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Farmaceutiche della morte: il CEO di Pfizer e 200 altri dirigenti Big Pharma firmano la lettera pro pillola abortiva

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Più di 200 dirigenti farmaceutici, tra cui il CEO di Pfizer Albert Bourla, hanno firmato una lettera aperta in cui condannano la sentenza di un giudice federale americano contro l’approvazione da parte dell’ente regolatore farmaceutico Food & Drug Administration (FDA) del farmaco abortivo mifepristone, più conosciuto con il nome di RU486.

 

Il 7 aprile, il giudice Matthew Kacsmaryk aveva emesso un ordine di sospensione dell’approvazione da parte della FDA del farmaco abortivo, ritenendo che l’agenzia non avesse indagato adeguatamente sui suoi effetti a lungo termine. Lo stesso giorno, il giudice Thomas Rice aveva stabilito che la pillola feticida dovrebbe rimanere sul mercato in 15 stati più il Distretto di Columbia.

 

L’amministrazione Biden ha impugnato la sentenza e mercoledì sera un collegio di tre giudici della Corte d’appello del quinto circuito ha parzialmente bloccato la decisione di Kacsmaryk, stabilendo che il mifepristone dovrebbe rimanere disponibile ma mantenendo sospesa l’approvazione dell’amministrazione alla sua erogazione per posta. Venerdì, l’amministrazione ha chiesto alla Corte Suprema degli Stati Uniti di intervenire.

 

La lettera aperta dei massimi dirigenti Big Pharma sottolinea che il giudice Kacsmaryk non ha «alcuna formazione scientifica» e afferma che il mifepristone «è stato dimostrato da decenni di dati di essere più sicuro del Tylenol, di quasi tutti gli antibiotici e dell’insulina» e lamenta che la sentenza «ha stabilito un precedente per aver diminuito l’autorità della FDA sulle approvazioni dei farmaci e, così facendo, crea incertezza per l’intera industria biofarmaceutica».

 

I firmatari includono Albert Bourla, CEO di Pfizer, che è responsabile di uno dei controversi vaccini COVID-19 a RNA messaggero e che si è rifiutato di testimoniare a riguardo dinanzi al Parlamento Europeo. Altri a firmarlo includono funzionari di Merck, Genentech e Biogen.

 

In particolare, i capi degli sviluppatori di vaccini COVID Moderna e Johnson & Johnson non hanno firmato la lettera e non hanno risposto alle richieste di commento della CNBC.

 

Come scrive Lifesitenews, nonostante l’adozione da parte di Big Pharma e della FDA del mifepristone , le prove dimostrano che le pillole abortive comportano rischi specifici per le madri che le assumono – oltre, ovviamente, ad essere letali per i loro bambini non nati. Cioè è particolarmente vero quando gli standard per assumerle continuano ad essere allentati.

 

Uno studio del novembre 2021 condotto dagli studiosi del Charlotte Lozier Institute è apparso sulla rivista peer-reviewed Health Services Research and Managerial Epidemiology, analizzando dati pubblici Medicaid di oltre 400.000 aborti da 17 Stati che finanziano gli aborti elettivi attraverso i loro programmi, scrive che il tasso di visite al pronto soccorso legate alla pillola abortiva è aumentato di oltre il 500% dal 2002 al 2015. Anche il tasso di visite al pronto soccorso per aborti chirurgici è aumentato durante lo stesso periodo di tempo, ma con un margine molto inferiore.

 

Dopo la sentenza della Corte Suprema Dobbs che ha di fatto negato che l’aborto sia un diritto federale, molta della battaglia dei pro-feticidio si è spostata sull’aborto farmacologico, che promette di far da sé a casa senza passare per strutture sanitarie. Alcuni giornali americani – gli stessi che hanno negato l’efficacia di idrossiclorochina e ivermectina e imposto i vaccini mRNA, in sprezzo al diritto di curarsi da sé – sono arrivati addirittura a promuovere pillole abortive fai-da-te.

 

L’aborto domestico-biochimico aveva avuto una grande spinta in pandemia, con le pillole della morte ottenibili per via postale in Gran Bretagna: una gran idea che la sanità di Sua Maestà ha deciso di estendere anche nel periodo post pandemico.

 

In Italia l’era dell’aborto chimico fai-da-te fu annunciata, sempre in pandemia, dal ministro della Salute Roberto Speranza, che cambiò la direttiva per rendere il suo uso possibile anche senza ricovero.

 

La verità sulla pillola abortiva l’ha detta ad una convention dei conservatori americani il mese scorso l’attivista Abby Johnson, un tempo manager di una clinica per aborti, ora convertitasi alla difesa della vita umana. Le donne che prendono la pillola dell’aborto «stanno mettendo questi bambini nel water, bambini completamente formati – 12, 14, 16 settimane di gravidanza – forse hanno un’emorragia nel loro bagno, incapaci di raggiungere una struttura di pronto soccorso, guardano nella toilette e vedono il bambino loro completamente formato che galleggia lì nella water» ha dichiarato la Johnson.

 

Questa è la cruda realtà dell’aborto domestico reso da ciò che il premio Nobel Jerome Lejeune definiva «il pesticida umano». Un farmaco che, ricorda il caso delle email trapelate recentemente dalla sanità britannica, può avere conseguenze mortali: si può chiedere, al di là delle statistiche e degli episodi che potete vedere negli articoli linkati, nel caso dell’attivista abortista argentina 23enne morta pochi giorni dopo aver assunto il farmaco per uccidere il figlio concepito nel suo grembo – certo, magari, anche qui, non c’è nessuna correlazione.

 

In realtà, alla storia della Johnson manche una parte. Quel «bambino pienamente formato», una volta scaricato tirando l’acqua, finisce nelle fogne. E qui, oltre agli escrementi di altri esseri umani e ad ogni altra sozzura, troverà delle creature ben felici di incontrarlo – per divorarlo. Topi, rane, pesci… festeggiano la RU486, che tanta carne umana tenere e prelibata fa giungere loro senza che facciano alcuno sforzo, nella plastica immagine della catena alimentare ribaltata: le bestie mangiano gli esseri umani.

 

Un po’ come succede con gli orsi in Trentino, solo moltiplicato per migliaia di volte, nella tenebra della casa e delle sue tubature, della fogna, della vita innocente massacrata, vilipesa e divorata.

 

Sì, è il mondo alla rovescia. È il mondo dove i dottori che salvano i bambini dall’aborto chimico – perché alcune donne si pentono, ed entro un certo lasso di ore è possibile invertire il processo figlicida – vengono radiati dall’ordine dei medici.

 

È un mondo dove la vita viene abbattuta, per far trionfare la morte e la sua cultura. È il mondo della Necrocultura: combatterlo è la missione che ogni uomo dovrebbe avere nel XXI secolo.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

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