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Transessuale vince di fila quattro gare di corsa femminili

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Un’atleta transessuale, in questo momento identificantesi come donna, ha vinto una sequenza di quattro diverse gare di corsa femminile solo quest’anno dopo aver infranto il record di 5000 metri femminili lo scorso anno. Lo riporta Summit News.

 

Il 50enne canadese Tiffany Newell si è «trasformato» in una donna nel 2017 e ha iniziato a gareggiare nello sport femminile nel 2020 dopo aver affermato di aver soddisfatto le linee guida di world Athletics – la Federazione internazionale dell’atletica leggera – sui livelli di testosterone.

 

Il Newell ha ottenuto il primo posto ai 3000 metri per donne di età compresa tra 45 e 49 anni al Winter Mini Meet l’8 gennaio e poi si è classificata prima anche nei 5000 metri femminili per donne di età compresa tra 45 e 49 anni pochi giorni dopo.

 

Il 5 febbraio, Newell ha ripetuto il risultato vincendo la competizione dei 1500 metri per donne di età compresa tra 45 e 49 anni.

 

Dopo aver compiuto 50 anni, l’atleta ha poi vinto il primo posto nella competizione dei 1500 metri per donne di età compresa tra 50 e 54 anni tenutasi dal 23 al 26 febbraio a Toronto.

 

L’International Consortium on Women’s Sport, un gruppo che chiede la protezione delle competizioni femminili, ha reagito alla notizia affermando che si trattava di un palese esempio di «discriminazione sessuale».

 

 

L’anno scorso, il Newell ha infranto il record canadese nella competizione di corsa indoor di 5000 metri per donne di età compresa tra 45 e 49 anni tenutasi alla York University di Toronto, battendolo di sei secondi, vincendo anche la gara femminile di 800 metri nello stesso evento.

 

Durante una precedente intervista, lo atleta si era opposto alla creazione di una categoria esclusivamente per i concorrenti transgenderri.

 

«Questa politica ha senso per gli atleti non binari, ma non mi sento a mio agio a gareggiare contro gli uomini. Mi classifica nel sesso in cui non sono identificato», ha detto il Newell. «Sono una donna e mi sento più a mio agio a correre contro donne o altre donne transgender. Credo che una categoria aperta possa funzionare se gli atleti possono continuare a gareggiare contro atleti dello stesso sesso».

 

 

Come riportato da Renovatio 21, di recente si è avuto il caso del ciclista trans che arriva primo alla corsa di categoria femminile, nonché quello dell’hockeista donna identificantesi maschilmente che ad un partita di trans-hockey ha riportato un trauma cranico dopo essersi scontrata con un uomo identificantesi femminilmente.

 

L’anno passato avevamo inoltre veduto due ciclisti trans finiti al 1° e 2° posto baciarsi sul podio, mentre terza era arrivata una donna che teneva in braccio il suo bambino. Vi erano state, prima delle Olimpiadi di Tokyo, accuse di favorire gli atleti trans erano state mosse contro lo stesso Comitato Olimpico Internazionale (CIO).

 

È tuttavia il caso del nuotatore Lia Thomas, che compete ora nella categoria femminile dei campionati universitari americani, quello che ha fatto più scalpore, anche per recenti immagini emerse che lo ritraggono in pose particolari.

 

Contro lo sport transgender si era scagliato già due anni fa Donald Trump, proponendosi di diventare «il più grande allenatore di basket femminile della storia» qualora potesse convincere il campione dei Los Angeles Lakers LeBron James a scendere in campo per lui.

 

«Dobbiamo proteggere l’integrità dello sport femminile costretto a competere con chi è nato biologicamente maschio» ha dichiarato il 45° presidente degli Stati Uniti d’America. «Penso che sia assurdo quello che sta succedendo (…) Molti nuovi record sono stati battuti nello sport femminile, troppi sono stati frantumati».

 

«I record che hanno resistito per anni e decenni vengono ora distrutti con facilità – aveva tuonato Trump – Se questo non viene cambiato, lo sport femminile come sappiamo morirà e finirà».

 

Precisiamo a questo punto che l’articolo pubblicato da Renovatio 21 secondo cui un motociclista identificantesi come ciclista ha stabilito il record mondiale di ciclismo è satira – però solo per il momento.

 

 

 

 

Immagine da Instagram

 

 

 

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