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Davos, il capo di Pfizer Bourla non risponde alle domande dei giornalisti

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Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, è stato intercettato a Davos, mentre camminava verso un evento del World Economic Forum, da una coppia di giornalisti che ha posto delle domande rimaste senza risposta.

 

Il video è particolarmente impietoso. Per la coppia di intervistatori, si tratta di un colpaccio. Bourla, come noto, ha più volte rifiutato l’invito di presentarsi al Parlamento Europeo (pur mantenendo un rapporto via SMS, ora spariti con la presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen ), tuttavia trova il tempo di andare in Svizzera al festival oligarchico di Klaus Schwab.

 

I due giornalisti che, chissà come, sono riusciti a raggiungere il Bourla e a fargli una serie di domande sono il canadese Ezra Levant di Rebel News (testata che si è fatta valere durante la protesta dei camionisti di inizio 2022) e l’israelo-australiano Avi Yemini, noto per i suoi indomiti reportage da Melbourne, dove più volte ha preso le botte.

 

 

 

Le domande fatte deambulando nel nevischio al CEO Pfizer, in realtà, sono piuttosto corrette.

 

«Signor Bourla, quando ha saputo che il vaccino non ferma il contagio? Per quanto lo ha saputo senza dirlo pubblicamente?».

 

«Noi ora sappiamo che il vaccino non ferma la trasmissione, ma perché tenerlo segreto?»

 

«È arrivato il momento di chiedere scusa al mondo, signore? Ridare indietro ai Paesi tutti i soldi per il vaccino che non funziona?»

 

«Non ha vergogna per quello che ha fatto negli ultimi due anni?»

 

«Ne è orgoglioso? Ha fatto milioni alle spalle della sussistenza delle persone… come si sente a camminare per strada come milionario sulle spalle delle persone comuni»

 

«Cosa pensa quando è sul suo yacht, signore? Cosa pensa quando è sul suo jet privato?»

 

«Teme la responsabilità per il prodotto? Teme per le miocarditi?»

 

«E riguardo alle morti improvvise?»

 

«Cosa ha da dire riguardo ai giovani che crollano con attacchi cardiaci ogni giorno? Perché non risponde a queste domande semplici»

 

«Quanti soldi ha fatto personalmente dal vaccino?»

 

«Quanti booster pensa dovremmo prendere perché siate soddisfatti con i vostri guadagni?»

 

«Chi incontra qui [a Davos] in segreto? Può rivelare con chi si è incontrato?»

 

«A chi paga le commissioni? Nel passato Pfizer ha pagato multe per 2,3 miliardi per marketing ingannevole; è coinvolto nello stesso comportamento un’altra volta?»

 

«Siete sotto indagine, come lo siete stati per il marketing ingannevole?»

 

«Ogni altro prodotto nel mondo, se non funziona come promesso, consente un rimborso. Non dovreste rimborsare Paesi che hanno dato miliardi per vostro vaccino non efficace?»

 

«Lei è abituato solo a media favorevoli? Così da non saper rispondere a nessuna domanda?»

 

Il Bourla non risponde ad alcuna domanda, non proferisce verbo, a parte, alla prima domanda, un «buona giornata» bofonchiato forse sperando di togliersi di dosso i due giornalisti e le loro domande.

 

Il video si conclude con i due cronisti che gli gridano «Vergogna», e poi parlottano fra loro, cercando di controllare l’adrenalina e forse la realizzazione di aver fatto un colpaccio giornalistico: il CEO del grande produttore di vaccini mRNA non dice una parola, neanche di circostanza, neanche di ironia. Semplicemente, tira dritto, e, significativamente a testa bassa – fino a che non raggiunge un luogo dove può essere protetto, possibilmente un altro nido oligarchico protetto da buttafuori e soldati.

 

Come riportato da Renovatio 21, in passato il Bourla ha parlato degli antivaccinisti come «criminali» che guadagnano «con la disinformazione».

 

Riguardo a notizie non favorevoli alla vaccinazione considerate fake, è notevole la confessione fatta nel 2021 in cui Bourla si è vantato pubblicamente di essere informato da CIA e FBI inerentemente alla «diffusione della disinformazione».

 

In fatto di rapporti con la stampa è emerso l’anno passato che uno dei vertici dell’agenzia notizia Reuters è membro del consiglio di amministrazione di Pfizer.

 

È inoltre noto che vi sia un rapporto diretto tra il Vaticano e la Big Pharma del siero mRNA, realizzato in incontri multipli, fino ad un certo punto segreti, tra il papa e il CEO del colosso.

 

Cinque mesi fa si è appreso che il quadridosato Bourla è risultato positivo al COVID-19.

 

A Davos, dove è un habitué, l’anno scorso il Bourla aveva parlato di «microchip biologici dentro ai farmaci».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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