Geopolitica
Gli USA si preparano per un possibile conflitto con la Cina

Gli Stati Uniti stanno intensificando la produzione di missili in vista di un possibile conflitto con la Cina. Lo riporta il Wall Street Journal, che cita fonti informate.
Il Pentagono starebbe spingendo le aziende del settore della difesa a raddoppiare o quadruplicare la produzione, preoccupato per le scorte di armi considerate insufficienti.
Secondo il giornale, il Dipartimento della Difesa ha lanciato l’iniziativa a giugno, organizzando una tavola rotonda al Pentagono con i principali produttori di missili.
L’incontro, presieduto dal Segretario alla Difesa Pete Hegseth e dal Capo di Stato Maggiore Congiunto, Generale Dan Caine, ha coinvolto grandi contractor di armamenti, startup come Anduril Industries e fornitori di componenti chiave.
Il vicesegretario alla Difesa Steve Feinberg sta giocando un ruolo «insolitamente» attivo nel Munitions Acceleration Council, contattando personalmente alcuni dirigenti settimanalmente per monitorare i progressi, come riportato dal WSJ.
«Il presidente Trump e il segretario Hegseth stanno esplorando vie straordinarie per potenziare la nostra capacità militare e accelerare la produzione di munizioni», ha dichiarato al giornale il portavoce del Pentagono Sean Parnell. «Questo sforzo nasce dalla collaborazione tra i leader dell’industria della difesa e alti funzionari del Pentagono».
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Il nuovo consiglio si concentra su 12 sistemi d’arma che il Pentagono vuole pronti in caso di conflitto con la Cina, secondo il WSJ.
Alcuni funzionari ed esperti hanno espresso dubbi sulla fattibilità degli obiettivi del Pentagono, sottolineando che l’assemblaggio di alcuni missili può richiedere fino a due anni e che la certificazione di nuovi fornitori comporta costi di centinaia di milioni di dollari per soddisfare gli standard militari.
Secondo gli analisti citati, un ulteriore problema è il finanziamento. Sebbene il recente «Big, Beautiful Bill» approvato a Washington abbia stanziato 25 miliardi di dollari in più per le munizioni nei prossimi cinque anni, raggiungere gli obiettivi del Pentagono potrebbe richiedere decine di miliardi aggiuntivi.
Gli Stati Uniti considerano la Cina il loro principale rivale strategico, a causa della sua rapida modernizzazione militare, della crescente influenza nell’Indo-Pacifico e della presunta pressione su Taiwan. Washington teme che Pechino possa tentare una riunificazione forzata con l’isola autonoma, rischiando un conflitto regionale che coinvolgerebbe le forze americane.
Pechino ha respinto tali accuse, definendo Taiwan una questione interna e accusando gli Stati Uniti di alimentare le tensioni attraverso la vendita di armi all’isola e il sostegno al separatismo.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
«Momento Francesco Ferdinando»: alti funzionari di Brusselle temono lo scoppio della guerra in Europa

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Geopolitica
Mosca: l’invito di Putin a Trump è ancora valido

Il presidente russo Vladimir Putin è ancora disponibile a ospitare il presidente statunitense Donald Trump a Mosca, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov. Trump ha condotto un’intensa attività diplomatica con Mosca sul conflitto ucraino, ma recentemente ha adottato una retorica più dura.
Da gennaio, quando ha assunto la presidenza, la Casa Bianca ha avviato diversi round di negoziati con funzionari russi, culminati in un incontro con Putin in Alaska a metà agosto. Durante il vertice, Putin ha invitato Trump nella capitale russa, e entrambi hanno descritto l’incontro positivamente: Putin lo ha definito «franco» e «sostanziale», mentre Trump lo ha giudicato «produttivo».
«L’invito rimane valido», ha dichiarato Peskov domenica all’agenzia di stampa statale russa TASS, rispondendo a una domanda su eventuali cambiamenti nella posizione di Mosca. «Putin è pronto e sarebbe felice di incontrare il presidente Trump. La decisione spetta a Trump».
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Per mesi, Washington ha sostenuto che Kiev dovesse cedere su alcune rivendicazioni territoriali per favorire un accordo di pace mediato dagli Stati Uniti. Tuttavia, questa settimana Trump ha cambiato posizione, affermando che l’Ucraina potrebbe sconfiggere la Russia e definendo Mosca una «tigre di carta».
Peskov aveva già replicato alle parole di Trump, sottolineando che la Russia è tradizionalmente vista come un orso e che «non esiste un orso di carta». Ha inoltre smentito le affermazioni di Trump sull’economia russa, sostenendo che si è adattata al conflitto e alle sanzioni occidentali senza precedenti, pur affrontando alcune «difficoltà».
Tuttavia, Peskov ha ribadito che Putin «apprezza molto» gli sforzi di mediazione di Trump, descrivendo il loro rapporto come «cordiale».
All’inizio di questa settimana, parlando dalla Casa Bianca, Trump ha dichiarato che non userà più l’espressione «tigre di carta» per descrivere la Russia e che non intende utilizzarla contro «nessuno».
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
Putin: la Russia è fiera della riunificazione con il Donbass

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