Geopolitica

Oggetto trovato vicino al Nord Stream: ci porterà al colpevole?

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L’agenzia per l’energia della Danimarca ha pubblicato giovedì scorso una foto di un misterioso oggetto cilindrico trovato vicino al gasdotto Nord Stream 2 sul fondo del mare.

 

L’agenzia ha affermato che è «possibile» che l’oggetto sia una boa marittima, alta 40 centimetri e larga 10 centimetri, e che «non rappresenti un rischio immediato per la sicurezza», riporta l’agenzia AFP.

 

Il Cremlino ha definito il recupero e l’esame dell’oggetto trovato accanto al Nord Stream «di fondamentale importanza» e che il reperto sarà attentamente esaminato.

 

Esso infatti potrebbe costituire la prova fisica di chi ha davvero commesso l’atto di terrorismo internazionale che ha distrutto il gasdotto russo-tedesco nel settembre scorso.

 

Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha detto durante il quotidiano incontro con la stampa che «è di fondamentale importanza determinare che tipo di oggetto è, se è collegato a questo atto terroristico – a quanto pare lo è – e continuare questa indagine. E questa indagine deve essere trasparente». Come noto, le richieste della Russia di indagini congiunte con i vari Paesi dall’area sono state rifiutate dai governi, pur essendo il Nord Stream una proprietà russa.

 

Tuttavia ora la Danimarca sembra per qualche ragione aver cambiato idea. Il portavoce Peskov ha affermato riguardo alle indagini tedesche, svedesi e danesi in corso che è «una notizia sicuramente positiva» che Copenaghen abbia invitato Nord Stream 2 AG, la società russo-tedesca che controlla il gasdotto, ad assumere un ruolo attivo nelle indagini.

 

In realtà è stato Putin il primo a fare riferimento pubblicamente all’oggetto e agli sforzi investigativi in ​​corso per accertare di cosa si tratti. Il presidente della Federazione Russa aveva detto che esperti ritengono che l’oggetto potrebbe essere un’antenna di segnale per attivare un esplosivo in quella parte del gasdotto.

 

Dagli attentati clandestini del 26 settembre che hanno disabilitato permanentemente i gasdotti dalla Russia alla Germania che passano sotto il Mar Baltico, la narrativa prevalente è cambiata radicalmente. Inizialmente, politici media occidentali avevano incredibilmente puntato il dito contro Mosca, ma poi a febbraio il giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh ha pubblicato un’inchiesta specificando che si trattava di un’operazione segreta della CIA e della Marina degli Stati Uniti.

 

Dopo l’accurato reportage di Hersh, le accuse secondo cui la Russia avrebbe bombardato il proprio oleodotto erano terminate, tuttavia è emersa una bislacca nuova teoria, subito sostenuta dai media mainstream: i colpevoli vanno ricercati in un piccolo gruppo filoucraino, con a disposizione competenze e attrezzatura subacquee avanzate, tanto esplosivo, più una barchetta.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Cremlino  ha definito la nuova teoria dei sub «filoucraini» ridicola, sottolineando che solo uno Stato e un esercito avrebbero le risorse per portare a termine un’operazione così complessaHersh ha quindi affermato, sulla base delle sue fonti, che la CIA stessa ha piantato la narrativa dei palombari ucrainisti nei media amichevoli per proteggere la Casa Bianca, che è coinvolta fin nella sua vetta, dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, alla sottosegretaria del Dipartimento di Stato Victoria Nuland (artefice, almeno da un decennio e più, delle tensioni ucraine), al presidente Biden stesso.

 

 

 

 

Immagine da Twitter

 

 

 

 

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