Geopolitica

L’Economist ammette: «Israele ora ha effettivamente bombardato il suolo iraniano»

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La testata londinese The Economist ha pubblicato un articolo il 2 aprile chiedendosi se Israele non sia andato un po’ troppo oltre, con il suo attacco mortale al consolato iraniano a Damasco.

 

Notando che «Israele sta mettendo alla prova l’Iran» e che «si tratta di un gioco pericoloso in una regione già in guerra», l’Economist ammette che l’attacco «ha rappresentato una seria escalation nella lunga guerra ombra tra Israele e Iran, colpendo un obiettivo che dovrebbe essere off-limits secondo le norme internazionali. La domanda ora è come l’Iran sceglierà di rispondere – e se lo farà attaccando lo stesso Israele o il suo principale sostenitore straniero, l’America».

 

«Colpendo un edificio consolare Israele ha di fatto bombardato il suolo iraniano» scrive il giornale britannico. Israele ha giustificato questa totale violazione del diritto internazionale – anche se timidamente non ammetterà la propria responsabilità – descrivendo il consolato iraniano a Damasco come un «edificio militare (…) mascherato da edificio civile», nelle parole del portavoce dell’IDF Daniel Hagari.

 


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L’Economist, che ricordiamo essere un giornale che tra i proprietari annovera i Rothschild e gli Elkann-Agnelli, ammettere che ciò è assurdo: «quella della santità [delle ambasciate e dei consolati] è comunque una norma globale di lunga data. Se la semplice presenza di militari fosse sufficiente a prevalere, anche alcune delle ambasciate israeliane sarebbero obiettivi legittimi».

 

La grande domanda, continua la rivista, è cosa farà adesso l’Iran.

 

Teheran ha promesso ritorsioni, ma la grande questione è se ciò avverrà contro Israele o gli Stati Uniti. Viene riferito che «i funzionari americani hanno reso noto pubblicamente di non essere a conoscenza in anticipo dell’attacco israeliano a Damasco, messaggio che hanno anche passato tramite intermediari ai loro omologhi iraniani. Gli iraniani non sembrano convinti».

 

 

 

La conclusione è che «Israele sta giocando un gioco rischioso in Siria (…) Se Israele si spingesse troppo oltre, la regione potrebbe ritrovarsi in un conflitto molto più complicato». Come se già la situazione fosse complessa come nessun’altra.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel raid dello Stato Ebraico sul palazzo diplomatico iraniano a Damasco è stato assassinato il generale di brigata Mohammad Reza Zahedi del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana (i cosiddetti pasdaran).

 

L’attacco ha distrutto un edificio adiacente all’ambasciata iraniana nella capitale siriana, uccidendo almeno sei persone, secondo la Syrian Arab News Agency (SANA), l’agenzia stampa di Stato siriana. I media iraniani hanno identificato l’edificio come il consolato iraniano e la residenza dell’ambasciatore.

 

Un altro comandante della Forza Quds, il generale Razi Mousavi è stato ucciso a Damasco lo scorso dicembre, pure lui in un attacco aereo israeliano non ufficialmente riconosciuto.

 

Un attacco al memoriale del generale iraniano Soleimani – il cui assassinio nel 2020 da parte degli USA sarebbe stato fortemente spinto dall’Intelligence israeliana – tre mesi fa aveva causato circa 100 morti.

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Teheran si è impegnata a continuare a sostenere Hamas e altri gruppi palestinesi, ma ha insistito sul fatto che Hamas ha deciso di invadere il territorio israeliano da solo. Nel corso di questi mesi Teheran ha arrestato e giustiziato tre presunte spie del Mossad, mentre continuano gli attacchi del proxy iraniano principale, Hezbollah, a Nord dello Stato degli ebrei.

 

Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi due anni oltre a Damasco (bombardata anche in raid diurni) gli aeroporti della capitale e di Aleppo sono ripetutamente colpiti. Nel 2022, la Russia, che ha truppe presenti sul territorio siriano, dopo l’ennesimo raid emise una rara, molto inusuale condanna pubblica degli attacchi israeliani all’aviosuperficie della capitale.

 

È emerso negli scorsi giorni che le forze armate israeliane utilizzerebbero l’Intelligenza Artificiale negli attacchi aerei.

 

Un mese fa Teheran ha accusato lo Stato Ebraico di aver fatto saltare i suoi gasdotti, mentre poco prima Netanyahu aveva pubblicamente dichiarato «stiamo attaccando l’Iran».

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Immagine da Twitter

 

 

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