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Ambiente

Il papato eco-maoista è qui

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È accaduto domenica durante la Messa al Duomo di Torino. A celebrare c’era l’arcivescovo. I giornali ne hanno parlato, talvolta con un certo pudore.

 

Alcuni attivisti ambientalisti hanno interrotto la funzione religiose. Due attiviste sono salite sul pulpito per lanciare il loro messaggio sul Cambiamento Climatico.

 

Tuttavia, per un cortocircuito di senso reso possibile dalla deriva della neochiesa, non hanno fatto altro che leggere brani dell’enciclica Laudato si’ e dal suo seguito, la recente esortazione apostolica Laudate Deum. Le attiviste hanno operato «per portare l’attenzione dei fedeli sulle parole del Pontefice sulla crisi climatica».

 

Il gruppo ambientalista, di fatto, hanno interrotto la cerimonia in chiesa ma per leggere le parole del vertice della chiesa stessa. Un paradosso che poteva capitare solo durante questo papato dove la follia diviene ogni giorno più indicibile.

 

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Si tratta del gruppo Extinction Rebellion, di cui Renovatio 21 vi ha già parlato in passato, un gruppo ultra-ambientalista transnazionale che negli ultimi tempi l’interesse del mainstream. In Italia si è cominciato a parlarne dopo essere sbucato durante le «proteste» contro il G20 a Roma a fine 2021 tra le manifestazioni, ribelli davvero, dove si vedevano sfilare cartelli per la vaccinazione gratuita del Terzo Mondo. I rapporti con quelli di Last Generation (in italiano Ultima Generazione: quelli che bloccano il traffico e si attaccano alle opere d’arte) variano, per profondità e natura, da Paese a Paese.

 

È gustosa assai la reazione dell’arcivescovo della città della Sindone.

 

«Ho grande stima per chi si mobilita per la difesa del Creato e accoglie gli appelli di Papa Francesco, apprezzo l’impegno in questo senso delle attiviste di Extinction Rebellion, ma mi è dispiaciuto che abbiano ritenuto di prendere la parola in Duomo senza prima volermene parlare e chiedere se potevano intervenire» ha dichiarato l’arcivescovo Roberto Repole. «Avrei risposto che a Messa si prega spesso per la pace e per la salvaguardia del Creato [con la maiuscola, ndr], ma la celebrazione eucaristica non è un momento idoneo a ospitare interventi pubblici: ho inizialmente lasciato che le attiviste parlassero, poi ho chiesto che terminassero perché la Messa è un momento di preghiera e in quanto tale dev’essere rispettata, anche e soprattutto da coloro che dichiarano di voler operare nel rispetto di tutti».

 

L’imbarazzo del prelato è piuttosto tangibile. Il discendente degli Apostoli parte in lode di chi – inaudito – gli ha fermato il rito. Poi, come si vede nel video, sul posto aveva riconosciuto che si trattava proprio di parole di papa Francesco. Non è il caso di turbarsi più di tanto, quindi.

 

Né l’arcivescovo né i giornali che hanno parlato dell’accaduto sembrano ricordare che l’interruzione di funzione religiosa è un reato penale previsto nel nostro codice, e con punizioni neanche tanto lievi. Art. 405 C.P., «Turbamento di funzioni religiose del culto di una confessione religiosa», anche detto Turbatio sacrorum: «chiunque impedisce o turba l’esercizio di funzioni, cerimonie o pratiche religiose del culto di una confessione religiosa, le quali si compiano con l’assistenza di un ministro del culto medesimo o in un luogo destinato al culto, o in un luogo pubblico o aperto al pubblico, è punito con la reclusione fino a due anni».

 

Non sappiamo se tra la folla dei fedeli in Duomo, o tra chi legge i giornali, potrebbe esserci qualche magistrato, che crediamo abbia, secondo l’art.112 della Costituzione della Repubblica Italiana, obbligo di azione penale.

 

Non abbiamo idea, quindi, se le attiviste verranno perseguite ai sensi della legge dello Stato. Tuttavia, spezziamo, anche noi, una lancia in loro favore.

 

Il vescovo Repole ha torto: la celebrazione religiosa cattolica dopo il Concilio, con l’orrido degrado della «messa nuova» è esattamente un «intervento pubblico», con il popolo che sale sul pulpito per far ripetere messaggi sociopolitici («per i migranti… ‘scoltaciossignore!») e l’omelia, e neanche solo quella, trasformata in un comizio.

 

Negli ultimi anni, riferisce chi ancora riesce ad entrare in una chiesa con una messa nuova, le prediche si sono trasformate, letteralmente, in pubblicità progresso per la raccolta differenziata, e propaganda dell’impronta carbonica, il nuovo peccato originale di cui siam tutti macchiati.

 

E quindi, se dobbiamo sentire una predica sull’ambiente (pardon, «il creato») è giusto che la sentiamo dalle fonti originali, dai movimenti a cui il papa gesuita ha conformato con veemenza l’intera chiesa. Tanto più che questi, dopo vari pizzicotti sulle gote e stropicciamenti di occhi (immaginatevi lo stupore degli eco-estremisti: «il papa ha davvero scritto questo?»), hanno il bon ton di citare direttamente documenti pontifici quando vanno in chiesa a fare la loro propaganda – che oggi assurge al ruolo di propaganda fidei.

 

Raccontiamo quindi brevemente chi sono quelli di Extinction Rebellion, definiti dal giornale di Travaglio (per una volta dimentico dei possibili reati coinvolti) «movimento che si batte contro l’inazione dei governi nel contrasto al cambiamento climatico». Il gruppo non è nuovo ad azioni che superano di gran lunga le trovate eclatanti di Greenpeace: negli scorsi anni ha bloccato il traffico delle auto e tentato pure di fermare gli aerei e pure il metrò di Londra.

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Renovatio 21 aveva raccontato già due anni fa il caso di Roger Hallam, il co-fondatore di Extinction Rebellion. L’uomo avrebbe scritto un opuscolo del 2019 in cui affermava che il cambiamento climatico – causato dagli esseri umani, ovvio – porterà allo stupro di gruppo di «tua madre, sorella e fidanzata».

 

Lo Hallam avrebbe scritto il pamphlet mentre era incarcerato nelle prigioni londinesi di Wormwood Scrubs. Verrebbe automatico alla memoria un parallelo con un altro battagliero libro scritto in carcere da un fondatore di un movimento poi tristemente specializzatosi in estinzioni, ma quivi non parliamo di un imbianchino che aveva fatto la Prima Guerra Mondiale, ma di un signore che nel curriculum ha al massimo l’attività da agricoltore biologico.

 

Il titolo del libretto è Advice to Young People, as you Face Annihilation («Consiglio ai giovani, mentre affrontate l’annientamento»): già da subito capiamo il tono. In esso si racconta che il caos ecologico avrebbe portato a una situazione in cui «una banda di ragazzi irromperà in casa tua chiedendo cibo», dopo di che «vedranno tua madre, tua sorella, la tua ragazza e le violenteranno di gruppo sul tavolo della cucina». Su quest’ultimo punto il capo ecologista è, per qualche ragione, prodigo di ulteriori dettagli, scrivendo che «ti costringeranno a guardare, ridendo di te. Alla fine ti accuseranno di divertirti».

 

Il film uscito dalla mente dell’attivista climatico continua con sorprendente precisione: «prenderanno una sigaretta e ti bruceranno gli occhi. Non potrai più vedere nulla. Questa è la realtà del cambiamento climatico».

 

Due anni fa, quando emerse l’esistenze del libello, il giornale britannico Spectator aveva efficacemente dato una sintesi del suo contenuto: «se non riduciamo le emissioni di carbonio, tua madre verrà violentata».

 

Le immagini di violenza e stupro di femmine parenti aveva colpito anche al di fuori della cerchia dei conservatori. E infatti si erano arrabbiate anche nel mondo di chi difende le donne. L’amministratore delegato di Women’s Aid aveva sentenziato che «la violenza contro le donne non dovrebbe essere usata come una minaccia».

 

Lui però nel testo fornisce passaggi logici al limite dell’infallibile: il cambiamento climatico, scrive, «distruggerà il tempo meteorologico» e «quindi la nostra capacità di coltivare cibo». E questo significa «il crollo della nostra società». «Questo significa guerra e violenza, massacro di giovani uomini e stupri di giovani donne su scala globale». Eccerto.

 

Hallam aveva destato stupore ed imbarazzo, e susseguente sdegno, altre volte. Nel 2019, secondo Die Zeit, aveva dichiarato che non c’era nulla di «unico» nell’uccisione di 6 milioni di ebrei durante il cosiddetto Olocausto. «I belgi sono venuti in Congo alla fine del XIX secolo e l’hanno decimato». Quindi, «a voler essere onesti (…) si potrebbe dire che è un evento quasi normale (…) solo un’altra stronzata nella storia dell’umanità». Il paragone tra Olocausto e l’ecatombe inflitta agli africani da Leopoldo II del Belgio non è piaciuta, soprattutto in Germania, dove una casa editrice ha cancellato l’uscita del suo libro Common Sense – The Nonviolent Rebellion against Catastrophe and for the Survival of Humanity («Senso comune. La ribellione non violenta contro la catastrofe per la sopravvivenza dell’umanità») prevista per martedì 26 novembre.

 

L’uomo, che ha cofondato anche il movimento Just Stop Oil e il partito politico Burning Pink, è stato arrestato durante un raid in casa sua lo scorso 13 ottobre. La contiguità ideale di questo personaggio con quello del romano pontefice potrebbe mandare la mente in cortocircuito. Ma possiamo tentare qui una spiegazione.

 

Possiamo dire che questa situazione incredibile, dove i rivoltosi antisistema parlano secondo le parole stesse del vertice del potere, ha un precedente storico evidente – e tragicamente catastrofico: il maoismo.

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Mao Tse-Tung (1893-1976), il padre della Cina moderna, quella con cui Bergoglio fa i suoi accordi segreti che costano il sangue dei cristiani.

 

Mao Zedong (potete scriverlo anche così, in pinyin, la traslitterazione del mandarino Repubblica Popolare ora dominante internazionalmente), il «Grande Timoniere»), il «quattro volte grande»: wěidà dǎoshī, wěidà lǐngxiù, wěidà tǒngshuài, wěidà duòshǒu: Grande maestro, grande capo, grande condottiero, il Grande Timoniere.

 

Mao fu il creatore di una delle operazioni politiche del Novecento, la wénhuà dà gémìng, «Grande Rivoluzione Culturale», che in realtà non fu «culturale», e forse nemmeno fu una rivoluzione. Fu una enorme manovra di palazzo che costò milioni di vite umane.

 

La Rivoluzione Culturale di Mao, secondo alcuni, nacque dal suo fallimento: pur potendo rimanere il volto visibile del potere sinocomunista, nel 1966 il Mao aveva perduto ogni incarico di rilievo dentro il sistema pechinese. Il motivo poteva essere il suo insuccesso principale, il dàyuèjìn, il «grande balzo avanti», la riforma economica che in pochi anni avrebbe dovuto portare la Cina a produrre tanto acciaio quanto la Gran Bretagna. I risultati furono di rovina apocalittica: in Cina li chiamano sān nián zì rán zāi hài, «tre anni di disastri naturali», un eufemismo per riferirsi all’infernale carestia del 1960.

 

Non c’erano solo i milioni di morti a pesare su Mao. Ancora peggiore forse era il fatto che anche ideologicamente sembrava che la situazione si stesse compromettendo: l’invasione dei tank sovietici a Budapest segnava per il Comunismo internazionale la prova del proprio scacco, e la relazione di Pechino con Mosca andava sempre più deteriorandosi sino a raggiungere la paranoia nucleare che scatenò la costruzione di un’intera città-rifugio sotterranea sotto la capitale (ancora oggi in parte visitabile).

 

La reazione di Mao, oramai piegato, marginalizzato, negato dalla Storia fin dentro i suoi ideali, fu semplice: scatenare i demoni. Non è un caso che l’unica figura folklorica che venne salvata dalla riforma del pensiero della Rivoluzione Culturale maoista fu quella dello scimmiotto Sun Wukong, forse il massimo esempio orientale della figura del trickster, entità che porta lo sconvolgimento dell’ordine naturale. Nella leggenda, la scimmia invincibile, prima di compiere il suo viaggio verso l’Ovest, si ribellava contro il Cielo – cioè il Paradiso. 

 

Stregone del profondo, Mao cominciò a trafficare con questi spiriti, manipolando gli umori più bassi del popolo cinese. I giovani, i loro desideri, la naturale propensione della gioventù a mettere sotto accusa l’ordine degli adulti, specie quello eterno e immobile prodotto dallo spirito confuciano.

 

Questo commercio con l’inferno funzionò.

 

La radicalizzazione delle giovani masse – tra eventi di popolo, urla, marce, messa alla gogna dei «reazionari» – diede a Mao la legittimità di riacquistare il potere, spedire il ministro dell’economia Bo Yibo in galera e l’arcinemico Deng Xiaoping a fare l’impiegato nella lontana provincia di confine dello Xinjiang. Epurazioni a go-go, quando non omicidi.

 

Il timone del partito, e della Terra di Mezzo tutta, era tornato nelle mani di Mao, i cui attivisti principali, le Hóng Wèi Bīng (le famose Guardie Rosse) erano radicalizzati sino alla disumanizzazione definitiva, con episodi di cannibalismo, infanticidio e atrocità di ogni sorta – quel tipo di immagini di cui abbiamo letto sopra, insomma.

 

Sulla mistica isterica della Rivoluzione Culturale ha scritto pagine molto dense lo psichiatra americano Robert Jay Lifton, che nel saggio Revolutionary Immortality (1976) ha studiato la trasformazione del Presidente Mao in idolo assoluto, oggetto metafisico, concetto religioso che permea tutta la società e rende possibili le più infime nefandezze. «L’essenza della “lotta per il potere” che ha luogo in Cina» teorizzava Lifton riguardo la Rivoluzione Culturale «come di tutte queste “lotte per il potere” è il potere sulla morte». Il simbolo dell’immortalità che collega Mao agli agenti di rivolta di massa è la Rivoluzione, che diviene una sorta di processo magico, di deificazione del vertice che irradia la base esaltata.

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Nella sua negromanzia politica, Mao aveva compreso che per scatenare i demoni del popolo, e riacquistare il potere in un balzo di consenso super-legittimante, doveva procedere affinché si attivasse non un culto della personalità, ma l’idolatria di se stesso – e insufflarsi nelle masse giovani, anche di due generazioni dopo, cavalcando la loro suscettibilità e inquietudine, rendendo il loro ardore di giovinezza come la base di una manipolazione radicale.

 

Bergoglio ha compiuto un percorso non dissimile. Lo ricordiamo, appena eletto al Soglio nel 2013, nel suo viaggio in Brasile, dove, tra immagini di folla festante, parlò ai giovani per dire loro di, testuale, «hacer lio», «fare casino». Ricorderete che a fine di quel viaggio, in aereo, venne evocato il risveglio di un’altra tipologia di «guardie rosse» che da allora difendono a spada tratta il papato del gesuita: fu allora che disse, a domanda precisa della giornalista Ilze Scamparini su un monsignore accusato da un settimanale italiano di essere «il prelato della Lobby Gay», rispose «chi sono io per giudicare», scatenando il favore degli LGBT e della stampa internazionale e dei padroni di entrambi, nonché quella del Vaticano gay (il cardinale McCarrick doveva ancora trovare lo scandalo per cui sarebbe stato, infine, molto infine, allontanato e sberrettato).

 

Poco oltre, Bergoglio procedette ad evocare altri demoni, quelli della Terra: ecco la Pachamama, ecco Gaia, il pianeta reso ente senziente superiore, divinizzato, deificato. Ecco che si aprono altri fronti di sostegno, altre Guardie Rosse – Guardie Verdi – si palesano esaltate dal pensiero papale.

 

Così, gli ecologisti, anche estremisti, sono finiti per divenire pretoriani del papa-Mao, che esattamente come il cinese durante la Rivoluzione ha deciso, dal primo giorno, di bombardare il quartier generale, e vivere sugli spiriti che riesce ad evocare sulle masse superficiali – magari partendo con il lavaggio del cervello dei bambini piccoli, come visto pochi giorni fa in Aula Paolo VI, quando il gesuita argentino ha condotto una sessione di indottrinamento ecofascista su bimbi piccoli da tutto il mondo.

 

Attaccare il quartier generale: distruggere la dottrina, minare le basi stesse del Sacro Palazzo, eliminare gli avversari (Strickland, Burke) mantenendo un potere sempre più assoluto – e il plauso delle orde titillate dagli spiriti evocati su di esse.

 

Ecco perché non ci stupiamo se Extinction Rebellion vuole leggere nel Duomo della Sindone le parole del papa: sono prodotti di un processo di negromanzia politica globale che il pontefice ha programmato ed eseguito inesaustamente per un’intera decade.

 

Come le giovani guardie rosse radicalizzate da Mao prevalevano sui mandarini degli apparati comunisti, al punto di schernirli e attaccarli, gli eco-zeloti sono in linea con il verbo bergogliano più dei fedeli cattolici, più vescovi.

 

Come siamo arrivati fin qui a noi è chiarissimo. Spero che a voi sia altrettanto chiaro verso cosa stiamo andando. Se non lo è, ripensate alle immagini disseminate da questo articolo, tra i libretti ambientalisti e la Rivoluzione Culturale cinese: stupri, bambini uccisi, parricidi, crudeltà efferate, stragi, cannibalismo.

 

La pensatrice ciber-genderista preferita da papa Francesco, quella citata nella Laudate Deum, parla Cthulhucene, un’era di morte devastata da veri mostri, dove dissolvere la famiglia e coltivare i rapporti con gli animali.

 

Assomiglia, sì, al Regno dell’Anticristo. Ci sta portando, per mano, il papa ecomaoista.

 

Roberto Dal Bosco

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Ambiente

Alluvioni e stragi in Marocco

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Le gravi inondazioni causate dalle piogge torrenziali hanno ucciso almeno 37 persone nella città costiera marocchina di Safi, ha dichiarato lunedì il ministero degli Interni del Paese.   Le autorità hanno dichiarato che domenica mattina la regione è stata colpita da inondazioni improvvise, che hanno allagato circa 70 tra abitazioni e attività commerciali e travolto almeno dieci veicoli. Quattordici persone sono state ricoverate in ospedale con ferite di varia natura, mentre le operazioni di soccorso sono ancora in corso.   Secondo quanto riportato da Morocco World News, Khalid Iazza, direttore dell’ospedale Mohammed V di Safi, ha dichiarato che è stato attivato un piano di emergenza per rispondere all’afflusso di vittime dopo le forti piogge. Intervenendo a una sessione parlamentare, il capo del governo Aziz Akhannouch ha osservato che in città sono caduti 37 millimetri di pioggia in poco tempo.  

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  I media locali hanno riferito che le scuole di Safi hanno annunciato una chiusura di tre giorni in seguito al disastro. I filmati condivisi sui social media mostrano le strade trasformate in fiumi in piena, con auto bloccate o sommerse da acque in rapido aumento.   Le autorità hanno riferito ai media locali che i servizi di protezione civile, le forze di sicurezza e le squadre di emergenza sono stati dispiegati per cercare le persone scomparse, assistere i residenti e stabilizzare le aree colpite. Inondazioni e danni alle infrastrutture sono stati segnalati anche nella città settentrionale di Tetouan e nella città montana di Tinghir.   Quattro persone sono morte dopo che il loro veicolo è stato trascinato in un fiume dalle forti correnti nella provincia di Tinghir, ha riferito Xinhua, citando i media locali.   Il Marocco è stato colpito da intense piogge e nevicate sui monti dell’Atlante, dopo sette anni di siccità che hanno prosciugato diversi dei principali bacini idrici del Paese. L’alluvione segue un’altra tragedia nazionale verificatasi la scorsa settimana, in cui 19 persone sono rimaste uccise e 16 ferite nel crollo di due edifici residenziali nella città di Fez, il terzo centro urbano più grande del Marocco.

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Ambiente

Una strana oscurità si sta diffondendo in tutti gli oceani

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Una nuova ricerca indica – di fronte all’aumento delle temperature – che più di un quinto degli oceani si è oscurato negli ultimi due decenni, con le profondità che la luce solare può penetrare in evidente riduzione.

 

I risultati, pubblicati in uno studio sulla rivista Global Change Biology, descrivono una preoccupante riduzione delle zone fotiche cruciali dell’oceano – lo strato più alto in cui risiede il 90% di tutta la vita marina, dai pesci al plancton fotosintetizzante.

 

Questo «riduce la quantità di oceano disponibile per gli animali che si basano sul Sole e sulla Luna per la loro sopravvivenza e riproduzione», ha detto l’autore dello studio Thomas Davies, professore associato di conservazione marina presso l’Università di Plymouth, illustrando la sua ricerca.

 

Davies e il suo collega Tim Smyth, un biogeochimico marino dell’Università di Exeter, hanno utilizzato due decenni di dati satellitari della NASA per modellare come la profondità della zona fotica si è ridotta tra il 2003 e il 2022.

 

I ricercatori hanno scoperto che il 21% del blu profondo si è oscurato, con alcune regioni più colpite di altre. Per il 10% degli oceani del mondo – un’area uguale al continente africano – la profondità della zona fotica è diminuita di oltre 50 metri. Nel 2,6% dell’oceano, lo schiacciamento è ancora più estremo, con la profondità della zona fotica che si è ritirata di oltre 100 metri. Al contrario, vale la pena notare, circa il 10% dell’oceano è diventato più leggero.

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Gli scienziati hanno a lungo messo in guardia su questo fenomeno. Ma secondo i ricercatori, il tutto non era ben nota fino ad ora. «Ci sono state ricerche che mostrano come la superficie dell’oceano abbia cambiato colore negli ultimi vent’anni, potenzialmente a causa dei cambiamenti nelle comunità di plancton», ha dichiarato il Davies.

 

Finora non è emersa una chiara motivazione riguardo questo oscuramento. Le cause appaiono più involute e disparate – ma gli esseri umani, da quello che si evince, condividono una parte della colpa.

 

I sedimenti e altri materiali scaricati nell’acqua vicino alle coste possono contribuire a bloccare la luce solare, osservano gli autori. Ma questo non spiega perché stiamo vedendo oscurarsi nell’oceano aperto, soprattutto nelle regioni intorno all’Artico e all’Antartico, dove il cambiamento climatico sta drasticamente rimodellando l’ambiente.

 

Gli autori concludono che una «combinazione di nutrienti, materiale organico e carico di sedimenti vicino alle coste e cambiamenti nella circolazione oceanica globale sono probabili cause» dell’oscuramento dell’oceano.

 

Stiamo solo iniziando a lottare con questa tendenza tenebra, ma l’impatto che potrebbe avere potrebbe essere catastrofico.

 

Ci affidiamo alle zone fotiche per «l’aria che respiriamo, il pesce che mangiamo, la nostra capacità di combattere il cambiamento climatico e per la salute generale e il benessere del pianeta», ha evidenziato Davies. «Tenendo conto di tutto ciò, i nostri risultati rappresentano un vero motivo di preoccupazione».

 

Nelle profonde oscurità si nascondono un’infinità di segreti.

 

Come riportato da Renovatio 21, alcuni ricercatori in giapponesi hanno ripescato in fondo all’Oceano Pacifico misteriose uova nere, che si presentano lisce e lucenti da sembrare piccole biglie nell’oscurità dell’abisso marino.

 

Ulteriore scoperta sconvolgente è quella di un cimitero di squali è stato ritrovato negli abissi da un pool di scienziati del mare a quasi 5000 metri di profondità. L’incredibile scoperta è stata fatta presso le Isole Cocos, nell’Oceano Indiano, dall’equipaggio o dell’Investigator, una nave da ricerca gestita dalla Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO), l’agenzia scientifica nazionale australiana.

 

Esplorando i fondali dei Caraibi hanno alcuni scienziati hanno incontrato diversi organismi mai prima veduti, ora chiamati «blue goo», che significa «sostanza viscida blu». Mentre i blue goo riposano immobili sul fondo dell’oceano, i cervelloni si interrogano su di essi, poiché non sono del tutto sicuri di cosa siano.

 

A quanto pare i misteri degli oceani sembrano infiniti e l’esplorazione umana deve necessariamente ancora lavorare molto per capire, comprendere e conoscere tutto quello che si nasconde nelle profondità più oscure dei nostri mari.

 

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Ambiente

L’Iran prova la geoingegneria contro la siccità

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Le autorità iraniane hanno lanciato sabato un’operazione di «inseminazione delle nuvole» sul bacino del lago Urmia, il più grande del Paese ormai quasi completamente prosciugato, nel disperato tentativo di contrastare la peggior siccità degli ultimi decenni.   Il processo consiste nel disperdere nelle nubi, tramite aerei o generatori a terra, sali chimici (principalmente ioduro d’argento o di potassio) per favorire la condensazione del vapore acqueo e provocare precipitazioni. Ulteriori interventi sono previsti nelle province dell’Azerbaigian orientale e occidentale, ha reso noto l’agenzia ufficiale Irna.   Le piogge sono ai minimi storici: secondo l’Organizzazione meteorologica iraniana, quest’anno le precipitazioni sono calate dell’89% rispetto alla media pluriennale, rendendo questo «l’autunno più secco degli ultimi 50 anni».   I bacini idrici sono quasi vuoti e molte dighe registrano livelli a una sola cifra percentuale. La scorsa settimana il presidente Masoud Pezeshkian ha ammonito che, senza piogge imminenti, si renderanno necessari razionamenti idrici a Teheran e persino l’evacuazione parziale della capitale.   Il direttore del Centro nazionale per la gestione delle crisi climatiche e della siccità, Ahmad Vazifeh, ha definito «preoccupante» la situazione delle dighe nelle province di Teheran, Azerbaigian occidentale, Azerbaigian orientale e Markazi.

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Venerdì centinaia di persone si sono riunite in una moschea della capitale per pregare per la pioggia. Sabato scorso, per la prima volta quest’anno, sono caduti fiocchi di neve in una stazione sciistica a nord di Teheran, mentre precipitazioni si sono verificate nelle regioni occidentali e nord-occidentali del Paese.   Le autorità hanno inoltre annunciato sanzioni per famiglie e imprese che superino i consumi idrici consentiti.   La geoingegneria – fenomeno chiamato da alcuni «scie chimiche» – è oramai alla luce del sole ed è sempre più gettonata dai Paesi mediorientali.   Come riportato da Renovatio 21, la scorsa settimana Emirati Arabi Uniti hanno fatto ricorso all’inseminazione delle nuvole (cloud seeding) per contrastare la cronica scarsità d’acqua. L’inseminazione delle nuvole è un’operazione costosa: gli Emirati spendono milioni di dollari l’anno per accrescere le riserve di acqua dolce.   Tuttavia, gli esiti della geoingegneria sembrano essere non sempre imprevedibili e potenzialmente catastrofici: l’anno passato Dubai, città nel deserto, subì un incredibile allagamento a seguito di un diluvio ritenuto essere provocato dal programma di modifica metereologica del governo emiratino.   Contrariamente a quanto si può pensare, tecnologia di controllo del meteo è in realtà vecchia di decenni. Da anni la Cina e gli USA stanno lavorando a tecnologie di controllo del clima che si sospetta abbiano la chiara possibilità di essere utilizzate come armi nei conflitti del futuro.  

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