Geopolitica

Boris Johnson ordina all’Italia: potete cambiare il vostro governo ma non la politica per l’Ucraina

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Il premier britannico Boris Johnson ha speso qualche parola sull’Italia in una recente intervista a La Repubblica.

 

«Nelle prossime settimane sia Mario Draghi che io lasceremo l’incarico. Ma sono certo che i nostri successori comprenderanno la porta  in gioco in Ucraina».

 

Per BoJo si tratta di una missione irrinunciabile: «i valori fondamentali alla base della nostra pace e della nostra sicurezza sono minacciati. Dobbiamo continuare a difenderli. Ad ogni costo».

 

In pratica, Johnson vuole che l’Italia, anche cambiando governo, continui nella sua politica suicida di scontro con la Russia ordinata da USA e NATO – con la spinta sempre più forsennata di Londra.

 

La versione di Boris è ben oltre il limite del ridicolo.

 

«Con l’avvicinarsi dell’inverno il Regno Unito e l’Italia si trovano, ancora una volta, fianco a fianco nell’affrontare le conseguenze globali dell’invasione russa. Il vile blocco delle forniture di grano e la militarizzazione dell’energia da parte di Putin hanno fatto impennare i prezzi di cibo e gas».

 

Le sanzioni Putin con evidenza se le è fatte da solo, pare dire il biondo di origine circassa.

 

«Di fronte a tale situazione, si potrebbe essere tentati di ripiegare internamente ed evitare un ulteriore confronto. Ma l’unico modo per sconfiggere un bullo è affrontarlo, mettendo a nudo la sua debolezza, attraverso la nostra forza collettiva».

 

Come riportato da Renovatio 21, pare non esservi nulla che sta a cuore al governo di Londra come la guerra alla Russia: Johnson ha visitato personalmente più volte Kiev, e il viaggio in aprile, si mormora, servì a scoraggiare Zelens’kyj dall’accettare un accordo col Cremlino.

 

Johnson ha agito come «buttadentro» della NATO anche con visite in Scandinavia, dove l’Isvezia e la Finlandia hanno rinunziato per sempre allo status di neutralità chiedendo l’adesione all’Alleanza Atlantica.

 

La fregola antirussa inglese, visibile anche prima dello scoppio del conflitto, fu stigmatizzata dal presidente croato Milanovic e dall’ex ministro degli Esteri austriaco Kneissl.

 

Non si contano poi gli appelli di Johnson per aumentare la quota di armi da regalare a Kiev e gli annunci di boicottaggio del combustibile russo.

 

Armi e personale addestratore britannici sarebbero impiegati odiernamente nel conflitto ucraino.

 

Johnson e Draghi, con Mattarella a latere, avevano dato spettacolo davanti ai fotografi durante il G20 di Roma, quando il biondo, forte dei suoi studi classici, interrogò i nostri sui sette colli di Roma.

 

Scenette cui pensare quasi con nostalgia, ora che l’Italia va verso il baratro totale e in Gran Bretagna la «povertà energetica» sta spingendo masse di donne verso la prostituzione.

 

 

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