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Bill Gates ha cenato con Trump

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Il miliardario Bill Gates ha discusso di come le lezioni apprese dalla pandemia di COVID-19 potrebbero essere utilizzate per «accelerare l’innovazione» nell’affrontare altre sfide sanitarie globali con il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, secondo un’intervista rilasciata dal fondatore di Microsoft e dominus vaccinale globale al Wall Street Journal.

 

Il Gates – che ricordiamo aver donato la cifra monstre di 50 milioni di dollari alla campagna elettorale di Kamala Harris per battere Trump – ha descritto la sua recente cena di tre ore con il presidente rieletto come «lunga e in realtà piuttosto intrigante». L’incontro, a cui hanno partecipato il nuovo capo dello staff della Casa Bianca Susie Wiles e uno dei membri dello staff di Gates, si è concentrato su come Trump potrebbe contribuire a traguardi significativi, come lo sviluppo di una cura per l’HIV e l’eradicazione della poliomielite.

 

«Era affascinato dall’idea di sapere cosa avrebbe potuto fare per aumentare al massimo le possibilità che nei prossimi quattro anni si raggiungesse quell’incredibile traguardo» dell’eradicazione della poliomielite, ha detto Gates in una clip pubblicata venerdì dal Wall Street Journal.

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Riflettendo sul ruolo di Trump durante la pandemia di COVID, il Gates ha ricordato come abbia «accelerato l’innovazione dei vaccini» e ha esortato Trump ad adottare un approccio simile con la cura per l’HIV su cui la Fondazione Gates sta lavorando attivamente.

 

«Quindi gli ho chiesto se forse la stessa cosa si potesse fare qui. E siamo rimasti entrambi, credo, piuttosto entusiasti», ha osservato Gates.

 

«Sono rimasto sinceramente colpito dal modo in cui ha mostrato interesse per le questioni che ho sollevato», ha aggiunto, notando che Trump sembrava «energizzato e impaziente di aiutare a guidare l’innovazione».

 

La Fondazione Bill & Melinda Gates, uno dei maggiori finanziatori non statali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è coinvolta in numerose iniziative sanitarie globali, sostenendo gli sforzi per combattere malattie come la malaria, l’HIV e la poliomielite, oltre a finanziare programmi di sviluppo e distribuzione di vaccini.

 

Trump, che negli ultimi mesi ha tenuto diversi incontri con importanti leader del mondo imprenditoriale e tecnologico, non ha ancora rilasciato dichiarazioni sui dettagli dei suoi colloqui con Gates.

 

L’incontro avviene mentre Trump si prepara a riprendere l’incarico, segnalando potenzialmente importanti cambiamenti nella politica sanitaria. Alcuni report hanno suggerito che Trump potrebbe rivisitare il suo precedente tentativo di ritirare gli Stati Uniti dall’OMS. Durante il suo primo mandato, Trump ha accusato l’organizzazione di essere eccessivamente influenzata dalla Cina e ha criticato la sua gestione della pandemia di coronavirus. Mentre ha avviato il processo di ritiro nel 2020, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ristabilito i legami con l’OMS il 20 gennaio 2021.

 

Inoltre, Trump ha nominato Robert F. Kennedy Jr. come prossimo segretario della Salute e dei Servizi Umani, sebbene la nomina attenda l’approvazione del Senato.

 

Come sa il lettore di Renovatio 21, il Kennedy è acerrimo avversario di Gates. «Ha preso il controllo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in modo che imponga i vaccini in tutto il mondo e le aziende che producono quei vaccini sono Gates e molte di loro sono i principali azionisti», ha affermato RFK Jr. in un’intervista riguardante il suo libro del 2021 The Real Anthony Fauci.

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Come riportato da Renovatio 21, nel corso di questi anni RFK ha definito la partnership tra Fauci e Gates «formidabile e nefasta».

 

L’attacco di Kennedy al Gates non riguarda solo sanità mondiale e vaccini ma anche il controllo che l’uomo Microsoft esercita sulla stampa, sulla comunicazione elettronica e sul settore alimentare ed agricolo, con Gates che è divenuto in pratica il primo proprietario terriero degli USA: insomma un quadro generale di dominio del pianeta e degli esseri umani che talvolta Kennedy ha definito «un colpo di Stato».

 

Secondo voci, il team di transizione di Trump starebbe spingendo per l’uscita dell’OMS fin dal primo giorno, lasciando ancora una volta Gates come primo finanziatore dell’organizzazione.

 

Come riportato da Renovatio 21, è emerso in questi anni che Trump avrebbe cercato di far incontrare Bill Gates e Kennedy, dicendo al magnate informatico che voleva presentargli RFK di modo che potessero parlare di vaccini. Gates si sarebbe sottratto all’invito. Chissà perché.

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Immagine di © European Union, 2025 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

 

 

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Il principe Andrea rinuncia ai titoli a causa dello scandalo Epstein

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Il principe britannico Andrea ha rinunciato ai suoi ultimi titoli reali in seguito alle nuove rivelazioni contenute nelle memorie postume di Virginia Giuffre, la donna che lo accusò di abusi sessuali legati al defunto finanziere statunitense Jeffrey Epstein. La decisione, annunciata venerdì, rappresenta l’ultima ripercussione di uno scandalo che da anni getta un’ombra sulla monarchia britannica. Oltre al titolo di duca eboraceno, Andrea perde vari titoli, escluso quello di principe.   Epstein fu arrestato nel 2019 con l’accusa di traffico sessuale di minori, imputato di gestire una rete che coinvolgeva potenti personalità e sfruttava ragazze minorenni. Morì in carcere nello stesso anno, in un caso ufficialmente classificato come suicidio.   Nel 2021, Virginia Giuffre, sopravvissuta alla rete di traffico di Epstein, denunciò il principe Andrea per abusi sessuali, sostenendo di essere stata costretta a rapporti sessuali con i suoi associati, incluso il principe, quando aveva 17 anni.

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Sebbene Andrea abbia sempre negato le accuse – e nel 2022 abbia raggiunto con Giuffre un accordo extragiudiziale confidenziale – questa settimana la stampa britannica hanno pubblicato estratti delle memorie postume di Giuffre, Nobody’s Girl, riaccendendo la controversia. Giuffre, deceduta ufficialmente per suicidio ad aprile, aveva scritto che il principe riteneva di avere «il diritto» di avere rapporti con lei, considerandolo «un privilegio di nascita».   La ragazza era stata denunciata dal principe del foro Alan Dershowitz ritirando le accuse nei confronti del popolare avvocato ebreo harvardiano che fu vicino ad Epstein. Alcuni famigliari della Giuffre non credono si sia suicidata.   Andrea aveva cercato di difendersi anni fa con un’intervista alla BBC che si rivelò disastrosa, dove negò il racconto della ragazza dicendo, nonostante le fotografie che li ritraggono assieme, di non ricordare di averla mai vista e che le sue parole sono inverosimili in quanto lui non suda più dopo un’overdose di adrenalina avuta durante uno scontro militare nel conflitto delle Falklands.   In una dichiarazione rilasciata venerdì da Buckingham Palace, il principe Andrea ha spiegato che la sua decisione è stata motivata dalle rinnovate pressioni legate allo scandalo, che «distoglie l’attenzione dal lavoro di Sua Maestà e della famiglia reale».   «Ho deciso, come sempre, di mettere al primo posto il mio dovere verso la mia famiglia e il mio Paese», ha dichiarato Andrea. «Pertanto, non utilizzerò più il mio titolo né gli onori conferitimi». Ha ribadito di negare «con forza» le accuse.   Andrea si era già ritirato dai suoi doveri reali dopo che sua madre, la defunta Regina Elisabetta II, lo aveva privato dei suoi titoli militari e patronati allo scoppio dello scandalo. Ora rinuncerà al titolo di Duca di York, al cavalierato e al ruolo di Cavaliere Reale Compagno dell’Ordine della Giarrettiera. Tuttavia, conserverà il titolo di principe come figlio di Elisabetta II (della quale si dice fosse il preferito), e le sue figlie, le principesse Beatrice ed Eugenia, manterranno i loro titoli.   Intervistato da BBC Newsnight dopo l’annuncio, Sky Roberts, fratello di Giuffre, ha dichiarato che la notizia ha suscitato emozioni contrastanti, ma che sua sorella defunta «sarebbe molto orgogliosa», poiché la decisione «la giustifica» e porta i suoi sforzi per denunciare i crimini di Epstein e Andrea «a una forma di giustizia».   Sul caso di Andrea ed Epstein la TV britannica ha già prodotto due serie, uno forse leggermente più simpatetica dell’altra.  

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Immagine di Thorne1983 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)
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Fico: Boris Johnson ha tratto profitto dal conflitto in Ucraina

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L’ex primo ministro britannico Boris Johnson aveva interessi economici nel prolungamento del conflitto in Ucraina, ha sostenuto il primo ministro slovacco Robert Fico.

 

Parlando giovedì al parlamento slovacco, Fico ha citato recenti articoli della stampa britannica che collegano Johnson all’imprenditore Christopher Harborne, attivo nella produzione di armi. Harborne avrebbe donato 1 milione di sterline (1,15 milioni di euro) a Johnson dopo la fine del suo mandato nel 2022 e lo avrebbe accompagnato in almeno una visita a Kiev nel 2023.

 

Fico ha indicato questo caso come esempio di ciò che ha definito corruzione e speculazione bellica tra i politici occidentali, collegandolo al ruolo di Johnson nell’ostacolare un accordo di pace tra Russia e Ucraina negoziato in Turchia nelle prime fasi del conflitto.

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«Boris Johnson si è battuto per prolungare la guerra. Poi ha ricevuto un milione di sterline da un produttore di armi», ha dichiarato Fico. «Non voleva porre fine al conflitto perché sapeva di avere un amico che gli avrebbe dato denaro e, in cambio, lo avrebbe aiutato con le armi in Ucraina».

 

Il leader slovacco ha aggiunto che «molte persone hanno tratto enormi profitti» dal conflitto, mentre gli ucraini «sono stati e continuano a essere le principali vittime di questa guerra».

 

Fico ha anche fatto riferimento all’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, fervente sostenitore dell’intervento NATO in Libia nel 2011. A settembre, Sarkozy è stato condannato a cinque anni di carcere per finanziamento illecito della campagna elettorale, legato a donazioni ricevute dal leader libico Muammar Gheddafi, deposto e ucciso durante l’intervento NATO.

 

Il primo ministro di Bratislava ha espresso a lungo critiche verso l’approccio occidentale al conflitto ucraino, opponendosi alla continua fornitura di armi a Kiev, una politica fortemente appoggiata da Johnson.

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«Molti Paesi occidentali vogliono davvero che questa guerra continui», ha detto giorni fa Fico, che a dicembre 2024 aveva preoconizzato che «gli ucraini saranno traditi» dai Paesi occidentali e Kiev «perderà territorio», forse fino a un terzo del totale, e «non sarà invitata nella NATO».

 

Come riportato da Renovatio 21, settimane fa Fico aveva aspramente criticato il presidente americano Joe Biden dichiarando che muovere le restrizioni all’uso da parte dell’Ucraina di missili a lungo raggio forniti dagli Stati Uniti contro obiettivi in ​​territorio russo è insensato e controproducente. «Si tratta di un’escalation di tensioni senza precedenti», ha affermato Fico, definendola un tentativo di influenzare negativamente le politiche del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump e di «frustrare e ritardare» qualsiasi colloquio di pace.

 

Dopo l’attentato subito, assicurando che la Slovacchia avrebbe posto il veto sull’entrata di Kiev nell’Alleanza Atlantica, Fico aveva detto che «l’adesione dell’Ucraina alla NATO significa una Terza Guerra Mondiale garantita».

 

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Biden ha insabbiato un rapporto sullo scandalo di corruzione in Ucraina della sua famiglia

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Joe Biden, mentre era vicepresidente degli Stati Uniti nel 2015, avrebbe chiesto alla CIA di occultare un rapporto sulle presunte attività commerciali corrotte della sua famiglia in Ucraina. Lo rivelano documenti desecretati.   Martedì, il direttore della CIA John Ratcliffe ha reso pubblici i documenti, in gran parte censurati. Uno dei documenti, un’e-mail governativa datata 10 febbraio 2016 e inviata all’agenzia, recitava: «Buongiorno, ho appena parlato con il Vicepresidente/Consigliere per la Sicurezza Nazionale e lui preferirebbe fortemente che il rapporto non venisse diffuso. Grazie per la comprensione».   Il nome del mittente è stato oscurato, indicando solo il titolo «PDB Briefer». Il Presidential Daily Brief è un documento top secret destinato alla distribuzione giornaliera al presidente degli Stati Uniti e a un ristretto gruppo di alti funzionari autorizzati.

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Il rapporto in questione riferiva che i funzionari ucraini dell’amministrazione dell’allora presidente Petro Poroshenko «hanno espresso sconcerto e delusione» durante la visita di Biden nel dicembre 2015.   «Questi funzionari hanno ritenuto che i presunti legami della famiglia del vicepresidente degli Stati Uniti con la corruzione in Ucraina fossero la prova di un doppio standard all’interno del governo degli Stati Uniti in materia di corruzione e potere politico».   Hunter Biden, figlio di Joe Biden e condannato per reati gravi, occupava una posizione ben remunerata nel consiglio di amministrazione di Burisma Holdings, un conglomerato energetico ucraino, durante il mandato da vicepresidente del padre.   Joe Biden ha ammesso pubblicamente di aver esercitato pressioni su Kiev per licenziare un procuratore generale che indagava su Burisma nel 2016. Tuttavia, ha negato di aver mai accettato tangenti o di essere stato a conoscenza degli affari esteri del figlio.   Nel dicembre dello scorso anno, Biden ha firmato un ampio atto di grazia per suo figlio, contraddicendo le precedenti promesse di non farlo. L’atto di grazia protegge Hunter da procedimenti penali per crimini commessi tra il 2014 e il 2024.   La diffusa corruzione in Ucraina ha sollevato preoccupazioni tra i funzionari statunitensi riguardo al possibile uso improprio degli aiuti. Recenti sondaggi indicano che la maggior parte degli ucraini ritiene che il problema stia peggiorando.   Come riportato da Renovatio 21, la famiglia Biden era stata accusata al Congresso USA di aver preso mazzette dalla Russia. La Commissione di supervisione della Camera afferma di aver identificato 20 milioni di dollari in pagamenti da fonti estere alla società di Hunter Biden, che descrivono come una copertura per vendere l’accesso al «network Biden» mentre suo padre era vicepresidente di Barack Obama dal 2009 al 2017.

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In particolare danari sarebbero arrivati dall’oligarca russa Yelena Baturina, vedova del controverso sindaco di Mosca Yurij Luzhkov, a Rosemont Seneca Thornton, una società di comodo gestita da Hunter Biden e dal suo socio in affari Devon Archer. Dei 3,5 milioni di dollari trasferiti dalla Baturina, 1 milione di dollari è stato trasferito direttamente ad Archer, mentre il resto è stato utilizzato per avviare Rosemont Seneca Bohai, un nuovo account utilizzato per ricevere più finanziamenti dall’estero, ha affermato la Commissione camerale.   Accuse per il giro di corruzione dei Biden in Ucraina sono arrivate da Igor Shokin, il procuratore di Stato che a Kiev investigava, tra le altre cose, sul colosso gasiero Burisma, che aveva assunto nel board l’inesperto Hunter Biden. Il vicepresidente Joe Biden si è vantato in pubblico di averlo fatto licenziare durante un suo breve viaggio diplomatico, in cui praticò estorsione nei confronti di presidente e premier ucraini.  

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Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate Viktor Medvedchuk, un politico ucraino e del partito Piattaforma di Opposizione – Per la Vita, ora in esilio in Russia dopo essere stato arrestato dal regime Zelens’kyj e scambiato con Mosca, ha accusato Kiev di essere la «mangiatoia» per la corruzione del clan Biden.   Renovatio 21 aveva segnalato una pista kazaka ancora a inizio 2022 quando il Kazakistan fu oggetto di disordini, e riaffiorò una foto dei Biden con oligarchi di Astana, ripubblicata da organizzazioni locali anti-corruzione che chiedono la restituzione dei miliardi dei corrotti, politica poi abbracciata dall’attuale presidente Tokaev.   Un’altra parte consistente della corruzione del clan Biden riguarderebbe la Cina, con affari che comprendono anche investimenti in centrali atomiche, con legami con personaggi legati all’Intelligence della Repubblica Popolare così come, si è ipotizzato, il network interno di Xi Jinpingo.   Sull’origine del capitale del fondo internazionale di Hunter Biden fece un’ammissione un professore pechinese ad una conferenza pubblica appena dopo le elezioni 2020.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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