Geopolitica
Israele si tira indietro dal piano di annessione della Cisgiordania dopo l’avvertimento degli Emirati Arabi
Un avvertimento pubblico da parte degli Emirati Arabi Uniti ha spinto il governo israeliano ad abbandonare la discussione pianificata sull’annessione della Cisgiordania. Lo riporta il Washington Post.
Un alto diplomatico degli Emirati Arabi Uniti avrebbe dichiarato alla stampa israeliana all’inizio di questa settimana che la mossa rappresenterebbe una «linea rossa» che ostacolerebbe il percorso di Israele verso l’integrazione regionale.
Secondo i giornali dello Stato Ebraico, il premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe dovuto discutere la questione in un’importante riunione governativa venerdì. Mercoledì, l’inviata speciale degli Emirati Arabi Uniti Lana Nusseibeh ha dichiarato al Times of Israel che l’annessione «avrebbe precluso l’idea di integrazione regionale».
«Per ogni capitale araba con cui si parla, l’idea dell’integrazione regionale è ancora una possibilità, ma l’annessione per soddisfare alcuni degli elementi estremisti radicali in Israele la eliminerà dal tavolo», ha affermato.
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Gli Emirati Arabi Uniti sono stati la prima nazione araba a normalizzare le relazioni con Israele in oltre un quarto di secolo, nell’ambito degli Accordi di Abramo, negoziati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante il suo primo mandato.
L’avvertimento pubblico di Abu Dhabi «è stato una sorpresa», ha dichiarato un funzionario israeliano al WaPo, definendo la situazione «molto insolita».
Secondo il quotidiano, giovedì la questione dell’annessione è stata rimossa dall’ordine del giorno della riunione ministeriale israeliana.
Finora Washington non ha preso posizione sulla questione. Il Segretario di Stato Marco Rubio ha descritto la potenziale annessione come «non una decisione definitiva» all’inizio di questa settimana, aggiungendo che «non avrebbe espresso la sua opinione in merito».
La Cisgiordania è tornata sotto i riflettori all’inizio di quest’anno, dopo che un gruppo di ministri israeliani ha sollecitato l’annessione formale del territorio. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha affermato che il controllo potrebbe essere rivendicato in qualsiasi momento.
Come riportato da Renovatio 21, lo Smotrich aveva parlato a fine 2024 dell’annessione della Cisgiordania dopo l’elezione di Trump.
Israele ha strappato la Cisgiordania alla Giordania durante la guerra arabo-israeliana del 1967 e vi ha attivamente costruito insediamenti, attività ampiamente considerate illegali dalla comunità internazionale. Era vicino all’annessione nel 2020, ma ha abbandonato l’idea in cambio della normalizzazione delle relazioni con gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein.
Come riportato da Renovatio 21, in Cisgiordania negli ultimi mesi non si sono placati gli attacchi dei coloni israeliani, anche contro i villaggi cristiani come Taybeh.
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Immagine di sdobie via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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