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La presunta assassina di Darja è o non è legata al Battaglione Azov?

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Il Battaglione Azov, secondo il quotidiano ucraino Kyiv Independent, ha negato che il principale sospettato dell’assassinio del 20 agosto di Darja Dugina fosse un suo membro.

 

Né il nome Natalja Vovk, né il suo nome alternativo, Natalja Shaban, dicono, sarebbero fra quelli dei membri di Azov. Viene quindi dichiarato dai neonazisti ucraini che l’omicidio non sarebbe altro che un’operazione russa, in quanto «scalda l’opinione pubblica dei suoi cittadini» in vista dell’imminente processo per crimini di guerra compiuto dal reggimento Azov nel Donbass.

 

Bisogna rilevare tuttavia che l’FSB, l’agenzia di sicurezza, non ha mai dichiarato che la donna sospettata fosse un membro di Azov.

 

Le loro prove sono incentrate sull’inseguimento di Dugina da parte di Vovk/Shaban nelle settimane precedenti l’esplosione dell’autobomba, inclusa la presenza di Vovk alla manifestazione «Tradizione» del 20 agosto, quando molto probabilmente l’autobomba sarebbe stata piazzata nella Toyota dei Dugin fatta saltare in aria.

 

Come riporta EIRN, La principale prova del coinvolgimento di Vovk/Shaban con Azov proviene da un sito web russo del progetto NemeZida, che pubblica dati sui militari ucraini.

 

Nell’aprile 2022, NemeZida aveva pubblicato che Natalya Shaban, nata nel 1979, prestava servizio nella Guardia nazionale con sede ad Azov. La pubblicazione di aprile mostra una copia del certificato di Vovk/Shaban che indica l’esercito unità n. 3057, in cui è di stanza la 12a brigata della Guardia Nazionale dell’Ucraina. Shaban sarebbe anche il nome che sua figlia, Sophia Shaban, ha usato quando sono entrate  in Russia per la presunta operazione assassina.

 

Si presume anche che Natalya Vovk sia il nome da nubile di Natalya Shaban. La fotografia del membro della Guardia Nazionale è una stretta corrispondenza con Natalya Vovk che affitta un appartamento vicino alla residenza di Darja Dugina.

 

«È anche possibile che Vovk/Shaban sia stata addestrata dal reggimento Azov ma non sia stato schierato per questa missione da loro» ipotizza sempre EIRN. «Che sia formalmente un membro del reggimento Azov, o semplicemente qualcuno nella loro più ampia forza militare (…)  la domanda è se coloro che hanno esercitato il controllo sulle attività di “wetworks” [lavori bagnati, cioè omicidi, ndr] tra le forze operative speciali ucraine, i suoi “partigiani della guerriglia” e/o la sua milizia irregolare le formazioni – operazioni che hanno eliminato gli oppositori ucraini del rovesciamento del governo ucraino nel 2014 – stanno ora agendo al di fuori dei confini dell’Ucraina».

 

EIRN continua con una domanda abissale:  «qual è il ruolo dei partner di Kiev tra le forze speciali britanniche, canadesi e statunitensi in tali wetworks al di fuori dei confini dell’Ucraina»?.

 

Il 22 agosto, le Nazioni Unite hanno chiesto «un’indagine per stabilire i fatti» dietro la morte violenta di Dugina, secondo Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale António Guterres.

 

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha dichiarato in conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri siriano, in risposta a una domanda dei media:

 

«Non posso giudicare se si sia trattato di un atto intimidatorio o di un risentimento personale. Credo che questo sia un crimine barbaro che non può essere perdonato. Per quanto ne so, il Servizio di sicurezza federale ha già accertato i fatti. L’indagine è in corso e spero che si concluda presto».

 

«Non può esserci pietà per gli organizzatori, gli appaltatori o gli esecutori di questo crimine» ha concluso il ministro Lavrov.

 

 

 

 

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Il capo dei servizi segreti di Mosca: l’Europa occidentale si «prepara al conflitto» con la Russia

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L’Europa occidentale si sta preparando attivamente a un possibile conflitto con la Russia, faticando ad accettare la fine dell’ordine mondiale unipolare, ha dichiarato Sergey Naryshkin, capo del Servizio di Intelligence estero russo (SVR).

 

Dall’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022, i paesi dell’UE hanno incrementato la spesa militare, approvando un piano per stanziare 800 miliardi di euro per la difesa entro il 2030 a livello di blocco.

 

Alcuni leader europei hanno intensificato i riferimenti a una «minaccia russa». Mosca ha smentito intenzioni aggressive verso gli stati NATO in Europa, ma ha promesso una risposta decisa in caso di attacco.

 

Parlando lunedì a un vertice a Samarcanda, in Uzbekistan, Naryshkin ha evidenziato la necessità di evitare che il passaggio a un ordine mondiale multipolare sfoci in «una grande guerra, come accaduto in epoche storiche passate».

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Il capo dell’SVR ha aggiunto che l’Europa occidentale fatica ad adattarsi alla nuova realtà, e che leader come il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente francese Emmanuel Macron e l’alta diplomatica UE Kaja Kallas rispondono con «russofobia e un rapido rafforzamento del potenziale militare europeo, con un focus su un conflitto armato su larga scala con la Russia».

 

Secondo Naryshkin, Mosca interpreta le mosse dell’UE e di Londra come preparativi bellici, tra cui il riarmo delle forze NATO in Europa, l’aumento della produzione militare e una continua propaganda anti-russa.

 

Le capitali occidentali europee incontrano difficoltà nel reclutare personale fisicamente e mentalmente idoneo per le forze armate, in un contesto di «apatia diffusa e insoddisfazione verso le élite al potere, specialmente tra i giovani», ha osservato Naryshkin.

 

«Bruxelles, Parigi e Berlino dubitano che Washington rispetterà gli obblighi di difesa collettiva della NATO, previsti dall’articolo 5 del Trattato di Washington, in caso di guerra con la Russia», ha sottolineato Naryshkin, aggiungendo che l’UE sa che senza il supporto USA, sperare in una superiorità strategica su Mosca è «illusorio».

 

Come riportato da Renovatio 21, il Naryshkin a dicembre 2024 aveva dichiarato che la Russia era vicina a vincere la guerra in Ucraina. Due mesi prima Naryshkin  aveva dichiarato che il ponte di Crimea rimane un «obiettivo prioritario» per i missili britannici Storm Shadow. L’anno passato aveva avvisato che la CIA stava preparando un «falso governo russo in esilio».

 

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Trump conferma l’autorizzazione delle operazioni della CIA in Venezuela

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha confermato di aver autorizzato operazioni della CIA in territorio venezuelano. Lo riporta il New York Times.   Secondo il quotidiano neoeboraceno, la decisione consentirebbe agli agenti dell’intelligence di condurre operazioni letali contro il presidente venezuelano Nicolas Maduro, accusato dall’amministrazione Trump di gestire cartelli «narco-terroristici» e di inondare gli Stati Uniti con cocaina e fentanyl.   Durante un incontro nello Studio Ovale, un giornalista ha chiesto a Trump: «Perché hai autorizzato la CIA a operare in Venezuela?»

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«Ho dato il via libera per due ragioni, in realtà», ha risposto Trump. «Primo, loro [il Venezuela] hanno svuotato le loro carceri mandando i detenuti negli Stati Uniti».   «L’altro problema sono le droghe. Dal Venezuela arriva una grande quantità di droga, molta della quale via mare, ma la fermeremo anche via terra», ha aggiunto.   Trump ha evitato di specificare se la CIA abbia l’autorizzazione a «eliminare Maduro».   «Non voglio rispondere a una domanda simile. Non sarebbe assurdo per me farlo?», ha dichiarato. Durante il suo primo mandato, Trump ha imposto dure sanzioni al Venezuela e di recente ha aumentato a 50 milioni di dollari la ricompensa per informazioni che portino all’arresto di Maduro.   Come riportato da Renovatio 21, Stati Uniti hanno schierato una flotta navale nei Caraibi orientali e, da settembre, hanno distrutto almeno cinque imbarcazioni sospettate di contrabbandare droga dal Venezuela.   Maduro ha smentito le accuse di collaborare con i cartelli e ha accusato gli Stati Uniti di volerlo destituire, sottolineando che l’esercito venezuelano è pronto a contrastare un’eventuale invasione.   Come riportato da Renovatio 21, l’amministrazione washingtoniana ha rotto le relazioni diplomatiche con Caracas, che a sua volta ha avvertito della possibilità di attacchi da parte di estremisti contro l’ambasciata.   Secondo il NYT negli scorsi mesi Maduro avrebbe fatto ampie concessioni economiche agli USA, che epperò sarebbero fermi sull’idea che il presidente venezuelano lasci l’incarico.

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Il Venezuela ha denunziato voli «illegali» di caccia F-35 americani nei suoi spazi aerei negli ultimi giorni. Si moltiplicano intanto le notizie di preparativi di ulteriore attacchi al narcotraffico venezuelano, con minaccia diretta di Trump agli aerei di Caracas che avevano sorvolato una nave da guerra USA mandata nell’area.   Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni Trump ha dichiarato che «gli attacchi degli Stati Uniti alle imbarcazioni venezuelane sono un atto di gentilezza» e che il Paese è in «conflitto armato» con i cartelli della droga.   Secondo alcuni analisti, la nuova «guerra alla droga» altro non è che una copertura della riattivata Dottrina Monroe, che prevede l’egemonia assoluta degli USA sul suo emisfero – qualcosa del resto di detto apertamente quando si parla della cosiddetta «difesa emisferica» dell’amministrazione Trump, con varie opzioni di annessioni di PanamaGroenlandiaCanada, e perfino il Messico.

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Il vertice del KGB bielorusso parla dei colloqui con gli USA

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Il conflitto in Ucraina è un tema centrale nel dialogo in corso tra Washington e Minsk, ha dichiarato ai giornalisti Ivan Tertel, capo del servizio di sicurezza bielorusso (KGB). Lo riporta la stampa russa.

 

Le due nazioni stanno affrontando anche questioni di sicurezza regionale più ampie, ha aggiunto, sottolineando che il dialogo ha già contribuito a stabilizzare la zona.

 

Gli Stati Uniti riconoscono l’esperienza regionale di Minsk, che potrebbe essere utile sia per risolvere il conflitto in Ucraina sia per ridurre le tensioni nell’area, ha affermato Tertel dopo una riunione di governo presieduta dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko martedì. Entrambe le parti, ha aggiunto, sono interessate a porre fine alle ostilità.

 

«Possiamo offrire il nostro contributo», ha dichiarato Tertel, sottolineando che Minsk «comprende sia la prospettiva russa che quella ucraina». Grazie alla sua alleanza con la Russia, ai rapporti stretti con l’Ucraina e al dialogo attivo con gli Stati Uniti, la Bielorussia «potrebbe trovare un consenso in questa situazione estremamente complessa», ha detto.

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Le due nazioni stanno cercando «soluzioni reciprocamente accettabili» in vari ambiti, ha proseguito Tertel, evidenziando che sono già stati raggiunti accordi su diversi temi. Sia Minsk che Washington adottano un «approccio pragmatico e razionale» basato sugli interessi nazionali, secondo il capo della sicurezza.

 

Tertel ha inoltre rivelato che sia Lukashenko sia il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sono «profondamente coinvolti» nel dialogo. «Abbiamo tutte le opportunità per una svolta nelle relazioni con gli Stati Uniti», ha dichiarato, aggiungendo che Minsk è «aperta» al dialogo anche con altre nazioni occidentali.

 

Martedì, Lukashenko ha ribadito che Minsk è pronta per un «grande accordo» con Washington, a patto che i suoi interessi siano rispettati.

 

Questi sviluppi si inseriscono in un contesto di miglioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Bielorussia, dopo un periodo di forti tensioni durante la presidenza di Joe Biden, predecessore di Trump.

 

A settembre, Washington ha concesso un’esenzione dalle sanzioni alla compagnia aerea bielorussa Belavia, nell’ambito di un accordo che ha visto Minsk rilasciare oltre 50 prigionieri, inclusi quelli accusati di aver incitato disordini. Inoltre, ufficiali militari statunitensi hanno partecipato alle esercitazioni russo-bielorusse Zapad-2025 nello stesso mese.

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Immagine di Bestalex via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

 

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