Morte cerebrale

Espansione del dominio della morte cerebrale

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Noi di Renovatio 21 lo andiamo dicendo da tempo: il falso criterio della morte cerebrale costituisce una delle basi della falsa scienza che attacca la vita.

 

Già, perché dietro tale assunto si cela una concezione dell’uomo materialistica ed utilitaristica: se il principio vitale di un essere umano è nel suo cervello la cessazione definitiva, o presunta tale, delle sole funzioni cerebrali lo rende un mero contenitore di organi «tenuto artificialmente in vita dalle macchine». Stante tale premessa, appare quindi inevitabile che il passo successivo sia quello di considerare non più umani anche i soggetti che versano in stato di incoscienza, a prescindere dal fatto che a costoro sia stata diagnosticata la morte cerebrale oppure no.

 

Pertanto, non pare azzardato preconizzare un superamento del criterio stesso di morte encefalica, divenuto ormai d’intralcio al raggiungimento della piena e definitiva «oggettivizzazione» dell’essere umano.

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A dimostrazione di quanto sia presente tale deriva, il New York Times ha pubblicato un editoriale dal titolo «Donor Organs Are Too Rare. We Need a New Definition of Death» («Gli organi donati sono troppo rari. Abbiamo bisogno di una nuova definizione di morte») , in cui alcuni cardiologi di fama mondiale sembrano lanciare un appello affinché la comunità scientifica elabori una nuova definizione di morte: «Una persona può diventare donatrice di organi solo dopo essere stata dichiarata morta (…) La morte cerebrale è tuttavia rara (…) La soluzione a nostro avviso, è ampliare la definizione di morte cerebrale per includere i pazienti in coma irreversibile sottoposti a supporto vitale».

 

Avete letto bene: lorsignori vogliono aumentare il numero dei morti, per legge. Vogliono aumentare gli squartamenti ospedalieri dei trapianti, semplicemente cambiando i parametri di quella che è considerabile morte. Ed è bene ricordare che per costoro i morti hanno il cuore che batte – una contraddizione che non provoca in loro né dissonanza cognitiva né vergogna.

 

«Le funzioni cerebrali più importanti per la vita sono la coscienza, la memoria, l’intenzione e il desiderio» continua l’editoriale apparso nel principale quotidiano mondiale. «Una volta che queste funzioni cerebrali superiori sono irreversibilmente perdute, non è forse corretto affermare che una persona (in contrapposizione a un corpo) ha cessato di esistere?»

 

Usano la parola irreversibile con spavalderia e faccia tosta, viste le notizie dei continui casi di improvvisi «risvegli», compresi quelli in sala operatoria, a macellazione di espianto iniziata.

 

Colpisce il fervore riduzionista degli autori: la vita si identifica con le «funzioni cerebrali». Senza «coscienza», «memoria» e «desiderio» non si è vivi. Quindi, quando dormite, e siete per definizione in stato di incoscienza, non siete vivi – e quindi magari pure squartabili per il commercio dei vostri organi. Se perdete la memoria, idem: immaginiamo che dovremmo cambiare tante trame di film di smemorati, che invece che finire per ritrovare i propri ricordi e i propri cari, finiscono sacrificati all’industria dei trapianti.

 

Poteva poi mancare un riferimento al «desiderio», inteso evidentemente qui nel senso del «piacere»? Non dicono «volontà», «progetto», «aspirazione», dicono «desiderio», e c’è un motivo: il desiderio produce il piacere, che è il fine ultimo dell’utilitarismo, cioè della filosofia che è silenziosamente divenuta il sistema operativo dello Stato moderno.

 

L’utilitarismo, così come inteso sin dalle sue origini britanniche trecento anni fa, prevede la massimizzazione del piacere per la popolazione, anche a discapito di gruppi sociali meno fortunati, anche grandi. Una filosofia, di fatto, che prevede quindi l’assassinio di massa, ed infatti eccoci qui con aborti, provette ed espianti a cuor battente. E caterve di bambini ammazzati dagli ospedali nel loro «best interest».

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Appaiono chiare in sovraimpressione le parole germaniche che più sinteticamente spiegano quanto stanno dicendo gli scienziati editorialisti: lebensunwertes lebens, ossia «vita indegna di essere vissuta»: se non sei cosciente, se non ricordi, se non fai sesso, se non godi, la tua vita è indegna, e quindi è cancellabile a piacimento. Dovrebbe essere chiaro a tutti i lettori di Renovatio 21 come di fatto, Hitler ha perso la guerra militare, ma ha stravinto quella bioetica.

 

Potrebbe mettere le vertigini, inoltre, il discorso sulla persona che «cessa di esistere»: sentirsi proporre che a decidere dell’esistenza stessa di una persona sono dei medici con le loro teorie: se la macchinetta a cui sei attaccato non fa bip nel modo giusto, tu semplicemente non esisti, sei annichilito, sei depennato dalla realtà, sei disintegrato dall’universo.

 

È un linguaggio che può (ancora, per il momento) suonare alieno alle orecchie occidentali: morire non è percepito da tutti, almeno nei Paesi di matrice cristiana, come la cessazione dell’esistenza – forse la fine della vita terrena, ma non dell’esistenza in sé, concetto che ai più richiama una dimensione eterna, quella dell’anima.

 

Va notato che dei tre firmatari dell’editoriale sull’espansione predatoria della morte almeno due hanno nomi che sembrano indiani. Qui si potrebbe aprire un discorso lungo riguardo al takeover degli indiani – cioè, in larga parte, degli induisti – di tanti gangli della società angloamericana, nelle imprese elettroniche come nelle pratiche mediche: di qui, vien da pensare, questo senso definitivo sull’«irreversibilità»: tra i seguaci, anche non praticanti, di Shiva e Vishnu, la storia di Lazzaro non è diffusa; lo sono, invece, le storielle sulla metempsicosi, per cui una volta finito di vivere come tale ti reincarni come tizio, o come un’altra creatura di qualche tipo… il disprezzo per la dignità umana sensibile in tanta parte dell’Asia viene tutto da qui… ricordando sempre che i nazisti per rappresentarsi avevano scelto un bel simbolo indiano.

 

Ma torniamo al manifesto di morte del New York Times. Nel 1968, proseguono i cardiologi, «un comitato di medici ed esperti di etica di Harward formulò una definizione di morte cerebrale, la stessa definizione di base utilizzata oggi nella maggior parte degli Stati». Gira che ti rigira, si torna sempre lì: alla definizione artificiale e accademica della morte cerebrale, l’inizio della grande truffa genocida pro-espianti.

 

Nel suo rapporto iniziale, chiosano gli esperti, ad Harvard «il comitato osservava che c’è un grande bisogno di tessuti e organi di persone in coma irreparabile per riportare in salute coloro che sono ancora salvabili. Questa valutazione schietta è stata eliminata dal rapporto finale a causa dell’obiezione di un revisore. Ma è quella che dovrebbe guidare le politiche odierne in materia di decessi e trapianto di organi».

 

È proprio il caso di dire che più chiaro di così si muore… il mercato degli organi chiama, e noi dobbiamo rispondere predando subito quelli che sono in coma «irreparabile» (gli stessi che poi, capita, si svegliano e dicono di aver sentito tutto). Allarghiamo le maglie della morte, per il bene di organi e tessuti da distribuire a chi ancora ha una vita degna di essere vissuta – per il momento, almeno.

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E, ricordano gli autori, bando alle obiezioni di coscienza, che effettivamente, come sempre, sono solo ridicole foglie di fico, cerottini cosmetici che non fermano il dissanguamento, anzi, lo accelerano impedendo ai più di capire la gravità della situazione ed intervenire.

 

Del resto, che i cosiddetti «esperti» di Harward (sì, sono proprio loro, gli «esperti» a stabilire se siete vivi o siete morti: volete non fidarvi?) siano stati chiamati ad elaborare un nuovo criterio di morte al solo scopo di consentire l’eliminazione dei comatosi e la predazione degli organi non è un segreto.

 

È altresì altrettanto evidente come tale definizione contenga al suo interno tutte le premesse per un suo superamento. Infatti, privata del fine soprannaturale l’esistenza umana perde totalmente il suo valore intrinseco e finisce per acquisire significato solamente in relazione a quanto essa può essere utile a qualcun altro.

 

Secondo l’utilitarismo di Bentham, ora su tutti noi, la sua utilità è nel permettergli il godimento per il quale la società deve essere programmata. Sacrificati per il piacere di uno sconosciuto… a cosa somiglia questa cosa? Trovate, per caso, che somigli ad una storia di serial killer? Trovate che somigli ad un sacrificio umano?

 

La capacità di volere, di desiderare e di avere piena coscienza di sé al fine di poter essere considerati come persone titolari di diritti inalienabili, rappresenta il cavallo di Troia con cui la Necrocultura si prepara a sferrare l’attacco decisivo all’uomo Imago Dei, creato a immagine e somiglianza del Creatore. Tale visione, propalata dalla comunità scientifica e fatta sedimentare nella coscienza collettiva, non ha più bisogno di «paraventi» medico-scientifici per considerare e trattare l’uomo incosciente o semi-incosciente come un corpo morto.

 

Capiamolo: usare la mancanza di coscienza (concetto, di per sé, indefinito ed indefinibile) come ratio per l’eliminazione di un essere umano non apre, oltre che alla predazione trapiantista, solo all’eutanasia dei malati e all’aborto o alla produzione e distruzione di embrioni in vitro (pratiche dei cui «scarti» l’utilitarismo biomedico trae i suoi vantaggi, scientifici ed economici, come nel caso dei vaccini, ): di qui si va molto oltre, partendo dall’aborto post-natale, cioè la libera uccisione dei bambini piccoli teorizzata anni fa dal filosofo utilitarista Peter Singer e dai suoi accoliti animalisti, per arrivare all’assassinio depenalizzato come nemmeno nei referendum radicali (da «era lui che voleva che lo uccidessi» a «era incosciente quando lo ho ucciso»). Il lettore di Renovatio 21 sa pure che, prossimi in graduatoria, sono gli autistici

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È a tutti gli effetti, il caricamento di un mondo allucinante, un mondo dove la morte trionfa senza più ostacoli. E, scolpiamocelo nella testa, tutto questo accade oggi, in questo stesso momento, potrebbe capitare a voi o a qualcuno che conoscete: un piccolo incidente, un dato encefalico secondo i parametri decisi degli esperti, e zac, possono squartare il vostro corpo e rubarvi il cuore mentre vi batte ancora.

 

La truffa della morte cerebrale, ci stanno ora dicendo, per questo disegno non serve più. L’espansione del dominio della morte cerebrale è in atto. Cioè, più generalmente, l’espansione del dominio della morte tout court.

 

L’impero della Necrocultura è qui, in prima pagina sul New York Times. Vogliamo combatterlo, oppure vogliamo lasciare che facciano a pezzi noi e i nostri figli?

 

Alfredo De Matteo

Roberto Dal Bosco

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