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Vaccini

Il figlio di Robert Kennedy jr. è andato a combattere in Ucraina. La stampa curiosamente cita solo il nonno e mai il padre

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Conor Kennedy, 28enne figlio di Robert Francis Kennedy jr – considerato il dominus dell’antivaccinismo mondiale, e a ragione – è andato a combattere in Ucraina.

 

Ora il ragazzo è tornato, è ha pubblicato con un post su Instagram il suo accorato appello pro Kiev.

 

«Il mio tempo in Ucraina non è stato lungo, ma ho visto molto e ho sentito molto. Mi piaceva essere un soldato, più di quanto mi aspettassi. È pauroso. Ma la vita è semplice e le ricompense per aver trovato il coraggio e fare del bene sono sostanziali. I miei amici sanno perché dovevo tornare a casa. Gli sarò sempre debitore del loro esempio. So di essere fortunato di essere tornato, ma mi prenderei anche tutti i rischi che abbiamo preso di nuovo».

 

«Questa guerra plasmerà il destino della democrazia in questo secolo. C’è altro da dire sulla sua politica e sul ruolo dei governi occidentali lì. Per ora, ti esorto solo ad aiutare nella tua capacità personale. Unisciti alla legione, aiuta al confine o invia forniture mediche. Ogni giorno qualcuno lì sacrifica tutto per una pace duratura. Non si può chiedere loro di agire da soli».

 

Poi pubblica la foto del suo amico Nick in mimetica seduto su di un copertone in una qualche campagna a caso, zainetto con scritte a pennarello come neanche i vecchi Invicta, dove campeggia evidente la scritta «Slava Ukraini», gloria all’ucraina, saluti dei nazisti banderisti ora divenuto completamente mainstream.

 

 

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Un post condiviso da Conor Kennedy (@jconorkennedy)

Non possiamo fare una colpa a Robert Kennedy se il suo ragazzo fa così. Del resto vale l’adagio antico: «i figli non si fanno con la testa».

 

Il ragazzo si vede su internet in foto con il padre, mentre esibisce un fisico da surfista notevole. A 18 anni i rotocalchi si occuparono delle voci di una relazione con la giovane cantante superfamosa Taylor Swift.

 

Cosa l’abbia spinto a fare una cosa del genere, partire per una zona calda senza nessuna esperienza militare pregressa e con davanti agli occhi l’immagine dei foreign fighter di Yaroviv polverizzati da un missile russo, non sappiamo saperlo.

 

Ancora meno, conosciamo il motivo del suo ritorno: in effetti, non lo scrive proprio nel suo accorato messaggio.

 

Tuttavia non è per parlare di lui che scriviamo questo articolo.

 

È per notare come scrive del caso la stampa italiana. La quale, ovviamente, non può non abboccare: insomma, un Kennedy – vera famigliare reale USA, dal prestigioso e dal fascino non intaccato da decenni di tremenda maledizione – che va in guerra a far l’eroe, come un principe dell’era passata che parte per le Crociate…

 

Il problema è che si può parlare di lui, del nonno, ma mai e poi mai citare il padre – che giustamente la giornalista Megyn Kelly, che ha avuto il coraggio di intervistarlo riuscendo a non farsi cancellare il video da YouTube, definisce «l’uomo più bannato d’America».

 

Prendiamo Il Messaggero, che parte descrivendocelo come il principe di nobile spirito di cui sopra: la prova è la fedina penale, sacrificata per la difesa di ambienti e LGBT.

 

«Conor ha alle spalle due arresti negli Stati Uniti. Uno per una rissa scatenata in un bar sei anni fa, a difesa di un amico gay che era stato preso d’assalto da quattro avventori; l’altra per le proteste ambientaliste davanti alla Casa Bianca nel 2013, per l’approvazione di un nuovo oleodotto in Alaska».

 

Ricordandoci sempre che siamo alle prese con materia da Hollywood, celebrità vera: «La cronaca rosa lo seguiva già all’età di 18 anni, quando Conor ebbe una breve storia d’amore con la cantante Taylor Swift».

 

Poi la prova finale del sangue democraticamente blu: «il ventottenne Conor è il pronipote dell’ex senatore Bob Kennedy, assassinato a Los Angeles nel 1968 durante la campagna elettorale che prometteva di portarlo alla Casa Bianca».

 

Eh? «Pronipote»?

 

Ma scusate, se è il figlio del figlio di Bob Kennedy, non è semplicemente il nipote del candidato presidente assassinato oscuramente a Los Angeles? Non è che hanno aggiunto una generazione di mezzo per non dover dire il nome di Robert F. Kennedy  jr, suo padre, oramai assurto per la stampa mainstream al ruolo di Voldemort globale, un colui-che-non-si-deve-nominare pandemico?

 

È ben strano. Anche perché sul sito della stessa testata, è ancora reperibile un articolo dell’11 febbraio 2021, intitolato «“Robert Kennedy è un no-vax. Instagram chiude l’account del nipote dell’ex presidente USA». Insomma: c’era proprio il padre di Conor, e per coincidenza si parlava proprio di Instagram: piattaforma che caccia il papà Kennedy antivaccinista ma invece tollera perfettamente il figlio Kennedy che va a combattere i russi. Un quadretto che ha pure una sua rilevanza: con evidenza, lo si è ignorato.

 

Tuttavia, sempre il Messaggero in archivio – recente – ci ha anche un altro articolo, con tanto di video di RFK a Milano lo scorso autunno: «Bufera su Robert Kennedy Jr: “Green pass come il passaporto razziale del terzo Reich”».

 

Anche qui, curioso: tempesta, stigma sul padre che ha osato paragonare il lasciapassare verde a quelli dei nazisti; il figlio qualche mese dopo va a combattere fisicamente tra le fila di gente con svastiche tatuate ovunque, ma nessuna «bufera» su di lui, così come mai vi è stata per il Battaglione Azov.

 

Sono cortocircuiti che mettono simpatia. Li capiamo in pochi: di sicuro, gli happy few che leggono Renovatio 21.

 

Ciò detto, siccome noi stiamo con questo e pure altri Voldemort, non abbiamo paura di fare il suo nome, a differenza perfino dei famigli che ora lo attaccano.

 

Robert Kennedy. Robert Kennedy. Robert Kennedy.

 

Robert Francis Kennedy jr., figlio di Robert Francis Kennedy, padre di sei figli. Che, ribadiamo, non si fanno con la testa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Immagine screenshot da Instagram

 

 

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Vaccini

Il vaccino antinfluenzale a mRNA di Pfizer associato a gravi effetti collaterali, soprattutto negli anziani

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I recenti titoli che decantano la superiore efficacia del vaccino antinfluenzale a mRNA della Pfizer ignorano le scoperte della stessa Pfizer secondo cui, per le persone con più di 65 anni, il loro prodotto a mRNA è più pericoloso dei vaccini antinfluenzali standard, che sono già inefficaci e dannosi. Lo riporta LifeSite.

 

Il motivo della falsa informazione da parte dei media tradizionali e del prestigioso New England Journal of Medicine (NEJM) è che Pfizer ha occultato i risultati dei test del suo prodotto sugli anziani, che hanno evidenziato effetti avversi più accentuati del farmaco.

 

«I risultati sono così pessimi che non è chiaro se la Food and Drug Administration potrebbe o vorrebbe approvare un vaccino a mRNA sulla base di questi dati», ha scritto il giornalista Alex Berenson, noto per le sue inchieste durante la pandemia. «Pfizer sembra sapere benissimo che questi risultati sono disastrosi».

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«Pfizer non ha mai annunciato i risultati, tenendoli nascosti per anni», ha scritto Berenson sul suo Substack. «Dimostrano che gli anziani che hanno ricevuto l’mRNA hanno avuto PIÙ infezioni influenzali, decessi ed effetti collaterali rispetto a coloro che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale standard».

 

Pertanto, è improbabile che il vaccino antinfluenzale a mRNA della Pfizer venga approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) di Trump.

 

«Un vaccino antinfluenzale a mRNA non ha funzionato negli anziani», ha dichiarato il commissario della FDA, il dottor Marty Makary, a Fox News nel fine settimana. «La sperimentazione non ha mostrato alcun beneficio».

 

«Non ci limiteremo ad approvare automaticamente nuovi prodotti che non funzionano, che falliscono in una sperimentazione clinica. Sarebbe una presa in giro della scienza se approvassimo automaticamente prodotti senza dati», ha affermato Makary. «Questo era il modus operandi dell’amministrazione Biden», ha aggiunto.

 

I risultati nascosti sono oltremodo sconvolgenti per gli anziani. Secondo Berenson:

 

«Gli anziani sottoposti a vaccinazione con mRNA avevano circa il 6% di probabilità in più di contrarre l’influenza rispetto a quelli sottoposti a vaccinazione standard. E 49 anziani sottoposti a vaccinazione con mRNA sono deceduti, rispetto ai 46 sottoposti a vaccinazione antinfluenzale».

 

«Lo studio ha anche rivelato un significativo segnale di sicurezza per gli mRNA sul danno renale. A ventidue pazienti anziani che hanno ricevuto l’iniezione di mRNA è stata diagnosticata una lesione renale acuta, una malattia renale cronica o una malattia renale allo stadio terminale, rispetto ai nove che hanno ricevuto l’iniezione standard».

 

«Un altro dato preoccupante è che 17 anziani a cui è stato somministrato mRNA hanno sofferto di “insufficienza respiratoria acuta”, rispetto ai soli sei che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale standard».

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«Anche i pazienti trattati con mRNA avevano una probabilità molto maggiore di manifestare effetti collaterali meno gravi. Ad esempio, circa il 69% ha segnalato gonfiore nel sito di iniezione o altri effetti collaterali locali dopo la vaccinazione, rispetto al 26% di coloro che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale».

 

«Ritengo che questo rappresenti una grave mancanza di integrità nel processo di revisione paritaria. Il comitato editoriale del NEJM dovrebbe fornire una spiegazione chiara di come si sia verificato questo errore e… richiedere agli autori di correggere gli articoli attuali e di riferire sui risultati completi dello studio», ha dichiarato alla testata Epoch Times Retsef Levi, professore al Massachusetts Institute of Technology (MIT) .

 

«Ancora una volta, quando vengono condotti studi adeguati, si scopre che i vaccini a base di mRNA per persone sane non sono ancora pronti per il grande pubblico e probabilmente non lo saranno mai», conclude il Berensone.

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Vaccini

La FDA di Trump afferma che i vaccini COVID hanno ucciso almeno 10 bambini e promette nuove misure di sicurezza

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Almeno 10 minori sono deceduti in seguito e a causa delle somministrazioni del vaccino anti-COVID, stando a un’e-mail diffusa di recente dai vertici della Food and Drug Administration (FDA) dell’amministrazione Trump. Lo riporta la testata americana Daily Caller.   «Almeno 10 bambini sono morti dopo e in conseguenza della vaccinazione contro il COVID-19», ha scritto venerdì Vinay Prasad, direttore sanitario della FDA, in un messaggio indirizzato al personale, acquisito dal Daily Caller.   «Si tratta di una rivelazione sconvolgente. Per la prima volta, la FDA statunitense ammetterà che i vaccini anti-COVID hanno provocato la morte di infanti americani», ha proseguito Prasad nella comunicazione.

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Tale conclusione rafforza i dati emersi dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC), che di recente hanno correlato almeno 25 lutti pediatrici al siero COVID attraverso il Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS). Entrambe le stime, tuttavia, sottintendono verosimilmente una sottostima drastica del totale effettivo di decessi infantili legati alle inoculazioni, alla luce di indagini che attestano una grave sottorilevazione dei danni vaccinali nel VAERS.   Nel memorandum del venerdì, Prasad ha aspramente censurato l’esecutivo Biden per aver sollecitato l’iniezione di queste dosi sperimentali a mRNA sui minori.   «Bambini in piena salute, con un rischio di letalità da COVID pressoché nullo, sono stati obbligati – su impulso dell’amministrazione Biden, mediante vincoli scolastici e professionali – a sottoporsi a un vaccino potenzialmente letale», ha argomentato Prasad.   «In svariati episodi, tali imposizioni si sono rivelate rovinose. È penoso esaminare circostanze in cui fanciulli tra i 7 e i 16 anni potrebbero aver perso la vita per effetto dei vaccini anti-COVID».   L’amara confessione da parte dell’ente regolatorio dell’era Trump accentua il mutismo dell’amministrazione Biden su questi decessi e accende nuovi interrogativi sulla sua attendibilità.   «Perché si è dovuto attendere il 2025 per condurre questa indagine e varare le contromisure indispensabili? Tali lutti sono stati denunciati dal 2021 al 2024 e trascurati per anni», ha interrogato Prasad. Ha ammesso che i vaccini potrebbero aver mietuto più vittime infantili complessive, tenuto conto del rischio COVID praticamente inesistente per quella fascia d’età.   «La realtà è che ignoriamo se, nel bilancio, abbiamo preservato vite umane», ha osservato. «È agghiacciante ipotizzare che la normativa vaccinale statunitense, incluse le nostre determinazioni, possa aver nociuto a più bambini di quanti ne abbia tutelati. Ciò impone modestia e autoesame».   Il Center for Biologics Evaluation and Research (CBER), a quanto trapela, irrigidirà i protocolli di sicurezza vaccinale: ad esempio, imponendo trial clinici più estesi anziché affidarsi a test di laboratorio sugli anticorpi, rivedendo il rilascio annuale del vaccino antinfluenzale e valutando gli effetti della somministrazione multipla di sieri in un’unica sessione.   Quest’anno, il CDC ha escluso i vaccini anti-COVID dalle raccomandazioni per i bambini in salute. Nel 2022, un panel del CDC aveva deliberato l’inserimento dei sieri anti-COVID nel calendario pediatrico, malgrado il loro carattere sperimentale e la produzione in un arco temporale frazionario rispetto agli standard consueti per l’immissione in commercio.   La promozione dei vaccini COVID per i minori è stata in parte trainata dal direttore del CBER Peter Marks, che ha caldeggiato l’approvazione piena per i giovani e i sani, gettando le basi per gli obblighi vaccinali.

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Un corpus crescente di evidenze dimostra che le iniezioni a mRNA si sono rivelate nocive per la salute umana in molteplici forme e hanno indotto decessi a un ritmo di gran lunga eccedente gli standard di sicurezza vaccinali ordinari. Come ha illustrato ad aprile alla dottoressa Mary Talley Bowden, otorinolaringoiatra di Houston, Texas, in un’intervista a Tucker Carlson.   «Solitamente, la FDA appone un alert di sicurezza su un farmaco dopo cinque decessi. Lo ritira dal commercio dopo cinquanta. Eppure, secondo il VAERS – il sistema di notifica degli eventi avversi da vaccino, i cui dati sono notoriamente sottostimati, come ho verificato di persona – si contano 38.000 lutti attribuibili a queste vaccinazioni anti-COVID».   Da allora, i dati VAERS hanno registrato un ulteriore incremento: al 29 agosto, 38.773 decessi, 221.257 ospedalizzazioni, 22.362 infarti e 29.012 episodi di miocardite e pericardite legati al vaccino anti-COVID, tra ulteriori complicanze.

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Fertilità

Un nuovo studio collega il vaccino contro il COVID al forte calo delle nascite

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Un nuovo studio pubblicato dal docente norvegese Jarle Aarstad dell’Institute of Economics and Business, Inland Norway University of Applied Sciences collega la somministrazione dei vaccini anti-COVID-19 a un calo significativo delle nascite negli Stati Uniti.

 

Secondo l’analisi, condotta su dati del CDC relativi a vaccinazioni e nati vivi in 566 contee (circa 260 milioni di abitanti), nel 2023 si sono registrati negli USA quasi 70.000 nati vivi in meno rispetto a quanto atteso in assenza di vaccinazione di massa. Estrapolando il risultato all’intera popolazione, il ricercatore attribuisce alla campagna vaccinale una riduzione di circa del 2% dei nati vivi e un corrispondente calo di 0,03 punti nel tasso di fertilità totale (TFR), passato da 1,65 nel 2022 a 1,62 nel 2023.

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Lo studio conclude che la flessione osservata tra il 2022 e il 2023 è imputabile in misura preponderante all’effetto dei vaccini, mentre fattori strutturali tradizionali (inflazione, costo degli alloggi, partecipazione femminile al lavoro, carenza di servizi per l’infanzia, età media al primo figlio) non mostrano variazioni sufficienti a giustificare da soli un anno all’altro un calo di tale entità.

 

Il meccanismo biologico responsabile non è ancora chiarito: l’autore lascia aperta l’ipotesi di un aumento di infertilità temporanea o permanente nelle donne vaccinate oppure di un incremento di aborti spontanei e nati morti. Durante il biennio 2021-2022 numerosi reparti ostetrici statunitensi avevano segnalato un anomalo incremento di feti morti in utero.

 

Nel 2024 il TFR americano è ulteriormente sceso al minimo storico di 1,60, alimentando il timore che parte dei danni alla fertilità femminile possa rivelarsi irreversibile.

 

Lo studio sottolinea che, a differenza di altri determinanti demografici (livello di istruzione, età al matrimonio, scelta di non avere figli) che rientrano nella sfera della libera decisione individuale, la vaccinazione anti-COVID è stata in molti casi imposta o fortemente incentivata da datori di lavoro, enti pubblici e misure governative, limitando di fatto la libertà di scelta di decine di milioni di cittadini.

 

I dati completi della ricerca sono stati resi pubblici e sono attualmente in fase di revisione paritaria.

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