Cina
Le purghe di Pechino colpiscono il ministro «in pectore» degli Esteri

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Arrestato di ritorno dalla capitale il 61enne Liu Jianchao, considerato fra i più autorevoli candidati come prossima guida della diplomazia cinese. Secondo gli esperti potrebbe aver pagato l’attivismo personale o la troppa vicinanza a Washington. Dal 2022 aveva viaggiato in più di 20 nazioni e incontrato funzionari di oltre 160 Paesi.
In Cina proseguono le purghe di alti funzionari, che nelle ultime ore hanno colpito una figura di primissimo piano che, almeno in linea teorica, era fra i più autorevoli candidati alla futura guida della diplomazia di Pechino.
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Secondo quanto riferisce il Wall Street Journal Liu Jianchao, alto ufficiale considerato da molti esperti come potenziale futuro ministro degli Esteri, è stato arrestato dalle autorità per essere interrogato. Analisti ed esperti sottolineano che fra le ragioni della «caduta» in disgrazia vi potrebbero essere il suo attivismo politico e diplomatico «in chiave personalistica» quando nel Paese le decisioni giungono dall’alto. A questo si aggiunge il tema della contrapposizione fra potenze, con l’accusa di essere troppo «vicino» o «amico» degli Stati Uniti.
Liu è stato prelevato dopo essere tornato nella capitale alla fine di luglio da un viaggio di lavoro all’estero, secondo quanto riportato ieri dal quotidiano che rilancia fonti vicine alla vicenda. Interpellati sulla vicenda l’Ufficio Informazioni del Consiglio di Stato cinese, che gestisce le richieste dei media per conto del governo cinese, e il Dipartimento per i Rapporti Internazionali del Partito Comunista Cinese non hanno risposto alla richiesta di commenti.
Il 61enne diplomatico ha guidato l’organismo del Partito comunista incaricato di gestire i rapporti con i partiti politici stranieri. Da quando ha assunto l’incarico nel 2022, ha viaggiato in più di 20 nazioni e incontrato funzionari di oltre 160 Paesi. L’intenso programma dell’alto funzionario, in particolare i suoi incontri con l’ex segretario di Stato americano Antony Blinken a Washington, ha alimentato le aspettative che l’ex ambasciatore e portavoce del ministero si stesse preparando per diventare il futuro ministro degli Esteri.
La sua detenzione segna l’indagine di più alto livello che coinvolge un funzionario da quando la Cina ha estromesso il suo ex ministro degli Esteri Qin Gang nel 2023, peraltro uno dei protetti del presidente Xi Jinping, dopo le voci di una relazione extraconiugale.
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Lo stesso leader cinese nelle scorse settimane è stato al centro di voci e cronache giornalistiche che ipotizzavano una progressiva perdita di potere in una fase di profonda turbolenza interna al Paese. In realtà il presidente si starebbe seguendo i principali dossier internazionali, come emerge anche dalla telefonata della scorsa settimana con l’omologo russo Vladimir Putin in vista del vertice del 15 agosto sull’Ucraina fra Mosca e Washington.
Nato nella provincia nord-orientale di Jilin, Liu si è laureato in inglese all’università di Studi Stranieri di Pechino e ha approfondito le tematiche inerenti le relazioni internazionali a Oxford, per poi assumere il suo primo incarico come traduttore con il ministero degli Esteri
L’alto funzionario ha prestato servizio nella missione della Cina in Gran Bretagna e in seguito come ambasciatore in Indonesia e nelle Filippine. Durante il suo periodo come portavoce del ministero, era noto per i commenti umoristici improvvisati mentre faceva una difesa senza fronzoli degli interessi della Cina.
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Cina
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Cina
COVID, blogger cristiana cinese condannata ad altri quattro anni di carcere

Una blogger cristiana cinese già condannata a quattro anni di carcere per aver documentato le prime fasi della pandemia di COVID da Wuhan è stata condannata ad altri quattro anni di carcere.
Zhang Zhan, 42 anni, è stata condannata in Cina con l’accusa di «aver attaccato briga e provocato disordini», la stessa accusa che ha portato alla sua prima incarcerazione nel dicembre 2020. L’accusa viene spesso utilizzata per perseguire i giornalisti che si esprimono contro il governo cinese o rivelano verità imbarazzanti.
Zhang ha pubblicato i resoconti di testimoni oculari di Wuhan sulla diffusione iniziale del COVID-19, compresi video, di strade vuote e ospedali affollati che dimostravano che la situazione a Wuhan era molto peggiore di quanto affermassero le autorità cinesi. I filmati della Zhanga sono stati visualizzati centinaia di migliaia di volte.
Il suo avvocato dell’epoca, Ren Quanniu, aveva affermato che Zhan credeva di essere stata «perseguitata per aver violato la sua libertà di parola». Dopo la prigionia, aveva iniziato uno sciopero della fame e fu alimentata forzatamente tramite un sondino.
Come riportato da Renovatio 21, cinque anni fa erano emerse notizie della sua cattiva salute e di una sua possibile tortura in carcere.
Era stata rilasciata nel maggio 2024. Secondo Quanniu, è stata nuovamente arrestata perché aveva commentato su siti web stranieri, tra cui YouTube e X.
🚨🇨🇳CHINA TO RELEASE JOURNALIST JAILED OVER COVID REPORTING
After spending four years behind bars for her reporting of the Covid outbreak and lockdowns in Wuhan, Zhang Zhan is set to be released today after completing her sentence.
— Kacee Allen (@KaceeRAllen) May 14, 2024
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Un portavoce del governo cinese ha dichiarato: «il caso riguarda la sovranità giudiziaria della Cina e nessuna forza esterna ha il diritto di interferire. I suoi diritti legittimi saranno pienamente rispettati e tutelati».
«Questa è la seconda volta che Zhang Zhan viene processata con accuse infondate che non rappresentano altro che un palese atto di persecuzione per il suo lavoro giornalistico», ha affermato Beh Lih Yi, direttore per l’area Asia-Pacifico del Comitato per la protezione dei giornalisti con sede a Nuova York.
«Le autorità cinesi devono porre fine alla detenzione arbitraria di Zhang, ritirare tutte le accuse e liberarla immediatamente». La Cina costituisce la prigione per giornalisti più grande del mondo. Si ritiene che attualmente vi siano detenuti oltre 100 giornalisti.
Come riportato da Renovatio 21, il nuovo processo era iniziato sei mesi fa.
Prima della pandemia di COVID, l’attivista e giornalista cristiana era già stata arrestata nel settembre 2019 per aver sfilato con un ombrello su Nanjing Road a Shanghai, in segno di solidarietà con le proteste di Hong Kong. Con le prime notizie della pandemia, si era recata a Wuhan per documentare gli eventi, pubblicando circa cento video in tre mesi e rispondendo alle domande di media internazionali. Arrestata nel maggio 2020, è stata la prima blogger a essere condannata per le informazioni diffuse sulla pandemia.
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Immagine screenshot da YouTube
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