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Geopolitica

Cosa sta succedendo nel caveau artico della fine del mondo?

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Cosa sta succedendo nel caveau artico della fine del mondo?

 

Sullo sfondo della crescente paura per la pandemia globale del Coronavirus, un evento è passato inosservato, in un punto così isolato dal resto del mondo che la maggior parte non conosce nemmeno la sua esistenza.

 

Il caveau di semi situato a Svalbard, sull’isola di Spitsbergen, a nord del circolo polare artico, ha appena ricevuto un’importante carico di semi di diverse varietà vegetali per il suo deposito speciale. Ciò che rende quanto meno sospetta questa banca di semi è l’elenco degli sponsor finanziari dietro il progetto globale.

 

Il 25 febbraio oltre 60.000 nuove varietà di semi sono state collocate nel caveau di Svalbard. Questo porta il totale dei tipi di semi a oltre un milione da quando il caveau ha iniziato a essere utilizzato per i depositi all’inizio del 2008

Il 25 febbraio oltre 60.000 nuove varietà di semi sono state collocate nel caveau di Svalbard, il più grande carico mai arrivato dalla sua apertura. Questo porta il totale dei tipi di semi a oltre un milione da quando il caveau ha iniziato a essere utilizzato per i depositi all’inizio del 2008.

 

Gli ultimi depositi di semi includono cipolle dal Brasile, semi di guar dall’Asia centrale, semi di mais sacri per il popolo Cherokee e fiori selvatici da un prato nella casa del Principe Carlo nel Regno Unito.

 

Il caveau di Svalbard si trova sull’isola che appartiene legalmente alla Norvegia da un trattato del 1925. Il governo norvegese ha raccolto gran parte del denaro per la costruzione della struttura, i cui sostenitori hanno dichiarato che era in grado di resistere all’esplosione di una bomba nucleare.

 

Il governo norvegese ha raccolto gran parte del denaro per la costruzione della struttura, i cui sostenitori hanno dichiarato che era in grado di resistere all’esplosione di una bomba nucleare

L’unico problema è stato che i progettisti non hanno reso la struttura, costruita sul fianco di una montagna, impermeabile e l’ingresso si è allagato nel 2016 a causa di forti piogge, richiedendo importanti riparazioni e migliorie, per un ammontare di 20 milioni di euro, che sono state appena completate, dopo circa quattro anni.

 

In particolare, come ha sottolineato il primo ministro norvegese Erna Solberg durante la recente cerimonia di ricevimento dei semi, l’anno 2020 è destinato ad essere l’anno in cui i paesi devono salvaguardare la diversità genetica delle colture per raggiungere l’obiettivo delle Nazioni Unite di «eliminare la fame nel mondo entro il 2030». Il 2030 è l’anno in cui l’IPCC delle Nazioni Unite prevede un cambiamento climatico disastroso a meno che non si agisca in modo radicale, nonché l’anno chiave di riferimento per il progetto delle Nazioni Unite, la maltusiana Agenda 2030.

 

Lo scopo dichiarato pubblicamente per il grande progetto della banca dei semi è di essere un luogo sicuro in cui stivare le collezioni delle banche nazionali di semi per evitare che vengano distrutte da guerre come in Siria o Iraq, da disastri naturali o altre calamità. Il caveau di Svalbard è stato ribattezzato «l’arca di Noè dei semi» che, in caso di «catastrofe globale», consentirebbe un riavvio dell’agricoltura mondiale. Bene. Interessante. Chi deciderà come distribuire quei semi in caso di catastrofe non viene indicato.

Il caveau di Svalbard è stato ribattezzato «l’arca di Noè dei semi» che, in caso di «catastrofe globale», consentirebbe un riavvio dell’agricoltura mondiale. Ma chi deciderà come distribuire quei semi in caso di catastrofe non viene indicato

 

Degno di nota è l’elenco dei sostenitori di questa insolita partnership tra pubblico e privato.

 

Crop Trust?

La banca dei semi e l’acquisizione delle sementi è gestita da un’entità chiamata Crop Trust, ufficialmente nota come Global Crop Diversity Trust, con sede a Bonn, in Germania. Sul suo sito web, Crop Trust afferma con modestia che la loro «unica missione è garantire che l’umanità preservi e renda disponibile la diversità delle colture del mondo per la futura sicurezza alimentare».

 

Ha un impressionante elenco di sponsor finanziari chiamato Consiglio dei Donatori.

 

Il Cropt Trust ha impressionante elenco di sponsor finanziari chiamato Consiglio dei Donatori. Tra questi spiccano Bayer Crop Science (Monsanto); DuPont Pioneer Hi-Bred; Syngenta AG (ChemChina). I maggiori fornitori al mondo di semi brevettati OGM e prodotti agrochimici come il Roundup con glifosato

Tra questi spiccano Bayer Crop Science, che ora comprende la Monsanto; DuPont Pioneer Hi-Bred; Syngenta AG, ora di proprietà di ChemChina. Questi sono i maggiori fornitori al mondo di semi brevettati OGM e prodotti agrochimici come il Roundup con glifosato. Syngenta, ora di proprietà statale cinese, è il più grande fornitore al mondo di prodotti chimici per colture.

 

Inoltre, i donatori di Crop Trust includono la Bill and Melinda Gates Foundation, il principale donatore che ha avviato il Trust nel 2004 insieme alla FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, e il CGIAR, agendo tramite Bioversity International.

 

La Gates Foundation è affiliata al Crop Trust tramite la Rockefeller Foundation, che per prima ha finanziato la creazione della biotecnologia OGM a partire dagli anni Settanta presso il loro International Rice Research Institute, per il quale hanno speso milioni nel tentativo di sviluppare il colossale fallimento chiamato Golden Rice, riso arricchito con vitamina A.

I donatori di Crop Trust includono la Bill and Melinda Gates Foundation, il principale donatore che ha avviato il Trust nel 2004 insieme alla FAO

 

Il CGIAR, istituito nel 1972 dalla Rockefeller Foundation e dalla Ford Foundation per diffondere il loro modello agroalimentare della Green Revolution, controlla la maggior parte delle banche di semi private, dalle Filippine alla Siria al Kenya.

 

Complessivamente, queste banche di semi contengono oltre sei milioni e mezzo di varietà di sementi, quasi due milioni delle quali sono «diverse». Il caveau di Svalbad ha la capacità di ospitare quattro milioni e mezzo di semi diversi.

 

La Gates Foundation è affiliata al Crop Trust tramite la Rockefeller Foundation, che per prima ha finanziato la creazione della biotecnologia OGM a partire dagli anni Settanta

All’epoca dell’apertura del caveau nel 2008, il presidente del Crop Trust era la canadese Margaret Catley-Carlson.

 

Catley-Carlson fu anche presidente fino al 1999 del Population Council con sede a New York, l’organizzazione per la riduzione della popolazione di John D. Rockefeller III, istituita nel 1952 per far avanzare il programma eugenetico della famiglia Rockefeller mascherato come promozione della «pianificazione familiare», dispositivi di controllo delle nascite, sterilizzazione e «controllo della popolazione» nei paesi in via di sviluppo.

 

Il presidente del Crop Trust  Margaret Catley-Carlson, già presidente presidente Population Council  l’organizzazione per la riduzione della popolazione di J.D. Rockefeller III per promuovere «pianificazione familiare», dispositivi di controllo delle nascite, sterilizzazione e «controllo della popolazione»

Catley-Carlson era anche membro del consiglio di amministrazione della Syngenta Foundation.

 

 

Concilio della de-popolazione

Essere presidente del Population Council fondato da Rockefeller non è un aspetto secondario.

 

Negli anni Novanta l’Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite ha lanciato una campagna per vaccinare milioni di donne tra i 15 e i 45 anni in Nicaragua, in Messico e nelle Filippine, apparentemente contro il tetano, una malattia derivante, ad esempio, dal contatto con un oggetto arrugginito.

 

Il vaccino non è stato somministrato a uomini o ragazzi, nonostante siano altrettanto soggetti a entrare in contatto con oggetti arrugginiti come le donne.

Negli anni Novanta l’Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite ha lanciato una campagna per vaccinare milioni di donne tra i 15 e i 45 anni in Nicaragua, in Messico e nelle Filippine, apparentemente contro il tetano

 

A causa di quella curiosa anomalia, il Comitato Pro Vida de Mexico, organizzazione laica cattolica romana, si insospettì e fece testare i campioni di vaccino.

 

I test hanno rivelato che il vaccino contro il tetano diffuso dall’OMS – solo per le donne in età fertile – conteneva gonadotropina corionica umana o hCG, un ormone naturale che, combinato con un vettore di tossoidi tetanici, stimolava gli anticorpi rendendo una donna incapace di portare a termine una gravidanza. Nessuna delle donne vaccinate era stata informata.

 

In seguito è emerso che la Rockefeller Foundation insieme al Population Council dei Rockefeller, la World Bank (sede del CGIAR) e i National Institutes of Health degli Stati Uniti erano stati coinvolti in un progetto ventennale per conto dell’OMS iniziato nel 1972 per sviluppare il vaccino per aborti e sterilità mascherandolo con un vettore del tetano.

 

I test hanno rivelato che il vaccino contro il tetano diffuso dall’OMS – solo per le donne in età fertile – conteneva gonadotropina corionica umana o hCG, un ormone naturale che, combinato con un vettore di tossoidi tetanici, stimolava gli anticorpi rendendo una donna incapace di portare a termine una gravidanza. Nessuna delle donne vaccinate era stata informata

Inoltre, il governo norvegese, che ospita il caveau di Svalbard, ha donato 41 milioni di dollari per lo sviluppo dello speciale vaccino abortivo contro il tetano.

 

È solo una coincidenza che la stessa Fondazione Gates stia sostenendo l’organizzazione responsabile del mantenimento del caveau di semi di Svalbard mentre Gates emerge come una delle maggiori autorità sul pericolo dell’epidemia di coronavirus di Wuhan?

 

In un articolo scritto per il New England Journal of Medicine, Gates ha affermato che il COVID19 “ha iniziato a comportarsi in modo molto simile a un patogeno che si vede una volta in un secolo per cui siamo preoccupati.

 

Un caveau di semi praticamente inaccessibile, sotto il controllo di alcuni dei principali sostenitori del mondo dell’eugenetica e della riduzione della popolazione è sicuramente singolare.

 

Con oltre un milione di insostituibili varietà di sementi del mondo rinchiusi nel caveau di Svalbard, potrebbe essere un modo per i giganti dell’agroalimentare OGM come Bayer-Monsanto o Syngenta di ottenere illegalmente l’accesso a quei semi in un momento di crisi globale?

La Rockefeller Foundation insieme al Rockefeller’s Population Council, la World Bank  e i National Institutes of Health degli Stati Uniti erano stati coinvolti in un progetto ventennale per conto dell’OMS iniziato nel 1972 per sviluppare il vaccino per aborti e sterilità mascherandolo con un trasportatore di tetano

 

Sembra molto inverosimile, eppure ci sono eventi inverosimili nel nostro mondo. Potremmo dire: «chi controlla i semi delle colture del mondo, controlla il mondo».

 

 

William F. Engdahl

 

Traduzione di Alessandra Boni

 

F. William Engdahl è consulente e docente di rischio strategico, ha conseguito una laurea in politica presso la Princeton University ed è un autore di best seller sulle tematiche del petrolio e della geopolitica. È autore, fra gli altri titoli, di Seeds of Destruction: The Hidden Agenda of Genetic Manipulation («Semi della distruzione, l’agenda nascosta della manipolazione genetica»), consultabile anche sul sito globalresearch.ca.

 

«Chi controlla i semi delle colture del mondo, controlla il mondo»

Questo articolo, tradotto e pubblicato da Renovatio 21 con il consenso dell’autore, è stato pubblicato in esclusiva per la rivista online New Eastern Outlook e ripubblicato secondo le specifiche richieste.

 

Renovatio 21 offre la traduzione di questo articolo per dare una informazione a 360º.  Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

Immagine di Subiet via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International 

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Geopolitica

Putin: la Russia raggiungerà tutti i suoi obiettivi nel conflitto ucraino

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La Russia porterà a compimento tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale in Ucraina, ha dichiarato il presidente Vladimir Putin.

 

Tra gli scopi principali enunciati da Putin nel 2022 vi sono la protezione degli abitanti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk dall’aggressione delle forze di Kiev, nonché la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina.

 

«Naturalmente porteremo a termine questa operazione fino alla sua logica conclusione, fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale», ha affermato Putin in videocollegamento durante la riunione del Consiglio presidenziale per i diritti umani di martedì.

 

Il presidente russo quindi ricordato che il conflitto è scoppiato quando l’esercito ucraino è stato inviato nel Donbass, regione storicamente russa che nel 2014 aveva respinto il colpo di Stato di Maidan sostenuto dall’Occidente. Questo, secondo il presidente, ha reso inevitabile l’intervento delle forze armate russe per porre fine alle ostilità.

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«Si tratta delle persone. Persone che non hanno accettato il colpo di Stato in Ucraina nel 2014 e contro le quali è stata scatenata una guerra: con artiglieria, armi pesanti, carri armati e aviazione. È lì che è iniziata la guerra. Noi stiamo cercando di mettervi fine e siamo costretti a farlo con le armi in pugno».

 

Putin ha ribadito che per otto anni la Russia ha cercato di risolvere la crisi per via diplomatica e «ha firmato gli accordi di Minsk nella speranza di una soluzione pacifica». Tuttavia, ha aggiunto la settimana scorsa in un’intervista a India Today, «i leader occidentali hanno poi ammesso apertamente di non aver mai avuto intenzione di rispettarli», avendoli sottoscritti unicamente per guadagnare tempo e permettere all’Ucraina di riarmarsi.

 

Mosca ha accolto positivamente il nuovo slancio diplomatico impresso dal presidente statunitense Donald Trump, che ha proposto il suo piano di pace in 28 punti come base per un’intesa.

 

Lunedì Trump ha pubblicamente invitato Volodymyr Zelens’kyj ad accettare le proposte di pace, lasciando intendere che il leader ucraino non abbia nemmeno preso in esame l’ultima offerta americana.

 

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

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Geopolitica

Lavrov elogia la comprensione di Trump delle cause del conflitto in Ucraina

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Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che il presidente statunitense Donald Trump rappresenta l’unico leader occidentale in grado di cogliere le vere motivazioni alla base del conflitto ucraino.   Parlando mercoledì al Consiglio della Federazione, la camera alta del parlamento russo, Lavrov ha spiegato che, mentre gli Stati Uniti manifestano una «crescente impazienza» verso il percorso diplomatico mirato a cessare le ostilità, Trump è tra i pochissimi esponenti occidentali a comprendere le dinamiche che hanno originato la crisi.   «Il presidente Trump… è l’unico tra tutti i leader occidentali che, subito dopo il suo arrivo alla Casa Bianca nel gennaio di quest’anno, ha iniziato a dimostrare di aver compreso le ragioni per cui la guerra in Ucraina era stata inevitabile», ha dichiarato.   Lavrov ha proseguito sottolineando che Trump possiede una «chiara comprensione» delle dinamiche che hanno forgiato le politiche ostili nei confronti della Russia da parte dell’Occidente e dell’ex presidente statunitense Joe Biden, strategie che, a suo dire, «erano state coltivate per molti anni».

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Il ministro ha indicato che «si sta avvicinando il culmine dell’intera saga» ucraina, affermando che Trump ha sostanzialmente ammesso che «le cause profonde identificate dalla Russia devono essere eliminate».   Il vertice della diplomazia russa ha menzionato in modo specifico le storiche riserve di Mosca sull’aspirazione ucraina all’adesione alla NATO e la persistente violazione dei diritti della popolazione locale.   Lavrov ha poi precisato che Trump resta «l’unico leader occidentale a cui stanno a cuore i diritti umani in questa situazione», contrapposto ai governi dell’UE che, secondo Mosca, evadono il tema. Ha svelato che la roadmap statunitense per un’intesa includeva esplicitamente la tutela dei diritti delle minoranze etniche e delle libertà religiose in Ucraina, «in linea con gli obblighi internazionali».   Tuttavia, sempre secondo Lavrov, tali clausole sono state indebolite nel momento in cui il documento è stato sottoposto all’UE: il testo è stato modificato per indicare che l’Ucraina dovrebbe attenersi agli standard «adottati nell’Unione Europea».   Da tempo Mosca denuncia la soppressione della lingua e della cultura russa da parte di Kiev, oltre ai sforzi per limitare i diritti delle altre minoranze nazionali, e al contempo accusa i leader ucraini di fomentare apertamente il neonazismo nel paese.

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Immagine dell’Ufficio stampa della Duma di Stato della Federazione Russa via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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Geopolitica

Gli europei sotto shock per la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti per il 2025

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I leader europei e i media dell’establishment sono in preda al panico dopo la diffusione, sul portale ufficiale della Casa Bianca, della «Strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America 2025» (NSS).

 

A terrorizzare Bruxelles e dintorni è l’impegno esplicito del governo USA a privilegiare «Coltivare la resistenza all’attuale traiettoria dell’Europa all’interno delle nazioni europee», descritta in termini aspri ma realistici. Il report si scaglia in particolare contro l’approccio dell’UE alla Russia.

 

L’NSS ammonisce che il Vecchio Continente rischia la «cancellazione della civiltà» se non invertirà la rotta imposta dall’Unione Europea e da altre entità sovranazionali. La «mancanza di fiducia in se stessa» del Continente emerge con evidenza nelle interazioni con Mosca. Gli alleati europei detengono un netto primato in termini di hard power rispetto alla Russia in quasi tutti i campi, salvo l’arsenale nucleare.

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Dopo l’invasione russa in Ucraina, i rapporti europei con Mosca sono drasticamente deteriorati e numerosi europei vedono nella Federazione Russa una minaccia esistenziale. Gestire le relazioni transatlantiche con la Russia esigerà un impegno diplomatico massiccio da Washington, sia per reinstaurare un equilibrio strategico in Eurasia sia per scongiurare frizioni tra Mosca e gli Stati europei.

 

«È un interesse fondamentale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina, al fine di stabilizzare le economie europee, prevenire un’escalation o un’espansione indesiderata della guerra e ristabilire la stabilità strategica con la Russia, nonché per consentire la ricostruzione post-ostilità dell’Ucraina, consentendole di sopravvivere come Stato vitale».

 

Il conflitto ucraino ha paradossalmente accresciuto la vulnerabilità esterna dell’Europa, specie della Germania. Oggi, le multinazionali chimiche tedesche stanno erigendo in Cina alcuni dei più imponenti complessi di raffinazione globale, sfruttando gas russo che non possono più procurarsi sul suolo patrio.

 

L’esecutivo Trump si scontra con i burocrati europei che coltivano illusioni irrealistiche sul prosieguo della guerra, appollaiati su coalizioni parlamentari fragili, molte delle quali calpestano i pilastri della democrazia per imbavagliare i dissidenti. Una vasta maggioranza di europei anela alla pace, ma tale aspirazione non si riflette nelle scelte politiche, in gran parte ostacolate dal sabotaggio dei meccanismi democratici perpetrato da quegli stessi governi. Per quanto allarmati siano i continentali, l’establishment britannico lo è ancor di più.

 

Ruth Deyermond, docente al dipartimento di Studi della Guerra del King’s College London e specialista in dinamiche USA-Russia, ha commentato su X che il testo segna «l’enorme cambiamento nella politica statunitense nei confronti della Russia, visibile nella nuova Strategia per la Sicurezza Nazionale – il più grande cambiamento dal crollo dell’URSS». Mosca appare citata appena dieci volte nel corposo documento, nota Deyermond, e prevalentemente per evidenziare le fragilità europee.

 

In un passaggio esemplare, il report afferma che «questa mancanza di fiducia in se stessa è più evidente nelle relazioni dell’Europa con la Russia». «L’assenza della Russia dalla Strategia di Sicurezza Nazionale 2025 appare davvero strana, sia perché la Russia è ovviamente uno degli stati che hanno l’impatto più significativo sulla stabilità globale al momento, sia perché l’amministrazione è così chiaramente interessata alla Russia (…) Non è solo la mancanza di riferimenti alla Russia a essere sorprendente, è il fatto che la Russia non venga mai menzionata come avversario o minaccia» scrive l’accademica.«La mancanza di discussione sulla Russia, nonostante la sua importanza per la sicurezza e l’ordine internazionale e la sua… importanza per l’amministrazione Trump, fa sembrare che stiano semplicemente aspettando di poter parlare in modo più positivo delle relazioni in futuro».

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La parte dedicata al dossier ucraino – che allude al fatto che «l’amministrazione Trump si trova in contrasto con i politici europei che nutrono aspettative irrealistiche per la guerra» – pare quasi redatta dal Cremlino. L’incipit della Deyermond è lapidario: «Se qualcuno in Europa si aggrappa ancora all’idea che l’amministrazione Trump non sia inamovibile filo-russa e ostile alle istituzioni e ai valori occidentali, dovrebbe leggere la Strategia per la Sicurezza Nazionale del 2025 e ripensarci».

 

Il NSS dedica scarsa attenzione alla NATO, se non per insistere sulla cessazione della sua espansione indefinita, ma stando ad un articolo Reuters del 5 dicembre, Washington intende che l’Europa rilevi entro il 2027 la gran parte delle competenze di difesa convenzionale dell’Alleanza, dall’intelligence ai missili. Questa scadenza «irrealistica» è stata illustrata questa settimana a diplomatici europei a Washington dal team del Pentagono incaricato della politica atlantica, secondo cinque fonti «a conoscenza della discussione».

 

Nel corso dell’incontro, i vertici del Dipartimento della Difesa avrebbero espresso insoddisfazione per i passi avanti europei nel potenziare le proprie dotazioni difensive dopo l’«invasione estesa» russa in Ucraina del 2022. Gli esponenti USA hanno avvisato i loro omologhi che, in caso di mancato rispetto del termine del 2027, gli Stati Uniti potrebbero sospendere la propria adesione a certi meccanismi di coordinamento difensivo NATO, hanno riferito le fonti. Le capacità convenzionali comprendono asset non nucleari, da truppe ad armamenti, e i funzionari non hanno chiarito come misurare i progressi europei nell’assunzione della quota preponderante del carico, precisa Reuters.

 

Non è dato sapere se il limite temporale del 2027 rifletta la linea ufficiale dell’amministrazione Trump o meri orientamenti di singoli addetti del Pentagono. Diversi rappresentanti europei hanno replicato che un tale orizzonte non è fattibile, a prescindere dai criteri di valutazione di Washington, dal momento che il Vecchio Continente necessita di risorse finanziarie aggiuntive e di una volontà politica più marcata per rimpiazzare alcune dotazioni americane nel breve periodo.

 

Tra le difficoltà, i partner NATO affrontano slittamenti nella fabbricazione degli equipaggiamenti che intendono acquisire. Sebbene i funzionari USA abbiano sollecitato l’Europa a procacciarsi più hardware di produzione statunitense, taluni dei sistemi difensivi e armi made in USA più cruciali imporrebbero anni per la consegna, anche se commissionati oggi.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

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