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Prolungato l’aborto postale in Gran Bretagna

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D’altra parte della Manica, la delusione è d’obbligo tra i difensori del diritto alla vita, e per una buona ragione. L’autorità sanitaria britannica ha deciso di estendere di sei mesi la possibilità di ricorrere all’aborto domiciliare. Ufficialmente per dare alle strutture sanitarie il tempo di organizzarsi per tornare alle disposizioni precedenti.

 

La misura è stata presa all’inizio della pandemia. Le donne che non desideravano portare a termine la gravidanza potevano ottenere la pillola abortiva per posta, consegnata dopo un semplice teleconsulto. Il termine per ricorrere a questo «aborto postale» è stato fissato a 10 settimane di gravidanza.

 

La legge che autorizzava questi «aborti postali» doveva scadere alla fine di marzo. Ma, il 24 febbraio, il Dipartimento della Salute britannico ha indicato che sarebbe stata prorogata di sei mesi «per consentire alle cliniche il tempo di ripristinare le disposizioni precedenti».

 

In teoria, tra sei mesi, «verranno ripristinati i requisiti normativi pre-COVID per la fornitura di aborti farmacologici precoci», ha dichiarato il ministro in onda alla BBC.

 

Per la cronaca, nel Regno Unito, a prescindere dalle misure adottate a causa del COVID-19, l’aborto farmacologico richiede l’assunzione di due compresse. La seconda viene sempre portata a casa.

 

Una decisione presa contro i risultati dell’indagine pubblica condotta poco prima dal governo: «da questa consultazione emerge chiaramente che c’è un sostegno pubblico molto forte, fino al 70%, perché si metta fine a queste misure pericolose il prima possibile», osserva Catherine Robinson, portavoce dell’associazione pro-vita Right to Life UK.

 

Inoltre, «è deludente che il provvedimento non sia terminato alla data di fine prevista, il 30 marzo 2022», lamenta Catherine Robinson: nulla è stato fatto fino ad ora per consentire alle strutture sanitarie interessate di organizzarsi per tornare alle precedenti disposizioni che disciplinavano aborto.

 

Nel Regno Unito, 2.000 donne ogni settimana ricorrono all’aborto farmacologico. Nel primo anno di pandemia si è registrato un «numero record di aborti», secondo le organizzazioni che difendono il diritto alla vita.

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news

 

 

 

 

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