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I servizi tedeschi etichettano ancora una volta AfD come «estremista»

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La sezione Sassonia-Anhalt di Alternative fuer Deutschland (AfD) è stata classificata come organizzazione estremista e può essere considerata nemica della democrazia, ha dichiarato martedì il capo dei servizi di sicurezza del land tedesco. Ciò accade appena due settimane dopo che il partito ha ottenuto per la prima volta il primo posto in un sondaggio d’opinione nella regione. Lo riporta la testata tedesca MDR.

 

La sezione statale dell’Ufficio federale tedesco per la protezione della Costituzione, noto anche come Bundesamt für Verfassungsschutz o BfV, l’agenzia di Intelligence domestica della Repubblica Federale, indaga sul partito dal gennaio 2021, sulla sua opposizione ai lockdown e agli obblighi vaccinali COVID.

 

Il partito «non solo continua a rappresentare posizioni anticostituzionali», ma è diventato così radicalizzato che «l’osservazione sistematica con mezzi di Intelligence è giustificata», ha detto a MDR il capo del BfV regionale Jochen Hollmann.

 

Hollman ha affermato che Alternativa per la Germania auspicherebbe una «nazione etno-culturalmente omogenea», chiedendo l’esclusione delle persone in base alla loro origine o religione. Il BfV ha quindi compilato un dossier di un centinaio di pagine contenente, tra le altre cose, «numerose dichiarazioni anti-musulmane, razziste e antisemite» di funzionari del partito, nonché dichiarazioni diffamatorie che definiscono i migranti «invasori», «intrusi» e «tedeschi di passaporto».

 

Inoltre, secondo il servizio di sicurezza, l’AfD mira ad «abolire la democrazia parlamentare» mettendo in discussione la legittimità delle autorità federali tedesche, definendo «totalitarie» le loro azioni durante la pandemia e paragonandole alla persecuzione degli ebrei sotto il Terzo Reich, e utilizzando «termini antisemiti» come «Grande Reset», ritenuto «una teoria del complotto», scrive MDR.

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Si ritiene ora che l’AfD abbia aspirazioni di «estremismo di destra confermato», che è il livello di minaccia più alto utilizzato dal BfV.

 

«Non mi interessa ciò che afferma il BfV», ha detto a MDR il parlamentare dell’AfD Oliver Kirchner, definendo la designazione puramente politica. Kirchner ha sottolineato un recente sondaggio che mostrava che l’AfD aveva il 33% di sostegno nel land, un punto in più rispetto all’Unione Cristiano-Democratica (CDU) e molto più avanti rispetto ai partiti di governo della «coalizione ampel», cioè la «coalizione semaforo» che comanda ora disastrosamente a Berlino.

 

La designazione arriva meno di un mese dopo che l’AfD ha ottenuto importanti guadagni di voti nelle elezioni regionali in Baviera e in Assia nella Germania occidentale. La Sassonia-Anhalt, situata nell’ex Germania dell’Est, è il secondo stato federale ad etichettare come estremista la sua sezione dell’AfD, dopo la vicina Turingia nel 2021.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’AfD il mese scorso ha vinto le elezioni in Turingia, il land il cui ministro dell’interno Georg Maier nel 2022 voleva confiscare le armi regolarmente detenute ai membri di Alternative fuer Deutschland.

 

Non si tratta della prima volta che il BfV mette sotto osservazione il partito: ad aprile era emerso che i servizi avevano etichettato l’organizzazione giovanile AfD come «estrema destra» in modo da poter sorvegliarne i membri.

 

Sono stati registrati contro esponenti del partito anche attacchi di altro tipo, talvolta grotteschi, talvolta enigmatici, talvolta violenti.

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Negli scorsi giorni il leader AfD Tino Chrupalla è stato assaltato e punto con una misteriosa siringa. Poco prima, aveva rivelato di essere stato debancarizzato: Postbank, una divisione bancaria al dettaglio del grande istituto finanziario Deutsche Bank, avrebbe chiuso il suo conto perché membro dell’AfD, ha lamentato il politico. Altri membri del partito hanno subìto la chiusura del conto corrente da parte delle banche.

 

Ad agosto la deputata AfD Beatrix von Storch è stata attaccato da un uomo che l’ha imbrattata di escrementi di cane durante un evento nel land della Renania-Palatinato. La Von Stoch è la deputata che tenne un notevole il discorso al Bundestag lo scorso 27 aprile in cui sferrava un feroce attacco contro i grandi interessi finanziari dietro i Verdi tedeschi spiegando le dinamiche occulte di tale «piovra verde».

AfD è in pratica l’unico partito tedesco che in Europa si è espresso contro la follia COVID per bocca dell’eurodeputata Christine Anderson.

 

A marzo il Bundestag ha respinto istericamente la mozione parlamentare dell’AfD per il comitato investigativo sull’attentato al gasdotto Nord Stream. AfD aveva semplicemente detto che l’accusa che gli USA fossero dietro l’attacco terroristico contenuta nello scoop di Seymour Hersh andrebbe discussa.

La Grundgesetz, la «legge di base» e cioè la Costituzione tedesca sulla quale il BfV dovrebbe vigilare, è stata umiliata durante la pandemia (il suo primo articolo recita: «La dignità dell’uomo è intangibile. È dovere di ogni potere statale rispettarla e proteggerla») è successivamente modificata per poter aumentare la spesa militare, che con l’Ucraine (e non solo) sta gonfiandosi senza requie, segno di una effettiva rimilitarizzazione della Germania.

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Immagine di Olaf Kosinsky / kosinsky.eu via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons  Attribution-Share Alike 3.0 Germany

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Nuovo livello dell’#hastatoPutin: l’Intelligence britannica dice che la Russia sta pianificando «attacchi fisici» contro l’Occidente. E gli incendi in Russia?

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L’occidente tocca un nuovo livello di accuse della Russia, proprio nei giorni in cui l’Europa pare in subbuglio con l’attentato ad un primo ministro – lo slovacco Robert Fico – e minacce di morte che hanno raggiunto vari altri parigrado.   A segnalare la nuova dimensione dello spauracchio russo è, rullo di tamburi, Albione.   Un alto funzionario dell’Intelligence britannica la settimana scorsa ha lanciato un nuovo allarme allarmistico sulla «minaccia russa» all’Occidente. Anne Keast-Butler, che nell’ultimo anno è stata a capo del GCHQ britannico (agenzia di spionaggio informatico equivalente della NSA americana), o ha avvertito nel suo primo discorso importante che il presidente Putin sta pianificando «attacchi fisici» contro obiettivi occidentali.

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Rivolgendosi agli esperti di sicurezza informatica a Birmingham, il direttore del GCHQ ha affermato che Mosca è impegnata a «nutrire e ispirare» gruppi di aggressori informatici, e addirittura «in alcuni casi sembra coordinare attacchi fisici contro l’Occidente». La Keast-Butler ha affermato che, insieme alla Russia, la Cina rappresenta un rischio «epocale» anche per la sicurezza nazionale a lungo termine del Regno Unito, confessando che attualmente la Cina sta assorbendo «più risorse (…) di qualsiasi altra singola missione» del GCHQ.   Tuttavia la dirigente dell’Intelligence britannica ha dichiarato specificatamente di essere «sempre più preoccupata per i crescenti collegamenti tra i servizi segreti russi e gruppi proxy per condurre attacchi informatici – così come sospette operazioni di sorveglianza fisica e sabotaggio».   La funzionaria dello spionaggio ha detto che la nuova grande offensiva di Kharkov è in corso e che «Putin non ha rinunciato al suo obiettivo massimalista di sottomettere la popolazione dell’Ucraina».   La sua terribile valutazione arriva mentre il governo britannico sta cercando di reprimere i siti diplomatici russi nel Regno Unito, sospettati di essere due centri di Intelligence russi.   Ci sono state anche recenti nuove accuse di attacchi specifici alle infrastrutture nel Regno Unito collegate alla Russia. Il quotidiano The Telegraph scrive che «la settimana scorsa, un uomo britannico è stato accusato di un incendio doloso a Londra e accusato dai pubblici ministeri di lavorare per il gruppo Wagner, l’organizzazione paramilitare russa».   Lo stesso articolo rilevava che «la Russia è stata a lungo accusata di proteggere le bande informatiche che prendono di mira le organizzazioni occidentali, consentendo loro di operare con relativa impunità mentre eseguono attacchi informatici sofisticati». «La settimana scorsa, la National Crime Agency ha nominato Dmitrij Khoroshev, un cittadino russo, come la persona dietro LockBit, un gruppo di ransomware che aveva rubato centinaia di milioni di sterline alle aziende», scrive il Telegraph.   Ci sono altri luoghi in Europa dove si sono verificati recenti «incendi misteriosi» o sospetti attacchi di sabotaggio, sollevando i sospetti dei funzionari della NATO.  

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Giorni fa, il Daily Mail aveva pubblicato un rapporto altamente speculativo che punta in modo piuttosto sensazionale il dito contro i «gangster» assoldati da Mosca per «dare fuoco all’Europa».   «I capi dell’Intelligence hanno avvertito i ministri che temono che la Gran Bretagna e altri alleati chiave dell’Ucraina vengano presi di mira dai sabotatori russi a seguito di una serie di incidenti sospetti negli ultimi mesi. Questi includono un’ondata di incendi nelle fabbriche di armi e nei siti industriali legati al settore militare in Occidente che riforniscono l’Ucraina. Si sono verificati anche attacchi a sistemi informatici, deragliamenti di treni e persino disturbi dei segnali satellitari dei voli aerei civili» scrive il quotidiano inglese.   Due venerdì fa «un’importante fonte della sicurezza britannica ha detto che le agenzie di Intelligence occidentali temevano che un’ondata di incendi industriali fosse collegata a Mosca, dicendo che “le puttane” stavano cercando di dare fuoco all’Europa. “Molti incendi che pensavamo fossero incidenti e non collegati si sono rivelati collegati”, ha detto. Tale fonte ha aggiunto che i capi dell’intelligence avevano avvertito i ministri che Mosca stava assumendo sempre più gangster ed estremisti di estrema destra per sferrare attacchi contro gli interessi occidentali» continua il Daily Mail.   «Le parole del direttore del GCHQ Keast-Butler sembrano fornire una nuova conferma che questa è l’opinione dell’Intelligence britannica – che almeno alcuni di questi incidenti vengono visti come il risultato di un sabotaggio legato a Mosca» duce il sito Zerohedge. «Probabilmente molti di questi incidenti e incendi industriali (ci viene detto che risalgono a “mesi” indietro) potrebbero essere incidenti, e non è chiaro fino a che punto ci sia stato un effettivo sabotaggio o incendio doloso confermato. Tuttavia, ha scatenato un certo panico tra i vertici del governo britannico».   «Un ministro del Gabinetto ha insistito sul fatto che non poteva discutere dei sospetti attacchi di sabotaggio e incendio doloso, nemmeno su una base di fondo, “per ragioni di sicurezza nazionale”» continua il Daily Mail. «Tuttavia il deputato conservatore Bob Seely, uno specialista di disinformazione di lingua russa e membro della commissione per gli affari esteri, ha affermato che la Gran Bretagna deve rendersi conto della minaccia, “Dobbiamo capire che lo Stato russo ritiene di essere in conflitto con il Regno Unito e con le altre principali nazioni occidentali”, ha aggiunto. “Dobbiamo difenderci. Non conosciamo la reale portata di queste operazioni. Alcuni sembrano amatoriali, ma diventeranno più sofisticati. Sono in parte a scopo propagandistico per dimostrare che Putin sta reagendo all’Occidente, ma intende anche allungare le nostre forze di sicurezza”».

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Tutte queste accuse hanno, come sempre, poche prove verificabili – o perlomeno prove che per qualche ragione sono state rese pubbliche, mentre le accuse oramai lo sono.   Il Daily Mail elenca una serie di incidenti che tentano di ricollegare alla questione. «All’inizio di questo mese, un altro incendio è scoppiato in una fabbrica vicino a Berlino gestita da un’azienda che produce sistemi di difesa aerea forniti all’Ucraina (…) La polizia ha affermato di sospettare un “incendio doloso negligente” poiché non c’erano “indicazioni di sabotaggio o di attacco”».   «L’ondata di sospetti attacchi al Cremlino va ben oltre gli attacchi alle forniture militari. La Svezia, entrata nella NATO dopo l’invasione dell’Ucraina, sta indagando se dietro una serie di deragliamenti di treni ci sia un sabotaggio sostenuto dallo Stato. La Polonia – uno dei principali sostenitori di Kiev e della rotta per il rifornimento di armi – ha interrotto una rete di sabotatori che si pensava stessero pianificando un attacco al loro sistema ferroviario».   L’Economist ha lanciato la stessa accusa in un titolo di questa settimana in cui si legge che la Russia sta intensificando il sabotaggio in tutta Europa: Il Cremlino crede che sia in una guerra ombra con la NATO.   «L’incendio scoppiato il 3 maggio nella fabbrica Diehl Metall nel sobborgo berlinese di Lichterfelde non era di per sé sospetto» sentenzia il giornale degli Elkann-Agnelli e dei Rothschild, ambedue con qualche trascorso con i russi. «Ciò che ha suscitato perplessità è stato il fatto che la società madre di Diehl produce il sistema di difesa aerea IRIS-T che l’Ucraina utilizza per parare i missili russi. Non ci sono prove che questo incendio sia stato un atto di sabotaggio. Se l’idea è plausibile è perché ci sono ampie prove che la guerra segreta della Russia in Europa si sta intensificando».   Cosa non spesso menzionata dai giornali occidentali – ma negli anni sempre registrata da Renovatio 21 – durante la guerra in Ucraina, la Russia ha visto anche dozzine di misteriosi incendi scoppiare in siti e fabbriche industriali e legati alla difesa. In alcune casi il Cremlino ha incolpato i sabotatori ucraini sostenuti dall’Occidente.   È il caso, purtroppo dimenticato, anche della diga di Khakovka, fatta saltare da qualcuno in un immane crimine civile ed ambientale. La Russia aveva dichiarato all’epoca di ritenere l’Occidente responsabile.   È il caso, anche quello con ramificazioni ambientali devastanti per l’intero continente, dei continui attacchi alle centrali atomiche russe nella regione del Kursk.   Un anno fa fu la volta di un gasdotto russo nella Repubblica russa della Ciuvascia, che esplose facendo schizzare il prezzo del gas sempre più verso le stelle. Incendi hanno colpito strutture militari russe così come infrastrutture energetiche di vario, nel Donbass e perfino a Sakhalin, nell’Estremo Oriente russo.   Come riportato da Renovatio 21, Mosca ha più volte accusato le forze speciali britanniche di addestrare i sabotatori ucraini.   E quindi, se proprio bisogna scriverlo, non sarebbe più onesto dire chiedersi se Putin sta ora restituendo il favore all’Europa?   Ma no, l’importante e rilanciare, ora e sempre, l’hashtag eterno: #hastatoPutin.

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
   
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Geopolitica

Gli israeliani negano il coinvolgimento nella morte del presidente iraniano

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Il governo israeliano non ha nulla a che fare con la morte del presidente iraniano Ebrahim Raisi in un incidente in elicottero domenica, ha riferito Reuters, citando un funzionario anonimo.

 

Raisi e molti altri funzionari iraniani, tra cui il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian, sono rimasti uccisi quando l’elicottero su cui viaggiavano è precipitato nella provincia montuosa dell’Azerbaigian orientale, nel nord-ovest dell’Iran. Dopo più di dieci ore di ricerche – ostacolate dalla nebbia e dalla pioggia – il presidente e il suo entourage sono stati confermati morti.

 

Sabato il capo dello Stato si era recato nella regione di confine dopo essersi unito al presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev per inaugurare una diga. Raisi si era impegnato a visitare ciascuna delle 30 province dell’Iran almeno una volta all’anno, e quindi viaggiava regolarmente per il paese.

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La sua morte ha fatto ipotizzare che dietro l’incidente potrebbe esserci Israele, nemico di lunga data dell’Iran, scrive RT.

 

Lunedì un funzionario israeliano, che ha chiesto l’anonimato, ha negato il coinvolgimento della nazione nell’incidente, dicendo a Reuters «Non siamo stati noi».

 

L’ultima ondata di tensioni tra Israele e Iran è iniziata il 1° aprile, dopo che un presunto attacco aereo israeliano ha colpito il consolato iraniano nella capitale siriana Damasco. L’attacco ha ucciso sette ufficiali della Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), tra cui due generali di alto rango.

 

In risposta, Teheran ha lanciato decine di droni e missili contro Israele, che in seguito ha reagito con una manciata di droni e missili lanciati dall’aria.

 

La Repubblica Islamica ha promesso in più occasioni di spazzare via, distruggere o annientare il «regime sionista», come chiama Israele.

 

Il ministro israeliano del Patrimonio, Amichai Eliyahu – noto per aver dichiarato la possibilità di nuclearizzare Gaza – ha reagito alla notizia della morte di Raisi pubblicando l’immagine di un bicchiere di vino su X, accompagnata da un «cin-cin» nella didascalia.

 

Avigdor Lieberman, ex ministro della Difesa e leader del partito di opposizione di destra Yisrael Beiteinu, ha dichiarato al sito di notizie Ynet che Israele «non verserà una lacrima per la morte del presidente iraniano».

 

Il leader supremo iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato cinque giorni di lutto nel Paese per le vittime dell’incidente. Il vice di Raisi, Mohammad Mokhber, ha assunto la presidenza dopo l’approvazione di Khamenei lunedì. Mokhber manterrà la carica per 50 giorni fino allo svolgimento delle elezioni.

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Solo poche settimane fa il presidente iraniano Ebrahim Raisi aveva minacciato Israele di annientamento se tentasse di attaccare nuovamente l’Iran.

 

«Se il regime sionista commette ancora una volta un errore e attacca la terra sacra dell’Iran, la situazione sarà diversa, e non è chiaro se rimarrà qualcosa di questo regime», aveva detto Raisi all’agenzia di stampa statale IRNA.

 

Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni Teheran ha dichiarato pubblicamente di sapere dove sono nascoste le atomiche israeliane. Nelle scorse settimane lo Stato Ebraico aveva dichiarato di essere pronto ad attaccare i siti nucleari iraniani.

 

Negli ultimi mesi l’Iran ha accusato Israele di aver fatto saltare i suoi gasdotti. Hacker legati ad Israele avrebbero rivendicato un ulteriore attacco informatico al sistema di distribuzione delle benzine in Iran.

 

Sei mesi fa l’Iran ha arrestato e giustiziato tre sospetti agenti del Mossad. All’ONU il ministro degli Esteri iraniano aveva dichiarato che gli USA «non saranno risparmiati» in caso di escalation.

 

Come riportato da Renovatio 21, anche da Israele a novembre 2023 erano partite minacce secondo le quali l’Iran potrebbe essere «cancellato dalla faccia della terra».

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Immagine di President of Russia via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

 

 

 

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Assange ottiene il diritto di ricorrere in appello nel caso di estradizione negli Stati Uniti

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L’Alta Corte di Londra ha concesso al fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, in carcere, il diritto di presentare un nuovo appello contro la precedente sentenza che ne aveva ordinato l’estradizione negli Stati Uniti.   Il fondatore del sito web sulla trasparenza sostiene che il suo procedimento giudiziario nel Regno Unito fa parte di un più ampio sforzo occidentale per punirlo per aver pubblicato materiale riservato trapelato che espone presunti crimini di guerra da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati.   Se consegnato agli Stati Uniti, probabilmente verrebbe tenuto in isolamento per il resto della sua vita, temono i suoi sostenitori.

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Assange è sotto custodia britannica dall’aprile 2019, quando l’Ecuador gli ha revocato l’asilo politico e ha permesso alla polizia di arrestarlo presso la sua ambasciata a Londra. Da allora Assange è stato detenuto in un carcere di massima sicurezza per combattere la richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti. Il caso americano contro l’editore è emerso solo dopo il suo arresto nel Regno Unito.   Gli avvocati americani hanno combattuto una battaglia legale contro Assange nei tribunali del Regno Unito, ottenendo il consenso di Londra a consegnarlo nel giugno 2022, quando l’allora ministro dell’Interno Priti Patel ha autorizzato il trasferimento. Da allora la difesa dell’editore di WikiLeaks ha cercato di ribaltare l’esito attraverso diversi ricorsi.   A marzo, l’Alta Corte ha stabilito che la tesi secondo cui i diritti del 52enne potrebbero essere violati nel sistema carcerario statunitense era fondata. Washington, in risposta, avrebbe offerto ulteriori garanzie di trattare Assange in modo equo.   Lunedì la difesa di Assange ha sostenuto che gli impegni presi dall’amministrazione del presidente Joe Biden erano «palesemente inadeguati», considerando il rischio della pena di morte e la possibilità che non sarebbero in grado di mantenere i contatti con il loro cliente.   In una breve sentenza, due giudici senior hanno affermato che le proposte americane non erano sufficienti e hanno concesso ad Assange un’altra possibilità di respingere le pretese di Washington attraverso il sistema giudiziario britannico.   Gli Stati Uniti hanno incriminato Assange ai sensi dell’Espionage Act, una legge notoriamente utilizzata dal governo americano per reprimere gli informatori che espongono materiali riservati. Non consente la difesa per motivi di interesse pubblico.   Assange è accusato di aver aiutato l’informatore Chelsea Manning nella sua divulgazione a WikiLeaks nel 2010 di centinaia di migliaia di documenti riservati e sensibili relativi alle guerre in Iraq e Afghanistan, che l’organizzazione ha successivamente reso pubblici.

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Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso un tribunale spagnuolo aveva convocato l’ex segretario di Stato ed ex capo della CIA Mike Pompeo riguardo al presunto complotto per assassinare Assange. Stella Assange nell’intervista con Tucker ha rivelato che notizie della non facilmente spiegabile ossessione omicida di Pompeo per Assange sono trapelate grazie a ufficiali della CIA in disaccordo.   La moglie di Assange, Stella, ha rivelato che sedici membri democratici e repubblicani del Congresso americano hanno chiesto al presidente americano Joe Biden di ritirare la richiesta di estradizione statunitense contro il giornalista australiano e fondatore di WikiLeaks.   Il candidato alla presidenza Robert F. Kennedy junior ha dichiarato che arrivato alla Casa Bianca grazierà Assange. Il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador, dopo aver chiesto a Biden di liberare il giornalista-informatico, ha offerto l’asilo politico per proteggerlo.   Stella Assange aveva reso pubblica mesi fa la toccante lettera che il marito Julian ha inviato a Re Carlo in occasione della sua incoronazione.

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Immagine di Alisdare Hickson via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic  
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