Spirito
Cancellata la messa in latino nell’ex diocesi del vescovo Strickland
La celebrazione della tradizionale messa latina presso la cattedrale dell’Immacolata Concezione a Tyler, in Texas, diocesi precedentemente guidata dal vescovo Joseph Strickland, terminerà il 30 novembre. Lo riporta LifeSite.
Secondo una lettera scritta dall’attuale vescovo di Tyler, in Texas, Joseph Vasquez, la celebrazione della tradizionale messa latina presso la Cattedrale dell’Immacolata Concezione cesserà il 30 novembre, in seguito alle disposizioni del Vaticano.
Secondo la lettera, ampiamente condivisa sui social media, la decisione è arrivata direttamente dalla Congregazione (ora Dicastero) per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del Vaticano.
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Secondo la lettera, Vasquez, dopo essere diventato amministratore apostolico della diocesi in seguito alla rimozione di Strickland da parte di Francesco lo scorso novembre, si è informato presso Roma su come attuare le richieste del motu proprio Traditionis custodes di Francesco del 2021, che ha posto fine al permesso universale per la liturgia tradizionale.
«Seguendo le indicazioni della Santa Sede, le celebrazioni secondo il Messale del 1962 nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione giungeranno al termine il 30 novembre 2024», ha spiegato Vásquez.
Il Vasquez ha aggiunto che le celebrazioni secondo il Messale del 1962 continueranno nella diocesi presso la parrocchia di San Giuseppe Lavoratore, guidata dalla Fraternità Sacerdotale di San Pietro, fondata da un gruppo uscito dalla Fraternità San Pio X nel 1988 rimanendo completamente aderenti al Vaticano postconciliare.
Monsignor Vasquez ha anche riconosciuto che la «transizione» risultante dalla decisione potrebbe essere «difficile» per alcuni parrocchiani, assicurando a quelli della sua diocesi la sua «preoccupazione pastorale» per loro.
La notizia della liturgia annullata a Tyler arriva quasi esattamente un anno dopo che Strickland è stato rimosso dalla carica di capo della diocesi l’11 novembre 2023. Prima della sua estromissione da parte di Francesco, Strickland aveva espresso sostegno alla messa latina e aveva criticato Francesco per averne soppresso la celebrazione.
I lettori di Renovatio 21 conoscono Strickland per l’intransigenza mostrata dal prelato nei confronti dei vaccini ottenuti da linee cellulari di feto abortito.
«Preferisco morire piuttosto che beneficiare di qualsiasi prodotto che utilizzi un bambino abortito» aveva dichiarato a inizio 2022, quando la campagna vaccinale mondiale e i sistemi di sottomissione alla siringa genica, come il green pass, impazzavano.
Monsignor Strickland aveva cominciato a parlare di rifiuto del vaccino fatto con linee cellulari di feto abortito ancora a inizio 2020, quando si era lontani dalla realizzazione dei vaccini ora in distribuzione globale.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2020 fa il vescovo texano aveva dichiarato su Twitter: «Rinnovo la mia richiesta di rifiutare qualsiasi vaccino sviluppato utilizzando bambini abortiti (…) anche se ha avuto origine decenni fa, significa ancora che la vita di un bambino era finita prima che nascesse e quindi il suo corpo era usato come pezzi di ricambio (…) Tragicamente, le persone non sono a conoscenza o hanno scelto di chiudere un occhio sui progressi della scienza medica che consentono lo sviluppo di vaccini con l’uso all’ingrosso di corpi di bambini abortiti».
In una puntata del The Bishop Strickland Show il vescovo texano, mai pago nell’attaccare i «vaccini» COVID contaminati dall’aborto, ha evidenziato anche il fallimento dei vescovi, incapaci di compiere il loro dovere di opporsi agli obblighi totalitari di vaccinazione vaccinazioni.
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Subito dopo la rimozione, una dichiarazione ufficiale di sostegno a Strickland era arrivata da parte di monsignor Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana (Kazakistan) e nome assai noto nei circoli tradizionalisti.
A seguire era arrivato anche il messaggio dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che aveva già incoraggiato Strickland con un messaggio di due mesi fa in cui parlava dell’«essere vescovi al punto dell’eroismo».
Il vescovo texano ha recentemente scritto una lettera sulla «corruzione e le potenti forze del male» nella Chiesa cattolica e nella società, inclusa l’apostasia «al vertice» della Chiesa. La lettera ha inoltre invitato i fedeli a prestare attenzione agli avvertimenti di Fatima e Akita e ad aggrapparsi alla Santa Eucaristia e alla Beata Madre.
Come riportato da Renovatio 21, recentemente monsignor Strickland ha definito il Partito Democratico USA come «il partito della morte».
Il prelato ha anche attaccato Donald Trump per la sua posizione sulla riproduzione in vitro, dichiarando che al momento la corsa alla presidenza USA manca di un candidato pro-life.
Recentemente lo Strickland è arrivato a dire che «respinge» il Sinodo in quanto «non cattolico». Il monsignore texano negli scorsi mesi si è altresì scusato per aver chiuso le chiese durante il COVID, dicendo di essere stato «ingannato». Riguardo alle parole di Bergoglio nel suo viaggio nel Sud-Est asiatico, ha detto che negare che Gesù sia l’unica via per arrivare a Dio Padre è «eresia».
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Immagine di Farragutuful via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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Spirito
Diocesi di Roma, Leone XIV riforma una decisione di Francesco
Con un motu proprio firmato l’11 novembre 2025 e pubblicato poco dopo su L’Osservatore Romano, il Papa ha deciso di ripristinare l’unità del Settore Centro della Diocesi di Roma, annullando una controversa decisione presa sotto il suo predecessore, Papa Francesco.
Questo dovrebbe essere visto come la «fine dell’isteria» del controverso vice-governatore della Diocesi di Roma? Quel che è certo è che mons. Renato Tarantelli, prelato che deve molto al precedente pontificato, non deve essere stato molto soddisfatto del motu proprio Immota manet, firmato dal Romano Pontefice l’11 novembre, che ripristina l’unità del Settore Centrale della Diocesi di Roma.
Questo settore, composto dalle cinque prefetture numerate da I a V, era stato smantellato nell’ottobre 2024 dal pontefice argentino con un decreto intitolato La vera bellezza: una riforma presentata come «sinodale» ma criticata per la mancanza di consultazione. Secondo il sito web Silere Non Possumus, questa decisione si basava sulle idee di mons. Tarantelli, ex avvocato divenuto vescovo, accusato di aver influenzato Papa Francesco con una visione «ideologica» e «burocratica».
La vera bellezza, ricca di riferimenti alla misericordia, alla bellezza e persino alla letteratura russa, fu percepita dal clero romano come un esercizio stilistico slegato dalla realtà pastorale. Diluiva le cinque prefetture secondo i quattro punti cardinali, con il pretesto di rompere l’isolamento del centro storico di Roma. La realtà era meno in linea con la teoria: confusione amministrativa, catene di comando opache e difficoltà quotidiane per sacerdoti e fedeli.
Era urgente per il nuovo pontefice romano tornare alla realtà: «Stabilisco e decreto che le cinque Prefetture, dalla Prima alla Quinta, tornino a far parte di un unico settore, il Centro, che viene così nuovamente aggiunto agli altri quattro settori della Diocesi di Roma», ha scritto Leone XIV nel suo motu proprio, entrato immediatamente in vigore e registrato negli Acta Apostolicae Sedis. Questo provvedimento è stato accolto con un sospiro di sollievo dai sacerdoti della Città Eterna, secondo la stampa romana.
In breve, queste iniziative di Leone XIV mirano a stabilizzare la Chiesa post-Giubileo, unificando le strutture locali e centrali per una missione più efficace. Di fronte ai limiti imposti dalla tradizione, come nota Yahoo News, egli sta seguendo le orme di Francesco, correggendo gli eccessi e costruendo sul fondamento cristiano. Il tempo dirà se questa centralizzazione rafforzerà l’unità o creerà nuove tensioni, ma per ora Roma respira un’aria di rinnovamento amministrativo.
Immota manet fa parte di una serie di riforme amministrative più ampie intraprese dal nuovo papa per consolidare la governance vaticana e portare maggiore trasparenza, in particolare in ambito finanziario.
Questo dovrebbe essere visto come un tentativo di frenare le riforme sregolate avviate sotto il precedente pontificato?
In ogni caso, i primi sei mesi del pontificato di Leone XIV non hanno rassicurato i progressisti, che prevedono un freno alla sinodalità e all’inclusività a loro care. Né hanno confortato i fedeli legati alla Chiesa e alla sua Tradizione, che a volte si sentono esiliati nel proprio Paese.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine: San Giovanni Laterano, interni.
Immagine di Antoine Taveneaux via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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