Connettiti con Renovato 21

Geopolitica

Donald Trump non gioca soltanto a golf, ripulisce anche il Pentagono

Pubblicato

il

 

 

Renovatio 21 pubblica questo articolo di Réseau Voltaire. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

 

In piena contestazione dei risultati elettorali il presidente Donald Trump ha cominciato a ripulire il Pentagono dai capi della ribellione. Prima vittima: il segretario alla Difesa, che ha continuato a mentire per nascondere gli obiettivi reali degli ufficiali più alti in grado.

All’approssimarsi della data di proclamazione dei risultati del voto da parte della Commissione elettorale federale, il presidente Donald Trump ha avviato al Pentagono una serie di purghe senza precedenti

 

 

Terminate le elezioni presidenziali, l’inquilino della Casa Bianca può gestire soltanto l’ordinaria amministrazione. Ma all’approssimarsi della data di proclamazione dei risultati del voto da parte della Commissione elettorale federale, il presidente Donald Trump ha avviato al Pentagono una serie di purghe senza precedenti.

 

La stampa statunitense, troppo impegnata a presentare Trump narcisista e incompetente, sembra non attribuire importanza all’iniziativa: il presidente penserebbe solo a giocare a golf.

 

Dopo l’annuncio, da parte dei grandi media, di un’indiscussa vittoria di Joe Biden, si moltiplicano le confessioni di alti funzionari che dichiarano di aver sabotato per anni la politica dei jacksoniani

Cionondimeno Trump ha dimesso:

 

  • il segretario alla Difesa, Mark Esper, sostituito da Cristopher Miller;

 

  •  il capo di gabinetto, Jen Stewart, sostituito da Kash Patel;

 

Gli ufficiali allontanati da Trump sono sospettati di aver coperto questi boicottaggi, se non di aver addirittura complottato per rovesciare il presidente

  •  il direttore della politica della Difesa, James Anderson, sostituito da Anthony Tata;

 

  •  il sottosegretario alla Difesa per l’Intelligence e la Sicurezza, Joseph Kernan, sostituito da Ezra Cohen-Watnick;

 

  •  l’agente di collegamento con la NATO, Michael Ryan, sostituito da Andrew Winternitz.

 

Un trambusto facilmente interpretabile: dopo l’annuncio, da parte dei grandi media, di un’indiscussa vittoria di Joe Biden, si moltiplicano le confessioni di alti funzionari che dichiarano di aver sabotato per anni la politica dei jacksoniani (1).

 

Gli alti funzionari promossi sono invece fedeli a Trump, tutti persuasi degli stretti legami delle presidenze Clinton e Obama con la Confraternita dei Fratelli Mussulmani

Gli ufficiali allontanati da Trump sono sospettati di aver coperto questi boicottaggi, se non di aver addirittura complottato per rovesciare il presidente. Gli alti funzionari promossi sono invece fedeli a Trump, tutti persuasi degli stretti legami delle presidenze Clinton e Obama con la Confraternita dei Fratelli Mussulmani.

 

Può sembrare tirato per i capelli chiamare in causa una società segreta straniera a proposito di elezioni presidenziali USA. Non è così.

 

Il rimaneggiamento sarebbe stato sollecitato da Kash Patel. Ex assistente del rappresentante alla Commissione per l’intelligence Devin Nunes, ha rivestito un ruolo primario nel dimostrare la sorveglianza dell’amministrazione Obama su Trump e l’assurdità del Russiagate (2). È stato perciò nominato vice-assistente del presidente Trump, nonché direttore dell’antiterrorismo al Consiglio per la sicurezza nazionale. D’origine indiana, conosce il ruolo dei Fratelli Mussulmani nell’organizzazione degli attentati islamisti.

Il nuovo direttore della politica di Difesa, ex generale di brigata Anthony Tata, ha più volte accusato il presidente Obama e i Clinton di essere a capo delle reti terroristiche jihadiste

 

Il nuovo segretario alla Difesa, colonnello Cristopher Miller, ex direttore del Centro per la lotta al terrorismo, è supposto avere una conoscenza approfondita della nebulosa dei Fratelli Mussulmani.

 

Il nuovo direttore della politica di Difesa, ex generale di brigata Anthony Tata ed ex commentatore di Fox News, ha più volte accusato il presidente Obama e i Clinton di essere a capo delle reti terroristiche jihadiste. Nella foga, ha persino accusato l’ex direttore della CIA, John O. Brennan, di aver ordito un complotto per assassinare il presidente Trump. Quest’ultima accusa si è rivelata diffamatoria, non altrettanto la prima. Il suo assistente sarà Thomas Williams, ex membro del Consiglio per la Sicurezza nazionale, formato da Zbigniew Brzezinski.

Il nuovo sottosegretario alla Difesa per l’Intelligence e la Sicurezza, Ezra Cohen-Watnick, ha fatto parte dell’équipe del generale Michael Flynn all’Intelligence militare che ha combattuto sul campo i Fratelli Mussulmani. È noto per rifiutare ogni compromesso politico

 

Il nuovo sottosegretario alla Difesa per l’Intelligence e la Sicurezza, Ezra Cohen-Watnick, ha fatto parte dell’équipe del generale Michael Flynn all’Intelligence militare che ha combattuto sul campo i Fratelli Mussulmani. È noto per rifiutare ogni compromesso politico.

 

Il nuovo responsabile per l’Europa e la NATO, Andrew Winternitz, conoscitore del Giappone e specialista in scienze politiche, è stato per anni incaricato al Pentagono per la Francia. È l’unico della nuova squadra a non aver avuto a che fare con la Confraternita.

 

È uno sconvolgimento parecchio tardivo: per quattro anni i responsabili del Pentagono hanno fatto di tutto per non mettere in atto le disposizioni di Trump e far proseguire i conflitti.

 

Per quattro anni i responsabili del Pentagono hanno fatto di tutto per non mettere in atto le disposizioni di Trump e far proseguire i conflitti

Il presidente aveva concesso loro un ampio margine di manovra per poter agire in altri campi senza dover temere un colpo di Stato militare. Negli ultimi mesi tuttavia gli ufficiali più alti in grado hanno manifestato sempre più spesso l’intenzione di approfittare della crisi sanitaria per allontanare dalla scena pubblica l’entourage politico del presidente Trump nel suo insieme; un atteggiamento contrario al sostegno al presidente jacksoniano manifestato dalle truppe.

 

Evidentemente gli atteggiamenti verso la Confraternita dei Fratelli Mussulmani sono stati la discriminante del rimaneggiamento. Tenuto conto degli stretti legami delle famiglie Obama (il presidente Barack e il cognato Abon’go Malik) e Clinton (il presidente Bill e la segretaria di Stato Hillary) con la Confraternita (3), tutto induce a credere si tratti di provvedimenti legati alla crisi istituzionale che gli Stati Uniti stanno attraversando.

 

 

 

 

NOTE

(1) « James Jeffrey a menti au président Trump durant deux ans », Réseau Voltaire, 15 novembre 2020.

(2) “The Devin Nunes Memo”, by Devin Nunes, Voltaire Network, 2 febbraio 2018.

(3) Alcuni legami tra l’amministrazione Obama e i Fratelli musulmaniRete Voltaire, 9 novembre 2013, traduzione di Alessandro Lattanzio; Un membro dei Fratelli musulmani nel Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati UnitiRete Voltaire, 30 giugno 2014, traduzione di Alessandro Lattanzio; Gli Stati Uniti sostengono sempre i Fratelli MusulmaniRete Voltaire, 23 febbraio 2015, traduzione di Federico Vasapolli.

 

 

 

Fonte: «Donald Trump non gioca soltanto a golf, ripulisce anche il Pentagono», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 17 novembre 2020.

 

 

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

Continua a leggere

Geopolitica

Maduro ha offerto ampie concessioni economiche agli Stati Uniti

Pubblicato

il

Da

Il Venezuela ha proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Lo riporta il New York Times, citando fonti anonime.

 

Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.

 

Nelle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno condotto attacchi al largo delle coste venezuelane contro quelle che hanno definito «imbarcazioni della droga», causando oltre venti morti e rafforzando la propria presenza militare nella regione. Funzionari americani hanno accusato Maduro di legami con reti di narcotraffico, accusa che il presidente venezuelano ha respinto.

 

Caracas ha accusato Washington di perseguire un cambio di regime, un’intenzione smentita dai funzionari statunitensi.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Secondo fonti anonime di funzionari americani e venezuelani riportate dal NYT, dietro le tensioni pubbliche, Caracas avrebbe presentato un’ampia proposta diplomatica. Questa includeva l’apertura di tutti i progetti petroliferi e auriferi, attuali e futuri, alle aziende americane, l’offerta di contratti preferenziali per le imprese statunitensi, il reindirizzamento delle esportazioni di petrolio dalla Cina agli Stati Uniti e la riduzione degli accordi energetici e minerari con aziende cinesi, iraniane e russe.

 

I colloqui, condotti per mesi tra i principali collaboratori di Maduro e l’inviato statunitense Richard Grenell, miravano a ridurre le tensioni, secondo l’articolo. Sebbene siano stati fatti progressi in ambito economico, le due parti non sono riuscite a trovare un accordo sul futuro politico di Maduro, si legge nel rapporto.

 

Secondo il NYT, il Segretario di Stato americano Marco Rubio sarebbe stato il principale sostenitore della linea dura dell’amministrazione Trump per rimuovere Maduro. Si dice che Rubio sia scettico sull’approccio diplomatico di Grenell e abbia spinto per una posizione più rigida contro Caracas.

 

Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.

 

Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Confidencial via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported

 

 

Continua a leggere

Geopolitica

Haaretz: Israele sarà indifendibile se violeremo questo piano di pace

Pubblicato

il

Da

L’editoriale principale del quotidiano israeliano Haaretz, pubblicato il 10 e l’11 ottobre, lancia un severo monito agli israeliani attratti dai piani del primo ministro Benjamin Netanyahu e dei suoi sostenitori estremisti per ostacolare gli accordi di pace negoziati.   «Se Israele fosse così sprovveduto da liberare gli ostaggi e poi trovare un pretesto banale per riprendere i combattimenti, consolidando la sua nuova immagine di Stato guerrafondaio che viola ripetutamente gli accordi, le proteste che hanno scosso l’Europa per la reazione di Israele alla flottiglia per Gaza si intensificheranno con una forza doppia e saranno inarrestabili».   L’editoriale, scritto dall’editorialista Carolina Landsmann, ribadisce: «se Israele riprendesse i combattimenti dopo aver recuperato tutti gli ostaggi, compirebbe un autentico suicidio diplomatico. Difendere il Paese diventerebbe impossibile. Nemmeno Trump potrebbe riuscirci».   L’editoriale è stato innescato dalle dichiarazioni del giornalista israeliano Amit Segal, trasmesse sul Canale 12 israeliano, secondo cui «non esiste una fase due, questo è chiaro a tutti, no?». Segal ha escluso qualsiasi soluzione che richiami gli accordi di Oslo, vantandosi che, una volta liberati gli ostaggi, Israele riprenderà a combattere,.   La Landsmann ha replicato che questo gioco è finito: «Il mondo ha compreso la realtà meglio di Israele», e persino i sostenitori di Trump «sono stanchi» di vedere i contribuenti americani finanziare le guerre di Israele. L’editorialista ha riportato le parole di Trump a Netanyahu: «Israele non può combattere contro il mondo, Bibi; non può combattere contro il mondo».  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
  Immagine di IDF Spokesperson’s Unit via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
 
Continua a leggere

Geopolitica

Il Cremlino dice di essere pronto per un accordo sull’Ucraina

Pubblicato

il

Da

Mosca rimane aperta a una risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina, ma le ostilità proseguiranno finché Kiev continuerà a ostacolare i negoziati, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.

 

Rispondendo al presidente francese Emmanuel Macron, che di recente ha scritto in un post su X che la Russia «dovrà pagare il prezzo» se si rifiutasse di dimostrare disponibilità a negoziare, Peskov, parlando ai giornalisti lunedì, ha sottolineato che Mosca ha sempre favorito una soluzione diplomatica alla crisi. Tuttavia, ha notato che Kiev, sostenuta dai suoi alleati occidentali, continua a respingere tutte le proposte russe.

 

«La Russia è pronta per una soluzione pacifica», ha affermato Peskov, evidenziando che la campagna militare di Mosca continua «a causa della mancanza di alternative». Ha aggiunto che la Russia raggiungerà infine i suoi obiettivi dichiarati, salvaguardando i propri interessi di sicurezza nazionale.

Sostieni Renovatio 21

Le sue dichiarazioni arrivano in vista dell’incontro previsto per venerdì a Washington tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.

 

Peskov ha espresso apprezzamento per gli sforzi diplomatici di Trump volti a risolvere pacificamente il conflitto, auspicando che «l’influenza degli Stati Uniti e le capacità diplomatiche degli inviati del presidente Trump contribuiscano a incoraggiare la parte ucraina a essere più proattiva e preparata al processo di pace».

 

La Russia ha ripetutamente ribadito la propria disponibilità a colloqui di pace con l’Ucraina. Le due parti erano vicine a un accordo a Istanbul all’inizio del 2022, ma, secondo Mosca, Kiev si è ritirata dopo che i suoi sostenitori occidentali l’hanno spinta a continuare il conflitto.

 

Da allora, i funzionari russi hanno sostenuto che né Kiev né i suoi alleati europei sono genuinamente interessati a porre fine alle ostilità, accusandoli di ostacolare i negoziati con condizioni mutevoli e ignorando le proposte russe.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Immagine di A.Savin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported2.5 Generic2.0 Generic1.0 Generic

 

Continua a leggere

Più popolari