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In Europa le donne disabili vengono ancora sterilizzate

La sterilizzazione senza consenso sarebbe un fenomeno ancora diffuso – e non parliamo dell’India o della Cina, ma dell’Europa. Ne ha discusso un articolo del New York Times, che ha messo sul tavolo una realtà che può sconvolgere i benpensanti che credono di vivere in una società dove l’eugenetica è morta con Hitler.
«La sterilizzazione forzata, con la sua storia di razzismo ed eugenetica, è vietata da numerosi trattati internazionali» scrive la corrispondente europea del NYT Sarah Hurtes, che ha trascorso più di un mese in Islanda lavorando alle indagini. «Trentasette nazioni europee e l’Unione Europea hanno ratificato la Convenzione di Istanbul, che dichiara, senza eccezioni, che la sterilizzazione non consensuale è una violazione dei diritti umani».
L’indagine del New York Times «ha rilevato che oltre un terzo di questi Paesi ha fatto delle eccezioni, spesso per persone che il governo ritiene troppo disabili per acconsentire. Alcuni Paesi hanno vietato la pratica ma in realtà non l’hanno criminalizzata», rivela la reporter.
La maggior parte di coloro che vengono sterilizzati senza consenso sono donne, e i medici che hanno parlato con la giornalista hanno affermato di ritenere che la pratica sia rara, ma è difficile determinarlo a causa di dati inaffidabili.
Catalina Devandas Aguilar, ex relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei disabili, ha osservato che le famiglie o gli istituti di assistenza spesso trovano conveniente la sterilizzazione e sostengono che sia nel migliore interesse della persona disabile. Il NYT cita l’esempio di una madre che ha firmato un’isterectomia per la sua figlia ventenne con problemi cognitivi a causa di mestruazioni che potevano durare fino a sei settimane; la legge islandese «copre solo la legatura delle tube».
«Tante volte si sente che è nel migliore interesse della donna», afferma la Devandas Aguilar, ex relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei disabili. «Ma spesso è perché è più conveniente per la famiglia o l’istituzione che si prende cura di loro».
Vengono citati anche altri esempi, e l’articolo riferisce che ci sono casi di genitori e medici che fanno pressioni sulle donne disabili affinché acconsentano.
In Francia è consentito sterilizzare «persone con gravi disabilità mentali in determinate circostanze», anche se ciò avviene raramente, scrive il NYT. In Belgio è «generalmente illegale», ma avviene comunque «se i genitori lo richiedono e i medici, dopo aver consultato gli psicologi ospedalieri, lo ritengono nell’interesse della donna».
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Katrin Langensiepen, una politica tedesca definita «disabile visiva», sostiene un »rigoroso divieto a livello europeo della sterilizzazione non consensuale» ritenendo che la maggior parte delle pratiche eugenetiche venivano difese sulla base del fatto che erano nel migliore interesse (il famoso best interest con cui uccidono i bambini inglesi come Alfie o Indi Gregoy) delle persone disabili che prendevano di mira. Molti, come Langensiepen, si chiedono – come nella Germania di 90 anni fa – se le persone disabili possano dare il proprio consenso.
«Quando diciamo “sterilizzazione dei disabili”, potremmo sembrare nazisti, ma questo ignora completamente la diversità delle disabilità, la gravità di alcune disabilità e il disagio dei genitori», ha detto al New York Times Ghada Hatem-Gantzer, una ginecologa parigina. Nessuno forse le ha detto che forse le argomentazioni dell’hitlerismo non era lontane. E soprattutto, non sembra rendersi conto che il risultato è ideologicamente il medesimo: la sopravvivenza di chi è ritenuto «sano» e «adatto», la prevaricazione del più forte sul più debole, la selezione della razza.
Il reportage del quotidiano neoeboraceno si chiude con la storia di Kristin Smith, una donna islandese affetta dalla sindrome di Down. Quando aveva vent’anni, sua madre la fece sterilizzarla tramite legatura delle tube. Quando Kristin chiese a sua madre se voleva avere dei figli, le fu detto che «sarebbe stato troppo difficile». La donna ha quindi acconsentito all’intervento. Nel corso del 2020, però, ha incontrato Sigurdur Haukur Vilhjalmsson, anche lui affetto dalla sindrome di Down, e se ne è innamorata. Si sono fidanzati e ora vivono insieme a Husavik in un appartamento con una camera da letto per persone con disabilità.
«La signora Smith e il signor Vilhjalmsson sono gli inquilini più indipendenti dell’edificio e la sua unica coppia. Lava i piatti in un ristorante. Lavora nella cucina di un ospedale. La signora Smith ha incontrato Sigurdur Haukur Vilhjalmsson in un campo estivo per adulti con disabilità» racconta il NYT. «Amano i viaggi su strada, la cucina e la musica. Il signor Vilhjalmsson suona la batteria… Stanno scegliendo la data del matrimonio. La domenica passeggiano mano nella mano per il porto. Parlano del loro futuro. Il signor Vilhjalmsson vuole dei figli. La signora Smith ha passato anni a dire di non averlo mai fatto, che la decisione di sua madre era stata la cosa migliore. Ora la conversazione è meno astratta. Vuole diventare madre? “Lo volevo”, dice. I suoi occhi si riempirono di lacrime. Fa una pausa per ricomporsi. “Lo voglio ancora”».
L’articolo riconosce che decenni dopo che l’eugenetica si è rivelata essere forse il più grande scandalo medico del ventesimo secolo, essa è ancora praticata in altre forme. Lo vediamo nella distruzione di massa dei bambini con sindrome di Down nel grembo materno, che rendono le persone con trisomia quasi estinte in Islanda (il 95% dei bambini come Kristin e Sigurdur vengono abortiti).
Come riportato da Renovatio 21, il fenomeno dell’estinzione per sterminio feticida dei down nei Paesi nordici è una realtà ben conosciuta. L’Islanda è capofila del fenomeno, ma anche gli altri Paesi scandinavi mica scherzano: la Danimarca nel 2017 li ha eliminati tutti a parte 4.
Tuttavia, anche in Italia lo sterminio, nel silenzio più totale di politica e giornali, avanza. Tre anni fa, in Emilia-Romagna si cominciò a spingere sui NIPT (Test Non-Invasivi Prenatali), i test che permettono di capire se un bimbo, quando è ancora nel grembo della madre, sia down o meno. Il lettore capisce immediatamente a cosa servono in realtà tali esami: a uccidere il bambino non nato se portatore della sindrome di Down, cioè «imperfetto», cioè «inadatto» – come da imperativo eugenetico nazista.
La questione dei NIPT diventa chiara se guardiamo ai dati di 26 organizzazioni ospedaliere del Regno Unito tra il 2013 e il 2017, che mostrano il numero dei bimbi Down è diminuito del 30% dall’introduzione dei NIPT. Cioè, un terzo dei Down sono stati ammazzati in partenza.
Chiedetevi: quanti parti di bambini down vi sono stati, nella vostra zona? Quanti bambini down ricordavate in giro quando eravate piccoli? E adesso?
La Necrocultura genocida «abilista» perde ogni pudore: ecco che il famoso intellettuale britannico Richard Dawkins è arrivato ad affermare in tranquillità che sarebbe «immorale» non abortire i bambini con sindrome di Down. Uccidere un down nel grembo materno è una cosa giusta da fare, è un dovere. Figurarsi se non lo è sterilizzare i sopravvissuti.
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La sterilizzazione forzata – che nella democratica, esemplare Svezia ha colpito fino al 1976 almeno 30 mila persone – continua in Paesi come l’India, dove vi sarebbero addirittura «campi di sterilizzazione» e il procedimento è offerto alle braccianti affinché non abbiano l’incomodo delle mestruazioni. Anche il Perù ha dovuto, in anni recenti, affrontare il tema della sterilizzazione forzata. Stesso dicasi per il Giappone, e pure la Danimarca, che ha operato sterilizzazioni eugenetiche presso le donne groenlandesi.
Come riportato da Renovatio 21, la sterilizzazione forzata è legale in oltre 30 Stati USA.
Ma non c’è solo la sterilizzazione.
L’eugenetica procede in Canada, con il fondamentalismo eutanatico che si spinge sempre più in là: dopo i malati, gli anziani, i depressi e i poveri, ecco che lo Stato canadese allunga la siringa assassina verso i drogati. (Il democratico e progressista Canada, ricordiamo, ha una storia di sterilizzazione forzata di donne indigene, che pare rifiutare di affrontare)
L’eugenetica è, di default, una componente della riproduzione artificiale: se fate un figlio in provetta, omologo o eterologo che sia (una distinzione introdotta dall’alto per gabbare il babbeo cattolico), uccidete quantità di suoi fratellini, i cui embrioni visti al microscopio sono considerati «inadatti» dai nuovi Mengele della clinica sotto casa – pagati ora pure dal contribuente, che finanzia così una strage di individui superiore a quella dell’aborto.
Renovatio 21 lo ha scritto, e lo ripeterà sempre: Hitler può aver perso la guerra militare, ma ha vinto quella bioetica. O meglio, l’hanno vinta i suoi padroni, gli oligarchi globali della Necrocultura che di fatto hanno dato danari ad entrambe le parti nel conflitto dell’ultima guerra. I concetti di selezione riproduttiva per migliorare la razza sono ora pienamente promossi dallo Stato moderno, che accelera sempre più verso il designer baby, cioè verso l’ingegneria genetica applicata ai bambini, che sarà a breve un processo equiparabile alla vaccinazione.
Con la bioingegneria CRISPR tutto ciò è già possibile, si tratta solo di creare qualche altro checkpoint – un’emergenza, una legge, un «green pass genetico» – affinché la riproduzione naturale sia per sempre esclusa dal pianeta. La società della discriminazione genetica, basata sul dolore e sulla morte delle persone ritenute «inadatte» dal potere, è già qui con noi.
Di chi mai potrà essere un piano simile?
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«Pratiche eugenetiche discriminatorie»: allarme del bioeticista contro nuovo test sugli embrioni FIVET

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Provetta e Intelligenza Artificiale, il mondo nuovo è alle porte

L’esperto americano di bioetica Charles Camosy, Ph.D., avverte che la combinazione di Intelligenza Artificiale (IA) e fecondazione in vitro (FIV) potrebbe portare alla selezione di massa degli embrioni, creando una «casta biologica». Denuncia il «neopaganesimo consumistico» nella medicina riproduttiva e chiede una resistenza cristiana.
In un articolo pubblicato dal Catholic Herald, il bioeticista sottolinea «i rapidi progressi nella tecnologia dell’intelligenza artificiale, uniti alla sua applicazione alla fecondazione in vitro», che a suo avviso potrebbero «portare a una situazione distopica» attraverso l’uso di migliaia di embrioni «in un singolo ciclo di trattamento».
Il professor Camosy la vede come una forma moderna di infanticidio influenzata «dalla rinascita di pratiche culturali pagane precristiane». Egli sottolinea che «i pagani greci e romani non avevano scrupoli a disumanizzare i neonati e non vedevano alcun problema nel decidere quali bambini dovessero vivere e quali dovessero morire, in base ai propri bisogni e desideri».
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Questa visione è tornata di moda anche oggi: «manipola in modo sconsiderato il potere di vita e di morte sui bambini, secondo i desideri dei genitori». Ma «oggi lo fa in un modo molto più sofisticato e su scala potenzialmente industriale», consentendo una selezione basata sull’intelligenza e su altre caratteristiche.
Questo atteggiamento «si allontana sempre più dall’antropologia cristiana» e non consente più di comprendere la vera dignità umana. Così, le pratiche riproduttive occidentali «non si concentrano sull’accettazione incondizionata dei figli come dono di Dio, (…) ma sui desideri del cliente per un prodotto acquistato come qualsiasi altro sul mercato».
Sottolinea come le aziende emergenti nel campo delle tecnologie riproduttive, come Orchid e Nucleus, abbiano «sviluppato nuove tecnologie che, a loro dire, possono aiutare i clienti a essere ancora più selettivi riguardo a quali bambini accogliere in una famiglia e quali rifiutare».
Noor Siddiqui, CEO di Orchid, non ha nascosto il tipo di cambiamenti culturali annunciati dalla sua azienda. In un video condiviso su X, afferma che «il sesso è per divertimento e lo screening degli embrioni serve per avere figli. Sarebbe folle non sottoporsi a screening per queste cose».
Secondo Ross Douhat, editorialista del New York Times che ha intervistato la signora Siddiqui, «presto saremo in grado di indurre praticamente qualsiasi cellula somatica a trasformarsi in un ovulo o in uno spermatozoo, consentendo a un singolo ciclo di fecondazione in vitro di produrre non 15 embrioni, ma 15.000».
«E, supponendo che aziende come Orchid e Nucleus continuino a esistere, useranno senza dubbio le tecnologie di intelligenza artificiale per setacciare questo set molto più ampio, sceglierne una o due che funzionano per loro e scartare il resto», conclude.
Charles Camosy vi vede – senza però nominare quest’opera – l’avvento de Il mondo nuovo, la celebre distopia di Aldous Huxley. Camosy ritiene infatti che una delle conseguenze di questa evoluzione sarà il peggioramento delle «disuguaglianze sociali nella nostra società» a causa dei «vantaggi biologici di cui godranno i bambini nati nei ranghi più alti della scala sociale».
E continua: «la classe (definita dalla posizione nel processo di produzione sociale) sarà rafforzata da nuove condizioni di casta biologica, dando origine a una nuova biopolitica: avere un figlio con una disabilità o con un corpo meno scolpito condannerà le persone a caste inferiori».
«In seguito, quando queste pratiche diventeranno meno costose e più accessibili, sarà probabilmente esercitata una sorta di leggera pressione su tutti i genitori affinché ottimizzino i propri figli (le assicurazioni potrebbero rifiutarsi di coprire i costi dei figli non ottimizzati). Avere figli alla vecchia maniera sarà appannaggio di pochi fanatici religiosi “pazzi”».
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Il mondo nuovo
Questa è una replica esatta di quanto predetto da Aldous Huxley nel suo romanzo futuristico del 1931. Nel 1958, l’autore tornò su questo tema nel saggio Il mondo nuovo, dove osservò che il mondo stava iniziando ad assomigliare alla sua distopia, vecchia di oltre un quarto di secolo. Ammise in un’intervista che le cose si stavano muovendo molto più velocemente di quanto avesse mai immaginato.
Ma è anche l’affermazione sempre più pressante dell’eugenetica a costituire la base del pensiero non cattolico in tutte le epoche. Questa eugenetica emerse negli ambienti pagani, come sottolinea Charles Camosy; scomparve poi sotto l’influenza del cattolicesimo, per riapparire nei paesi protestanti a partire dal XVIII secolo.
Questa eugenetica riacquistò gradualmente una posizione dominante sotto l’influenza delle teorie di Charles Darwin e del cugino Francis Galton, nonché del malthusianesimo.
L’eugenetica è attualmente la filosofia e la pratica degli ambienti medici che operano nel campo della riproduzione. (…)
L’unico modo per opporsi a questa presa di possesso della vita come «materia da gestire» (dottor Pierre Simon), resta la dottrina cattolica, concepita nella sua interezza e senza concessioni.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News.
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Contraccezione
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