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Economia

Il Bitcoin raggiungerà i 100.000 dollari?

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Alcune previsioni stimano che la principale criptovaluta sul mercato, il Bitcoin, continuerà la sua impennata nel 2024 e potrebbe raggiungere nuovi massimi storici di oltre 100.000 dollari per token. Lo riporta la testata americana CNBC, citando analisti del settore.

 

Quest’anno l’asset digitale ha registrato una crescita di oltre il 160%, superando i 44.200 dollari lo scorso sabato, rispetto ai 16.500 dollari di inizio anno.

 

«Sembra che [il 2023] sia stato un anno per prepararsi alla corsa dei tori che deve ancora arrivare. Ma il sentimento è molto fiducioso per il 2024 e il 25», ha affermato a CNBC il CEO di Ledger, Pascal Gauthier.

 

Il Bitcoin ha raggiunto il livello record di quasi 69.000 dollari nel novembre 2021. Tuttavia, l’anno scorso quasi 1,4 trilioni di dollari sono stati spazzati via dal mercato delle criptovalute a causa dei fallimenti del settore. La crisi è stata guidata dal crollo di FTX, il secondo scambio di criptovalute più grande del mondo al momento della sua insolvenza, con il suo fondatore Sam Bankman-Fried che ora rischia oltre 100 anni di prigione, dopo essere stato dichiarato colpevole di sette capi di imputazione per frode criminale.

 

In aggiunta ai problemi del settore delle criptovalute, il mese scorso il capo del colosso crypto Binance Changpeng Zhao si è dichiarato colpevole di accuse penali e si è dimesso dalla carica di CEO della società come parte di un accordo da 4,3 miliardi di dollari con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. L’ex capo del più grande scambio di criptovalute del mondo rischia fino a dieci anni di carcere per riciclaggio di denaro.

 

Secondo la CNBC, molti esperti del settore «vedono la conclusione dei due casi come una linea tracciata rispetto alle questioni che hanno afflitto il mercato delle criptovalute».

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Gli esperti affermano inoltre che il prossimo halving («dimezzamento») del Bitcoin – un meccanismo per limitare l’offerta – che avviene ogni quattro anni ed è previsto per la fine di aprile 2024, sarà un’altra fonte di rialzo dei prezzi.

 

«Un certo numero di partecipanti al mercato si aspettano una corsa al rialzo qualche tempo dopo l’halving, ma date le notizie sull’ETF (Exchange-Traded Fund), potremmo benissimo fare una corsa prima lasciando la maggior parte degli investitori in disparte. Ciò potrebbe causare un massiccio rialzo del prezzo», ha detto alla CNBC Vijay Ayyar, vicepresidente dei mercati internazionali dell’exchange di criptovalute CoinDCX.

 

Il mese scorso, la Standard Chartered Bank ha ribadito la sua previsione di aprile secondo cui Bitcoin avrebbe raggiunto i 100.000 dollari entro la fine del 2024, o anche prima.

 

«Ora ci aspettiamo che prima del dimezzamento si materializzi un maggiore rialzo dei prezzi rispetto a quanto fatto in precedenza, in particolare attraverso l’introduzione prima del previsto degli ETF spot statunitensi. Ciò suggerisce il rischio che il livello di 100.000 dollari possa essere raggiunto prima della fine del 2024», ha affermato la banca.

 

Come noto, l’imprenditore americano John McAfee, inventore del celebre antivirus divenuto sostenitore accanito dei Bitcoin, era arrivato a dire che si sarebbe mangiato i testicoli in diretta TV se il Bitcoin non fosse arrivato a valere un milione. McAfee, ricordiamo, fu trovato impiccato in galera in Catologna in circostanze che non convincono alcuni.

 

C’è da considerare anche la possibilità che il prezzo del Bitcoin (e di altre crypto) potrebbe impennarsi vertiginosamente a causa di un ciberattacco ransomware dove la vittima – una grande azienda, uno Stato – decide di pagare e quindi si procura criptovalute facendone schizzare il valore. Casi del genere potrebbero essere già accaduti ma tenuti sotto silenzio, anche se è possibile fare ipotesi concrete.

 

Come riportato da Renovatio 21un aumento del prezzo del Bitcoin si era visto a inizio anno quando i sistemi dell’aviazione di vari Paesi (Filippine, Canada, poi USA, con qualche strascico in Germania) avevano improvvisamente smesso di funzionare. In nessun caso le autorità parlarono di attacco hacker, e negli Stati Uniti, quando l’intero traffico aereo fu paralizzato, venne data la colpa ad un «errore umano». In quel caso, il prezzo del Bitcoin passò da circa 17.000 dollari a più di 22.000 nel giro di pochi giorni, con un aumento di 31,97%, percentuale praticamente equipollente a quella summenzionata. Ma si tratta, ovviamente, di nostre speculazioni.

 

Il mese scorso la Industrial and Commercial Bank of China (ICBC) – considerata la più grande banca del mondo – avrebbe pagato un riscatto dopo aver subito un attacco informatico contro alcuni dei suoi sistemi basati negli Stati Uniti.

 

Il mondo delle criptovalute ha vissuto un anno significativo, non solo in termini di crescita di valore, ma soprattutto di eventi, anche molto negativi. Dopo condanna di Sam Bankman-Fried per il crack del cripto-banco FTX, anche Alex Mashinsky, il fondatore ed ex amministratore delegato della fallita società di criptovalute Celsius Network, è stato arrestato.

 

Come riportato da Renovatio 21, il colosso Binance ad inizio anno aveva subito un significativo deflusso di fondi. In seguito, l’organo di controllo sulla Borsa di Wall Street (la nota SEC) aveva chiesto ad un tribunale federale di emettere un ordine restrittivo per congelare le attività statunitensi di Binance. Il banco, mesi fa, è stato vietato in Nigeria. Un anno fa era andato in bancarotta anche il banco di criptovalute BlockFi.

 

Da più di un anno si registra un crollo gli investimenti sulle società basate sulle crypto, mentre un’altra grande società di criptovalute, Coinbase, ha minacciato di lasciare gli USA.

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Come ripetuto da Renovatio 21, tutto il caos recente attorno ai Bitcoin – con crackarresti e pure con qualche morto – pare avere questo fine: l’introduzione definitiva della moneta virtuale da Banca Centrale, cioè il Bitcoin di Stato, che non tollererà come concorrente né il contante né le criptovalute, e che renderà obsolete ed inutili le banche: ogni transazione, ogni danaro del sistema apparterrà ad una piattaforma di Stato (o, nel caso dell’euro digitale, Super-Stato) che verrà usata anche per controllarvi, sorvegliando ed impedendo i vostri acquisti nelle modalità previste dal danaro programmabile (limitazioni di tempo, spazio, qualità dell’oggetto acquistato, etc.).

 

Alla Bitcoin conference dello scorso maggio, il candidato presidente Robert F. Kennedy jr. ha dichiarato chiaramente che se eletto presidente difenderà il Bitcoin, perché convinto del suo valore di libertà dopo aver visto come il governo Trudeau avesse cancellato i conti correnti e perfino le riserve in criptovalute dei camionisti che protestavano contro l’obbligo vaccinale.

 

Kennedy ha quindi attaccato le CBDC, le monete digitali di Stato, pronte ad essere lanciate ovunque, come sistema di controllo della popolazione.

 

In sviluppi recentissimi, la presidente della BCE Christine Lagarde ha annunciato pubblicamente, con un video inquietante, che l’euro digitale è partito. Pochi giorni dopo, ha fatto sapere al mondo i suoi dolori di madre che ha visto il figlio perdere molti danari con il Bitcoin.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Lagarde, presa in trappola dal duo comico russo Vovan e Lexus (quelli che hanno inguaiato la Meloni con la telefonata del politico africano), aveva ammesso che l’euro digitale servirà per la sorveglianza della popolazione.

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Economia

L’UE vieta il transito del gas russo

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Il Consiglio Europeo ha dichiarato che i Paesi dell’UE hanno deciso di vietare il transito del gas russo attraverso il blocco.   A partire dal 1° gennaio 2026, sarà proibita la firma di nuovi contratti per l’importazione di gas russo, secondo quanto comunicato dal Consiglio lunedì. Gli accordi a breve termine stipulati prima del 17 giugno 2025 resteranno validi fino al 17 giugno 2026, mentre i contratti a lungo termine saranno validi fino al 1° gennaio 2028, si legge nella nota.   Il Consiglio ha precisato che le nuove norme prevedono «flessibilità specifiche per gli Stati membri senza sbocco sul mare colpiti dai recenti cambiamenti nelle rotte di approvvigionamento», consentendo loro di modificare i contratti esistenti con la Russia.

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Il ministro ungherese Peter Szijjarto, presente la scorsa settimana al forum della Settimana dell’energia russa a Mosca, ha ribadito che Budapest non intende rinunciare al gas e al petrolio russi, poiché «non sarebbe in grado di garantire le necessarie forniture di carburante» senza tali consegne.   Il primo ministro slovacco Robert Fico, all’inizio di questo mese, ha affermato che l’UE si sta «sparando la pistola sulle ginocchia» tentando di eliminare gradualmente l’energia russa. Fico ha dichiarato che continuerà a confrontarsi con Bruxelles «per convincerli che si tratta di un passo ideologico insensato». Il premier di Bratislava in passato aveva descritto la decisione come «irrazionale».   Il divieto sul gas russo è stato annunciato durante la riunione dei ministri dell’energia dell’UE a Bruxelles, dove è stata sostenuta la proposta di eliminare completamente il petrolio e il gas russi entro gennaio 2028.   Il ministro dell’Energia danese Lars Aagaard si è detto soddisfatto del «sostegno stragrande» ricevuto dalla legislazione che «vieterà definitivamente l’ingresso del gas russo nell’UE». «Un’Europa energeticamente indipendente è un’Europa più forte e più sicura», ha dichiarato.   La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha avvertito all’inizio di questo mese che Stati Uniti e Regno Unito stanno esercitando pressioni sull’UE per privarla della sua sovranità energetica e sottomettere il blocco. «La vera indipendenza è impossibile senza acquisire la capacità di utilizzare le risorse a propria discrezione. Ed è sempre stata la Russia a fornire loro [all’UE] questa capacità», ha sottolineato la Zakharova.   Dal febbraio 2022, in seguito all’escalation del conflitto in Ucraina, l’UE ha drasticamente ridotto le forniture di energia russa. Mosca ha risposto reindirizzando la maggior parte delle sue esportazioni di petrolio e gas verso i Paesi asiatici, in particolare Cina e India.

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Non tutti i Paesi europei sono pronti a rinunciare agli idrocarburi di Mosca.   Come riportato da Renovatio 21, oltre alla Slovacchia, anche l’Austria e pure spezzoni del Bundestag tedesco si oppongono al bando del gas russo. La Spagna l’anno scorso risultava ancora come uno dei maggiori importatori.   Al contrario, il Belgio ha chiesto ripetutamente divieti totali contro i flussi energetici dalla Federazione Russa, mentre il Parlamento olandese ha lanciato allarmi per gli aumenti delle importazioni, verificatisi comunque anche in tempo di conflitto.   Tre anni fa ebbe da dire la sua sulla situazione anche l’oligarca informatico-vaccinale Bill Gates, che ha dichiarato alla TV americana CNBC che un’Europa senza gas russo è «un bene».  

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Economia

S&P declassa il rating creditizio della Francia

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S&P Global ha abbassato il rating creditizio a lungo termine della Francia da AA- ad A+, segnalando che l’aumento del debito pubblico e le tensioni politiche mettono a rischio la capacità del governo di ridurre il deficit di bilancio. Venerdì, l’agenzia ha anche aggiornato le prospettive della Francia a «stabile».

 

S&P prevede che il debito pubblico francese raggiungerà il 121% del PIL entro il 2028, rispetto al 112% di fine 2024. Il Paese ha difficoltà a contenere la spesa a causa dell’instabilità politica. Il primo ministro Sébastien Lecornu ha recentemente superato due mozioni di sfiducia in Parlamento dopo aver sospeso un controverso pacchetto di riforme pensionistiche.

 

S&P ha evidenziato che l’incertezza sulle finanze pubbliche francesi rimane alta, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 2027. La sospensione della riforma delle pensioni del 2023 è stata indicata come un segno di fragilità politica. L’agenzia prevede una crescita economica dello 0,7% nel 2025, con una ripresa solo moderata nel 2026, e ha avvertito che i rischi per le prospettive economiche restano significativi, specialmente se i crescenti costi di indebitamento del governo dovessero influire sulle condizioni di finanziamento dell’economia.

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In risposta al declassamento, il ministro delle Finanze Roland Lescure ha dichiarato che spetta al governo e al parlamento approvare un bilancio entro fine anno, assicurando che il deficit sia in linea con l’obiettivo UE del 3% del PIL. S&P ritiene che la Francia possa raggiungere il target di deficit del 5,4% del PIL per il 2025, ma ha avvertito che, «senza ulteriori misure significative per ridurre il deficit», il processo di risanamento sarà più lento del previsto. L’agenzia ha sottolineato che l’«incertezza politica» e la scarsa capacità di attuare riforme hanno influenzato la decisione.

 

Non è la prima volta che l’affidabilità creditizia della Francia mostra segnali di debolezza. All’inizio del 2025, S&P aveva già rivisto l’outlook del Paese da «stabile» a «negativo» a causa della fragilità delle finanze pubbliche.

 

Come riportato da Renovatio 21 mese scorso, anche Fitch ha declassato il rating della Francia da AA- ad A+, citando preoccupazioni simili sul debito e l’assenza di un piano fiscale credibile. Moody’s aveva deciso di non declassare Parigi, mantenendo la nota AA2, ma segnalando un outlook negativo per l’economia transalpina. Seguirono polemiche per cui Macron avrebbe sacrificato le pensioni con la sua riforma per appagare gli altari mondiali del rating.

 

Il declassamento potrebbe aumentare i costi di indebitamento per la Francia e innescare vendite obbligate di obbligazioni da parte di investitori istituzionali, vincolati a detenere titoli di Stato di alta qualità.

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Economia

La logica dietro al crollo delle criptovalute. Anche la bolla dell’IA pronta a scoppiare?

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In un articolo pubblicato sul suo Substack, l’ex Segretario del Lavoro degli Stati Uniti Robert Reich si è unito agli economisti, banchieri e trader che avvertono del rischio imminente di uno scoppio della bolla finanziaria.   Reich ha individuato due bolle pronte a esplodere: quella dell’Intelligenza Artificiale e quella delle criptovalute – che, secondo lui, potrebbe essere già collassata, come suggerito dal crollo del 10-11 ottobre.   «Le azioni legate all’Intelligenza Artificiale e ai relativi data center rappresentano circa il 75% dei rendimenti delle principali aziende USA, l’80% della crescita degli utili e il 90% dell’aumento delle spese in conto capitale. Tuttavia, un rapporto del MIT rivela che il 95% delle aziende che utilizzano l’IA non genera profitti», ha scritto.   La bolla dell’IA ha arricchito alcuni magnati, come Ellison di Oracle, ma Oracle è gravata da debiti e a luglio le agenzie di rating hanno declassato il suo outlook a negativo, una situazione simile a quella di altre aziende del settore.   Quanto alle criptovalute, Reich le ha definite «un classico schema Ponzi», che consuma enormi quantità di energia senza produrre nulla di concreto. Quando le bolle dell’IA e delle criptovalute scoppieranno, ha avvertito Reich, «temo che milioni di americani comuni ne pagheranno le conseguenze, perdendo risparmi e posti di lavoro».

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In seguito alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina della scorsa settimana, il mercato delle criptovalute ha registrato il più grande crollo della sua storia, con una perdita stimata di oltre 150 miliardi di dollari a livello globale. Il bitcoin è calato del 14% tra il 10 e l’11 ottobre, mentre Ether ha toccato un ribasso del 12%. I token minori hanno subito perdite ancora più pesanti. Si tratta della fine della bolla delle criptovalute?   Reich si è interrogato sulla questione, rispondendo: «Quando scoppierà la bolla delle criptovalute? Forse è già iniziato». Ha inoltre sottolineato l’«enorme volume di prestiti» che ha alimentato il rialzo delle criptovalute durato nove mesi. Secondo Derive, gli investitori hanno puntato massicciamente su opzioni di Bitcoin ed Ether, segnalando un’ampia scommessa sul crollo del mercato.   Quanto alla presunta «stabilità» delle stablecoin, il tracollo delle criptovalute ha colpito anche queste. Bitget riferisce che la stablecoin USDe di Ethena ha perso il 35%, scendendo a 0,65 dollari su Binance, «un movimento notevole per qualcosa che dovrebbe essere stabile… Quando una stablecoin perde il 35% del suo ancoraggio, è naturale chiedersi cosa la sostenga davvero… Le stablecoin sono progettate per resistere a queste pressioni».   Un altro castello di carte finanziarie sta per crollare catastroficamente sull’economia globale?  

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