Politica
Rivolta USA, la Zona Autonoma di Seattle ha già il suo Signore della guerra

Nella zona autonoma derivata dai disordini para-razziali di Seattle apparentemente le strade sono attualmente controllate da un artista hip-hop divenuto «Signore della guerra» locale di nome Raz Simone.
Raz Simone, un cantante rap conosciuto per lo più sulla piattaforma di autoproduzione musicale Soundcloud, parrebbe aver istituito una forza di polizia privata armata che non esita a distribuire pestaggi ai criminali comuni.
Raz Simone, un cantante di rap autoprodotto, parrebbe aver istituito una forza di polizia privata armata
Un video mostra Raz in un confronto con un uomo intento a fare graffiti non autorizzati sul territorio di Raz. La «polizia» anarchica del rapper ruba il telefono dell’uomo, gli rompe gli occhiali e, secondo quanto riferito su Twitter da un utente, gli molla ripetutamente calci in testa.
«Siamo la polizia di questa comunità qui adesso», gli viene detto prima del pestaggio.
«Siamo la polizia di questa comunità qui adesso», gli viene detto prima del pestaggio.
La versione completa del video rivela la forza di polizia di Raz che dice all’uomo «per la tua sicurezza, devi andare» e «potresti aver bisogno di un piccolo colpetto d’amore» prima di aggredirlo.
Al graffitaro viene quindi ordinato di consegnare il suo telefono in omaggio a Raz, sotto la minaccia di ulteriori violenze.
«Mi hai appena rotto gli occhiali! Sono cieco! Mi hai appena rotto gli occhiali e mi hai rubato il telefono!» supplica l’uomo supplica, prima di sentirsi dire: «sì, avremmo dovuto spezzarti la faccia».
«Non minacciare, nero, o ti faccio saltare le cervella»
«Non minacciare, nero, o ti faccio saltare le cervella», dice Raz.
«Ho provato ad allontanarmi da voi ragazzi, e voi ragazzi mi avete inseguito», si sente dire nel video.
«Ho provato ad allontanarmi da voi ragazzi, e voi ragazzi mi avete inseguito», si sente dire nel video. «Non te ne vai a meno che qualcuno non ti spacchi il culo»
«Non te ne vai a meno che qualcuno non ti spacchi il culo».
Raz Simone, al secolo Solomon Samuel Simone, classe 1990, si è fatto notare perché portava in giro per la Zona Autonoma un AK-47, il fucile chiamato in Italia «Kalashnikov». Gli utenti dei social come Reddit che stanno discutendo l’argomento non sanno dire se vi siano altre gang armate come la sua in grado di contendere il potere del rapper col mitra.
I valori morali e le virtù musicali del Raz sono visibili nel suo nuovo videoclip rilasciato su YouTube pochi giorni fa, «They don’t understand», «essi non capiscono».
«La ghenga di Raz si è auto-nominata, è pesantemente armata, ha indicato la sua intenzione di sorvegliare l’area e si è impegnata nell’uso della forza. Non sono a conoscenza di alcuna forza di strada rivale della loro statura che esprime il desiderio di detenere autorità nella zona. Sembra che il vuoto di potere sia stato colmato», scrive un utente di Reddit.
«Sembra che il vuoto di potere sia stato colmato»
Un thread di Reddit rimane nettamente diviso sul fatto che la transizione di Simone al signore della guerra anarco-capitalista sia moralmente difendibile o meno, dato che è un uomo di colore e la maggior parte dei suoi detrattori all’interno della zona autonoma e su Reddit sono bianchi.
Le meraviglie della secessione anarchica di Seattle (la città di Bill Gates e di Amazon, notiamo per inciso) sono appena iniziate.
Politica
Trump dice che risolvere Gaza potrebbe non bastare per andare in paradiso

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha suggerito, con tono scherzoso, che probabilmente non finirà in paradiso, nonostante i suoi sforzi per negoziare la pace tra Israele e Hamas.
Domenica, durante un volo sull’Air Force One diretto in Israele, Peter Doocy di Fox News ha chiesto a Trump se la fine della guerra a Gaza potesse aiutarlo a «guadagnarsi il paradiso».
«Sto cercando di fare il bravo», ha risposto Trump con un sorriso. «Non credo che qualcosa mi porterà in paradiso. Non penso di essere destinato a quel posto. Forse sono già in paradiso ora, volando sull’Air Force One. Non so se ci arriverò, ma ho migliorato la vita di molte persone», ha aggiunto.
Trump ha poi elogiato le sue doti di negoziatore, sostenendo che il conflitto tra Israele e Hamas sarebbe stata «l’ottava guerra che ho risolto».
Lunedì, Hamas ha rilasciato i 20 ostaggi israeliani ancora in vita in cambio di circa 2.000 prigionieri palestinesi. L’esercito israeliano aveva precedentemente sospeso le operazioni offensive e si era ritirato da alcune aree della Striscia di Gaza.
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Nello stesso giorno, Trump e i leader di Egitto, Qatar e Turchia hanno firmato una dichiarazione a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai, approvando il cessate il fuoco e un percorso verso «accordi di pace globali e duraturi».
Il piano di pace in 20 punti di Trump prevede che Gaza diventi una «zona libera dal terrorismo e deradicalizzata». Sebbene Hamas abbia accettato lo scambio di prigionieri previsto dal piano, ha rifiutato di disarmarsi o cedere il controllo dell’enclave palestinese. Israele, da parte sua, non si è ancora impegnato per un ritiro completo dalla Striscia.
Trump, cresciuto nella fede presbiteriana, ha goduto di un forte sostegno tra i cristiani evangelici e dei cattolicidurante la sua carriera politica.
Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa Trump aveva affermato di voler «provare ad andare in paradiso, se possibile» mentre discuteva dei suoi sforzi per porre fine alla guerra in corso in Ucraina.
«Se riesco a salvare 7.000 persone a settimana dall’essere uccise, penso che sia questo il motivo per cui voglio provare ad andare in paradiso, se possibile», ha detto all trasmissione della TV via cavo americana Fox and Friends. «Sento dire che non sto andando bene, che sono davvero in fondo alla scala sociale. Ma se posso andare in paradiso, questo sarà uno dei motivi».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Politica
Essere euroscettici oggi. Renovatio 21 intervista l’onorevole Antonio Maria Rinaldi

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Politica
Zelens’kyj priva della cittadinanza i suoi oppositori

Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha revocato la cittadinanza a diverse figure pubbliche di rilievo, tra cui il sindaco di Odessa Gennady Trukhanov, il celebre ballerino Sergei Polunin e l’ex parlamentare Oleg Tsarev, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa UNIAN. Tutti loro avevano in precedenza criticato le politiche di Kiev.
Martedì, lo Zelens’kyj ha annunciato su Telegram di aver firmato un decreto che priva «alcuni individui» della cittadinanza ucraina, accusandoli di possedere passaporti russi. Secondo i media, Trukhanov, Polunin e Tsarev erano inclusi nell’elenco.
Gennady Trukhanov, sindaco di Odessa, è noto per la sua opposizione alla rimozione dei monumenti considerati legati alla Russia. Ha sempre negato di possedere la cittadinanza russa e ha dichiarato di voler ricorrere in tribunale contro le notizie che riportano la revoca della sua cittadinanza.
Sergei Polunin, nato in Ucraina, è cittadino russo e serbo e ha trascorso l’adolescenza presso l’accademia del British Royal Ballet a Londra. Si è trasferito in Russia nei primi anni 2010, interrompendo in gran parte i legami con il suo Paese d’origine. Dopo la sua esibizione in Crimea nel 2018, è stato inserito nel controverso sito web Mirotvorets, che elenca persone considerate «nemiche» dell’Ucraina.
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Oleg Tsarev, deputato della Verkhovna Rada dal 2002 al 2014, ha sostenuto le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk dopo il colpo di Stato di Euromaidan del 2014, appoggiato dall’Occidente. Successivamente si è ritirato dalla politica e si è stabilito in Crimea. Nel 2023, è sopravvissuto a un tentativo di assassinio, che secondo la BBC sarebbe stato orchestrato dai Servizi di Sicurezza dell’Ucraina (SBU).
Zelens’kyj ha utilizzato le accuse di possesso di cittadinanza russa per colpire i critici di Kiev. Sebbene la legge ucraina non riconosca la doppia cittadinanza, non la vieta esplicitamente. È noto il caso dell’oligarca ebreo Igor Kolomojskij – l’uomo che ha lanciato Zelens’kyj nelle sue TV favorendone l’ascesa politica – che possedeva, oltre al passaporto ucraino, anche quello cipriota ed ovviamente israeliano. L’uomo, tuttavia, ora è oggetto di raid da parte della giustizia e dei servizi del suo ex protegé.
Diversi ex funzionari ucraini e rivali politici di Zelens’kyj sono stati presi di mira con questa strategia, tra cui Viktor Medvedchuk, ex leader del principale partito di opposizione del Paese, ora in esilio in Russia dopo essere stato liberato dalle prigioni ucraine.
Come riportato da Renovatio 21, a luglio, anche il metropolita Onofrio, il vescovo più anziano della Chiesa ortodossa ucraina (UOC), la confessione cristiana più diffusa nel Paese, è stato privato della cittadinanza ucraina, a seguito di accuse di possedere anche la cittadinanza russa.
La politica della revoca della cittadinanza ai sacerdoti della UOC, ritenuti non allineati dal regime di Kiev, era iniziata ancora tre anni fa.
Immagine di Le Commissaire via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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