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«Cancellazione della Monarchia divina di Nostro Signore»: mons. Viganò contro l’attacco del cardinale Cupich al tradizionalismo

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha pubblicato una veemente accusa contro il controverso cardinale arcivescovo di Chicago Blaise Cupich, che Viganò collega, ricordando i tempi del suo mandato dalla nunziatura apostolica di Washington, al gruppo dell’ex cardinale Theodore McCarrick. Il cardinale chicagoano, favorevole all’adozione gay e speaker alla Convention del Partito Democratico USA (dove, fuori dal palazzetto, vi era un furgoncino per gli aborti) era già stato in passato oggetto degli strali di monsignor Viganò.

 

L’occasione è il recente attacco del Cupich ai tradizionalisti, un testo chiamato «Tradition vs traditionalism» apparso a inizio mese sulla pubblicazione Chicago Catholic.

 

«Lo scorso 3 Settembre, sul giornale dell’Arcidiocesi di Chicago, Blase Cupich è riuscito a collezionare una serie di imbarazzanti figuracce, nel tentativo di accusare la Chiesa Cattolica di aver adulterato l’originaria purezza della Liturgia, che il Vaticano II le avrebbe restituito con la riforma liturgica montiniana. Questo è infatti il nuovo compito che i suoi padroni gli hanno affidato, in continuità con gli incarichi precedenti» scrive monsignore. «Il passaggio da Bergoglio a Leone – alla cui apparizione alla Loggia Cupich godeva di soddisfazione – non ha rappresentato per lui alcun cambiamento né tantomeno un’estromissione».

 

Cupich nel suo scritto diceva che «per molti versi, la riforma è stata un recupero delle verità di fede, che nel tempo erano state oscurate da una serie di adattamenti e influenze che riflettevano l’espansione del rapporto della Chiesa con il potere secolare e la società. In particolare durante il periodo carolingio (VII-IX secolo) e barocco (XVII-XVIII secolo), furono inseriti nella liturgia numerosi adattamenti che incorporavano elementi delle corti imperiali e reali, trasformando l’estetica e il significato della liturgia. La liturgia divenne quindi più uno spettacolo che la partecipazione attiva di tutti i battezzati all’azione salvifica di Cristo crocifisso».

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Mons. Viganò risponde che «questi temi, propri di ambienti protestanti, si basano notoriamente su una falsificazione storica. L’idea di una crescita “tumorale” del cerimoniale della Messa è falsa e deviante, oltreché temeraria e offensiva verso la Chiesa Cattolica Romana. E falsa è anche l’affermazione che la spoliazione dei riti e delle cerimonie ad opera della cosiddetta riforma conciliare sia consistita – usando le parole di Cupich – in “una correzione di questi adattamenti liturgici carolingi e barocchi attraverso il ripristino dell’enfasi originale della liturgia sulla partecipazione attiva dei laici e su una nobile semplicità. Queste riforme erano una risposta diretta ai secoli di sviluppo che avevano erroneamente trasformato la Messa da evento comunitario in uno spettacolo più clericale, complesso e drammatico».

 

«Ancora più falsa e temeraria è l’idea che la riforma conciliare abbia permesso il recupero delle verità di fede, che nel tempo erano state oscurate, quando è palese che questo oscuramento è stato invece ottenuto col Novus Ordo, come dimostra anche un confronto superficiale dei due riti», accusa l’arcivescovo.

 

«Le accuse di Cupich non fanno che riproporre quanto gli eretici – specialmente protestanti e modernisti – avevano già sostenuto, dimostrando con questi una continuità ideologica che da sola è sufficiente a demolire ogni credibilità. Già nel 1794 – solo cinque anni dopo la Rivoluzione francese – il Conciliabolo di Pistoia aveva pescato a piene mani nel repertorio dei Calvinisti, meritando la condanna di Pio VI non solo degli errori dottrinali di quel Sinodo illegittimo, ma anche delle sue deviazioni in campo liturgico».

 

«Secondo Cupich, il Vaticano II avrebbe permesso “il ripristino dell’enfasi originale della liturgia sulla partecipazione attiva dei laici e su una nobile semplicità”. Con questa affermazione, tuttavia, egli rivendica anche il rovesciamento dell’impostazione teocentrica (e quindi cristocentrica) della Liturgia apostolica, trasformata dal Concilio in espressione cultuale di un vero e proprio cambiamento dottrinale in senso antropocentrico» continua Sua Eccellenza.

 

«La Chiesa monarchica è stata sostituita da una chiesa collegiale (con Lumen Gentium) e sinodale, capace di “rileggere il Papato in chiave ecumenica”. Ci troviamo davanti al compimento dell’attacco della Rivoluzione contro l’altare, dopo aver portato a termine quello contro il trono: la cancellazione delle Monarchie di diritto divino era il preludio alla cancellazione della Monarchia divina di Nostro Signore e di quella sacra del Papato».

 

«La visione antropologica del Modernismo afferma che Dio è la proiezione di un’immagine creata dall’uomo a seconda dei suoi bisogni contingenti. Il Modernismo non crede in una Rivelazione divina, ma nella proiezione di un bisogno umano contingente e mutevole» spiega il già nunzio apostolico negli USA.

 

«Torniamo alla vecchia teoria dei cosiddetti Novatori, secondo cui la purezza primitiva della Chiesa sarebbe venuta meno proprio quando essa ha saggiamente esplicitato nell’azione sacra quegli aspetti della dottrina che venivano negati da nuove eresie. Il ritorno alla “chiesa del primo millennio” che costoro auspicano è chiaramente pretestuoso e strumentale».

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«Voler riportare la Chiesa – forte nel vigore del Corpo Mistico dopo secoli di eresie e scismi – a quella fantomatica nobile semplicità di quand’era ancora in fasce significa dunque esporla consapevolmente al contagio degli errori dai quali si sarebbe poi immunizzata, e al contempo non trovare nel suo Magistero quelle condanne delle eresie che si sarebbero propagate successivamente. Significa, in sostanza, volere il male della Chiesa, solo per non contraddire la propria farneticante visione modernista e non rendere ancora più evidente la propria malafede».

 

«Nella semplificazione volutamente omissoria di Cupich, il tradizionalismo è culto dell’antico, da parte di superstiti nostalgici; e la Tradizione è tradimento dell’antico mediante l’evoluzione dei dogmi, in nome del progresso. Per il Cattolico, il tradizionalismo è invece la naturale espressione sociale – civile e religiosa – della Tradizione».

 

«Essere Cattolici significa essere tradizionalisti, come appunto ricordava Papa Pio X, e riconoscere nella Tradizione e nella Sacra Scrittura le due fonti della divina Rivelazione – di cui è sola depositaria e custode infallibile la Santa Chiesa Cattolica Romana – senza cadere nell’eresia luterana della Sola Scriptura».

 

«È evidente che questo articolo costituisce una dichiarazione di guerra alla Tradizione» scrive monsignor Viganò. «E sappiamo bene quanto certi avvertimenti mafiosi trovino facilmente zelanti cortigiani pronti a criminalizzare e ostracizzare i no-Vat, trattati dalla Gerarchia con la stessa crudeltà e lo stesso cinismo con cui i governanti civili hanno perseguitato chi si è opposto alla farsa psicopandemica o chi si oppone oggi alla frode climatica» tuona l’arcivescovo.

 

«Se Cupich ha ritenuto opportuno esporsi sul periodico diocesano con un tale, imbarazzante intervento è perché egli considera i “tradizionalisti” non più con il disprezzo che sino a qualche tempo fa i Novatori riservavano a una trascurabile minoranza senza voce, ma con la preoccupazione di chi vede sempre più minacciata la propria usurpazione del potere nella Chiesa».

 

Monsignore conclude con una domanda.

 

«Rimane un ultimo interrogativo: chi sono i “tradizionalisti”, oggi, nella Chiesa?»

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Immagine di Fast Families via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0

 

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Sacerdote «benedice» Halloween e attacca i tradizionalisti

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Un video circola in rete: un sacerdote sembra «benedire» la festa di Halloween sostenendo che «non è peccato» e definendo «imbecille» chi crede il contrario, per poi insultare il tradizionalismo cattolico.   Secondo ricostruzioni apparsa in rete, dovrebbe trattarsi del finale della messa di domenica scorsa nella chiesa parrocchiale di San Carlo a Bresso (Arcidiocesi di Milano). Qui durante la celebrazione il prete officiante ha sostenuto la legittimità di celebrare Halloween, accompagnando tale affermazione con offese nei confronti dei cattolici tradizionalisti.   Dopo aver definito la festa – notoriamente di matrice satanica e teatro di stragi immancabili, ogni anno – come un mero «carnevale anticipato» e aver bollato da «imbecille» chiunque la pensi diversamente, ha equiparato – con tono canzonatorio e voce artificiosamente stridula – tale ricorrenza pagana e «il coso dei gay» (sic), alla «parata dei tradizionalisti in chiesa», riferendosi alla Santa Messa tradizionale tenutasi il sabato precedente nella Basilica di San Pietro in Vaticano e culminata nella Messa pontificale presieduta, su autorizzazione di Papa Leone XIV, dal cardinale Raimondo Leoneo Burke all’Altare della Cattedra.   Anche quest’ultima è stata oggetto di derisione da parte del sacerdote.  

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«Allora prima di tutto vi dico che non è peccato se voi il 31 fate la festa di Halloween: non è peccato, anche se c’è in giro qualche imbecille che lo dice, non è peccato».   «Che cos’è la festa di Halloween? È un carnevale anticipato, no? Si va in giro in maschera, ma don Gianfranco si sarà accorto anche lui, ma a Roma, l’altro giorno, c’è stato un altro carnevale: hanno fatto mica la sfilata dei tradizionalisti della Chiesa? Se uno li guardava, diceva: va be’, è carnevale quello lì! Con su ancora i cappelli d’una volta, le mozzette… carnevale, eh!»   «Quindi c’han da dire dell’arci… del coso dei gay, di Halloween, e poi dopo lo fanno loro, anche con la Messa poi finale eh, pensa te! Meno male che la festa di Halloween non c’ha la Messa alla fine!»   Il riferimento è al pellegrinaggio dei gruppi omotransessualisti dello scorso mese, che con evidenza non scandalizza certi sacerdoti, mentre la Santa Messa in rito antico sì.   Aggiungiuamo che Bresso, luogo da cui il presbitero si è scagliato contro i tradizionalisti è a poca distanza da Seregno, dove la Fraternità San Pio X ha una cappella che accoglie centinaia e centinaia di fedeli ogni domenica.   Cioè, sicuramente più di quanti – certamenti tutti boomer e in stragrande maggioranza di sesso femminile – ne può raccogliere qualsiasi altra parrocchia del milanese.   Come riportato da Renovatio 21, alla Santa Messa tridentina di San Pietro della scorsa settimana il cardinale albanese Ernest Simoni ha recitato una preghiera esorcistica. Qualcosa che sicuramente potrebbe offendere i veri fan di Halloween che vivono sottoterra.

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Cardinale perseguitato dai comunisti recita l’esorcismo durante la messa in latino nella Basilica di San Pietro

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Il cardinale albanese Ernest Simoni Troshani, esorcista incarcerato per la sua fede cattolica sotto il regime comunista del suo Paese, ha pronunciato un esorcismo durante una messa pontificia solenne nella Basilica di San Pietro questo fine settimana, nello stesso luogo dove il mese scorso si è tenuto un «pellegrinaggio LGBT» e dove, pochi anni fa, l’idolo della Pachamama è stato collocato sull’altare. Lo riporta LifeSite.

 

Il cardinale Simoni, 97 anni, che ha coraggiosamente scontato 18 anni di prigione inflittigli dal governo comunista albanese per la sua aperta professione di fede ed è stato costretto a lavorare in condizioni disumane, ha recitato la preghiera «Esorcismo contro Satana e gli angeli apostati» a San Michele, composta da Papa Leone XIII, durante la Messa latina tradizionale (TLM) del 25 ottobre, celebrata dal cardinale Raimondo Leone Burke nell’ambito del 14° pellegrinaggio annuale Summorum Pontificum.

 

«Supplichiamo il Dio della Pace di schiacciare Satana sotto i nostri piedi, affinché non possa più tenere prigionieri gli uomini e danneggiare la Chiesa. Offriamo le nostre preghiere al cospetto dell’Altissimo, affinché le misericordie del Signore vengano presto in nostro aiuto, affinché tu possa catturare il dragone, l’antico serpente, che è il diavolo e Satana».

 

«Noi ti scacciamo, ogni spirito immondo, ogni potenza satanica, ogni assalto dell’avversario infernale, ogni legione, ogni gruppo e setta diabolica, nel nome e con il potere del nostro Signore Gesù Cristo!»

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Il Simoni non è nuovo agli esorcismi massivi. Tre mesi fa il porporato aveva pregato di recente per la liberazione del mondo intero dall’influenza demoniaca durante una recente conferenza sugli esorcismi nel Nuovo Jersey. Il cardinal Simoni ha trascorso 28 anni in una prigione albanese per il «crimine» di aver celebrato la messa per l’anima di JFK

 

La solenne Messa celebrata dal cardinale Burke dall’altare della cattedra di San Pietro, con il permesso di papa Leone XIV, ha attirato migliaia di pellegrini da tutto il mondo, riempiendo la basilica.

 

La folla alla prima Messa tridentina celebrata all’interno di San Pietro dopo tre anni giunge mentre crescono le speculazioni sulla possibilità che papa Leone revochi il motu proprio Traditionis Custodes di papa Francesco del 2021, che aveva eliminato i permessi universali per la celebrazione della Messa tridentina concessi con il Summorum Pontificum.

 

La Basilica di San Pietro ha subito diverse profanazioni negli ultimi anni, tra cui un vaso di piante «offerto» alla «dea» pagana Pachamama, posto sull’altare papale della basilica e accolto da Papa Francesco durante la messa di chiusura del Sinodo sull’Amazzonia del 2019. Più di recente, all’inizio di settembre, un «pellegrinaggio LGBT» approvato dal Vaticano ha visto oltre 1.000 «pellegrini LGBT» varcare la Porta Santa di San Pietro.

 

Nel 2019, diversi prelati e studiosi cattolici, come l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, hanno rapidamente denunciato l’atto idolatra della Pachamama e hanno invitato i fedeli a riparare.

 

«È urgente riscoprire il senso della preghiera, della riparazione e della penitenza, del digiuno, dei ‘piccoli sacrifici’, dei fiorellini e soprattutto dell’adorazione silenziosa e prolungata davanti al Santissimo Sacramento», aveva detto monsignor Viganò.

 

La processione LGBT di settembre in San Pietro, considerata sacrilega, rientrava nel pellegrinaggio ufficiale del Vaticano organizzato da un gruppo catto-omotransessualista che sostiene che la Scrittura non condanni le relazioni omosessuali, insieme al gruppo Outreach del gesuita filo-omotransessualista padre James Martin.

 

Durante il pellegrinaggio, il corteo – guidato da una croce arcobaleno, con molti partecipanti accompagnati dai loro «partner» omosessuali, vestiti con i colori dell’arcobaleno e alcuni che sventolavano bandiere dell’«orgoglio LGBT» – ha varcato in processione la Porta Santa della Basilica di San Pietro. Una foto ritraeva un uomo non identificato con uno zaino recante la scritta «Fanculo le regole».

 

Il vescovo Schneider ha dichiarato che il pellegrinaggio costituisce un «abominio» che richiederebbe «riparazione pubblica» da parte del papa.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel frattempo Leone sta nominando a ruoli chiave in Vaticano prelati pro-omotransessualismo.

 

 

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I progressisti tedeschi agitano lo spauracchio dell’estrema destra

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Come segno delle fratture che dividevano la Chiesa in Germania e del timore dei progressisti di perdere terreno, due pesi massimi dell’episcopato intervennero oltre Reno per mettere in guardia i fedeli dalla tentazione di importare sulle rive del Reno le polarizzazioni osservate sulle rive del Potomac o del Mississippi.   «Tutto ciò che proviene dall’estrema destra è un fattore di divisione!». La frase suona quasi come un mantra del Libretto rosso di Mao, e farebbe quasi sorridere se il suo autore non fosse uno degli alti prelati più influenti della Germania: il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga.   Intervenendo l’11 ottobre davanti al suo consiglio diocesano, ha colto l’occasione per tracciare un parallelo tra le polarizzazioni politiche del cattolicesimo americano e quanto si osserva oltre Reno: «Questo sta accadendo anche qui. (…) La Chiesa in Germania non deve cedere alla tentazione della divisione su base politica», ha dichiarato, deplorando che «i movimenti di destra credono spesso di avere punti di convergenza con la Chiesa», ma tra loro molti «non sono democratici».   Confondendo in modo piuttosto goffo i cattolici tedeschi conservatori di destra con i «non democratici» come JD Vance o, peggio, Charlie Kirk, l’alto prelato sta ancora una volta tentando di screditare coloro che in Germania si oppongono al progressismo prevalente in tutte le sue forme.

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L’avvertimento del cardinale Marx si inserisce in un contesto più ampio di dibattiti interni alla Chiesa tedesca, in particolare sul Cammino sinodale. Inoltre, nel suo discorso, l’arcivescovo bavarese ha colto l’occasione per minimizzare le divisioni all’interno della Conferenza episcopale tedesca (DBK) riguardo agli attuali orientamenti politici: «non è vero che noi vescovi siamo divisi», ha affermato, in una chiara dimostrazione di diniego.   Ha inoltre respinto i timori di una profonda divisione tra i vescovi tedeschi. Sebbene alcuni di loro si oppongano alla creazione di un organo sinodale sovradiocesano, il vescovo Marx ha affermato che, se approvato da Roma, prevarrà il consenso. «Se Roma darà il via libera, i vescovi raggiungeranno un accordo insieme», ha affermato. Questa fiducia dimostrata è in netto contrasto con le palpabili tensioni che hanno caratterizzato le discussioni degli ultimi anni.   Secondo uno studio pubblicato a ottobre dalla rivista Communio, le proposte di riforma della Chiesa tedesca faticano a ottenere il sostegno della Santa Sede. Lo studio afferma che il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) non ha ancora approvato la proposta tedesca che delinea diverse linee guida pastorali per le benedizioni delle coppie omosessuali. Questo è un segno di divergenza, poiché Roma preferisce un approccio più conciliante nel caso Fiducia supplicans.   Così, il cardinale Victor Manuel Fernandez, prefetto della DDF e promotore della Dichiarazione sulla benedizione non rituale delle coppie irregolari, ha confermato a The Pillar che il suo dicastero «non ha approvato nulla» riguardo alla proposta tedesca. Analogamente, in un’intervista rilasciata a settembre ai giornalisti di Crux, lo stesso Papa Leone XIV ha deplorato l’iniziativa di alcune «Chiese del Nord Europa», che «stanno già pubblicando i rituali di benedizione».   Ma il cardinale Marx può contare su molti potenti alleati in patria: il vescovo Georg Bätzing di Limburgo, presidente della Conferenza episcopale tedesca (DBK), ha appena respinto le accuse di «disobbedienza episcopale»: «È semplicemente assurdo», ha dichiarato all’assemblea autunnale della DBK tenutasi alla fine del mese scorso. Il prelato ha difeso il documento sulle benedizioni, affermando che era stato redatto in stretta consultazione con Roma.   Ma dall’8 maggio 2025 e dall’elezione del successore di papa Francesco, sembra giunto il momento di rimettere a fuoco la situazione: non è facile, in questo contesto, avviare una svolta per un episcopato tedesco che sembra aver perso da tempo la via della fede.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News  

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Immagine di Dermot Roantree via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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