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Essere vescovi fino al punto dell’eroismo: mons. Viganò incoraggia il vescovo texano in via di epurazione Strickland
Monsignor Carlo Maria Viganò ha scritto su Twitter un messaggio di incoraggiamento per il vescovo Joseph Strickland, colpito da quella che pare essere un’epurazione bergogliana.
Strickland, vescovo della diocesi di Tyler in Texas, ha ricevuto una visita apostolica – cioè sorta di ispezione da parte del Vaticano modernista, che non può evidentemente tollerare più le posizioni di Strickland, per esempio quella sui vaccini ottenuti da aborti, sulla quale tanto si è speso in questi anni.
Monsignor Viganò nel suo messaggio chiede al prelato texano di continuare il suo ministero «eroico» anche qualora dovesse essere vero che Bergoglio sta per chiedergli di dimettersi.
«Undici anni fa, proprio in questo giorno dell’Esaltazione della Santa Croce, ebbi l’onore di informare Mons. Strickland – essendo io allora Nunzio Apostolico negli Stati Uniti – che Benedetto XVI lo aveva nominato Vescovo di Tyler» scrive monsignor Viganò.
«È giunto il momento di ritrovare il senso della “pienezza dell’Ordine” esercitando l’Episcopato sino all’eroismo: sarà Nostro Signore a giudicarci, non chi abusa del proprio potere per distruggere la Chiesa e perseguitarne i buoni Pastori» continua il prelato, che acclude un verso delle Sacre Scritture.
«Annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento» (2 Tim 4, 2).
Undici anni fa, proprio in questo giorno dell’Esaltazione della Santa Croce, ebbi l’onore di informare Mons. Strickland – essendo io allora Nunzio Apostolico negli Stati Uniti – che Benedetto XVI lo aveva nominato Vescovo di Tyler.
È giunto il momento di ritrovare il senso… pic.twitter.com/Gf81DddbG3
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) September 14, 2023
La difesa del fratello vescovo da parte dell’arcivescovo Viganò arriva appena tre giorni dopo che la testata cattolica americana The Pillar, citando fonti della Santa Sede, ha riferito che Francesco si è incontrato con funzionari vaticani lo scorso fine settimana per promuovere l’idea di richiedere le dimissioni del prelato da vescovo della sua diocesi del Texas.
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Il vescovo Strickland e la sua diocesi sono stati oggetto di grande attenzione da parte dei media cattolici da quando è stato rivelato che era oggetto di una visita apostolica nel giugno 2023. La sua visita è stata condotta da due vescovi in pensione: il vescovo Dennis Sullivan di Camden, nel New Jersey e l’ex vescovo Gerald Kicanas di Tucson, Arizona. La scelta dei due prelati, che hanno posizioni non conservatrici, è di per sé causa di controversia presso alcuni fedeli.
Le posizioni più pubbliche del vescovo di Tyler su questioni morali e dottrinali includono esortare Francesco a negare la Santa Comunione all’ex presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi per il suo sostegno all’aborto legale, accusando il papa di un «programma volto a indebolire il deposito della fede» e condannando la prominente «blasfemia» pro-LGBT del gesuita padre James Martin, tanto vicino a Bergoglio.
Monsignor Strickland è stato anche particolarmente schietto riguardo alle controversie morali nella politica e nella cultura degli Stati Uniti, compreso lo spionaggio dell’amministrazione Biden sui cattolici e le manifestazioni pubbliche di gruppi autodefiniti «satanici».
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I lettori di Renovatio 21 conoscono Strickland per l’intransigenza mostrata dal prelato nei confronti dei vaccini ottenuti da linee cellulari di feto abortito.
«Preferisco morire piuttosto che beneficiare di qualsiasi prodotto che utilizzi un bambino abortito» aveva dichiarato a inizio 2022, quando la campagna vaccinale mondiale e i sistemi di sottomissione alla siringa genica, come il green pass, impazzavano.
Monsignor Strickland aveva cominciato a parlare di rifiuto del vaccino fatto con linee cellulari di feto abortito ancora a inizio 2020, quando si era lontani dalla realizzazione dei vaccini ora in distribuzione globale.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2020 fa il vescovo texano aveva dichiarato su Twitter:
«Rinnovo la mia richiesta di rifiutare qualsiasi vaccino sviluppato utilizzando bambini abortiti (…) anche se ha avuto origine decenni fa, significa ancora che la vita di un bambino era finita prima che nascesse e quindi il suo corpo era usato come pezzi di ricambio (…) Tragicamente, le persone non sono a conoscenza o hanno scelto di chiudere un occhio sui progressi della scienza medica che consentono lo sviluppo di vaccini con l’uso all’ingrosso di corpi di bambini abortiti».
In una puntata del The Bishop Strickland Show il vescovo texano, mai pago nell’attaccare i «vaccini» COVID contaminati dall’aborto, aveva evidenziato anche il fallimento dei vescovi, incapaci di compiere il loro dovere di opporsi agli obblighi totalitari di vaccinazione vaccinazioni.
Tuttavia si ritiene che la visita apostolica sia stata particolarmente motivata da un post del 13 maggio in cui affermava esplicitamente: «Respingo il suo [di Papa Francesco] programma di minare il Deposito della Fede».
Il vescovo Strickland ha ricevuto il sostegno di altri importanti vescovi, oltre all’arcivescovo Viganò, da quando è arrivata la notizia che gli sarebbe stato chiesto di dimettersi, inclusa una lettera personale di encomio del vescovo Athanasius Schneider.
Venerdì il prelato ha dichiarato che non si dimetterà ma si conformerà se verrà rimosso dalla sua diocesi da Papa Francesco. Il conduttore radiofonico cattolico Joe McClane ha rivelato di aver ricevuto un’e-mail dal vescovo Strickland in cui si diceva che «non si sarebbe semplicemente allontanato» dalla sua diocesi, ma che «se il Papa lo avesse rimosso sarebbe stato obbediente».
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Papa Leone intervenga sull’Eucarestia a Brigitte Macron: parla un sacerdote francese
Notre-Dame: Brigitte Macron et le public s’avancent pour la communion pic.twitter.com/eRypHnKMYg
— BFM (@BFMTV) December 8, 2024
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Poligamia: il Vaticano non intende modificare il diritto canonico
Il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ha ribadito che attualmente non esiste alcun piano per modificare il diritto canonico relativo alle unioni poligame, molto comuni nell’Africa subsahariana. Questa dichiarazione del Cardinale Victor Manuel Fernandez, Prefetto del DDF, arriva dopo una nota dottrinale sulla monogamia come fondamento del matrimonio cristiano.
I vescovi africani potrebbero essere delusi, poiché avevano chiesto una modifica del diritto canonico per scoraggiare ulteriormente la piaga della poligamia, profondamente radicata nelle tradizioni africane. Commentando la nota di Una Caro del 25 novembre 2025, il Cardinale Fernandez ha sottolineato che il nuovo testo non intendeva «condannare esplicitamente la poligamia», ma piuttosto «promuovere la monogamia come ideale evangelico», limitandone significativamente la portata.
Ciò è ancora più significativo se si considera che il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede si è affrettato a sottolineare che l’iniziativa rispondeva principalmente alle ripetute richieste dei vescovi africani, espresse durante le visite ad limina e al Sinodo sulla sinodalità. In Africa, questi prelati affrontano importanti sfide pastorali in regioni in cui la poligamia colpisce fino al 24% dei cristiani in Burkina Faso, secondo i dati del Pew Research Center.
In una lunga nota a piè di pagina, Una Caro affronta le tradizioni africane a livello giuridico, dove la prima moglie svolge spesso un ruolo centrale nei riti funebri e nell’educazione dei figli di altre unioni. «Studi sulle culture africane mostrano che diverse tradizioni attribuiscono particolare importanza al primo matrimonio», si legge.
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Tuttavia, il cardinale Fernandez insiste sul fatto che questa menzione non implica, a suo avviso, una revisione del canone 1148, che consente a un uomo poligamo convertito al cattolicesimo di scegliere una delle sue mogli per convalidare un matrimonio cristiano, con preferenza per la prima.
I vescovi africani, riuniti nell’ambito del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (SECAM), avevano tuttavia criticato questa flessibilità canonica, in particolare in un documento dell’agosto 2025 intitolato «Le sfide pastorali della poligamia». In esso, denunciavano casi in cui gli uomini «mettono da parte» la loro prima moglie per sceglierne una più giovane, causando sia scandalo che ingiustizia all’interno delle loro comunità.
Il prefetto della DDF ha riconosciuto queste «situazioni violente» nei villaggi isolati, dove le donne abbandonate rischiano la miseria o la morte: «Dobbiamo trovare una soluzione prudente che porti gradualmente a unioni monogame», ha dichiarato al sito di informazione The Pillar, specificando al contempo che i vescovi africani devono impegnarsi in questa riflessione, senza modifiche immediate al diritto canonico. Questa posizione si inserisce in un contesto più ampio.
La poligamia è diffusa nell’Africa occidentale e centrale: in Ciad, il 21% dei cristiani vive in famiglie poligame, e in Mali il 14%. Durante il Sinodo sulla famiglia del 2014, mons. Ignatius Kaigama – ora arcivescovo di Abuja, in Nigeria – ha sottolineato che la poligamia spesso mira ad assicurare la prole, sollevando interrogativi pastorali per i convertiti. «Come possiamo aiutarli? Come possiamo condurli alla conversione?», si è chiesto.
Il documento del SECAM ha anche deplorato le pratiche falsamente pastorali di alcuni sacerdoti, come la tolleranza informale o lo status di «catecumenato permanente» per i poligami, sostenendo invece un annuncio «radicale» del Vangelo.
I vescovi africani non hanno quindi veramente prevalso e il controverso autore del documento Fiducia Supplicans (2023) sulla benedizione delle coppie irregolari si è, nella migliore delle ipotesi, impegnato ad aiutare i vescovi africani a trovare «soluzioni appropriate», senza però «isolare» i sacerdoti che esercitano il loro ministero in contesti in cui la poligamia è la norma.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News.
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Immagine screenshot da YouTube
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Corredentrice e Mediatrice: cosa chiedevano i vescovi alla vigilia del Vaticano II
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