Connettiti con Renovato 21

Geopolitica

Kiev si vanta di pagare le armi della NATO con sangue degli ucraini

Pubblicato

il

Kiev sta versando sangue per portare a termine la missione che la NATO si è prefissata e si aspetta che «l’Occidente civilizzato» fornisca in cambio armi e munizioni, ha detto il ministro della Difesa ucraino Oleksyj Reznikov in un’intervista per un canale televisivo nazionale. Lo riporta il sito russo RT, ora inaccessible dall’internet occidentale.

 

In un’intervista lo scorso giovedì sera sul canale TSN della rete 1+1 (quella dell’oligarca ucro-israeliano Igor Kolomojski, primo puparo di Zelens’kyj che proprio su questa rete arrivò al successo), Reznikov ha sottolineato che al vertice di Madrid della scorsa estate, la NATO ha dichiarato la Russia la più grande minaccia per il blocco guidato dagli Stati Uniti.

 

«Oggi l’Ucraina sta affrontando questa minaccia. Stiamo svolgendo la missione della NATO oggi, senza versare il loro sangue. Abbiamo versato il nostro sangue, quindi ci aspettiamo che forniscano armi», ha detto il ministro del regime.

 

Reznikov ha anche affermato che i suoi colleghi della NATO gli hanno detto, sia nelle conversazioni che tramite messaggi di testo, che l’Ucraina è lo «scudo della civiltà» e «difende l’intero mondo civilizzato, l’intero Occidente».

 

Come noto, ogni possibile figura del governo di Kiev, dal presidente Vladimir Zelens’kyj in giù, lanciano regolarmente appelli pubblici per carri armati, missili, artiglieria e munizioni. Il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu ha dichiarato a dicembre allo stato maggiore che Mosca stava de facto combattendo l’Occidente collettivo.

 

Secondo le sue stime, solo nel 2022 il governo di Kiev ha ricevuto armi, munizioni e altre forniture per un valore di quasi 100 miliardi di dollari, cifra che è quasi il doppio dell’intero bilancio militare della Federazione Russa.

 

Reznikov in ottobre si era vantato con il sito americano Politico di aver capito il processo politico del Pentagono. Il suo obiettivo, ha detto, era quello di continuare ad alzare l’asticella fino a quando l’Ucraina non avesse ricevuto i carri armati, cosa di cui si sta discutendo ora in Germania.

 

Mentre quella particolare soglia deve ancora essere superata, venerdì Washington ha annunciato la consegna di 50 veicoli da combattimento di fanteria Bradley, l’armamento più moderna inviata finora a Kiev, come parte di un pacchetto di armi da 3 miliardi di dollari.

 

All’inizio di questa settimana, anche la Francia ha promesso un certo numero di «carri armati leggeri» su ruote.

 

Queste spedizioni hanno lo scopo di sostituire le perdite sul campo di battaglia dell’Ucraina. Il mese scorso, il massimo generale di Kiev Valeryj Zaluzhny ha dichiarato a The Economist che avrebbe avuto bisogno di altri 300 carri armati, fino a 700 veicoli da combattimento di fanteria e 500 obici per condurre operazioni offensive.

 

Questo numero di veicoli è superiore a quello nell’inventario britannico o tedesco. Il che significa, ancora una volta, che l’Occidente sta svuotando i magazzini militari a favore del regime Zelens’kyj, restando di fatto sprotetto, mentre gli ucraini fanno arrivare al fronte forse un terzo dei «doni» bellici, ingrassandosi con il resto facendolo arrivare sul mercato nero, sul dark web, a terroristi, a mafiosi, perfino a gruppi di guerriglieri in Africa.

 

Mosca insiste sul fatto che le consegne di armi occidentali servono solo a prolungare il conflitto e ha ripetutamente avvertito i sostenitori dell’Ucraina che ciò potrebbe portare a uno scontro militare a tutto campo tra Russia e NATO.

 

L’ex ispettore per le armi di distruzione di massa Scott Ritter ha dichiarato che le truppe ucraine stanno consumando una quantità incredibile di armi anche per l’usura causata dal loro mancato addestramento all’utilizzo. Qualche Paese ha anche fatto l’osservazione che ogni armamento mandato agli ucraini e catturato da russi di fatto va ad aumentare la consapevolezza sul campo delle forze di Mosca. Voci non confermate parlano persino del fatto che i russi avrebbero acquistato uno dei lanciamissili HIMARs mandati a Kiev.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Reznikov era quello che prima dell’estate sognava un esercito da un milioni di uomini per una grande offensiva a Sud, di modo da riprendere le terre oramai passate alla Federazione Russa per via referendaria.

 

 

 

 

 

 

Immagine di 7th Army Training Command via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

 

 

Continua a leggere

Geopolitica

La Von der Leyen lancia un ultimatum alla Serbia

Pubblicato

il

Da

La Serbia non potrà entrare nell’UE senza un pieno allineamento alla politica estera del blocco, incluse tutte le sanzioni contro la Russia, ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

 

La Serbia, che ha richiesto l’adesione all’UE nel 2009 e ha ottenuto lo status di paese candidato nel 2012, è tra i pochi stati europei a non aver imposto restrizioni a Mosca. Belgrado ha sottolineato i suoi storici legami con la Russia e la dipendenza dalle sue forniture energetiche.

 

Mercoledì, durante una conferenza stampa a Belgrado accanto al presidente serbo Aleksandar Vucic, von der Leyen ha ribadito che la Serbia deve compiere «passi concreti» verso l’adesione e mostrare un «maggiore allineamento» con le posizioni dell’UE, incluse le sanzioni, evidenziando che l’attuale livello di conformità della Serbia alla politica estera dell’UE è del 61%, ma ha insistito che «serve fare di più», sottolineando il desiderio di Bruxelles di vedere Belgrado come un «partner affidabile».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Vucic ha più volte dichiarato che la Serbia non imporrà sanzioni alla Russia, definendo la sua posizione «indipendente e sovrana». Tuttavia, il rifiuto di Belgrado ha attirato crescenti pressioni da parte di Bruxelles e Washington.

 

La settimana scorsa, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni alla Petroleum Industry of Serbia (NIS), parzialmente controllata dalla russa Gazprom Neft, spingendo la Croazia a interrompere le forniture di greggio. Vucic ha avvertito che tali misure potrebbero portare alla chiusura dell’unica raffineria petrolifera serba entro novembre, mettendo a rischio l’approvvigionamento di benzina e carburante per aerei.

 

Come riportato da Renovatio 21proteste sempre più violente si susseguono nel Paese, che Belgrado attribuisce a influenze occidentali volte a destabilizzare il governo.

 

Le proteste hanno già portato alle dimissioni del primo ministro Milos Vucevic e all’arresto di diversi funzionari, tra cui un ex ministro del Commercio, con l’accusa di corruzione.

 

Il presidente Aleksandar Vucic ha affermato che i disordini sono stati fomentati dall’estero e ha denunciato quella che ha definito «violenza mascherata da attivismo»: «mancano pochi giorni prima che inizino a uccidere per le strade» aveva detto lo scorso agosto davanti all’ennesima ondata di proteste violente.

 

Come riportato da Renovatio 21, le grandi manifestazioni contro Vucic di marzo erano seguite la visita pubblica del figlio del presidente USA Don Trump jr. al premier di Belgrado.

Aiuta Renovatio 21

Come riportato da Renovatio 21, lo scorso mese il servizio di Intelligence estero russo (SVR) ha sostenuto che l’UE starebbe cercando di orchestrare un «Maidan serbo» per insediare un governo filo-Bruxelles. Belgrado nel dicembre 2023 produsse evidenti segni di «maidanizzazione» in corso. Già allora presidente serbo accusò le potenze occidentali di tentare di «ricattare» la Serbia affinché sostenga le sanzioni e di tentare di orchestrare una «rivoluzione colorata» – una sorta di Maidan belgradese –contro il suo governo a dicembre.

 

Vucic giorni fa ha accusato le potenze occidentali di aver cercato di orchestrare il suo rovesciamento. In un’intervista su Pink TV trasmessa lunedì, il presidente serbo aveva affermato che le «potenze straniere» hanno speso circa 3 miliardi di euro nell’ultimo decennio nel tentativo di estrometterlo dal potere.

 

Come riportato da Renovatio 21, il ministro degli Esteri Pietro Szijjarto ha dichiarato che l’Unione Europea sta tentando di rovesciare i governi di Ungheria, Slovacchia e Serbia perché danno priorità agli interessi nazionali rispetto all’allineamento con Bruxelles.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21

 


 

Immagine di © European Union, 2025 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

Continua a leggere

Geopolitica

Pakistan e Afghanistan concordano il cessate il fuoco

Pubblicato

il

Da

Afghanistan e Pakistan hanno dichiarato un cessate il fuoco temporaneo, mettendo fine agli scontri iniziati mercoledì mattina tra le loro forze. Più di una dozzina di civili sono stati uccisi nell’ultimo conflitto armato tra i due paesi vicini.   Il ministero degli Esteri pakistano ha comunicato, alcune ore dopo lo scontro, che Kabul e Islamabad hanno concordato una tregua di 48 ore, con inizio alle 18:00 ora locale di mercoledì.   Nella sua nota, il ministero ha sottolineato che entrambe le parti «si impegneranno sinceramente attraverso il dialogo per trovare una soluzione positiva ai loro problemi complessi ma risolvibili».   In precedenza, il portavoce dei talebani afghani Zabihullah Mujahid aveva scritto su X che le forze pakistane avevano avviato un attacco, utilizzando «armi leggere e pesanti», causando la morte di 12 civili e il ferimento di oltre 100 persone.

Aiuta Renovatio 21

Il portavoce aggiunto che le forze afghane hanno risposto al fuoco, uccidendo un «gran numero» di soldati, confiscando armi e carri armati pakistani e distruggendo installazioni militari.   Ali Mohammad Haqmal, portavoce del distretto di Spin Boldak, in Afghanistan, luogo dello scontro, ha stimato che le vittime civili siano state 15. Secondo l’AFP, un funzionario dell’ospedale locale ha riferito che tra i feriti ci sarebbero 80 donne e bambini.   Islamabad ha definito le accuse «oltraggiose» e «palesi menzogne», sostenendo che i talebani afghani abbiano iniziato le ostilità attaccando una postazione militare pakistana e altre aree vicino al confine. L’esercito pakistano ha dichiarato di aver respinto l’assalto, uccidendo 37 combattenti talebani in due operazioni distinte.   Secondo l’agenzia Reuters, che cita fonti di sicurezza anonime, lo scontro sarebbe durato circa cinque ore.   Il conflitto segue un’escalation di scontri avvenuta nel fine settimana, durante la quale Afghanistan e Pakistan si sono accusati a vicenda per le vittime. I talebani hanno affermato di aver ucciso 58 soldati pakistani, mentre Islamabad ha dichiarato di aver conquistato 19 posti di frontiera afghani.   Le tensioni transfrontaliere tra Afghanistan e Pakistan sono aumentate negli ultimi anni, con entrambe le parti che si accusano ripetutamente di ospitare militanti.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21   Immagine di Raza0007 at the English Wikipedia via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported  
 
Continua a leggere

Geopolitica

Israele accusa Hamas di aver restituito il corpo sbagliato

Pubblicato

il

Da

Uno dei corpi restituiti martedì da Hamas non appartiene a nessuno degli ostaggi tenuti prigionieri dal gruppo armato palestinese a Gaza, hanno affermato le Forze di difesa israeliane (IDF).

 

Lunedì Hamas ha liberato gli ultimi 20 ostaggi israeliani ancora in vita in cambio del rilascio di quasi 2.000 prigionieri palestinesi, nell’ambito di un accordo mediato da Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia. Martedì, il gruppo ha iniziato a consegnare i cadaveri dei prigionieri deceduti a Israele, restituendone sette in due lotti tramite la Croce Rossa.

 

Tuttavia, le IDF hanno dichiarato mercoledì in una dichiarazione su X che un esame presso l’istituto forense Abu Kabir ha rivelato che uno dei quattro corpi del secondo lotto «non appartiene a nessuno degli ostaggi». Si ritiene che i resti appartengano a un palestinese, hanno aggiunto.

 

 

Gli altri tre corpi sono stati confermati come appartenenti ai prigionieri. Sono stati identificati come il sergente maggiore Tamir Nimrodi, 18 anni, Uriel Baruch, 35 anni, ed Eitan Levy, 53 anni, si legge nel comunicato.

 

Il capo di stato maggiore delle IDF, tenente generale Eyal Zamir, ha dichiarato in precedenza che Israele «non avrà pace finché non restituiremo tutti [gli ostaggi]. Questo è il nostro dovere morale, nazionale ed ebraico». Hamas detiene ancora i corpi di 21 prigionieri deceduti.

 

Questa settimana, rifugiati palestinesi e combattenti di Hamas sono tornati a Gaza City e in altre aree dell’enclave, dopo il ritiro parziale delle forze dell’IDF, in linea con l’accordo. A Gaza sono stati segnalati scontri sporadici tra Hamas e fazioni rivali.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21

 

 


Immagine di Chenspec via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

Continua a leggere

Più popolari