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Nucleare

La chiesa di Nagasaki riceve la sua seconda campana

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Il 9 agosto 1945, la seconda bomba atomica della storia fu sganciata su Nagasaki. La prima aveva completamente devastato la città di Hiroshima tre giorni prima. La bomba colpì il quartiere di Urakami, un quartiere cattolico dove si trovava la cattedrale della diocesi: l’edificio fu quasi completamente distrutto. Una delle due campane fu risparmiata, ma l’altra fu polverizzata.

 

Il dottor Paul Nagai, un medico giapponese convertito al cattolicesimo, si trovava all’università in quel momento e fu risparmiato. Sua moglie, che si trovava nella casa di famiglia, a breve distanza dall’epicentro dell’esplosione, fu ridotta in cenere. Il dottor Nagai raccontò questa giornata e quelle successive in un bellissimo libro, Le campane di Nagasaki , di cui forniamo un estratto alla fine dell’articolo.

 

Ottant’anni fa, la bomba atomica, soprannominata Fat Man dagli americani, devastò la città di Nagasaki, uccidendo 74.000 persone e distruggendo l’antica cattedrale di Urakami. Nell’esplosione, una delle due campane andò distrutta. La chiesa fu ricostruita nel 1959, ma la torre sinistra della cattedrale rimane ancora oggi vuota.

 

Ottant’anni dopo, per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, la seconda campana della Cattedrale di Urakami suonerà di nuovo, esattamente all’ora dell’esplosione che devastò la città. Questa campana è il risultato di una collaborazione tra Giappone e Stati Uniti. La nuova campana suonerà per la prima volta alle 11:02 di sabato 9 agosto.

 

Il 17 luglio, l’arcivescovo Peter Michiaki Nakamura di Nagasaki ha benedetto la nuova campana della cattedrale. La chiamò «la campana della speranza di Santa Kateri».

 

Fu su iniziativa del professor James Nolan del Williams College negli Stati Uniti e grazie al contributo di oltre 600 cittadini americani che la campana fu ricostruita. Per rendere possibile la fusione di questa nuova campana furono raccolti 125.000 dollari.

Immagine di Marine-Blue via Wikimedia CC BY-SA 4.0

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Il 9 agosto 1945, «alle 11:02, nel nostro distretto di Urakami»

 

Il 23 novembre 1945, si tenne un funerale per le vittime del bombardamento sul luogo della distrutta Cattedrale di Notre-Dame. Furono lette le testimonianze dei membri del clero e il vescovo di Nagasaki chiese a Paul Nagai di testimoniare a nome dei laici. Le sue parole toccarono profondamente il popolo giapponese e il mondo. Ecco alcuni estratti:

 

«In un istante, 8.000 anime cattoliche furono mandate al tribunale del loro Creatore, e un incendio devastante ridusse in cenere questa città cristiana in poche ore. Quello stesso giorno, a mezzanotte, la cattedrale prese fuoco e fu distrutta».

 

«Il 15 agosto fu promulgato l’editto imperiale che pose fine ai combattimenti e la pace cominciò a risplendere nuovamente sul mondo. Quel giorno la Chiesa celebrò l’Assunzione della Vergine Maria, alla quale era dedicata la nostra cattedrale. Possono tutte queste coincidenze essere fortuite? Non possiamo piuttosto vedervi la delicata opera della volontà di Dio?»

 

«Nagasaki, fino ad allora un ‘obiettivo di riserva’, fu infine scelta [dagli americani]. Ho appreso che, quando la bomba fu sganciata, il vento la spinse a nord delle fabbriche di munizioni che erano l’obiettivo, per esplodere sopra la cattedrale. Pertanto, il distretto di Urakami non fu mai preso di mira dai piloti americani. Ma fu la Provvidenza di Dio a dirigere il dispositivo».

 

«Non c’è forse un misterioso legame tra la cessazione della guerra e la distruzione di Urakami? Urakami, l’unico settore cattolico e santificato di tutto il Giappone, non è stata forse scelta come vittima degna, da sacrificare e bruciare sull’altare dell’espiazione, per i crimini commessi dall’umanità in questa guerra mondiale?»

 

«Per la nostra umanità, erede del peccato di Adamo e del sangue di Caino, per la nostra umanità che si è rivolta agli idoli dimenticando la sua filiazione divina, per questa umanità che ignora la Carità e la odia, ferendo se stessa… perché tutti questi orrori, questi odi finissero e perché rifiorissero le benedizioni della pace, per questa grande redenzione, non bastava il pentimento, occorreva un sacrificio adeguato per ottenere il perdono di Dio».

 

«La nostra chiesa di Urakami ha mantenuto intatta la sua fede per 400 anni in un Giappone che la metteva al bando. Ha sopportato molte lunghe persecuzioni. E durante tutta questa guerra non ha mai smesso di pregare per il ritorno della pace. Non era forse degna di essere scelta come olocausto sull’altare di Dio, affinché decine di milioni di persone non perissero più vittime delle devastazioni della guerra?»

 

Beati coloro che piangono, perché saranno consolati. Dobbiamo percorrere fedelmente e fino in fondo il nostro cammino doloroso. Mentre lo percorriamo, affamati, assetati, disprezzati, flagellati e sudati, saremo sicuramente aiutati da Colui che ha portato la sua Croce fino alla cima del Calvario: Gesù Cristo.

 

«Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, benedetto sia il Nome del Signore. Ringraziamolo perché Urakami è stata scelta per il sacrificio. Rendiamogli grazie perché, attraverso questo sacrificio, la pace è stata ripristinata nel mondo e la libertà di credere in Giappone».

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Nucleare

Il Cremlino: la Russia non infrangerà il divieto sui test nucleari a meno che non lo facciano gli Stati Uniti

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La Russia non intende violare i propri obblighi derivanti dagli accordi internazionali che proibiscono i test nucleari, ma riprenderà tali prove se altri Paesi lo faranno, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.   Peskov ha replicato alla polemica innescata dall’ordine impartito la settimana scorsa dal presidente USA Donald Trump, che ha disposto al Pentagono di prepararsi a riprendere i test nucleari. Trump ha accusato Russia e Cina di condurre test nucleari «segreti», accuse respinte da entrambi i Paesi.   Il presidente Vladimiro Putin ha poi riaffermato l’impegno della Russia al Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari, riconosciuto a livello internazionale, ma ha avvertito che, in caso di ripresa dei test da parte degli Stati Uniti o di altri Paesi, Mosca adotterà «misure di ritorsione appropriate». Alcuni media occidentali hanno interpretato erroneamente le sue parole come un ordine di prepararsi ai test.   «Putin ha ripetutamente affermato che la Russia è vincolata ai suoi obblighi di divieto dei test nucleari e non abbiamo alcuna intenzione di violarli», ha dichiarato Peskov in un’intervista al giornalista Paolo Zarubin trasmessa domenica, aggiungendo che Putin ha incaricato i funzionari di valutare la necessità di test nucleari, anziché ordinarne la ripresa, avvertendo che la Russia agirebbe di conseguenza se gli USA o altri Paesi riprendessero le prove.

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«Se un altro Paese fa lo stesso, saremo obbligati a farlo anche noi per mantenere la parità», ha affermato, definendo l’equilibrio nucleare «una delle componenti più importanti dell’architettura di sicurezza globale».   Peskov ha respinto le preoccupazioni occidentali sui recenti test russi del missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik e del drone sottomarino Poseidon, precedenti all’annuncio di Trump, sostenendo che nessuno dei due ha comportato esplosioni nucleari, accusando gli «esperti» occidentali di conclusioni «superficiali e scorrette» che confondono i test nucleari con le sperimentazioni di sistemi a propulsione nucleare, aggiungendo che Mosca attende chiarimenti da Washington sulle dichiarazioni di Trump, definendo la questione «troppo seria» per essere ignorata.   Il vicepresidente USA J.D. Vance aveva precedentemente descritto la spinta di Trump per i test nucleari come un modo per garantire che l’arsenale del Paese «funzioni ancora correttamente».   All’inizio della settimana, l’aeronautica militare statunitense ha testato un missile balistico intercontinentale Minuteman III disarmato, in grado di trasportare una testata nucleare con potenza stimata superiore a 300 kilotoni di TNT, circa 20 volte più potente della bomba sganciata su Hiroshima nel 1945.

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Intelligence

I servizi russi: l’Occidente pianifica un grande sabotaggio alla centrale nucleare di Zaporiggia

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L’Occidente sta inducendo Kiev a compiere un grave atto di sabotaggio alla centrale nucleare di Zaporiggia, che causerebbe vittime tra i cittadini ucraini e dell’UE, ha dichiarato il Servizio di Intelligence estero russo (SVR), precisando che Mosca verrebbe indicata come responsabile dell’incidente.

 

Una delle opzioni prospettate dai sostenitori stranieri di Kiev come «la più efficace» consiste nel realizzare un «grave atto di sabotaggio» che provochi numerose vittime civili, ha reso noto l’SVR.

 

Si starebbe valutando la possibilità di orchestrare un incidente alla centrale nucleare di Zaporiggia, il più grande impianto d’Europa, che porterebbe alla fusione del nocciolo del reattore. L’SVR ha affermato che la ONG britannica Chatham House ha già stimato le conseguenze di un tale evento, concludendo che i residenti dei territori controllati da Kiev e dei Paesi UE confinanti con il confine occidentale ucraino rientrerebbero nell’area di dispersione delle particelle radioattive.

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Secondo l’SVR, il think tank britannico ha rilevato che «l’aspetto più complesso nell’esecuzione di un piano del genere è stabilire come attribuire la responsabilità della catastrofe alla Russia».

 

Il servizio di Intelligence ha riferito che Chatham House starebbe già predisponendo in anticipo le argomentazioni per ogni possibile scenario, al fine di assicurare che l’opinione pubblica occidentale «si schieri inequivocabilmente con Kiev» nell’individuazione del colpevole dell’incidente, sottolineando che il progetto sarà «simile» alla tragedia del volo MH17 della Malaysia Airlines, abbattuto sull’Ucraina orientale nel 2014, con 298 vittime a bordo. L’episodio avvenne mentre le truppe di Kiev tentavano di riprendere le allora autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. L’Ucraina e i suoi alleati occidentali hanno ampiamente imputato l’accaduto alla Russia, che ha sempre respinto le accuse, sostenendo che l’aereo fu colpito da un missile in dotazione solo alle forze di Kiev.

 

«L’Occidente collettivo è nuovamente pronto a ingannare e persino a sacrificare ucraini e cittadini dei Paesi occidentali per addossare i crimini del regime di Kiev alla Russia e legittimare la sua politica russofoba e i suoi tentativi di alimentare la guerra», ha concluso l’SVR.

 

Come riportato da Renovatio 21, le forze ucraine hanno bombardato la centrale atomica di Zaporiggia prima del vertice in Alaska tra Putin e Trump.

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Come riportato da Renovatio 21, la centrale di Zaporiggia – che costituisce il più grande impianto di produzione di energia atomica in Europa – si trova sotto sanzioni del dipartimento del Tesoro USA.

 

La centrale di Energodar è stata subito conquistata dalle forze russe ad inizio conflitto, che hanno epperò lasciato a lavorare il personale ucraino. Da allora è stata oggetto di attacchi continui, persino durante le visite degli ispettori dell’agenzia nucleare ONU AIEA, i quali due anni fa dissero peraltro di aver rinvenuto in loco mine antiuomo.

 

La Rosatom tre anni fa dichiarò che a Zaporiggia vi era il vero e proprio «rischio di catastrofe nucleare». L’anno scorso un’autobomba aveva ucciso un lavoratore della centrale facente parte della gerarchia, con esultanza da parte di Kiev.

 

Come riportato da Renovatio 21, mesi fa attacchi ucraini a Kherson e Zaporiggia avevano provocato un blackout nell’area.

 

Le regioni di Kherson e Zaporiggia, insieme alle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, sono entrate formalmente a far parte della Russia in seguito ai referendum tenutisi nell’autunno del 2022.

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Immagine di IAEA Imagebank via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0

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Nucleare

La ripresa dei test nucleari statunitensi potrebbe richiedere anni

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Riprendere i test nucleari negli Stati Uniti richiederebbe anni e costerebbe centinaia di milioni di dollari. Lo riporta il Washington Post, citando esperti.   Il Nevada Test Site, dove gli Stati Uniti hanno effettuato la loro ultima detonazione nucleare oltre trent’anni fa, ora utilizza simulazioni al computer invece di esplosioni reali.   Come riportato da Renovatio 21, questa settimana il presidente Donald Trump ha annunciato di aver «dato istruzioni al Dipartimento della Guerra di iniziare a testare le nostre armi nucleari su base di parità» con Russia e Cina», dichiarando che i preparativi sarebbero iniziati immediatamente.   Non è chiaro se si riferisse alle detonazioni nucleari sotterranee, che nessuna delle tre nazioni ha condotto per decenni. Mosca ha avvertito che qualsiasi esplosione nucleare statunitense provocherebbe una risposta simmetrica.   Il WaPo ha sottolineato che, se Washington dovesse procedere, il compito non spetterebbe al Pentagono, ma al Dipartimento dell’Energia, in particolare alla National Nuclear Security Administration (NNSA), che sovrintende al Nevada Test Site. Gli esperti hanno affermato che riprendere i test lì comporterebbe costi significativi.

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Ernest Moniz, che ha guidato il Dipartimento dell’Energia sotto la presidenza di Barack Obama, ha stimato che anche un’esplosione «acrobatica» condotta senza tener conto della raccolta di dati scientifici richiederebbe comunque «forse un anno» di preparazione. Corey Hinderstein, ex alto funzionario della NNSA, ha affermato che l’agenzia dovrebbe scavare un nuovo pozzo verticale al costo di circa 100 milioni di dollari.   Paul Dickman, funzionario nucleare di lunga data, ha avvertito che gli Stati Uniti potrebbero avere difficoltà a trovare personale con esperienza pratica nei test, affermando che i direttori dei test competenti «non sono burocrati o un gruppo di persone che si presentano in PowerPoint», ma piuttosto persone con «un sacco di sporcizia sotto le unghie».   Washington si affida da tempo a simulazioni al computer e ai cosiddetti test subcritici – esperimenti che non provocano un’esplosione nucleare – per mantenere la fiducia nelle proprie scorte. L’ultimo degli oltre 1.000 test condotti dagli Stati Uniti ebbe luogo nel 1992.   L’ordine di Trump ha coinciso con gli annunci del presidente russo Vladimir Putin, che ha annunciato il successo dei test di due sistemi nucleari avanzati: il missile da crociera Burevestnik a gittata illimitata e il drone sottomarino Poseidon. Entrambi, a quanto pare, utilizzano reattori nucleari compatti all’avanguardia come unità di propulsione.   Come riportato da Renovatio 21, Trump aveva risposto alla notizia sul «missile invincibile» russo parlando dei sottomarini atomici USA al largo delle coste russe. «Non stiamo scherzando» aveva detto il presidente statunitense.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
 
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