derivanti dalla crisi economica iniziata nel 1998 hanno portato la gestione del fondo Soros a cedere la maggior parte dei suoi interessi IRSA entro la fine del 1999. In totale, Elsztain ha lavorato per oltre un decennio con Soros.

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Oltre a Soros, Elsztain ha anche lavorato a stretto contatto con il magnate immobiliare statunitense Sam Zell (vero nome Shmuel Zielonka), miliardario americano attivo in molte cause filantropiche per l’ebraismo in America e in Israele.

 

Elszstain avrebbe contatto anche con il manager di hedge fund Michael Steinhardt, miliardario pure lui attivo assai nelle cause ebraiche, con donazioni per più di un centinaio di milioni, ad esempio con viaggi gratuiti di 10 giorni offerti ad ebrei di età tra i 18 e i 26 anni. Steinhardt fa parte del «Mega Group», un club vagamente organizzato di 20 tra gli uomini d’affari ebrei più ricchi e influenti, formato da Leslie Wexner, il padrone del marchio di lingerie Victoria’s Secret considerato mentore (e forse vittima?) di Jeffrey Epstein, cui cedette la lussuosissima magione di Nuova York.

 

Un altro contatto riconosciuto dell’Elsztain è il magnate di Hollywood Edgar Bronfman junior, ex CEO della Warner e di Seagram, il colosso del whisky costruito dal padre, Edgar Bronfman senior, che come presidente del World Jewish Congress (di cui Elsztain nel 2005 sarebbe divenuto tesoriere), aveva avviato un’attività diplomatica con l’Unione Sovietica per portare alla legittimazione della lingua ebraica nell’URSS e ha contribuito a far sì che gli ebrei sovietici potessero legalmente praticare la propria religione, come così come emigrare in Israele. En passant, ricordiamo che le due sorelle di Bronfman jr. sono state oggetto delle cronache recenti perché coinvolte a vario titolo nello scandalo della setta psico-sessuale NXIUM, della quale tuttavia il defunto padre sembrava diffidare molto.

 

Secondo quanto riportato, Elsztain partecipa annualmente al World Economic Forum di Davos, e avrebbe partecipato anche ai Business Summit dei G20. Nel 2008 ha incontrato Hugo Chavez – un uomo che per il forsennato antisocialista Milei dovrebbe rappresentare il male… – per discutere dell’antisemitismo, lodando la volontà di ascolto che il caudillo di Caracas aveva per la causa della comunità ebraica.

 

Secondo la stampa argentina, Elsztain sarebbe divenuto un visitatore regolare della Casa Rosada, ossia il palazzo presidenziale, quando al potere vi era Christina Kirchner, divenendone, secondo articoli apparsi all’epoca «un alleato strategico». È riportato che nell’agosto 2012, Elsztain ha iniziato a costruire un grande centro commerciale, Distrito Arcos, nel quartiere Palermo di Buenos Aires, senza chiedere l’autorizzazione al Parlamento della città né passare attraverso nessuno dei passaggi legali necessari per i progetti di costruzione. L’apertura è stata sospesa per ordine del tribunale per un anno e alla fine ha avuto luogo nel novembre 2014.

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Quando il governo argentino introdusse la Risoluzione 125, Cresud SA catturò 288 milioni di dollari sul mercato per finalizzare un’espansione di capitale. «L’amministrazione Kirchner», scriveva il quotidiano israeliano Haaretz nel 2013, «ha recentemente avviato una riforma nel settore edile, con l’obiettivo di incoraggiare la costruzione di appartamenti residenziali. Tra le altre cose, la riforma prevede la sospensione del finanziamento dei mutui per i cittadini. Il fatto che questa mossa beneficio che la banca controllata da Elsztain non è sfuggito all’attenzione dei media».

 

Elsztain era attaccato anche dagli oppositori dei Kirchner a causa delle agevolazioni fiscali concesse dal governo alla sua società mineraria, Austral Gold.

 

Secondo il sito ispanofono La Politica online, il rabbino Tzvi Grunblatt (anche lui della corrente dell’ebraismo Lubavitch) ha accompagnato il presidente eletto «durante il Forum Economico Latam dove il libertario è stato il relatore principale. La Fondazione Chabab era co-organizzatrice dell’evento insieme a Dario Epstein, consigliere di Milei».

 

Rabbi Grunblatt avrebbe introdotto Milei, oltre che a Elsztain, anche a Daniel Sielecki, 64 anni, impresario farmaceutico che da dopo il COVID vive in Uruguay. L’ uomo d’affari ebreo l’anno passato aveva fatto parlare di sé per essersi offerto di acquistare un’aquila da 360 chili con lo stemma della svastica da un’ex nave nazista che si trova in un magazzino dell’Uruguay e di farla esplodere in «mille pezzi», riporta il quotidiano La Nacion.

 

Nonostante le poche dichiarazioni ai media, il Sielecki durante la pandemia è espresso con forza a favore dei vaccini contro il coronavirus. «Il costo di alcuni farmaci è quasi pari a quello di una pizza. Succede che quando compri un medicinale pensi che sia caro perché sei malato. Guardate cosa sta succedendo con la pandemia, se non ci fossero investimenti nella ricerca non ci sarebbero i vaccini», ha detto l’imprenditore farmaceutico in una conversazione apparsa sulla rivista Galería.

 

«Vi lamenterete del costo del vaccino? Dovremmo festeggiare, invece di andare a messa la domenica dovremmo andare al San Pfizer o al San Sinovac per ringraziare per i vaccini», ha detto il Sielecki.

 

La sorella di Sielecki, Anabel, è stata sposata con Hector Timerman, giornalista e diplomatico di origine ebraico-lituana che fu ministro degli affari esteri sotto la Kirchner.

 

Bisogna considerare che l’establishment di governo contro cui si è scagliato veementemente il Milei includeva proprio Cristina Kirchner, accusata di aver ostacolato le indagini sull’attentato al centro ebraico AMIA del 1994 – un caso che continua a produrre enigmi e misteri, dall’attentato contro la Kirchner fallito clamorosamente da un giovane brasiliano che voleva spararle a bruciapelo (sul braccio, il tatuaggio del Sonnenrad, il sole nero nazista, visto tante volte in Ucraina di recente) all’assassinio, oramai dieci anni fa, del giudice Alberto Nisman che stava investigando sulla strage, trovato morto il 19 gennaio 2015 nel suo appartamento accanto ad una pistola calibro 22. Secondo il magistrato che indagò sulla morte del collega, si sarebbe trattato di un omicidio.

 

«L’ex presidente è stata accusata all’inizio dell’anno di tradimento proprio grazie alle prove raccolte di Nisman sul suo ruolo per coprire gli agenti iraniani. Il tutto per normalizzare i rapporti con la Repubblica Islamica ed ottenere petrolio e prezzo di favore, riferisce il giornale israeliano Haaretz», scriveva un articolo de La Repubblica uscito subito dopo l’attentato fallito contro la vedova Kirchner.

 

Insomma, non si tratta di intrecci in cui è facile districarsi, ma vi sono alcune costanti.

 

Buenos Aires, va pure ricordato, è la quarta città al mondo per numero di cittadini di religione ebraica.

 

Si tratta, per coincidenza, anche della città che ha dato a Roma il suo ultimo papa.

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Biden ha insabbiato un rapporto sullo scandalo di corruzione in Ucraina della sua famiglia

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Joe Biden, mentre era vicepresidente degli Stati Uniti nel 2015, avrebbe chiesto alla CIA di occultare un rapporto sulle presunte attività commerciali corrotte della sua famiglia in Ucraina. Lo rivelano documenti desecretati.   Martedì, il direttore della CIA John Ratcliffe ha reso pubblici i documenti, in gran parte censurati. Uno dei documenti, un’e-mail governativa datata 10 febbraio 2016 e inviata all’agenzia, recitava: «Buongiorno, ho appena parlato con il Vicepresidente/Consigliere per la Sicurezza Nazionale e lui preferirebbe fortemente che il rapporto non venisse diffuso. Grazie per la comprensione».   Il nome del mittente è stato oscurato, indicando solo il titolo «PDB Briefer». Il Presidential Daily Brief è un documento top secret destinato alla distribuzione giornaliera al presidente degli Stati Uniti e a un ristretto gruppo di alti funzionari autorizzati.

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Il rapporto in questione riferiva che i funzionari ucraini dell’amministrazione dell’allora presidente Petro Poroshenko «hanno espresso sconcerto e delusione» durante la visita di Biden nel dicembre 2015.   «Questi funzionari hanno ritenuto che i presunti legami della famiglia del vicepresidente degli Stati Uniti con la corruzione in Ucraina fossero la prova di un doppio standard all’interno del governo degli Stati Uniti in materia di corruzione e potere politico».   Hunter Biden, figlio di Joe Biden e condannato per reati gravi, occupava una posizione ben remunerata nel consiglio di amministrazione di Burisma Holdings, un conglomerato energetico ucraino, durante il mandato da vicepresidente del padre.   Joe Biden ha ammesso pubblicamente di aver esercitato pressioni su Kiev per licenziare un procuratore generale che indagava su Burisma nel 2016. Tuttavia, ha negato di aver mai accettato tangenti o di essere stato a conoscenza degli affari esteri del figlio.   Nel dicembre dello scorso anno, Biden ha firmato un ampio atto di grazia per suo figlio, contraddicendo le precedenti promesse di non farlo. L’atto di grazia protegge Hunter da procedimenti penali per crimini commessi tra il 2014 e il 2024.   La diffusa corruzione in Ucraina ha sollevato preoccupazioni tra i funzionari statunitensi riguardo al possibile uso improprio degli aiuti. Recenti sondaggi indicano che la maggior parte degli ucraini ritiene che il problema stia peggiorando.   Come riportato da Renovatio 21, la famiglia Biden era stata accusata al Congresso USA di aver preso mazzette dalla Russia. La Commissione di supervisione della Camera afferma di aver identificato 20 milioni di dollari in pagamenti da fonti estere alla società di Hunter Biden, che descrivono come una copertura per vendere l’accesso al «network Biden» mentre suo padre era vicepresidente di Barack Obama dal 2009 al 2017.

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In particolare danari sarebbero arrivati dall’oligarca russa Yelena Baturina, vedova del controverso sindaco di Mosca Yurij Luzhkov, a Rosemont Seneca Thornton, una società di comodo gestita da Hunter Biden e dal suo socio in affari Devon Archer. Dei 3,5 milioni di dollari trasferiti dalla Baturina, 1 milione di dollari è stato trasferito direttamente ad Archer, mentre il resto è stato utilizzato per avviare Rosemont Seneca Bohai, un nuovo account utilizzato per ricevere più finanziamenti dall’estero, ha affermato la Commissione camerale.   Accuse per il giro di corruzione dei Biden in Ucraina sono arrivate da Igor Shokin, il procuratore di Stato che a Kiev investigava, tra le altre cose, sul colosso gasiero Burisma, che aveva assunto nel board l’inesperto Hunter Biden. Il vicepresidente Joe Biden si è vantato in pubblico di averlo fatto licenziare durante un suo breve viaggio diplomatico, in cui praticò estorsione nei confronti di presidente e premier ucraini.  

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Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate Viktor Medvedchuk, un politico ucraino e del partito Piattaforma di Opposizione – Per la Vita, ora in esilio in Russia dopo essere stato arrestato dal regime Zelens’kyj e scambiato con Mosca, ha accusato Kiev di essere la «mangiatoia» per la corruzione del clan Biden.   Renovatio 21 aveva segnalato una pista kazaka ancora a inizio 2022 quando il Kazakistan fu oggetto di disordini, e riaffiorò una foto dei Biden con oligarchi di Astana, ripubblicata da organizzazioni locali anti-corruzione che chiedono la restituzione dei miliardi dei corrotti, politica poi abbracciata dall’attuale presidente Tokaev.   Un’altra parte consistente della corruzione del clan Biden riguarderebbe la Cina, con affari che comprendono anche investimenti in centrali atomiche, con legami con personaggi legati all’Intelligence della Repubblica Popolare così come, si è ipotizzato, il network interno di Xi Jinpingo.   Sull’origine del capitale del fondo internazionale di Hunter Biden fece un’ammissione un professore pechinese ad una conferenza pubblica appena dopo le elezioni 2020.

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Bill Gates critica la Svezia per l’aumento della spesa militare

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Il miliardario statunitense Bill Gates ha espresso critiche nei confronti della Svezia per l’aumento dei finanziamenti destinati all’esercito, a scapito del supporto ai programmi di aiuti internazionali.

 

In un’intervista pubblicata mercoledì dal quotidiano svedese Dagens Industri, l Gates, noto per il suo impegno in iniziative «filantrocapitaliste» globali, ha lamentato che il bilancio svedese di quest’anno non preveda fondi per il Fondo globale, un’organizzazione dedicata alla lotta contro AIDS, tubercolosi e malaria a livello mondiale.

 

Commentando l’incremento della spesa militare di Stoccolma, Gates ha dichiarato che la questione «meriterebbe un dibattito più approfondito». «È davvero ciò che i cittadini desiderano e di cui c’è effettivamente bisogno?» ha chiesto l’ultramiliardario.

 

Il ministro del Commercio estero Benjamin Dousa ha replicato alle critiche di Gates, difendendo il cambio di priorità del Paese. «Se non vogliamo che i nostri figli parlino russo in futuro, dobbiamo avere una difesa molto solida», ha dichiarato all’agenzia di stampa TT.

 

A seguito dell’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022, la Svezia ha abbandonato la sua storica neutralità, richiedendo e ottenendo l’adesione alla NATO due anni dopo.

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A luglio, l’emittente pubblica SVT ha riportato che il governo svedese intende innalzare l’età massima di coscrizione per gli ex ufficiali militari da 47 a 70 anni, come parte di un piano per raddoppiare il personale militare a 115.000 unità entro il 2030.

 

All’inizio dell’anno, il parlamento svedese ha approvato una legge che stanzia ulteriori 300 miliardi di corone (circa 26,8 miliardi di euro) per le forze armate, oltre agli aumenti annuali del bilancio.

 

Durante un vertice all’Aia a giugno, i membri della NATO si sono impegnati ad aumentare la spesa per la difesa dal precedente 2% al 5% del PIL entro il 2035.

 

Anche l’Unione Europea, di cui la Svezia fa parte, ha approvato quest’anno diversi programmi per incrementare la spesa militare, tra cui l’iniziativa ReArm Europe da 800 miliardi di euro.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Gates ha avuto in Isvezia investimenti particolari, come quello degli esperimenti di «geoingegneria solare», ovvero di oscuramento artificiale del sole con l’irrorazione nel cielo di sostanze chimiche. L’esperimento fu in seguito annullato a causa della protesta della popolazione autoctone lapponi.

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Puff Daddy chiede pietà, ma il giudice lo condanna alla galera

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Sean «Diddy» Combs ha espresso rammarico per le sue azioni passate e ha chiesto clemenza in una lettera indirizzata a un giudice di Nuova York, poco prima della sua condanna, che i pubblici ministeri ritengono debba superare i dieci anni di carcere.   Il magnate della musica, 55 anni, rischia fino a 20 anni di reclusione dopo essere stato riconosciuto colpevole di due capi d’imputazione per trasporto a fini di prostituzione. I procuratori hanno chiesto al giudice Arun Subramanian di infliggere almeno 11 anni e tre mesi, sottolineando che i reati «gravi» di Combs sono paragonabili a casi in cui sono state comminate condanne superiori a un decennio.   In una lettera pubblica di quattro pagine, Combs ha sostenuto che il periodo trascorso in custodia cautelare da settembre 2024 lo ha profondamente cambiato.

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«Oggi vi chiedo umilmente un’altra possibilità: un’altra possibilità di essere un padre migliore, un figlio migliore, un leader migliore nella mia comunità e di vivere una vita migliore», ha scritto.   Il rapperro ha riconosciuto di aver commesso «molti errori» e si è scusato con la sua ex fidanzata, Cassie, la cui testimonianza ha contribuito a una delle condanne.   «Le immagini di me che aggredisco Cassie mi perseguitano ogni giorno», ha dichiarato. «Ho perso la testa. Ho sbagliato gravemente a mettere le mani sulla donna che amavo. Mi dispiace profondamente e me ne pentirò per sempre».   Combs ha affermato di essere sobrio per la prima volta in 25 anni, descrivendo gli ultimi due anni come «i più difficili della mia vita».

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La richiesta di pietà non ha sortito effetto: il giudice di Nuova York ha condannato Sean «Diddy» Combs a 50 mesi, più di quattro anni di carcere, per «gravi reati di natura sessuale che hanno causato danni irreparabili a due donne». Il giudice Arun Subramanian ha dichiarato che una pena «significativa» è indispensabile «per inviare un messaggio chiaro sia agli autori di abusi sia alle vittime».   Combs è stato giudicato colpevole di «trasporto a fini di prostituzione», ovvero di aver accompagnato persone per attività sessuali illecite. L’accusa aveva richiesto una pena di undici anni, mentre la difesa aveva proposto un massimo di quattordici mesi.   L’ex icona dell’hip-hoppo, che ad agosto aveva chiesto la grazia presidenziale a Donald Trump, all’ultimo minuto ha ammesso le sue colpe in aula, definendo il proprio comportamento «disgustoso».   Come riportato da Renovatio 21, Puff Daddy era stato accusato di racket e traffico sessuale con un contorno di racconti imbarazzanti che parlano di forniture di centinaia di bottigliette di olio per bambini. Due mesi fa era emerso che l’uomo stava affrontando 120 nuove accuse di molestie sessuali, compresa quella di 10 mesi fa che parlava di una 13enne molestate assieme al celeberrimo produttore Jay-Z, marito dell’ancor più nota (e per taluni controversa) cantante nera Beyoncé Knowles, considerata vicina al Partito Democratico USA.   Secondo voci pubblicate sulla stampa americana, il Diddy sarebbe stato una sorta di Jeffrey Epstein in versione hip hop che avrebbe segreti, oltre che su tante stelle di Hollywood, anche su «politici» e «principi».  

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