Oligarcato
1 miliardo di dollari al giorno: ecco quanto i 10 maggiori miliardari USA hanno fatto durante la pandemia

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense.
Secondo un’analisi di Americans for Tax Fairness, il patrimonio netto combinato delle 10 persone più ricche degli Stati Uniti è più che raddoppiato da marzo 2020, raggiungendo 1,35 trilioni di dollari questa settimana.
I 10 miliardari più ricchi degli Stati Uniti hanno aggiunto circa 1 miliardo di dollari alla loro fortuna collettiva ogni giorno – o circa 12.600 dollari al secondo – dall’inizio della pandemia di coronavirus, che ha ucciso milioni di persone in tutto il mondo e gettato innumerevoli vite nel caos.
I 10 miliardari più ricchi degli Stati Uniti hanno aggiunto circa 1 miliardo di dollari alla loro fortuna collettiva ogni giorno – o circa 12.600 dollari al secondo – dall’inizio della pandemia di coronavirus
L’aggiornamento sulla ricchezza del miliardario arriva per gentile concessione del gruppo di difesa progressista Americans for Tax Fairness (ATF), che mercoledì ha pubblicato un’analisi stimando che il patrimonio netto combinato delle 10 persone più ricche degli Stati Uniti è più che raddoppiato da marzo 2020, raggiungendo 1,35 trilioni di dollari questa settimana.
«La pandemia è stata molto positiva per i miliardari americani, in particolare i primi 10», ha affermato il direttore esecutivo dell’ATF Frank Clemente, che ha osservato che i profitti della pandemia dei miliardari probabilmente non saranno tassati perché consistono in gran parte in plusvalenze non realizzate.
La proposta del senatore Ron Wyden (Democratico dell’Oregon) di assoggettare a tassazione le plusvalenze non realizzate dei mega-ricchi non è andata da nessuna parte al Congresso.
«Il loro osceno aumento della ricchezza – tutto potenzialmente non tassato – è in netto contrasto con la sorte delle famiglie lavoratrici americane, che hanno lottato per quasi due anni di crisi sanitaria e incertezza economica, tra cui, più recentemente, l’aumento dei prezzi», ha detto Clemente .
«Il loro osceno aumento della ricchezza – tutto potenzialmente non tassato – è in netto contrasto con la sorte delle famiglie lavoratrici americane, che hanno lottato per quasi due anni di crisi sanitaria e incertezza economica, tra cui, più recentemente, l’aumento dei prezzi»
«L’imposta sul reddito dei miliardari del senatore Wyden allineerebbe meglio le fortune dei più ricchi d’America con le esigenze degli americani medi».
BREAKING: The collective wealth of America’s 10 richest billionaires has more than DOUBLED during the pandemic.
That breaks down to $1 billion every day.
Each made about the same in a single minute as the average American household earns in an entire year.
This can’t continue. pic.twitter.com/gcaxL7ZN7M
— Americans For Tax Fairness (@4TaxFairness) January 19, 2022
«I redditi del 99% dell’umanità stanno peggio a causa del COVID-19»
L’analisi dell’ATF è l’ultimo di una serie di nuovi studi che evidenziano la misura in cui la pandemia di coronavirus ha accelerato la tendenza decennale dell’aumento della disuguaglianza di ricchezza negli Stati Uniti e nel mondo.
All’inizio di questa settimana, come riportato da Common Dreams, Oxfam International ha pubblicato un’analisi che mostra che i 10 uomini più ricchi del mondo hanno raddoppiato la loro ricchezza combinata dall’inizio della pandemia.
Nel frattempo, ha osservato il gruppo anti-povertà, «i redditi del 99% dell’umanità stanno peggio a causa del COVID-19».
Martedì, una coalizione di organizzazioni progressiste, tra cui la Fight Inequality Alliance e l’Institute for Policy Studies, ha stimato che una modesta tassa annuale sul patrimonio su milionari e miliardari globali raccoglierebbe 2,52 trilioni di dollari all’anno, denaro sufficiente per sollevare 2,3 miliardi di persone dalla povertà.
«Se non lo fai, tutti i discorsi privati non cambieranno ciò che sta arrivando: sono tasse o forconi. Ascoltiamo la storia e scegliamo con saggezza»
In una lettera aperta pubblicata mercoledì mattina, un gruppo di oltre 100 persone ricche ha espresso sostegno a una tale tassa, avvertendo che «la storia dipinge un quadro piuttosto deprimente di come appare il gioco finale di società estremamente diseguali».
«Per tutto il nostro benessere – ricchi e poveri allo stesso modo – è tempo di affrontare la disuguaglianza e scegliere di tassare i ricchi», si legge nella lettera, indirizzata alle élite politiche ed economiche.
«Se non lo fai, tutti i discorsi privati non cambieranno ciò che sta arrivando: sono tasse o forconi. Ascoltiamo la storia e scegliamo con saggezza».
Jake Johnson
Originariamente pubblicato da Common Dreams .
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Immagine di Anthony Quintano via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Oligarcato
Biden ha insabbiato un rapporto sullo scandalo di corruzione in Ucraina della sua famiglia

Joe Biden, mentre era vicepresidente degli Stati Uniti nel 2015, avrebbe chiesto alla CIA di occultare un rapporto sulle presunte attività commerciali corrotte della sua famiglia in Ucraina. Lo rivelano documenti desecretati.
Martedì, il direttore della CIA John Ratcliffe ha reso pubblici i documenti, in gran parte censurati. Uno dei documenti, un’e-mail governativa datata 10 febbraio 2016 e inviata all’agenzia, recitava: «Buongiorno, ho appena parlato con il Vicepresidente/Consigliere per la Sicurezza Nazionale e lui preferirebbe fortemente che il rapporto non venisse diffuso. Grazie per la comprensione».
Il nome del mittente è stato oscurato, indicando solo il titolo «PDB Briefer». Il Presidential Daily Brief è un documento top secret destinato alla distribuzione giornaliera al presidente degli Stati Uniti e a un ristretto gruppo di alti funzionari autorizzati.
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Il rapporto in questione riferiva che i funzionari ucraini dell’amministrazione dell’allora presidente Petro Poroshenko «hanno espresso sconcerto e delusione» durante la visita di Biden nel dicembre 2015.
«Questi funzionari hanno ritenuto che i presunti legami della famiglia del vicepresidente degli Stati Uniti con la corruzione in Ucraina fossero la prova di un doppio standard all’interno del governo degli Stati Uniti in materia di corruzione e potere politico».
Hunter Biden, figlio di Joe Biden e condannato per reati gravi, occupava una posizione ben remunerata nel consiglio di amministrazione di Burisma Holdings, un conglomerato energetico ucraino, durante il mandato da vicepresidente del padre.
Joe Biden ha ammesso pubblicamente di aver esercitato pressioni su Kiev per licenziare un procuratore generale che indagava su Burisma nel 2016. Tuttavia, ha negato di aver mai accettato tangenti o di essere stato a conoscenza degli affari esteri del figlio.
Nel dicembre dello scorso anno, Biden ha firmato un ampio atto di grazia per suo figlio, contraddicendo le precedenti promesse di non farlo. L’atto di grazia protegge Hunter da procedimenti penali per crimini commessi tra il 2014 e il 2024.
La diffusa corruzione in Ucraina ha sollevato preoccupazioni tra i funzionari statunitensi riguardo al possibile uso improprio degli aiuti. Recenti sondaggi indicano che la maggior parte degli ucraini ritiene che il problema stia peggiorando.
Come riportato da Renovatio 21, la famiglia Biden era stata accusata al Congresso USA di aver preso mazzette dalla Russia. La Commissione di supervisione della Camera afferma di aver identificato 20 milioni di dollari in pagamenti da fonti estere alla società di Hunter Biden, che descrivono come una copertura per vendere l’accesso al «network Biden» mentre suo padre era vicepresidente di Barack Obama dal 2009 al 2017.
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In particolare danari sarebbero arrivati dall’oligarca russa Yelena Baturina, vedova del controverso sindaco di Mosca Yurij Luzhkov, a Rosemont Seneca Thornton, una società di comodo gestita da Hunter Biden e dal suo socio in affari Devon Archer. Dei 3,5 milioni di dollari trasferiti dalla Baturina, 1 milione di dollari è stato trasferito direttamente ad Archer, mentre il resto è stato utilizzato per avviare Rosemont Seneca Bohai, un nuovo account utilizzato per ricevere più finanziamenti dall’estero, ha affermato la Commissione camerale.
Accuse per il giro di corruzione dei Biden in Ucraina sono arrivate da Igor Shokin, il procuratore di Stato che a Kiev investigava, tra le altre cose, sul colosso gasiero Burisma, che aveva assunto nel board l’inesperto Hunter Biden. Il vicepresidente Joe Biden si è vantato in pubblico di averlo fatto licenziare durante un suo breve viaggio diplomatico, in cui praticò estorsione nei confronti di presidente e premier ucraini.
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Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate Viktor Medvedchuk, un politico ucraino e del partito Piattaforma di Opposizione – Per la Vita, ora in esilio in Russia dopo essere stato arrestato dal regime Zelens’kyj e scambiato con Mosca, ha accusato Kiev di essere la «mangiatoia» per la corruzione del clan Biden.
Renovatio 21 aveva segnalato una pista kazaka ancora a inizio 2022 quando il Kazakistan fu oggetto di disordini, e riaffiorò una foto dei Biden con oligarchi di Astana, ripubblicata da organizzazioni locali anti-corruzione che chiedono la restituzione dei miliardi dei corrotti, politica poi abbracciata dall’attuale presidente Tokaev.
Un’altra parte consistente della corruzione del clan Biden riguarderebbe la Cina, con affari che comprendono anche investimenti in centrali atomiche, con legami con personaggi legati all’Intelligence della Repubblica Popolare così come, si è ipotizzato, il network interno di Xi Jinpingo.
Sull’origine del capitale del fondo internazionale di Hunter Biden fece un’ammissione un professore pechinese ad una conferenza pubblica appena dopo le elezioni 2020.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Oligarcato
Bill Gates critica la Svezia per l’aumento della spesa militare

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Oligarcato
Puff Daddy chiede pietà, ma il giudice lo condanna alla galera

Sean «Diddy» Combs ha espresso rammarico per le sue azioni passate e ha chiesto clemenza in una lettera indirizzata a un giudice di Nuova York, poco prima della sua condanna, che i pubblici ministeri ritengono debba superare i dieci anni di carcere.
Il magnate della musica, 55 anni, rischia fino a 20 anni di reclusione dopo essere stato riconosciuto colpevole di due capi d’imputazione per trasporto a fini di prostituzione. I procuratori hanno chiesto al giudice Arun Subramanian di infliggere almeno 11 anni e tre mesi, sottolineando che i reati «gravi» di Combs sono paragonabili a casi in cui sono state comminate condanne superiori a un decennio.
In una lettera pubblica di quattro pagine, Combs ha sostenuto che il periodo trascorso in custodia cautelare da settembre 2024 lo ha profondamente cambiato.
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«Oggi vi chiedo umilmente un’altra possibilità: un’altra possibilità di essere un padre migliore, un figlio migliore, un leader migliore nella mia comunità e di vivere una vita migliore», ha scritto.
Il rapperro ha riconosciuto di aver commesso «molti errori» e si è scusato con la sua ex fidanzata, Cassie, la cui testimonianza ha contribuito a una delle condanne.
«Le immagini di me che aggredisco Cassie mi perseguitano ogni giorno», ha dichiarato. «Ho perso la testa. Ho sbagliato gravemente a mettere le mani sulla donna che amavo. Mi dispiace profondamente e me ne pentirò per sempre».
Combs ha affermato di essere sobrio per la prima volta in 25 anni, descrivendo gli ultimi due anni come «i più difficili della mia vita».
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La richiesta di pietà non ha sortito effetto: il giudice di Nuova York ha condannato Sean «Diddy» Combs a 50 mesi, più di quattro anni di carcere, per «gravi reati di natura sessuale che hanno causato danni irreparabili a due donne». Il giudice Arun Subramanian ha dichiarato che una pena «significativa» è indispensabile «per inviare un messaggio chiaro sia agli autori di abusi sia alle vittime».
Combs è stato giudicato colpevole di «trasporto a fini di prostituzione», ovvero di aver accompagnato persone per attività sessuali illecite. L’accusa aveva richiesto una pena di undici anni, mentre la difesa aveva proposto un massimo di quattordici mesi.
L’ex icona dell’hip-hoppo, che ad agosto aveva chiesto la grazia presidenziale a Donald Trump, all’ultimo minuto ha ammesso le sue colpe in aula, definendo il proprio comportamento «disgustoso».
Come riportato da Renovatio 21, Puff Daddy era stato accusato di racket e traffico sessuale con un contorno di racconti imbarazzanti che parlano di forniture di centinaia di bottigliette di olio per bambini. Due mesi fa era emerso che l’uomo stava affrontando 120 nuove accuse di molestie sessuali, compresa quella di 10 mesi fa che parlava di una 13enne molestate assieme al celeberrimo produttore Jay-Z, marito dell’ancor più nota (e per taluni controversa) cantante nera Beyoncé Knowles, considerata vicina al Partito Democratico USA.
Secondo voci pubblicate sulla stampa americana, il Diddy sarebbe stato una sorta di Jeffrey Epstein in versione hip hop che avrebbe segreti, oltre che su tante stelle di Hollywood, anche su «politici» e «principi».
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Immagine di Reckless Dream Photography via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic; immagine tagliata.
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