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Animali

Orsi famelici terrorizzano il Giappone

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Il Sol Levante si trova sotto gli artigli di plantigradi affamati e aggressivi, che stanno assalendo con estrema violenza i cittadini.

 

L’aumento degli incidenti con gli orsi in tutto il Giappone ha suscitato reazioni da parte dei residenti e delle autorità. Tuttavia, gli esperti di fauna selvatica ritengono che gli incontri umani con gli orsi derivino dalla fluttuazione della disponibilità di cibo. In mezzo alle crescenti preoccupazioni, i funzionari giapponesi consigliano cautela e uno smaltimento responsabile dei rifiuti.

 

Gli esperti di fauna selvatica del Giappone hanno segnalato una crescita allarmante di incidenti legati agli orsi, citando le difficoltà degli animali nel trovare cibo nei loro habitat naturali.

 

Da aprile, gli orsi sono stati collegati a 158 feriti e un paio di morti, eguagliando il record del 2020. La maggior parte delle aggressioni ursine è avvenuta nel nord di Honshu, l’isola più grande del Giappone, come affermato dal ministero dell’Ambiente.

 

L’aumento degli assalti contro gli umani da parte dei plantigradi, secondo gli specialisti della fauna selvatica, può essere fatto risalire all’abbondante raccolto di ghiande e faggiole dell’anno scorso, che ha dato vita a cuccioli di orso più robusti. Al contrario, la carenza di questi alimenti quest’anno ha costretto più orsi a invadere gli insediamenti umani, desiderosi di trovare cibo prima di iniziare il letargo all’inizio di dicembre.

 

Secondo le notizie locali, si è verificato un aumento degli incontri con gli orsi in Giappone perché gli orsi hanno iniziato a spostarsi nei villaggi spopolati, provocando ulteriori attacchi nelle aree edificate.

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Su 47 prefetture, 15 hanno subito attacchi di orsi da marzo a settembre. Il maggior numero di incidenti si è verificato ad Akita, la regione più settentrionale dell’Honshu, nota per essere il luogo delle ultime apparizioni della Vergine riconosciute dalle autorità cattoliche.

 

Violenze ursine si sono registrate anche a Iwate e Fukushima. È stato riferito che a Iwate più della metà di questi incontri sono avvenuti vicino o all’interno delle case, anche quando i residenti adottavano precauzioni come l’uso di campanelli per scoraggiare quelli che i giapponesi chiamano kuma.

 

All’inizio del mese, è stato riferito che sei persone, tra cui una donna anziana e una studentessa alla fermata dell’autobus, sono state attaccate da un orso in un’area urbana di Akita in un solo giorno, con tre incidenti avvenuti vicino a zone commerciali e residenziali.

 

Nella stessa prefettura, dove quest’anno sono stati segnalati 52 attacchi di plantigradi – un aumento significativo rispetto all’anno precedente – un uomo di 66 anni ha trovato un orso nel suo garage. Raccontando la sua esperienza a una testata locale, ha detto di aver guardato negli occhi l’orso e di aver cercato di fuggire ma è stato tirato a terra e morso alla testa dalla belva.

 

Il Ministero dell’Ambiente Shintaro Ito ha definito notevole l’aumento degli attacchi, sottolineando l’importanza di smaltire correttamente i rifiuti alimentari per evitare di attirare animali e la necessità di tenere le porte chiuse.

 

Il governatore di Iwate Takuya Tasso ha invece avvertito che fare affidamento sulle esperienze passate di incontri con orsi innocui è inadeguato e che le persone devono prestare maggiore attenzione.

 

Il Giappone ha visto un aumento significativo della sua popolazione di orsi. Recentemente, un notiziario ha riportato una stima di 44.000 orsi neri, un notevole aumento rispetto ai 15.000 stimati dal Centro per la biodiversità del ministero dell’ambiente nel 2012. Questo conteggio esclude l’Hokkaido, che si ritiene ospiti circa 11.700 orsi bruni di Ussuri, un numero che è più che raddoppiato. dal 1990.

 

Eventi recenti hanno riacceso i ricordi del famigerato incidente di Sankebetsu nel dicembre 1915, dove l’attacco di un enorme orso bruno provocò sette morti e tre feriti in Hokkaido. Questo tragico episodio, che ha ispirato romanzi, produzioni teatrali e un film, si è concluso solo quando un cacciatore ha ucciso l’orso.

 

Come riportato da Renovatio 21, aggressioni mortali perpetrate da orsi si stanno registrando anche in Italia, dove le tremende bestie sono state reintrodotte artificialmente dallo Stato. Sul motivo di tale operazione, possiamo fare qualche pensiero.

 

In Italia, come provano recenti episodi terrificanti, è tornato anche il lupo.

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Animali

Londra vieterà la bollitura di aragoste e granchi vivi

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Il governo britannico  ha elaborato un piano per proibire la bollitura viva di aragoste e granchi, nell’ambito della sua più recente strategia per il benessere animale.   La misura è inclusa nella nuova strategia resa pubblica lunedì e fa seguito alla decisione governativa del 2022 di riconoscere formalmente i crostacei decapodi e i molluschi cefalopodi come esseri senzienti.   Il documento evidenzia lacune nella conoscenza dei percorsi degli animali vivi lungo le catene di fornitura «dalla cattura all’abbattimento», che rendono più complesso prevenire «dolore o sofferenza inutili». Per affrontare questa problematica, il governo ha annunciato che emanerà linee guida sui metodi di macellazione umana per i decapodi, precisando che «la bollitura degli animali vivi non è accettabile». Tra le alternative proposte figurano il congelamento o lo stordimento elettrico.   La bollitura di crostacei vivi è una pratica secolare, diffusasi soprattutto dopo che aragoste e granchi divennero prodotti comuni nei mercati urbani di Europa e Nord America nei secoli XVIII e XIX, quando si riteneva che questi animali non provassero dolore. Negli ultimi decenni, tuttavia, la consuetudine ha attirato crescenti critiche, alla luce di evidenze scientifiche che dimostrano come i crostacei decapodi siano in grado di sperimentare dolore e sofferenza.

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«Granchi, aragoste e gamberi sopportano sofferenze inimmaginabili, tra cui una delle forme di morte più strazianti: essere bolliti vivi», ha dichiarato Crustacean Compassion («Compassione crostacea»), organizzazione benefica britannica per il benessere animale, aggiungendo che gli animali possono subire un dolore intenso fino a tre minuti prima di morire. L’associazione chiede da tempo al governo di porre fine a quella che definisce una pratica «barbara».   Le associazioni di categoria hanno messo in guardia sul fatto che le dinamiche commerciali influenzeranno l’adozione di eventuali novità. «Se qualcuno vuole acquistare un granchio o un’aragosta vivi, non li pagherà se sono già morti», ha riferito al Daily Mail la Shellfish Association of Great Britain, sottolineando che lungo tutta la filiera esiste un forte incentivo a minimizzare lo stress per mantenere la qualità e ottenere prezzi più alti.   L’associazione ha tuttavia avvertito che il costo delle apparecchiature per lo stordimento, circa 4.700 dollari, potrebbe dissuadere ristoranti e hotel, inducendoli a importare piuttosto prodotto congelato dall’estero.

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Immagine di snowpea&bokchoi via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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Animali

Lo strumento per capire quando i lupi attaccano l’uomo: ecco la scala di Geist

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Valerius Geist (1938-2021) fu un etologo canadese, professore all’Università di Calgary, famoso per i suoi studi sul comportamento dei grandi mammiferi nordamericani, e in particolare i lupi.

 

Il suo lavoro è di grande attualità in questo momento ed in particolare per la cosiddetta «Scala di Geist». La scala è metodo, una sorta di vero e proprio metro, per determinare quando e come i lupi, in assenza di ostacoli e di dissuasioni, arrivino progressivamente a perdere il timore dell’uomo e ad attaccarlo e predarlo attivamente.

 

Tale progressione si articola in sette tappe e sebbene prenda in considerazione il contesto canadese

 

1) All’interno del territorio dei branchi di lupi le prede scarseggiano non solo a causa di aumento della predazione, ma anche dall’emigrazione in massa delle prede spaventate, portando a una virtuale assenza di prede. I lupi frequentano sempre di più le discariche di rifiuti di notte.

 

2) I lupi in cerca di cibo cominciarono ad avvicinarsi alle abitazioni umane di notte. La loro presenza è spesso annunciata da frequenti e forti latrati di cani da cortile. A volte cani da pastore affrontano i lupi, con conseguenti lunghi duelli notturni. I lupi vengono sentiti ululare anche durante il giorno.

 

3) I lupi appaiono alla luce del giorno e ad una certa distanza osservano le persone che fanno le loro faccende quotidiane. Si avvicinano agli edifici durante il giorno.

 

4) Il bestiame di piccola taglia e gli animali domestici vengono attaccati anche vicino agli edifici durante il giorno. I lupi agiscono decisamente con più audacia nelle loro azioni. Le persone con i cani si ritrovano a difendere i loro cani da un lupo o diversi lupi. Tali attacchi sono ancora attacchi titubanti e le persone riescono a salvare alcuni cani. In questa fase i lupi non si concentrano sugli umani, ma attaccano animali domestici e alcuni capi di bestiame con determinazione. Tuttavia, possono minacciar e gli esseri umani con i denti scoperti e ringhiando quando questi difendono i loro cani da difesa o vicino a una cagnolina in calore, o vicino a una carcassa di un animale ucciso sulla strada. I lupi stanno ancora delimitando il loro nuovo territorio.

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5) I lupi attaccano il bestiame di grandi dimensioni, con conseguenze di code tagliate, orecchie e garretti morsicati. Vengono ritrovati i primi bovini gravemente feriti; tendono ad avere severe lesioni alle mammelle, all’inguine e agli organi sessuali e devono essere soppressi. Le azioni dei lupi diventano più sfacciate e bovini o cavalli possono essere uccisi vicino a case e fienili dove il bestiame o i cavalli stavano cercando di trovare rifugio. I lupi possono seguire gli equini e circondarli. Sono in grado di salire sulle verande e guardare dentro le finestre.

 

6) I lupi rivolgono la loro attenzione alle persone e incominciano ad avvicinarsi, inizialmente semplicemente esaminandole da vicino per diversi minuti di fila. Questo è un passaggio dallo stabilire il territorio al prendere di mira le persone come prede. I lupi possono compiere attacchi esitanti, quasi giocosi, mordendo e strappando i vestiti, pizzicando gli arti e il busto. Si ritirano quando vengono affrontati. Difendono le loro prede muovendosi verso le persone e ringhiando e abbaiando contro di loro da 10-20 passi di distanza.

 

7) I lupi attaccano le persone. Questi attacchi iniziali sono goffi, perché i lupi non hanno ancora imparato ad abbattere efficacemente la nuova preda. Le persone attaccate possono spesso scappare a causa della goffaggine degli attacchi. Un uomo preparato fisicamente e coraggioso può respingere o strangolare un lupo che attacca. Tuttavia, contro un branco di lupi non c’è difesa e anche due uomini capaci e armati possono essere uccisi. I lupi, come cacciatori in branco, sono dei predatori esperti che possono uccidere cinghiali ed orsi. I lupi ora attaccano e predano attivamente l’uomo.

 

La scala di Geist è un modello e pertanto va interpretata sulla base della situazione esistente nei diversi Paesi ma costituisce un ausilio efficace per determinare a che punto ci troviamo.

 

In Italia, la situazione è affatto peculiare in quanto i lupi, protettissimi e coccolati da associazioni ambientaliste e da leggi ad hoc, come se fossero animali indifesi e in via d’estinzione, hanno proliferato fino a divenire presenza invasiva e infestante in ogni parte della penisola.

 

Le succitate leggi e una propaganda che dipinge il lupo come animale schivo e timoroso dell’uomo hanno contribuito ad abbassare il livello di allerta di amministrazioni locali e gente comune e ora ci troviamo di fronte ad un escalation di attacchi agli animali e alle persone che ci conducono ad affermare che ci troviamo all’inizio della fase 7 della scala di Geist.

 

I lupi hanno iniziato ad attaccare l’uomo in Italia. Ancora non ci è «scappato il morto» ma è solo questione di tempo. È altresì noto che l’inazione, l’arrendevolezza portano queste belve ad abbandonare ogni sorta di remora e di timore nei confronti degli uomini.

 

Il «lupo cattivo», sì, solo una storia per bambini, ci hanno fatto credere fin dall’infanzia..e invece no, i lupi hanno predato l’uomo fino almeno alla fine del XIX secolo come testimonianze e resoconti storici tramandano. Poi misure drastiche adottate da comunità e istituzioni, hanno messo fine al problema, ecco perché il lupo per almeno un centinaio di anni ha temuto l’uomo e lo ha evitato attivamente, contribuendo così a creare la leggenda del lupo timido e pauroso.

 

Ora la situazione è cambiata. Le belve sono più attive e potenzialmente pericolose di quando scorrazzavano per un’Europa ricoperta di boschi. Ora hanno la pellaccia lisciata da leggi compiacenti e draconiane con chi non le rispetta oltre che dai lai beoti di ambientalisti tanto incoscienti quanto in malafede.

 

Anarco-tirannia lupina – oltre che migratoria – in piena regola e noi, i nostri cari e specialmente i nostri bambini siamo le vittime designate.

 

Siamo disposti ad accettarlo?

 

Victor García

 

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Animali

Lupi investiti da auto in tutta Italia. Quanti esemplari circolano davvero nella penisola?

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È sufficiente digitare «lupo investito» su un qualsivoglia motore di ricerca per rendersi conto che è in corso una vera e propria «epidemia» di incidenti di questi animali che ormai dilagano in tutta Italia, da Nord a Sud.    I lupi sono davvero dappertutto, «ai monti e al mare», in collina e pure in pianura, nei paesini come nelle città, non si fermano ormai davanti a nulla, non hanno più timore dell’uomo.    E così si moltiplicano i casi di incontri ravvicinati, senza contare la predazione indiscriminata di capi di bestiame che continua ormai da anni e che sta mettendo in crisi un intero settore economico.   I lupi ormai aggrediscono qualunque essere vivente, compreso il «miglior amico dell’uomo». Anche qui è sufficiente una ricerca su google per capire l’entità del fenomeno. C’è di che far cambiare idea a molti animalisti sul tema, se non altro per l’inevitabile corto circuito mentale che questa situazione viene a creare.   Abbiamo motivo di affermare che ormai ci troviamo agli ultimi stadi della scala di Geist. Valerius Geist fu un naturalista canadese che elaborò un vero e proprio schema che dimostra come – date certe precondizioni e una situazione in cui il lupo può proliferare senza particolari minacce – si possa arrivare alla vera e propria predazione nei confronti dell’uomo.   Ciò è avvenuto storicamente in tutta Europa e avviene tuttora in diverse zone del mondo.   Ma quali sono i numeri del lupo? Quanti esemplari circolano o meglio infestano la penisola? Secondo un rapporto dell’Ispra risalente al 2022, lo Stivale alberga la bellezza di 3,500 lupi, un numero impressionante per un animale protetto dalla legge e «coccolato» da naturalisti ed animalisti. Tuttavia se andiamo a leggere i risultati del rapporto, ci possiamo rendere conto di come i dati risalgano al 2020-2021 e siano stati elaborati nel 2024!   In quasi un lustro, ci possiamo aspettare che, al netto degli investimenti automobilistici, delle morti per cause varie tra cui le uccisioni «illegali» da parte di cacciatori o allevatori esasperati, i numeri siano aumentati considerevolmente. Molti lo postulano su pagine Facebook e su vari forum di difesa rurale.   In tale situazione, è iniziato anche in Italia il cosiddetto processo di «declassamento» del lupo da animale «rigorosamente protetto» a «protetto» facendo seguito alle direttive europee. Dopo la prima votazione positiva alla Camera dei Deputati l’iter è ancora lungo e le associazioni animaliste sono già sul piede di guerra.   Ciò detto, pensateci bene, belve scatenate e assetate di sangue che già aggrediscono le persone e preferibilmente i bambini sono protette e quasi intoccabili così come altre belve su due gambe scorrazzanti nelle nostre città.   Siamo noi e i nostri figli a non godere di protezione alcuna in nome di una Necrocultura per cui possiamo tranquillamente essere sacrificati a quelle belve che per molti adepti dell’animalismo sono veri e propri totem.   Quanto ancora saremo disposti ad accettarlo?   Victor García   

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