Geopolitica
Niente armi per Kiev che perseguita la Chiesa ortodossa: parla la deputata USA Luna

La persecuzione da parte di Kiev della più grande chiesa ucraina è motivo sufficiente perché Washington sospenda gli aiuti militari al Paese, ha affermato la deputata statunitense Anna Paulina Luna, impegnandosi a opporsi a qualsiasi futura spedizione di armi.
Venerdì, in un post su X, la repubblicana floridiana ha accusato il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj di aver messo al bando la Chiesa ortodossa, riferendosi alle azioni in corso contro la Chiesa ortodossa ucraina (UOC), la più grande organizzazione religiosa del Paese.
«Posso promettervi che non riceverete alcun finanziamento per le armi», ha scritto Luna, membro della Commissione Affari Esteri della Camera. «Non siamo il vostro salvadanaio”, ha aggiunto, esortando lo Zelens’kyj a «negoziare per la pace”».
Oh man. The Ukraine bots are big mad about this one. “It WaS OKaY bc IT waS Russian OrThODox.” 🤡 All of a sudden these pro-war shills are religion experts and also telepathic, as they are CERTAIN not one Christian went to those churches to worship God. Imagine if we did that in…
— Rep. Anna Paulina Luna (@RepLuna) July 4, 2025
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Kiev ha accusato la Chiesa Ortodossa Ucraina di mantenere legami con Mosca per giustificare la sua repressione, nonostante la chiesa abbia dichiarato l’indipendenza dalla Chiesa Ortodossa Russa nel maggio 2022. Rispondendo alle critiche nei commenti al suo post, Luna ha aggiunto: “I bot ucraini sono furiosi per questa cosa».
«All’improvviso, questi fanatici della guerra sono diventati esperti di religione e anche telepatici, perché sono CERTI che nessun cristiano sia andato in quelle chiese per adorare Dio. Immaginate se lo facessimo negli Stati Uniti. Ipocriti», ha detto.
Secondo Ukraine Oversight, un portale ufficiale del governo statunitense che monitora l’erogazione degli aiuti, Washington ha stanziato un totale di 182,8 miliardi di dollari in assistenza all’Ucraina dal 2022 alla fine del 2024.
A maggio, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha espresso preoccupazione per quello che ha descritto come miliardi di dollari sprecati in aiuti all’Ucraina. Ha affermato che il Congresso era «molto turbato» e che i legislatori chiedevano risposte su come venivano spesi i soldi.
All’inizio di questa settimana, il Pentagono avrebbe sospeso le spedizioni di alcune armi e munizioni all’Ucraina, adducendo la necessità di rivedere le scorte rimanenti nell’ambito della politica «America First» di Trump. Il quale, tuttavia, nelle ultime ore ha detto che avrebbe ripreso le forniture a Kiev.
Come riportato da Renovatio 21, pochi giorni fa Zelens’kyj ha revocato la cittadinanza al vescovo più anziano della Chiesa Ortodossa Ucraina, l’ottantenne Metropolita Onofrio.
Il regime Zelens’kyj a inizio 20233 aveva tolto la cittadinanza a sacerdoti della Chiesa Ortodossa d’Ucraina (UOC). Vi era stato quindi un ordine di cacciata dalla cattedrale della Dormizione dell’Abbazia delle Grotte di Kiev proprio per il Natale ortodosso. Una tregua di Natale sul campo di battaglia proposta da Putin era stata sdegnosamente rifiutata da Kiev.
La repressione religiosa, nel corso di questi mesi, si è presentata con nuove misure volte a vietare le istituzioni religiose ritenute avere legami con la Russia nel tentativo di salvaguardare «l’indipendenza spirituale» della nazione.
Dall’inizio del conflitto tra Mosca e Kiev, le autorità e gli attivisti ucraini hanno sequestrato i luoghi di culto della Chiesa Ortodossa Ucraina e li hanno consegnati alla «Chiesa ortodossa dell’Ucraina», sostenuta dal governo. L’esempio più doloroso è quello dei monaci della Chiesa ortodossa ucraina sono stati sfrattati dal luogo ortodosso più sacro del Paese, la Lavra di Kiev, teatro dell’eroica resistenza dei fedeli e dei religiosi dell’OCU.
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A fine 2023 il Patriarca di tutte le Russie Kirill aveva inviato un appello a papa Francesco, Tawadros II di Alessandria (leader della Chiesa copta ortodossa), all’arcivescovo di Canterbury Justin Welby (leader della Comunione anglicana), all’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e ad altri rappresentanti di organizzazioni internazionali, per chiedere il loro aiuto e porre fine alla persecuzione del vicegerente della Lavra, il metropolita Pavel, poi liberato con una cauzione di circa 820 mila euro.
Nello stesso periodo il metropolita Gionata della diocesi di Tulchin è stato condannato a cinque anni di carcere e alla confisca dei beni da un tribunale di Vinnitsa (città centro-occidentale del Paese) per vari presunti reati contro lo Stato ucraino.
Il sindaco di Kiev Vitalij Klitschko, recentemente postosi come avversario di Zelens’kyj e forse candidato pure a sostituirlo, ha ordinato mesi fa la chiusura di 74 chiese appartenenti alla Chiesa Ortodossa Ucraina canonica.
Come riportato da Renovatio 21, il Parlamento ucraino ha approvato una legge che consentirebbe alle autorità di vietare la Chiesa ortodossa ucraina (UOC), che Kiev ha ripetutamente accusato di avere legami con la Russia.
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Immagine © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia ripubblicata in basa alla Decisione della Commissione del 12 dicembre 2011 sul riutilizzo dei documenti della Commissione.
Geopolitica
Maduro ha offerto ampie concessioni economiche agli Stati Uniti

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Geopolitica
Haaretz: Israele sarà indifendibile se violeremo questo piano di pace

L’editoriale principale del quotidiano israeliano Haaretz, pubblicato il 10 e l’11 ottobre, lancia un severo monito agli israeliani attratti dai piani del primo ministro Benjamin Netanyahu e dei suoi sostenitori estremisti per ostacolare gli accordi di pace negoziati.
«Se Israele fosse così sprovveduto da liberare gli ostaggi e poi trovare un pretesto banale per riprendere i combattimenti, consolidando la sua nuova immagine di Stato guerrafondaio che viola ripetutamente gli accordi, le proteste che hanno scosso l’Europa per la reazione di Israele alla flottiglia per Gaza si intensificheranno con una forza doppia e saranno inarrestabili».
L’editoriale, scritto dall’editorialista Carolina Landsmann, ribadisce: «se Israele riprendesse i combattimenti dopo aver recuperato tutti gli ostaggi, compirebbe un autentico suicidio diplomatico. Difendere il Paese diventerebbe impossibile. Nemmeno Trump potrebbe riuscirci».
L’editoriale è stato innescato dalle dichiarazioni del giornalista israeliano Amit Segal, trasmesse sul Canale 12 israeliano, secondo cui «non esiste una fase due, questo è chiaro a tutti, no?». Segal ha escluso qualsiasi soluzione che richiami gli accordi di Oslo, vantandosi che, una volta liberati gli ostaggi, Israele riprenderà a combattere,.
La Landsmann ha replicato che questo gioco è finito: «Il mondo ha compreso la realtà meglio di Israele», e persino i sostenitori di Trump «sono stanchi» di vedere i contribuenti americani finanziare le guerre di Israele. L’editorialista ha riportato le parole di Trump a Netanyahu: «Israele non può combattere contro il mondo, Bibi; non può combattere contro il mondo».
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Immagine di IDF Spokesperson’s Unit via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Geopolitica
Il Cremlino dice di essere pronto per un accordo sull’Ucraina

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