Spirito
«Questa chiesa è una contraffazione»: omelia di mons. Viganò
Renovatio 21 pubblica l’omelia di monsignor Carlo Maria Viganò tenuta durante la solennità del Preziosissimo sangue di Nostro Signore Gesù Cristo (7 luglio 2024).
IN SANGUINE TUO
Omelia nella Solennità esterna del Preziosissimo Sangue di N.S.G.C.
Redemisti nos, Domine, in sanguine tuo,
ex omni tribu, et lingua, et populo, et natione:
et fecisti nos Deo nostro regnum.
Ap 5, 9-10
Fratelli e sorelle carissimi,
Permettetemi innanzitutto di manifestarvi la mia serenità d’animo nell’affrontare questa prova. Ho sperimentato la stessa pace interiore quando, qualche anno fa, ho riscoperto la Messa tradizionale, che da allora non ho mai smesso di celebrare esclusivamente e che mi ha riportato al cuore palpitante della nostra santa Religione, a comprendere che essere unito a Cristo Sacerdote nell’offerta all’eterno Padre deve necessariamente tradursi nella mistica immolazione di sé sul modello di Cristo Vittima, nel ripristinare l’ordine divino in cui la Carità ci consuma di amore per Dio e per il prossimo, e ci mostra quanto sia incomprensibile – oltre che inaccettabile – modificare alcunché di quest’ordine perfetto che la Santa Chiesa anticipa sulla terra proprio mettendo la Croce al centro di tutto. Stat Crux dum volvitur orbis.
Da sessant’anni, tuttavia, assieme al mondo, volvitur et ecclesia. Anche il corpo ecclesiale ha perso il proprio punto di stabilità: ieri, nel folle tentativo di adeguarsi al mondo ammorbidendo la propria dottrina; oggi, nella deliberata volontà di cancellare la Croce, segno di contraddizione, per compiacere il Principe di questo mondo.
E in un mondo ostile alla Croce di Cristo, non è possibile predicare Cristo, e Cristo crocifisso, perché ciò risulta «divisivo» di una «umana fratellanza» dalla quale è esclusa la paternità di Dio. Non stupisce quindi che coloro che annunciano il Vangelo senza adattamenti siano considerati nemici.
I Cristiani di tutte le epoche, e tra loro i Pastori in primo luogo, sono sempre stati avversati e combattuti e uccisi proprio per l’incompatibilità tra la Civitas Dei e la civitas diaboli. Ce lo ha insegnato il Signore: Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra (Gv 15, 20).
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Pochi giorni fa una chiesa asservita al mondo mi ha processato per scisma e condannato con la scomunica per aver professato apertamente la Fede che il Signore con la Consacrazione Episcopale mi ha ordinato di predicare; la stessa Fede per la quale furono uccisi i Martiri, perseguitati i Confessori, imprigionati o esiliati sacerdoti e Vescovi.
Ma come possiamo anche solo pensare che sia la vera Chiesa a colpire i suoi figli e i suoi Ministri, e allo stesso tempo ad accogliere i suoi nemici e a far propri i loro errori?
Questa chiesa, che si denomina «conciliare e sinodale», è una contraffazione, una contro-chiesa, per la quale tutto inizia e finisce in questa vita, e che non vuole accettare nulla di eterno proprio perché l’immutabilità della Verità di Dio è intrinsecamente aliena alla rivoluzione permanente che essa ha accolto e che promuove.
Se non fossimo perseguitati da chi è ostile alla Croce, dovremmo mettere in discussione la nostra fedeltà a Cristo, che da quel trono di dolore e di sangue ha colpito a morte il Nemico del genere umano.
Se il nostro Ministero potesse essere in qualche modo «tollerato», vorrebbe dire che è inefficace e compromesso, anche solo per l’accettazione implicita di una impossibile convivenza tra opposti, di una ermeneutica della continuità in cui c’è posto per la verità e l’errore, per la luce e le tenebre, per Dio e Belial.
Ecco perché considero questa sentenza del sinedrio romano come un motivo di chiarezza: un Cattolico non può non essere in stato di scisma con chi rifiuta la Professione della Fede nella Carità. Non può esservi alcuna comunione con chi per primo ha infranto il vincolo soprannaturale con Cristo e con il Suo Corpo Mistico. Né vi può essere obbedienza e sottomissione ad una versione adulterata del Papato in cui l’autorità si è deliberatamente sottratta a Cristo, principio primo di quell’autorità, per mutarsi in tirannide.
Così, come nella scelta moralmente necessaria di tornare alla Messa Apostolica ho ritrovato il vero significato del mio Sacerdozio, anche nella decisione di denunciare l’apostasia della Gerarchia modernista e globalista ho ritrovato il senso del mio Episcopato, dell’essere un Successore degli Apostoli, testimone di Cristo e Pastore nella Sua Chiesa.
Pavidità, rispetti umani, valutazioni opportunistiche, sete di potere o corruzione hanno condotto molti miei Confratelli a compiere la scelta più semplice: lasciare solo il Signore nella Sua Passione e mischiarsi tra la folla dei Suoi carnefici, o anche solo rimanere a guardare per timore di mettersi contro i sommi sacerdoti e i gli scribi del popolo.
Alcuni di essi, come Pietro, ripetono il Non Lo conosco per non essere condotti davanti allo stesso sinedrio. Altri se ne stanno chiusi nel loro cenacolo, accontentandosi di non essere processati e condannati. Ma è questo che il Signore vuole da noi? è a questo che Egli ci ha chiamati, scegliendoci come Suoi Ministri e come annunciatori del Suo Vangelo?
Cari fratelli, benedite con me questi tempi di tribolazione, perché è solo in infirmitate che abbiamo la certezza di compiere la Volontà di Dio e di santificarci con la Sua Grazia. Come dice San Paolo: La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza (2 Cor 12, 9). Il nostro essere docili strumenti nelle mani del Signore è l’indispensabile premessa per far sì che la Sua opera sia veramente divina.
A noi non è chiesto altro che di seguirLo: Veni, et sequere me (Mt 10, 21); di seguirLo lasciando tutto il resto, che è compiere una scelta radicale. Ci è chiesto di predicare il Suo Vangelo, di battezzare tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, di custodire fedelmente tutti i precetti che il Signore ci ha comandato di osservare (Mt 28, 19-20).
Ci è chiesto di tramandare intatto ciò che abbiamo ricevuto – tradidi quod et accepi – senza aggiunte, senza cambiamenti, senza omissioni. E di predicare il Verbo opportune, importune, sopportando tutto: in omni patientia et doctrina (2 Tim 4, 2). Ci è chiesto di prendere la nostra croce ogni giorno, di rinnegare noi stessi, di essere pronti a salire il Calvario e farci crocifiggere con Cristo per risorgere con Lui, per partecipare della Sua vittoria e del Suo trionfo nell’eternità beata del Cielo.
Ci è chiesto di completare nella nostra carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, per il bene del Suo Corpo che è la Chiesa (Col 1, 24). Occorre che i Pastori tornino ad appartenere a Cristo, scrollando da sé il giogo opprimente di un asservimento al mondo che li rende complici della rovina della Chiesa.
Dal Sacratissimo Cuore, trafitto da una lancia, sgorga la Grazia infinita dei Sacramenti e principalmente del Sacerdozio cattolico. Esso assicura la perpetuazione dell’azione redentrice di Cristo attraverso la Storia, perché il Sacrificio perfetto della Vittima divina – che mediante il proprio sangue entrò una volta per sempre nel Santuario (Eb 9, 12) – continui ad essere offerto sotto le Specie sacramentali all’Eterno Padre.
Similmente, quando la Chiesa appare vinta e la si dà per morta, una lancia al suo costato rinnova quel sangue e quell’acqua, preparando le premesse di una futura restaurazione e garantendo la conservazione del Sacerdozio, della Messa, dei Sacramenti: della Tradizione. Saranno quel sangue e quell’acqua ad irrigare questa terra arsa e spaccata dalla siccità, assetata di Vero e di Bene, perché il semen Christianorum germogli e dia frutto.
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Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi sotto l’aspetto di pecore, ma che nell’intimo sono lupi rapaci (Mt 7, 15): con queste parole, significativamente proposte dalla Liturgia di questa VII Domenica dopo Pentecoste e che leggeremo nell’ultimo Vangelo, il Signore ci mette in guardia da coloro che usurpano il dono della profezia per contraddire la Fede che Egli ha rivelato e insegnato agli Apostoli affinché fosse tramandata fedelmente nel corso dei secoli.
Il Signore non dice: Guardatevi da chi semina l’errore, ma dai falsi profeti.
Chi sono questi falsi profeti, questi pseudochristi di cui parla la Sacra Scrittura? Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto (Mt 24, 24-25). Costoro sono i mercenari, i falsi pastori, coloro che possiamo riconoscere ex fructibus eorum, dai loro frutti, da ciò che essi compiono (Mt 7, 16-20). I frutti li conosciamo e li abbiamo sotto gli occhi: la distruzione pianificata della Vigna del Signore da parte dei Suoi stessi vignaioli.
Quanto mi viene imputato come crimine per dichiararmi scismatico e condannarmi alla scomunica è stato messo agli atti di un processo che condanna non me, ma i miei accusatori, nemici della Croce di Cristo.
Quando l’eclissi che oscura la Chiesa terminerà e Nostro Signore tornerà ad essere al centro della vita dei suoi Ministri, chi oggi è ostracizzato troverà giustizia, e chi ha abusato del proprio potere per disperdere il Gregge del Signore dovrà rispondere al Suo tribunale e a quello della Storia. Noi continueremo a fare quello che hanno fatto tutti i Vescovi cattolici, spesso venendone perseguitati.
E continueremo nella nostra opera anche se ciò viene ostacolato da chi usurpa il potere delle Sante Chiavi contro la Chiesa stessa. L’autorità dei Pastori – e quella del Sommo Pontefice – è nelle mani di falsi pastori, che in quanto tali contano proprio sul nostro rispetto per la Gerarchia e sulla nostra abituale obbedienza, per farci accettare il tradimento di Cristo e la rovina delle anime. Ma l’autorità viene solo da Cristo, che vuole che tutti siano salvi e che giungano per mezzo dell’unica Arca di Salvezza all’eterna beatitudine.
Se l’autorità vicaria in terra predica la salvezza dalle false religioni e l’inutilità del Sacrificio di Cristo, essa rompe quel cordone ombelicale che la lega a Lui, delegittimandosi da sé.
Noi non ci separiamo dalla Santa Madre Chiesa, ma dai mercenari che la infestano.
Non rifiutiamo obbedienza e sottomissione al Pontefice, ma a chi umilia e manomette il Papato contro la Volontà di Cristo.
Non impugniamo la Verità rivelata – quod Deus avertat! – ma gli errori che tutti i Papi hanno sempre condannato e che oggi sono imposti da chi vuole rendere la Santa Chiesa serva dei suoi nemici (Lam 1, 1), da chi si illude di poter mantenere vivo il corpo ecclesiale separandolo dal suo Capo che è Cristo.
Noi non abbiamo un Pontefice che possa giudicarci e scomunicarci. Se ci fosse un Papa non sarei nemmeno processato, né scomunicato o dichiarato scismatico, perché entrambi professeremmo la medesima Fede e comunicheremmo al medesimo altare. Se oggi Bergoglio mi processa per condannarmi e scomunicarmi, è proprio perché costui fa pubblica professione di appartenere ad un’altra religione e di presiedere un’altra chiesa, la sua chiesa, la chiesa sinodale dalla quale io vengo «cacciato» in quanto Cattolico e, appunto, estraneo ad essa.
Pregate, fratelli carissimi. Pregate anzitutto per i fedeli e i Ministri che vivono la contraddizione dell’appartenenza morale alla vera Chiesa di Cristo e alla falsa chiesa dell’usurpatore-Bergoglio, perché si scuotano dal loro torpore e si schierino sotto la Croce, dando testimonianza alla Verità.
Pregate per quei Vescovi e sacerdoti che con umiltà e nonostante le loro infermità servono il Signore.
Non vanifichiamo il Sangue Preziosissimo che Egli ha sparso per noi, e anzi facciamo in modo di poter ripetere con San Paolo: Gratia Dei in me vacua non fuit (I Cor 15, 10).
Questo Sangue scenderà oggi sul nostro Altare, e continuerà a scendervi finché la Chiesa avrà Vescovi che possano perpetuare il Sacerdozio e sacerdoti che celebrino il Santo Sacrificio, secondo il rito consegnatoci dalla Sacra Tradizione.
Per questo agiamo con il cuore sereno e nella persuasione che quanto sto compiendo sia conforme alla volontà di Dio.
E così sia.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
7 Luglio 2024
Dominica VII post Pent.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Arte
Svelate le vetrate contemporanee per la Cattedrale di Notre-Dame
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Una sostituzione fortemente controversa
La decisione di installare vetrate contemporanee nella Cattedrale di Notre-Dame è un’iniziativa personale di Emmanuel Macron, annunciata durante la sua visita al cantiere l’8 dicembre 2023 e sostenuta dall’arcivescovo di Parigi Laurent Ulrich. «Che vengano cambiate e che portino l’impronta del XXI secolo», dichiarò il Presidente all’epoca. La sostituzione delle vetrate di Viollet-le-Duc, sopravvissute all’incendio del 2019, aveva scatenato un’accesa controversia. Nel luglio 2024, la Commissione Nazionale per il Patrimonio e l’Architettura ha respinto il progetto, sostenendo che la creazione artistica non dovrebbe sacrificare elementi del patrimonio di interesse pubblico. La Tribune de l’Art ha lanciato una petizione che, ad oggi, ha raccolto quasi 300.000 firme. L’associazione Sites & Monuments ha presentato ricorso al Tribunale Amministrativo di Parigi per annullare o risolvere l’appalto pubblico. Il ricorso è stato respinto dal tribunale a fine novembre.Aiuta Renovatio 21
Nel frattempo, lo Stato vuole trarre profitto dal restauro di Notre-Dame
Didier Rykner, il dinamico direttore de La Tribune de l’Art, che si oppone a questa sostituzione, ha appena pubblicato un editoriale in cui denuncia l’avidità dello Stato, che pretende fondi privati per coprire spese che dovrebbero essere a suo carico. Come sottolinea il giornalista, l’istituzione pubblica responsabile della conservazione e del restauro della Cattedrale di Notre-Dame non dovrebbe essere mantenuta. «Ora che le tracce dell’incendio sono scomparse, non vi è alcuna giustificazione per cui questa struttura, creata esclusivamente per questo restauro, continui a funzionare». «Notre-Dame ha ora bisogno di restauro, ma questi lavori dovrebbero continuare, come di consueto, sotto la direzione del DRAC Île-de-France, ovvero il ministero della Cultura, senza bisogno di un’istituzione pubblica. Un’istituzione del genere, i cui costi di gestione sono considerevoli, non è più giustificata, a meno che non si decida di creare istituzioni pubbliche per il restauro di tutti i principali monumenti statali…» Inoltre, permane un «surplus» di fondi privati donati per il restauro della cattedrale più famosa del mondo, che sarà utilizzato per il restauro dell’abside e degli archi rampanti che la sostengono, e anche, a quanto pare, per la sacrestia, i tre grandi rosoni e le facciate nord e sud del transetto. Ma Philippe Jost, direttore dell’istituzione pubblica, chiede altri 140 milioni. E Didier Rykner ha concluso: «non dobbiamo più dare un solo centesimo a Notre-Dame per sostituire uno Stato in rovina che si rifiuta di adempiere ai propri obblighi. Le cattedrali, come Notre-Dame, devono essere restaurate e mantenute dal loro proprietario, lo Stato. E l’istituzione pubblica, che ha fatto la sua parte e ora vuole deturpare la cattedrale rimuovendo le vetrate di Viollet-le-Duc, non ha più ragione di esistere. Deve essere chiusa».Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Spirito
Il cardinale Zen risponde alle critiche del sacerdote cinese e avverte che la Chiesa potrebbe imitare il crollo anglicano
Il cardinale Joseph Zen, 93enne vescovo emerito di Hong Kong, ha risposto a un articolo di un sacerdote cinese che accusava coloro che, come Zen, criticano l’ultima nomina episcopale nella Cina continentale di mostrare «stupidità», «malizia» o una «personalità distorta». Lo riporta LifeSite.
Nel suo articolo che celebrava il ritiro del vescovo Zhang Weizhu dalla diocesi di Xinxiang e la consacrazione del vescovo Li Jianlin, padre Han Qingping ha accusato Zen in termini appena velati: «se qualcuno, semplicemente perché la sceneggiatura non si sviluppa secondo le proprie aspettative, allora “nega o addirittura ricorre a dicerie e calunnie” (della bella scena sopra menzionata)… questa è puramente una manifestazione del fatto che “non è stupido” ma “malvagio” o “ha un disturbo della personalità”, proprio come un certo cardinale».
«Questo mi ha toccato nel profondo», ha risposto il cardinale Zen sul suo blog personale, pubblicato in lingua inglese su X. «Non ammetto di essere una “cattiva persona” o di avere un “disturbo della personalità”, ma sono davvero abbastanza “stupido” da “prenderla sul personale”».
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«Per sfogare il suo risentimento verso questo malvagio cardinale, padre Han improvvisamente devia dall’argomento nel paragrafo finale per parlare del cosiddetto sinodo sulla “sinodalità”», ha osservato Sua Eminenza.
«Ciò che ho definito “comportamento suicida della Chiesa” non si riferisce all’intero cosiddetto sinodo, né all’intera questione della “sinodalità”; si riferisce solo all”attuazione della cosiddetta fase esecutiva del Sinodo basata sul cosiddetto Documento conclusivo”», ha spiegato il porporato.
Il cardinale Zen ha affermato che l’attuazione del documento finale rischia di creare disunità nella Chiesa.
«Sia il segretario generale del sinodo che il suo relatore ammettono che diverse diocesi possono avere interpretazioni molto diverse di quel documento (da un sostegno entusiastico a una forte opposizione); secondo queste diverse interpretazioni, diverse regioni avranno “prove” diverse», ha scritto il principe di Santa Romana Chiesa.
«In definitiva, la nostra Chiesa non ha forse accettato lo stesso tipo di ‘diversità’ della Comunione anglicana?», ha chiesto il cardinale, avvertendo che la Chiesa cattolica romana potrebbe presto trovarsi ad affrontare un futuro disastroso simile: «di conseguenza, la Chiesa d’Inghilterra conserva solo circa il 10% dei credenti anglicani del mondo; il restante ottanta percento si è separato per formare la Global Anglican Future Conference, non accettando più la guida spirituale dell’arcivescovo di Canterbury!»
Papa Francesco si è lasciato alle spalle «caos e divisione», aveva scritto il porporato di Hong Kongo in un post sul blog di novembre. «La nostra più grande speranza è che papa Leone unisca la Chiesa sul fondamento della verità, radunandoci tutti nella missione dell’evangelizzazione. Dobbiamo offrire le nostre preghiere e i nostri sacrifici per papa Leone».
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Il cardinale Zen non ha esitato a condividere le sue preoccupazioni sul processo sinodale. Dopo la morte di Francesco, Sua Eminenza aveva avvertito gli elettori prima del conclave che la Chiesa si trova ad affrontare una «questione di vita o di morte» mentre si confronta con esso. In un commento pubblicato nel febbraio 2024, Sua Eminenza aveva affermato di sperare che «questo Sinodo sulla “sinodalità” possa concludersi con successo».
Per molti anni, lo Zen ha rimproverato il Vaticano per la sua indulgenza nei confronti del Partito Comunista Cinese in merito alla nomina dei vescovi. Allo stesso tempo, ha concluso il suo post sottolineando la sua devozione alla Cattedra di San Pietro.
«La mia critica a certe azioni papali nasce proprio dalla mia profonda riverenza per il Papa», ha affermato, citando diversi versetti del Vangelo, tra cui Matteo 14 e Luca 22, che fanno riferimento al momento in cui San Pietro – che non era ancora papa – dubitò di Nostro Signore mentre camminava sulle acque e quando Cristo gli disse che lo avrebbe rinnegato tre volte, rispettivamente.
A ottobre, il cardinale Zen ha denunciato il pellegrinaggio LGBT all’interno della Basilica di San Pietro. «Il Vaticano era a conoscenza di questo evento in anticipo, ma non ha emesso alcuna condanna in seguito. Lo troviamo davvero incomprensibile!», ha esclamato, chiedendo che venissero compiuti sacrifici di preghiera e digiuno.
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Spirito
L’arcivescovo Gänswein esorta papa Leone a porre fine alle restrizioni sulle messe in latino
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