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Alimentazione

Considerazioni sul glifosato: tossicità conosciuta dagli anni ’80. Allora perché non siamo stati tutelati?

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Renovatio 21 pubblica questo articolo di Brian S. Hooker (Science Advisor, Focus for Health and Board Member, Children’s Health Defense) per gentile concessione di Children’s Health Defense.

 

 

Il pesticida glifosato, noto anche con il nome commerciale Round-Up®, è stato recentemente in evidenza in seguito a una causa intentata contro il gigante dell’agricoltura Monsanto da un dipendente di un distretto scolastico che ha sviluppato un linfoma non-Hodgkin utilizzando il diserbante glifosato a causa del suo lavoro.

 

Il querelante, DeWayne Johnson, si è recentemente aggiudicato 289,2 milioni di dollari di danni dalla Monsanto, compresa una sanzione di 250 milioni di dollari contro la società per «danni punitivi». Questa è una grande vittoria per il querelante e il suo team legale, che ha coinvolto Robert F. Kennedy Jr., il quale ha contribuito molto al dibattito sulle cause ambientali delle malattie croniche e dei disturbi del neurosviluppo, compreso l’autismo. Si stima che altri 4000 casi sono stati depositati presso i tribunali statunitensi, con la motivazione che l’esposizione al glifosato ha causato il linfoma non-Hodgkin.

Il glifosato, il principio attivo del diserbante Round-Up®, è l’erbicida oggi più prodotto al mondo

 

Il glifosato, il principio attivo del diserbante Round-Up®, è l’erbicida oggi più prodotto al mondo. Il composto ha una struttura analoga a quella dell’amminoacido glicina, che è un componente fondamentale delle grandi proteine fisiologicamente rilevanti presenti in natura. Il glifosato era originariamente destinato ad essere usato come erbicida perché inibisce la crescita e il metabolismo alterando le funzioni biochimiche delle piante: funzioni che non esistono nell’uomo o in altri animali. Per questo motivo, gli scienziati hanno ipotizzato che non sarebbe stato tossico per gli esseri umani, ma che invece avrebbe ucciso le piante e solo quelle.

 

La caratteristica chiave che ha aumentato l’attrattiva commerciale del glifosato è stata l’avvento di colture geneticamente modificate, come il mais e la soia Round-Up Ready® , introdotte negli Stati Uniti nel 1996. Queste colture sono progettate per resistere agli effetti del glifosato e sono in grado di crescere in sua presenza. In questo modo, il glifosato può essere distribuito liberamente su queste colture per il controllo delle erbe infestanti senza danneggiare la coltura stessa.

 

Oggi, le colture resistenti al glifosato comprendono, tra le altre, varietà di mais, soia, cotone, colza, barbabietola da zucchero ed erba medica. Oltre il 90% di tutti i semi di soia e oltre il 70% di tutto il mais coltivato negli Stati Uniti sono geneticamente modificati e la maggior parte di queste piante che possiedono una specifica resistenza al glifosato. Queste colture possono essere trattate con livelli di glifosato molto più elevati rispetto a quelle precedenti l’introduzione di organismi geneticamente modificati (OGM) e, di conseguenza, le persone sono esposte a questo erbicida attraverso l’alimentazione. Anche altre colture non OGM, come avena e grano, vengono irrorate con glifosato per far sì che le piante si asciughino più velocemente per il raccolto.

 

Un laboratorio di analisi indipendente approvato dalla FDA (Anresco) ha testato 29 sostanze alimentari comuni nella dieta statunitense e ha trovato livelli allarmanti di glifosato in marchi come Cheerios, Crackers Ritz, Oreos e Doritos, tra gli altri. I livelli riscontrati nei Cheerios erano superiori a una parte per milione (cioè 1 milligrammo per chilogrammo di sostanza alimentare). Il glifosato è stato rilevato anche nelle urine dei bovini a livelli fino a 146 parti per milione e nelle interiora dei bovini fino a 108 parti per milione. In questa stessa analisi è stato dimostrato che sia gli esseri umani che gli animali nutriti con alimenti biologici (senza OGM) espellono nelle loro urine livelli sostanzialmente inferiori di glifosato.

 

È risultato che anche i vaccini umani contengono glifosato.

È risultato che anche i vaccini umani contengono glifosato. L’associazione Moms Across America ha rilevato livelli fino a 2,6 parti per miliardo (secondo quanto determinato dal laboratorio di analisi indipendente Microbe Inotech Laboratories Inc. di St. Louis, Missouri) nel vaccino MMR-II, mentre tutti gli altri vaccini testati hanno mostrato almeno livelli rilevabili di glifosato. Questo non è inaspettato, dato che i vaccini sono realizzati utilizzando i prodotti di colture cellulari di bovini e suini derivate da bestiame che può aver consumato mangimi a base di cereali coltivati utilizzando il livello ammissibile di glifosato fissato a 400 parti per milione.

 

Anche se i livelli di glifosato nei vaccini sono fino a 1000 volte inferiori a quelli delle sostanze alimentari, si deve considerare che i vaccini vengono iniettati direttamente nell’organismo, il che significa che il 100% dell’erbicida viene assorbito direttamente nei tessuti del ricevente. Inoltre, i vaccini contengono altre sostanze come adiuvanti e tensioattivi che possono accelerare l’assorbimento del glifosato nelle cellule.

 

Da una ricerca della letteratura disponibile, risultano oltre 200 articoli scientifici che trattano la tossicità del glifosato nei tessuti umani.

 

Il glifosato ai livelli ambientali attuali ha mostrato un effetto «estrogenico» sulle cellule tumorali del seno umano, il che significa che ha essenzialmente aumentato la crescita di alcuni tipi di cellule tumorali (Thongprakaisang et al. 2013). Un’altra pubblicazione di Mesnage et al. del 2015 ha rivelato che i livelli di glifosato entro i limiti della dose giornaliera ritenuta accettabile provoca effetti cronici sulla salute, compresi effetti teratogeni, tumorigeni ed epatorenali. Gli autori ipotizzano che gli adiuvanti presenti nel pesticida, che aumentano la tossicità e l’assorbimento del glifosato da parte delle piante, aumentano anche l’effetto tossico del glifosato nell’uomo. Questo servirebbe a invalidare qualsiasi precedente studio di sicurezza condotto solamente sul glifosato, che non avrebbe valore se non fossero stati considerati tutti i componenti del pesticida.

 

Già nel 2009 erano disponibili prove evidenti del fatto che formulazioni specifiche con glifosato sono tossiche per le cellule umane a concentrazioni ritenute sicure per il consumo umano negli Stati Uniti (Gasnier et al. 2009). È stato dimostrato che queste formulazioni causano alterazioni del sistema endocrino, tossicità cellulare e danni al DNA. Un altro studio ha collegato l’esposizione al glifosato con malattie polmonari professionali (Kumar et al. 2014). Probabilmente lo studio di maggiore impatto finora completato, denominato Global Glyphosate Study, è stato realizzato dall’Istituto Ramazzini in Italia ed è stato pubblicato nel maggio 2018 sulla rivista Environmental Health.

 

Nell’ambito di questo studio, i ratti di laboratorio sono stati nutriti ogni giorno con 1,75 mg di glifosato per kg di peso corporeo (la dose giornaliera accettabile dell’EPA statunitense) per un periodo di 13 settimane. Sono stati osservati cambiamenti nei parametri biochimici correlati allo sviluppo sessuale, alla genotossicità e all’alterazione del microbioma intestinale rispetto agli animali del gruppo di controllo.

La Monsanto conta circa 5 miliardi di dollari di entrate annuali relative al glifosato e ha dimostrato di avere un’influenza eccessiva sul governo federale per quanto riguarda la sua tossicità.

 

Data la miriade di studi che mostrano danni ai tessuti umani causati dal glifosato e da formulazioni di erbicidi contenenti glifosato, sembra ragionevole limitare severamente l’esposizione umana a questa sostanza. Infatti, nel 2015 il glifosato è stato aggiunto all’elenco delle probabili sostanze cancerogene per l’uomo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dopo una revisione della attuale letteratura sulla sua tossicologia. Tuttavia, la Monsanto, gli addetti del settore agricolo e persino la Environmental Protection Agency statunitense (EPA) sostengono continuamente che «il glifosato è sicuro».

 

Nel 2017, l’EPA statunitense ha respinto il concetto di glifosato tossico nonostante gli avvertimenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ripercorrendo la storia della posizione dell’EPA sul glifosato, esso è stato dapprima classificato come sospetto cancerogeno per l’uomo nel 1985, poi cancellato nel 1991 in seguito alla nuova decisione dell’ EPA secondo cui il glifosato era considerato non cancerogeno. Il glifosato è stato un problema spinoso anche nello stato della California, dove per l’ultima parte del 2017 l’erbicida è stato classificato come potenzialmente cancerogeno, fino a quando un giudice federale nel febbraio 2018 ha temporaneamente annullato l’avvertimento dello stato, solo per poi vedere annullata la sua decisione.

 

Monsanto realizza circa 5 miliardi di dollari di entrate annuali relative al glifosato e ha dimostrato di avere un’influenza eccessiva sul governo federale riguardo la sua tossicità. Un rapporto suggerisce che il glifosato fu escluso dall’EPA dai sospetti cancerogeni umani nel 1991 per preparare il mercato agricolo all’eventuale introduzione delle colture Round-Up Ready® (resistenti al glifosato). Nel 2013 il Congresso ha approvato inaspettatamente quello che è stato chiamato «Monsanto Protection Act»come parte di una legge federale sulla spesa, che ha impedito ai tribunali federali di bloccare la vendita di colture geneticamente modificate (come le colture Round-Up Ready®), ignorando ogni studio scientifico esistente o nuovo che evidenzi preoccupazioni per la sicurezza. Molti dei deputati che hanno votato la legge di spesa non sapevano nemmeno del provvedimento, che era stato scritto dai lobbisti della Monsanto insieme ad alcuni membri del Congresso tra cui Roy Blunt (Missouri). Fortunatamente, l’atto fu abrogato circa 6 mesi dopo.

 

Gli atti giudiziari nel caso Dewayne Johnson hanno dimostrato che la Monsanto ha esercitato un’influenza indebita sul vice direttore dell’EPA Jess Rowland, il quale ha presieduto un comitato che non ha trovato prove sufficienti per concludere che il glifosato è cancerogeno e ha lasciato il suo lavoro pochi giorni dopo che il suo rapporto è trapelato alla stampa nel maggio 2016.

 

Come società, il nostro approvvigionamento alimentare e persino i nostri vaccini sono pieni di glifosato, il che dovrebbe essere motivo di grave preoccupazione. Uno studio ha dimostrato che il 93% degli individui esaminati negli Stati Uniti mostra livelli di glifosato nelle urine. I livelli medi di glifosato nelle urine dei bambini in questo studio hanno superato 3,5 parti per miliardo. Questo è estremamente preoccupante dato che un altro studio mostra danni al fegato e ai reni di ratti con livelli di glifosato a partire da 0,05 parti per miliardo. Nonostante tutte queste prove, l’EPA degli Stati Uniti si attiene alla propria affermazione che il glifosato è sicuro per il consumo. Come nel caso dei vaccini e di altri prodotti medici, anche per quanto riguarda il nostro approvvigionamento alimentare, non possiamo semplicemente fidarci che il nostro governo ci dica cosa è sicuro introdurre nel nostro corpo.

 

 

© 2 Ottobre 2019, Children’s Health Defense, Inc. Questo lavoro è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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Alimentazione

La sinistra tedesca vuole un tetto massimo per il prezzo del kebab

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Die Linke, il partito della sinistra tedesca ha proposto allo Stato di sovvenzionare i kebab con quasi 4 miliardi di euro all’anno. Negli ultimi anni l’inflazione e l’aumento dei costi energetici hanno quasi raddoppiato il prezzo dello popolare panino turco. Sono i grandi temi della sinistra moderna.

 

In un documento politico visionato dal tabloid tedesco Bild e riportato domenica, Die Linke ha proposto di limitare il prezzo di un doner kebab a 4,90 euro o 2,50 euro per studenti, giovani e persone a basso reddito. Con un costo medio di un kebabbo pari a 7,90 euro, il resto del conto sarà a carico del governo, si legge nel documento.

 

«Un limite di prezzo per il kebab aiuta i consumatori e i proprietari dei negozi di kebab. Se lo Stato aggiungesse tre euro per ogni kebab, il prezzo massimo del kebab costerebbe quasi quattro miliardi», scrive il partito sul giornale, spiegando che ogni anno in Germania si consumano circa 1,3 miliardi di kebabbi.

 

«Quando i giovani chiedono: Olaf, riduci il kebab, non è uno scherzo su Internet, ma un serio grido d’aiuto», ha detto alla Bild la dirigente del partito di sinistra Kathi Gebel, riferendosi al cancelliere tedesco Olaf Scholz. «Lo Stato deve intervenire affinché il cibo non diventi un bene di lusso».

 

Introdotto in Germania dagli immigrati turchi negli anni ’70, il doner kebab è diventato in pratica la forma di fast food preferito dalla nazione già teutonica, tracimando anche nel resto d’Europa, come in Italia, dove più che turchi i kebabbari sono nordafricani o talvolta pakistani.

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Tuttavia, mentre Die Linke descrive il panino con l’agnello carico di salsa come un alimento base quotidiano per alcune famiglie, la maggior parte dei medici e dei nutrizionisti ne consiglierebbe il consumo solo come spuntino occasionale.

 

Uno studio scozzese del 2009 ha rilevato che il doner kebab medio conteneva il 98% dell’assunzione giornaliera raccomandata di sale di un adulto e il 150% dell’assunzione raccomandata di grassi saturi, scrive RT.

 

Per anni in Germania il prezzo di un doner kebab si è aggirato intorno ai 4 euro. Tuttavia, l’aumento dei costi energetici e l’inflazione che hanno seguito la decisione di Scholz di mettere l’embargo sui combustibili fossili russi hanno costretto i venditori ad aumentare i prezzi.

 

«Siamo stati costretti ad aumentare i prezzi a causa dell’esplosione dei prezzi degli affitti, dell’energia e dei prodotti alimentari», ha detto al giornale britannico Guardian un gestore di uno stand di kebabbi a Berlino . «La gente ci parla continuamente di “Donerflazione”, come se li stessimo prendendo in giro, ma è completamente fuori dal nostro controllo».

 

Molti tedeschi accusano lo Scholz di averli privati ​​della kebbaberia  a buon mercato, una catastrofe che li spinge verso prospettive di pacifismo sul fronte russo. «Pago otto euro per un doner», ha urlato un manifestante a Scholz nel 2022, prima di implorare il cancelliere di «parlare con Putin, vorrei pagare quattro euro per un doner, per favore».

 

«È sorprendente che ovunque vada, soprattutto tra i giovani, mi venga chiesto se non dovrebbe esserci un limite di prezzo per il doner», ha osservato lo Scholzo in un recente video su Instagram. Tuttavia, il cancelliere ha escluso una simile mossa, elogiando invece il «buon lavoro della Banca Centrale Europea» nel presumibilmente tenere l’inflazione sotto controllo.

 

Kebabbari, kebabbani e kebabbati non sono gli unici tedeschi a soffrire sotto Scholz. Il mese scorso, il più grande produttore di acciaio tedesco, Thyssenkrupp, ha annunciato «una sostanziale riduzione della produzione» nel suo stabilimento di Duisburg, licenziando 13.000 dipendenti. L’azienda ha attribuito il calo di produttività agli «alti costi energetici e alle rigide norme sulla riduzione delle emissioni».

 

Meno di una settimana dopo l’annuncio dei tagli da parte della Thyssenkrupp, il Fondo monetario internazionale ha rivisto le prospettive di crescita economica della Germania dallo 0,5% allo 0,2% quest’anno. Secondo i dati, nel 2024 la Germania dovrebbe registrare la crescita più debole tra tutti gli stati appartenenti al gruppo G7 dei paesi industrializzati.

 

Riguardo al kebab, da decenni circola tra i giovani tedeschi la leggenda metropolitana secondo la quale in un singolo panino kebap sarebbe stata rivenuta una quantità di sperma da uomini differenti, a indicazione, secondo il significato certamente xenofobo della storia, del disprezzo degli immigrati per i cittadini tedeschi.

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Alimentazione

La carestia nel Nord di Gaza si sta diffondendo, afferma il direttore del Programma Alimentare Mondiale

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La direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), Cindy McCain, ha dichiarato in un’intervista a «Meet the Press» che «c’è una carestia, una carestia in piena regola nel Nord, e si sta spostando verso sud».   L’intervistatrice Kristen Welker ha chiesto alla McCain di ripetere: «sta dicendo che c’è una carestia in piena regola nel nord di Gaza?»   «Sì, lo sto dicendo. Sì, lo sto dicendo».

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La McCain, vedova del noto falco neoconista americana, ha anche affermato che le sue parole non andavano prese come una «dichiarazione ufficiale» di carestia, che di solito viene fatta dalle Nazioni Unite insieme al Paese colpito.   Tuttavia la donna ha affermato che la valutazione è stata «basata su ciò che abbiamo visto e sperimentato sul campo. È orrore. È così difficile da guardare, ed è anche così difficile da ascoltare. Spero tanto che potremo ottenere un cessate il fuoco e iniziare a nutrire queste persone, soprattutto nel nord, in modo molto più rapido».   Nel pubblicare il suo rapporto sulla sicurezza alimentare il 18 marzo, che classificava l’insicurezza alimentare a Gaza dal dicembre 2023, il WFP ha definito la carestia: «c’è una carestia quando tre condizioni si uniscono in una specifica area geografica, sia una città, un villaggio, una città, anche un Paese (…) Almeno il 20%% della popolazione in quella particolare area si trova ad affrontare livelli estremi di fame» (…) Il 30% dei bambini nello stesso posto sono deperiti o troppo magri per la loro altezza (…) Il tasso di morte, o mortalità, è raddoppiato rispetto alla media, superando due decessi ogni 10.000 al giorno per gli adulti e quattro decessi ogni 10.000 al giorno per i bambini».   La panoramica del rapporto speciale del 18 marzo su Gaza specificava che «l’analisi acuta dell’insicurezza alimentare dell’IPC condotta nel dicembre 2023 ha messo in guardia dal rischio che la carestia possa verificarsi entro la fine del maggio 2024 se non si verificasse la cessazione immediata delle ostilità e l’accesso duraturo alla fornitura di forniture e servizi essenziali alla popolazione. Da allora, le condizioni necessarie per prevenire la carestia non sono state soddisfatte e le ultime prove confermano che la carestia è imminente nei governatorati settentrionali e si prevede che si verificherà in qualsiasi momento tra metà marzo e maggio 2024».   L’intervista della McCain a «Meet the Press» è stata pubblicata in anteprima sabato mattina 4 maggio sul New York Times e successivamente da altri media.

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L’articolo del Times, come il servizio della BBC, includeva un promemoria della dichiarazione del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant dello scorso ottobre di un «assedio completo» di Gaza – «niente elettricità, niente cibo, niente acqua, niente carburante» – e riguardo al fatto che l’IDF aveva distrutto il porto di Gaza, ha bombardato le sue fattorie e ha limitato la pesca.   «L’intenzione di creare carestia è deliberata da parte di Israele, e la dichiarazione di McCain smentisce le recenti affermazioni del governo israeliano secondo cui sta portando aiuti a Gaza» scrive EIRN.   A fine marzo, un articolo dell’Associated Press che univa le crisi di Gaza e di Haiti affermava che non si trattava di disastri «naturali» ma il risultato di un fenomeno genocida provocato dall’uomo – una sorta di «fame artificiale».   Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa un rapporto delle Nazioni Unite che monitora la situazione ha parlato di «fame catastrofica» rilevando che circa 300.000 persone nel Nord di Gaza vivono in condizioni di carestia.   Alti funzionari delle Nazioni Unite hanno lanciato molteplici allarmi sulla situazione della fame nella Striscia di Gaza, specie per i più piccoli. A inizio marzo il ministero della Sanità palestinese a Gaza ha riferito che 15 bambini sono morti di fame in un unico ospedale, e le Nazioni Unite hanno affermato che la carestia è «quasi inevitabile» nel territorio.   Come noto, il 29 febbraio, le forze israeliane hanno aperto il fuoco sulla folla di palestinesi in attesa degli aiuti alimentari, causando un centinaio di morti.  

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Immagine dell’11 ottobre 2023 di Palestinian News & Information Agency (Wafa) in contract with APAimages via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported; immagine modificata
   
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Alimentazione

Stato USA approva un disegno di legge contro i vaccini mRNA negli alimenti

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A seguito delle preoccupazioni sulla ricerca per incorporare i vaccini nei prodotti agricoli, il Senato del Tennessee ha approvato un disegno di legge che richiederebbe che qualsiasi alimento contenente vaccini o materiale vaccinale sia etichettato come farmaco.

 

Il disegno di legge, HB 1894, è stato approvato dal Senato con un voto di 23-6 il 28 marzo, dopo che la Camera statale lo ha approvato con 73-22 il 4 marzo. Attende la firma del governatore.

 

Il disegno di legge arriva in risposta a un progetto di ricerca dell’Università della California-Riverside che esamina se l’mRNA che prende di mira gli agenti patogeni potrebbe essere impiantato in piante commestibili, che verrebbero poi consumate. La ricerca è stata finanziata con una sovvenzione di 500.000 dollari da parte della National Science Foundation.

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«Dovresti ottenere una prescrizione per assicurarti di sapere quanta lattuga devi mangiare in base al tuo tipo di corpo in modo da non sotto-vaccinarti, il che porta alla possibilità dell’efficacia di il farmaco viene compromesso, oppure ti viene data un’overdose in base alla quantità di lattuga» che viene mangiata, ha detto il deputato repubblicano Scott Cepicky durante una riunione della commissione della Camera a febbraio, riferisce WKRN-TV.

 

Cepicky ha affermato che il disegno di legge, che i media locali hanno descritto come una mossa contro la «lattuga vaccinale», classificherebbe gli alimenti modificati per fungere da vaccini, come prodotti farmaceutici. «Quindi se vuoi consumarli dovresti andare dal tuo medico e farti prescrivere», ha detto.

 

In un comunicato stampa del 2021, Juan Pablo Giraldo, professore associato di botanica e scienze vegetali dell’UC Riverside, ha dichiarato: «stiamo testando questo approccio con spinaci e lattuga e abbiamo obiettivi a lungo termine che le persone lo coltivino nei propri orti», aggiungendo «gli agricoltori potrebbero alla fine coltivarne anche interi campi».

 

Secondo il professore, «idealmente, una singola pianta produrrebbe abbastanza mRNA per vaccinare una singola persona».

 

Un’altra ricercatrice, Nicole Steinmetz, ha affermato nello stesso comunicato che hanno pianificato di utilizzare nanoparticelle o «virus vegetali, per il trasferimento dei geni alle piante».

 

Interrogato da WKRN-TV sullo stato della ricerca, un portavoce dell’UC Riverside ha affermato che il progetto non è ancora completo.

«La ricerca sul processo attraverso il quale i cloroplasti vegetali esprimono la chimica del vaccino è in corso. Non ci sono risultati definitivi da riportare», ha detto Jules Berinstein dopo l’approvazione della legge del Tennessee.

 

Durante il dibattito al Senato del Tennessee, alcuni senatori democratici hanno messo in dubbio la necessità del disegno di legge.

 

«Lo sponsor è a conoscenza di casi in cui nello stato del Tennessee è stato offerto cibo contenente vaccini in una sorta di forum pubblico o di vendita al dettaglio?» ha chiesto la senatrice Heidi Campbell.

 

Il rappresentante Cepicky ha risposto sostenendo che a febbraio che un’azienda del Kentucky ha già «infettato le piante di tabacco in crescita con un coronavirus geneticamente modificato» per vedere se può produrre anticorpi per un potenziale vaccino, aggiungendo che l’azienda «può già farlo adesso».

 

Nel 2023, il rappresentante repubblicano del Kentucky Thomas Massie ha espresso preoccupazione per l’uso del denaro federale per creare «vaccini commestibili transgenici», che trasformerebbero piante commestibili come spinaci e lattuga in veicoli per la somministrazione di vaccini mRNA.

 

Nel settembre 2023, durante un dibattito su un disegno di legge sugli stanziamenti, Massie ha evidenziato un incidente in cui un vaccino commestibile è stato introdotto in un raccolto di mais utilizzato per nutrire i maiali per mitigare la diarrea. Il raccolto di mais, tuttavia, si è mescolato con quello di soia, contaminando 500.000 staia che hanno dovuto essere ritirati.

 

«Vogliamo che gli esseri umani mangino vaccini coltivati ​​nel mais destinati a impedire ai maiali di prendere la diarrea? Non penso che vogliamo che ciò accada. Eppure è quasi successo, e potrebbe succedere», ha detto Massie. «C’è un altro caso in cui il polline ha contaminato un altro raccolto di mais e 155 acri di mais hanno dovuto essere bruciati. Quali sono i casi in cui non lo stiamo scoprendo? Penso che sia pericoloso giocare a fare Dio con il nostro cibo».

 

Come riportato da Renovatio 21, negli USA già si sostiene che, in un modo o nell’altro, l’mRNA sia entrato nella catena alimentare umana.

 

L’avvocato attivista Thomas Renz ha rivelato che i maiali americani hanno già iniziato le iniezioni di RNA messaggero nel 2018, mentre a breve dovrebbe essere sottoposti all’mRNA anche i bovini e il pollame. Secondo quanto sostiene, le aziende farmaceutiche avevano già sviluppato un vaccino a mRNA per i maiali in uso dal 2018.

 

«In questo momento, abbiamo confermato che questa roba di mRNA è nelle scorte di cibo. Sappiamo che Merck ha un prodotto chiamato Sequivity. Iniettano mRNA nei maiali dal 2018», ha dichiarato il Renz al canale Real America’s Voice.

 

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«Sappiamo che possono effettivamente produrre quello che viene chiamato mRNA trasmissibile. E ciò significa che possono mettere questa roba in un animale in modo che trasmetta a chiunque stia ingerendo qualunque cosa stia ingerendo e venga vaccinato».

 

«Quindi potrebbero ingegnerizzarlo nelle piante, negli animali, in varie cose», ha detto Renz, che in pratica sta suggerendo che la tecnologia genica sperimentale potrebbe presto estendersi all’intero approvvigionamento alimentare per vaccinare in massa la popolazione americana.

 

L’idea di un programma di vaccinazione attraverso la contaminazione di alimenti non è nuova, ed era alla base di popolari tentativi di bioingegneria dei vegetali negli anni novanta e primi duemila che avanzano ancora oggi ma falliscono per l’incapacità di ottenere un’espressione genica costante dagli organismi geneticamente alterati.

 

Un esempio fu dato dall’Università di Tokyo, che inserì nel DNA i alcuni geni derivanti dal batterio del colera, per creare così un riso OGM in grado di indurre una risposta immunitaria contro il patogeno. Sì: un riso vaccino transgenico.

 

Cibo contaminato da vaccini è già servito ad animali selvatici tramite lanci da elicotteri.

 

La vaccinazione per via alimentare si avvicina alla teoria dei cosiddetti «vaccini autopropaganti», ossia vere e proprie «epidemie vaccinali» fatte con sistemi contagiosi rilasciati sulla popolazione dalle autorità, vaccini in grado di diffondersi da soli – ovviamente a discapito totale del principio di consenso informato, che con la vaccinazione COVID ha dimostrato – come gli stessi diritti costituzionali – la sua pragmatica irrilevanza.

 

L’idea che l’mRNA possa passare dai vaccinati ai non vaccinati – e cioè che potremmo essere di fatto già dinanzi all’innesto della popolazione mondiale di un vaccino genico autopropagante – è stata discussa in questi mesi dal cardiologo texano Peter McCullough.

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