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Terrorismo

Trump alla Casa Bianca loda il jihadista al Jolani

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Il presidente USA Donald Trump ha lodato il presidente siriano Ahmed al-Sharaa, già noto come il jihadista al-Jolani, come leader forte dopo averlo ricevuto alla Casa Bianca lunedì.

 

Jolani, ex comandante jihadista legato ad Al-Qaeda e in passato nella lista nera del governo statunitense che aveva posto su di lui una taglia da 10 milioni di dollari, ha destituito il leader storico siriano Bashar Assad nel dicembre 2024. Da allora si è impegnato a ricostruire il Paese devastato dalla guerra e a tutelare le minoranze etniche e religiose.

 

«Un leader molto forte. Viene da un posto molto difficile, ed è un tipo tosto. Mi è piaciuto. Vado d’accordo con lui», ha dichiarato Trump ai giornalisti nello Studio Ovale. «Vogliamo vedere la Siria diventare un Paese di grande successo, e pensiamo che questo leader possa farcela», ha aggiunto.

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Trump ha poi scritto su Truth Social: «È stato un onore passare del tempo con Ahmed Hussein al-Sharaa, il nuovo presidente della Siria, con cui abbiamo discusso tutti i dettagli della PACE in Medio Oriente, di cui è un grande sostenitore». «Una Siria stabile e prospera è molto importante per tutti i Paesi della regione» ha proseguito il presidente statunintense.

 

Nonostante le promesse di al-Jolani di costruire una società «inclusiva», il suo governo «luminoso e sostenibile» è stato segnato da ondate di violenza settaria contro le comunità druse e cristiane, suscitando la condanna degli Stati Uniti.

 

Pochi giorni prima della visita, Stati Uniti, Gran Bretagna e Nazioni Unite hanno rimosso al-Sharaa/ Jolani dalle rispettive liste di terroristi. Lunedì, Washington ha prorogato per altri 180 giorni la sospensione delle sanzioni, mentre la Siria cerca di normalizzare i rapporti bilaterali e ampliare la cooperazione in materia di sicurezza. Trump aveva ordinato una revisione della de-designazione come «terrorista» del Jolani ancora quattro mesi fa, all’altezza del loro primo incontro a Riadh.

 

Washington ha reso nota la decisione in un avviso congiunto emesso dal Dipartimento del Tesoro e dai Dipartimenti di Stato e Commercio. Il documento elencava le restrizioni revocate per la Siria e forniva linee guida per le aziende interessate a operare con lo Stato mediorientale.

 

Secondo l’avviso, il Segretario di Stato Marco Rubio ha prorogato di ulteriori sei mesi la deroga di maggio che sospendeva le sanzioni previste dal Caesar Syria Civilian Protection Act del 2019. La legge imponeva ampie restrizioni a individui, aziende e istituzioni legate all’ex presidente siriano Bashar al-Assad e di fatto impediva a qualsiasi impresa straniera di partecipare alla ricostruzione del Paese, sotto minaccia di sanzioni secondarie.

 

In base alla deroga, le aziende possono trasferire la maggior parte dei beni civili di base di origine statunitense, oltre a software e tecnologia, verso o all’interno della Siria senza licenza. Tuttavia, è ancora richiesto il permesso di Washington per commerciare articoli inclusi nella Commerce Control List, si legge nel documento.

 

La deroga non copre «le transazioni che coinvolgono i governi di Russia e Iran, o il trasferimento di beni, tecnologie flesta, software, fondi, finanziamenti o servizi di origine russa o iraniana», precisa l’avviso.

 

Le misure rientrano nell’impegno di Trump di dare alla Siria «una possibilità di grandezza», si legge nel documento. I rapporti tra Washington e Damasco hanno iniziato a normalizzarsi dopo la caduta del governo di Assad alla fine dell’anno scorso.

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I media USA hanno riferito che la Siria aderirà ufficialmente alla coalizione a guida statunitense contro lo Stato Islamico (IS, ex ISIS). Il ministero degli Esteri siriano ha annunciato lunedì che diplomatici statunitensi, siriani e turchi hanno concordato un piano per integrare le Forze Democratiche Siriane (SDF), sostenute dagli USA e a guida curda, nell’esercito siriano. Le SDF controllano vaste aree del nord e dell’est del Paese dalla metà degli anni 2010.

 

Il mese scorso al-Sharaa ha incontrato a Mosca il presidente russo Vladimir Putin. In seguito, Mosca ha ripreso i voli per la base aerea di Khmeimim, nella Siria occidentale, sospesi nel 2024.

 

Gli Stati Uniti hanno esteso per altri 180 giorni la sospensione di un vasto pacchetto di sanzioni contro la Siria, mentre il presidente Donald Trump riceveva lunedì alla Casa Bianca il presidente ad interim siriano Ahmed al-Sharaa.

 

Al-Sharaa, salito al potere dopo la destituzione di Assad, aveva precedentemente guidato il gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), nato da un’ex affiliata di Al-Qaeda. La sua visita a Washington lunedì ha rappresentato il secondo incontro con Trump negli ultimi mesi.

 

Durante la visita, il Jolani ha ridimensionato i suoi trascorsi con il gruppo terroristico Al-Qaeda e si è dissociato dagli attacchi dell’11 settembre.

 

Al-Sharaa, tolto la settimana scorsa dalla lista dei «terroristi globali» del Dipartimento di Stato USA, ha incontrato lunedì il presidente Donald Trump alla Casa Bianca.

 

In passato guidava il gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), affiliato regionale di Al-Qaeda, che ha capeggiato una coalizione antigovernativa che ha conquistato Damasco nel dicembre 2024, rovesciando il presidente siriano di lunga data Bashar Assad.

 

In un’intervista a Fox News subito dopo l’incontro con Trump, al-Sharaa ha definito la sua precedente militanza jihadista «una questione del passato». Interrogato su eventuali rimpianti per gli attacchi di Al-Qaeda dell’11 settembre, ha negato ogni coinvolgimento.

 

«Avevo solo 19 anni. Ero molto giovane. All’epoca non avevo alcun potere decisionale. Non c’entro nulla. Al-Qaeda non era presente nella mia zona in quel momento», ha dichiarato al-Sharaa, che ha aggiunto di essere «la persona sbagliata» da collegare ai dirottamenti aerei che causarono quasi 3.000 vittime americane l’11 settembre 2001, eventi che aprirono la strada alle invasioni USA di Afghanistan e Iraq. «Piangiamo per ogni civile ucciso», ha affermato.

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Nell’intervista a Fox News, al-Sharaa ha sostenuto che Siria e Stati Uniti devono coordinare gli sforzi contro il gruppo terroristico Stato Islamico (IS, ex ISIS). Ha espresso inoltre la speranza che Trump possa favorire un accordo con Israele, che nel 2024 ha esteso la sua occupazione nella Siria sudoccidentale.

 

Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa, proprio a ridosso dell’anniversario della megastrage delle Due Torri, al-Jolani visitò Nuova York per la plenaria ONU, venendo ricevuto in pompa magna dal segretario di Stato USA Marco Rubio e dall’ex generale americano, già direttore CIA, David Petraeus.

 

Come riportato da Renovatio 21, al-Jolani sta incontrando alti funzionari israeliani in un «silenzioso» sforzo di normalizzazione dei rapporti tra Damasco e lo Stato degli ebrei in stile accordi di Abramo.

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Terrorismo

Il Parlamento israeliano avanza la proposta di legge di Ben Gvir sulla pena di morte per i «terroristi»

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Lunedì il parlamento israeliano ha approvato in prima lettura un disegno di legge che introduce la pena di morte per i «terroristi» motivati da ragioni «razziste» e dall’intento di danneggiare lo Stato Ebraico.   Il progetto, promosso dal ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir e dal suo partito di estrema destra Otzma Yehudit (Potere ebraico), si applica ai «terroristi» che uccidono israeliani e ledono «lo Stato di Israele e la rinascita del popolo ebraico nella sua terra».   «Il suo scopo è stroncare il terrorismo alla radice e creare un forte deterrente», ha affermato il comitato per la sicurezza in una dichiarazione che illustra anche il disegno di legge.

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La legge permette ai giudici dei tribunali militari in Cisgiordania di emettere condanne a morte a maggioranza semplice anziché all’unanimità. I tribunali militari della zona hanno giurisdizione solo sui palestinesi, mentre i coloni ebrei sono soggetti alla magistratura civile. Inoltre, toglie ai comandanti militari regionali il potere di commutare tali condanne.   Il disegno di legge di Ben Gvir ha ottenuto 39 voti a favore e 16 contrari nell’assemblea di 120 seggi, con il voto ampiamente boicottato dall’opposizione. Ora passerà a una commissione per la preparazione, prima di dover superare altre due fasi per diventare legge.   I critici della proposta hanno avvertito che la sua adozione esporrebbe Israele a ulteriori pressioni internazionali e provocherebbe più violenza anziché scoraggiarla. Alcuni l’hanno definita altamente discriminatoria, sostenendo che si applicherebbe solo ai terroristi palestinesi e non a quelli ebrei. I critici sottolineano inoltre che il disegno di legge, nella sua forma attuale, sembra riguardare solo i crimini contro cittadini ebrei israeliani, ignorando i cittadini arabi.   La proposta è già stata condannata da Hamas, che l’ha definita «l’incarnazione del brutto volto fascista dell’occupazione sionista canaglia e una palese violazione del diritto internazionale». Il ministero degli Esteri dell’Autorità Nazionale Palestinese ha espresso una valutazione simile, definendola una «nuova forma di crescente estremismo e criminalità israeliana contro il popolo palestinese».  

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Terrorismo

I talebani pakistani rivendicano attacco suicida mortale a Islamabad

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I talebani pakistani hanno rivendicato l’attentato suicida avvenuto martedì nella capitale pakistana, Islamabad. L’esplosione ha provocato almeno 12 morti e 27 feriti, ha reso noto il ministro degli Interni Mohsin Naqvi.

 

L’attacco si è verificato all’esterno di un tribunale nel settore G-11 della città. Naqvi ha spiegato che l’attentatore intendeva entrare nel tribunale, ma si è fatto esplodere vicino a un furgone della polizia all’esterno del complesso, non essendo riuscito ad accedervi.

 

È stata aperta un’indagine per identificare l’aggressore.

 

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I Talebani Pakistani (TTP), gruppo jihadista terroristico attivo principalmente lungo il confine afghano-pakistano, hanno rivendicato l’attentato, dichiarando che mirava a «giudici, avvocati e funzionari che hanno applicato sentenze basate sulle leggi anti-islamiche del Pakistan», secondo Al Arabiya. I TTP hanno minacciato ulteriori attacchi finché la legge islamica non sarà pienamente applicata nel Paese.

 

Il primo ministro pakistano Muhammad Shehbaz Sharif ha condannato l’attacco e disposto un’indagine approfondita, promettendo che i responsabili saranno consegnati alla giustizia. Ha collegato l’episodio a un altro attentato suicida fallito lunedì a Wana, in una scuola. Sharif ha affermato che entrambi gli attacchi, pur originati dall’Afghanistan, sarebbero stati orchestrati dall’India.

 

Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso Nuova Dehli ha apertamente dichiarato il suo sostegno all’Emirato talebano afghano nello scontro con il Pakistano.

 

Anche il ministro della Difesa pakistano Khawaja Asif ha indicato l’Afghanistan come responsabile. In un post su X, ha definito l’attentato suicida al Tribunale distrettuale di Islamabad un «campanello d’allarme» che il conflitto nella regione di confine afghano-pakistana del Belucistan rappresenta «una guerra per tutto il Pakistan».

 

«I governanti di Kabul possono fermare il terrorismo in Pakistan, ma portare questa guerra fino a Islamabad è un messaggio da Kabul, al quale – sia lodato Dio – il Pakistan ha la piena forza di rispondere», ha dichiarato.

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Come riportato da Renovatio 21, i talebani afghani e Islamabaddo avevano iniziato gli scontri un mese fa, per poi concordare un cessate il fuoco.

 

In giugno soldati pakistani erano stati uccisi da un attentatore suicida nel distretto del Nord Waziristan, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, in Pakistan.

 

L’anno passato i talebani del Pakistan avevano attaccato le forze di sicurezza provocando vari morti. A inizio 2024 i talebani avevano accusato il Pakistan di bombardare i civili. Negli scorsi mesi numerosi attentati con decine e decine di vittime si sono consumati in Pakistan, ma si sospetta la mano dell’ISIS.

 

Le autorità pakistane avevano inizialmente sospettato il TTP, che sarebbe responsabile di due attentati mortali nella capitale provinciale di Peshawar all’inizio di quest’anno. Un’esplosione a gennaio dello scorso anno ha ucciso 74 persone all’interno di una moschea. Un altro attentato a febbraio 2023 ha preso di mira anche una moschea e ha provocato la morte di oltre 100 agenti di polizia.

 

Il TTP era anche dietro l’attentato del 2014 che ha ucciso 147 persone, per lo più scolari, in una scuola di Peshawar. Come riportato da Renovatio 21, nove mesi prima i talebani pakistani hanno attaccato le forze di sicurezza di Islamabad causando sei morti.

 

Un attacco terroristico si è registrato contro una base militare dell’esercito pakistano in una zona montuosa del Sud-Ovest del Paese a luglio 2023.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Pakistan mesi fa è stato teatro di una cruenta strage confessionale, con almeno 38 sciiti ammazzati.

 

Nell’autunno 2024 un’esplosione ha colpito il corteo dell’ambasciatore russo in Pakistan Albert Khorev.

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Terrorismo

Londra revoca le sanzioni al jihadista presidente siriano al-Jolani

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La Gran Bretagna ha revocato le sanzioni contro il jihadista ex-ISIS e al-Qaeda al-Jolani, ora conosciuto come il presidente siriano Ahmad al-Sharaa, in seguito alla decisione delle Nazioni Unite di rimuoverlo dall’elenco dei terroristi. La mossa precede la visita programmata di al-Sharaa negli Stati Uniti.   L’Office of Financial Sanctions Implementation (OFSI) ha pubblicato venerdì un avviso ufficiale, affermando che al-Jolani, insieme al ministro degli Interni Anas Khattab, è stato escluso dalla lista nera e «non è più soggetto al congelamento dei beni».   Entrambi gli individui erano stati rimossi dall’elenco delle sanzioni contro ISIL e Al-Qaeda il giorno precedente, dopo che i membri del Consiglio di Sicurezza ONU avevano approvato una risoluzione redatta dagli Stati Uniti per eliminarli.   Al-Jolani, che in passato guidava il gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) sotto lo pseudonimo di Abu Mohammad al-Julani, ha assunto il potere dopo aver sottratto il controllo all’ex presidente Bashar al-Assad.   Gli Stati Uniti hanno sollecitato il Consiglio di Sicurezza, composto da 15 membri, ad attenuare le sanzioni sulla Siria da quando al-Sharaa ha incontrato il presidente Donald Trump in Arabia Saudita a maggio, primo colloquio tra leader dei due Paesi in oltre due decenni. Trump ha poi annunciato un significativo cambio di rotta nella politica estera USA, dichiarando che avrebbe tolto le sanzioni contro la Siria.

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La scorsa settimana, l’inviato speciale USA in Siria, Tom Barrack, ha confermato che al-Sharaa si recherà a Washington la prossima settimana. Durante la visita, Damasco «si spera» aderirà alla coalizione a guida statunitense per sconfiggere lo Stato Islamico (IS, ex ISIS), ha aggiunto. Si tratterà della prima visita di un presidente siriano alla Casa Bianca.   Giovedì, l’agenzia Reuters ha riportato che Washington intende ampliare la propria presenza militare in Siria e sta negoziando con Damasco l’utilizzo di una base aerea da parte delle truppe americane. L’accordo, presumibilmente collegato a un patto di non aggressione tra le nuove autorità siriane e Israele, dovrebbe creare una zona demilitarizzata nel sud del Paese.   Gli Stati Uniti mantengono una postazione in Siria tramite una controversa base nel Sud-Est, circondata da una zona di esclusione che Mosca ha definito rifugio per terroristi. Né Assad né il nuovo governo guidato da al-Jolani hanno autorizzato la presenza americana nel Paese.   Come riportato da Renovatio 21, fino a pochi mesi fa, sulla sua testa pendeva una taglia da 10 milioni di dollari emessa dagli Stati Uniti per il suo ruolo alla guida del Fronte al-Nusra, organizzazione designata come terroristica. Trump aveva ordinato la revisione della designazione del Jolani come terrorista quattro mesi fa, allentando le sanzioni al nuovo regime damasceno, che il jihadista ha annuziato sarà «luminoso e sostenibile».   Due mesi fa sole due settimane dalle commemorazioni del 24° anniversario degli attacchi dell’11 settembre, il Jolani era arrivato a Nuova York per la plenaria ONU venendo ricevuto dal segretario di Stato USA Marco Rubio e celebrato da David Petraeus, ex generale USA della campagna afghana e direttore della CIA, poi finito a lavorare per il megafondo finanziario KKR.   Intanto, i massacri sono vittime dei massacri takfiri della «nuova Siria».

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