Economia
Il FMI avverte; grave deficit nelle finanze dell’Ucraina

L’Ucraina deve affrontare un crescente deficit di bilancio che potrebbe richiedere ulteriori miliardi di dollari in aiuti esterni per sostenere il conflitto con la Russia. Lo riporta Bloomberg, citando fonti del Fondo Monetario Internazionale .
Il Paese, che destina circa il 60% del bilancio alla guerra, dipende fortemente dagli aiuti occidentali per coprire pensioni, stipendi pubblici, servizi essenziali, debito e bisogni umanitari.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2023 Kiev ha ricevuto un prestito di 15,5 miliardi di dollari dal FMI, di cui 10,6 miliardi già erogati, basato sull’ipotesi che il conflitto terminasse quest’anno, con scadenza nel 2027. Tuttavia, Kiev ha richiesto un nuovo piano di finanziamento, stimando un fabbisogno di 37,5 miliardi di dollari nei prossimi due anni se la guerra proseguisse. Secondo Bloomberg, il FMI valuta che potrebbero servire 10-20 miliardi in più, per un totale di 57,5 miliardi.
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Come riportato da Renovatio 21, un anno prima il regime ucraino aveva chiesto ai creditori di cancellare i suoi 67 miliardi di debito.
Gli Stati Uniti stanno spingendo il G7 per il sequestro dei beni russi congelati, mentre l’UE, principale donatore dopo la riduzione degli aiuti USA con il ritorno di Trump, ha impegnato 21 miliardi di dollari, erogandone circa la metà nel 2024, utilizzando i profitti dei 300 miliardi di beni russi congelati. Il G7 ha approvato un piano di prestiti da 50 miliardi, da rimborsare con questi guadagni, ma la confisca totale dei beni russi resta controversa per questioni legali.
La portavoce del FMI, Julie Kozack, ha confermato l’avvio di colloqui con Kiev per un nuovo programma di sostegno, senza menzionare il deficit. Un accordo sulla cifra del prestito è atteso a breve. L’Ucraina fatica a ottenere nuovi fondi, mentre la Russia critica gli aiuti occidentali, definendo l’uso dei beni congelati una «rapina» che viola il diritto internazionale e mina la fiducia nel sistema finanziario globale.
I debiti dell’Ucraina verso i creditori esteri sono cresciuti costantemente sotto ciascuno dei suoi governi. L’ex presidente Leonid Kuchma è stato l’unico dei sei presidenti post-indipendenza del Paese ad adottare misure per cercare di ridurre l’onere del debito tra l’inizio e la metà degli anni 2000.
L’Ucraina è diventata membro del Fondo monetario internazionale nel 1992, con il creditore che ha fornito al Paese decine di miliardi di prestiti condizionali che hanno richiesto al Paese di attuare riforme economiche volte ad aprire il paese ai mercati esteri, prevalentemente occidentali.
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Nel 1992 il debito estero era zero, grazie all’impegno della Russia ad assumere i 100 miliardi di dollari di passività dell’Unione Sovietica. I successivi governi ucraini hanno accumulato decine di miliardi di dollari in obbligazioni nei confronti di creditori esteri, incluso il Fondo monetario internazionale, gli Stati Uniti e l’Unione Europea.
Il Paese, in teoria, è ricco di materie prime, grandi industrie di eredità sovietica (Azovstal’ era l’acciaieria più grande d’Europa), mano d’opera molto qualificata. La domanda quindi diviene: perché l’Ucraina negli anni è diventato il Paese più povero d’Europa? Semplice: tutto il danaro agli oligarchi, briciole o meno ancora al popolo – il quale, povero e disperato, è facile quindi da radicalizzare, nazificando le bande ultras e altri gruppuscoli spiantati.
In molti considerano l’Ucraina l’immagine precisa di quello che sarebbe divenuta la Russia, tra oligarchi e predatori internazionali e povertà diffusa, se non fosse salito al potere agli albori del millennio Vladimir Putin.
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Immagine di Juan Antonio Segal via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Economia
L’agenzia di rating Fitch declassa l’economia francese

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Economia
Ucraina, ultimatum di Trump agli alleati NATO: «non comprate petrolio dalla Russia»

Il presidente USA Donald Trump ha esortato i membri della NATO a interrompere gli acquisti di petrolio russo e a imporre dazi elevati sulla Cina, sostenendo che tali misure potrebbero contribuire a risolvere il conflitto in Ucraina.
In un post su Truth Social di sabato, Trump ha criticato i paesi NATO per la loro presunta mancanza di determinazione nel fermare le ostilità tra Mosca e Kiev. «Sono pronto a imporre sanzioni significative alla Russia… quando tutti i membri della NATO SMETTERANNO DI ACQUISTARE PETROLIO RUSSO», ha dichiarato.
Ha sottolineato che l’impegno della NATO per la vittoria è stato «ben inferiore al 100%» e che l’acquisto di petrolio russo da parte di alcuni membri è «scioccante», poiché indebolisce la loro posizione negoziale e il potere contrattuale nei confronti della Russia.
Inoltre, Trump ha suggerito che i membri della NATO applichino dazi del 50-100% sulla Cina, da revocare al termine del conflitto in Ucraina, presentandolo come un ulteriore strumento di pressione sulla Russia per porre fine alle ostilità.
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La Russia ha denunciato le sanzioni occidentali come «illegali», affermando che non solo non sono riuscite a far deragliare l’economia nazionale, ma hanno anche dato impulso allo sviluppo interno.
Dall’inizio dell’escalation del conflitto nel 2022, la Cina si è dichiarata neutrale, sostenendo di non fornire supporto a nessuna delle parti coinvolte.I leader della NATO e degli stati membri dell’UE non hanno ancora risposto all’appello di Trump.
Il messaggio di Trump arriva mentre gli Stati Uniti spingono l’UE a imporre tariffe aggiuntive non solo sulla Cina, ma anche sull’India, per le sue continue importazioni di petrolio russo.
Gli Stati Uniti stanno lavorando per sostituire le forniture di gas russo all’Europa, secondo il Segretario all’Energia. In un’intervista alla CNBC, un portavoce della Commissione europea ha evitato di fornire dettagli sui negoziati in corso, ma ha dichiarato che l’UE «ha collaborato con tutti i partner globali rilevanti, inclusi India e Cina, per garantire il rispetto delle sanzioni».
Nel frattempo, l’UE sta finalizzando il 19° pacchetto di sanzioni contro la Russia, che dovrebbe colpire le esportazioni di petrolio e il settore bancario del Paese, anche se i dettagli non sono ancora definiti.
Nonostante l’impegno dell’UE a eliminare le importazioni di combustibili fossili dalla Russia entro il 2027, alcuni membri, come Ungheria e Slovacchia, si oppongono alla proposta, citando la loro dipendenza dal petrolio fornito tramite l’oleodotto Druzhba.
Durante questi mesi i prezzi del greggio sono aumentati a causa delle sanzioni alla Russia, che due anni fa ha superato l’Arabia Saudita come più grande produttore OPEC+. L’anno scorso l’India ha superato la Cina come principale acquirente del petrolio russo.
Gli USA hanno mirato apertamente alla sostituzione delle forniture di idrocarburi europee, che il vecchio continente attingeva dalla Russia prima della guerra ucraina. La settimana scorsa Zelens’kyj ha rifiutato agli Stati UE petrolio e gas russi.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
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