Bioetica
I partiti goscisti austriaci hanno tentato di legalizzare l’aborto senza restrizioni: documenti trapelati
Documenti trapelati mostrano che i partiti politici austriaci di sinistra volevano legalizzare l’aborto e stabilire cosiddette «zone cuscinetto» attorno agli abortifici nel Paese. Lo riporta LifeSiteNews, che cita verbali trapelati che avrebbe visionato.
II documenti mostrerebbero falliti negoziati di coalizione tra il Partito Popolare Austriaco (ÖVP), i Socialdemocratici (SPÖ) e il Partito Liberale (NEOS). L’SPÖ e il NEOS avrebbero avuto come obiettivo di «garantire una vita autodeterminata e l’integrità fisica per tutte le donne in Austria», espressione che pare il classico eufemismo orwelliano per politiche di espansione del figlicidio.
L’SPÖ avrebbe chiesto aborto e contraccezione liberi e legali e la completa legalizzazione dell’uccisione dei bambini non ancora nati. Non sarebbero state date restrizioni in termini di settimane di gestazione, lasciando aperta la possibilità di legalizzare l’aborto fino alla nascita, un’asticella oramai raggiunta da tempo nel discorso pubblico di tanti Stati americani e in Gran Bretagna.
Attualmente in Austria, già centro del Sacro Romano Impero, l’aborto è ancora un reato, ma donne e medici godono dell’impunità se l’aborto avviene entro le prime 12 settimane di gravidanza.
L’SPÖ ha inoltre chiesto l’istituzione di «zone cuscinetto» («buffer zone») attorno alle strutture per l’aborto, simili a quelle presenti in Albione.
Il partito liberale NEOS avrebbe voluto consentire ai medici generici di prescrivere pillole abortive e di utilizzare la telemedicina con le donne durante e dopo l’assunzione delle pillole. NEOS e SPÖ avrebbero cercato anche di istituire un gruppo di lavoro sull’inseminazione artificiale, il «congelamento sociale degli ovociti» e i registri di donazione di ovociti e sperma.
Le richieste sull’aborto erano contrassegnate in rosso, a significare che le parti non erano d’accordo, il che significa che l’ÖVP probabilmente ha respinto queste proposte. Tuttavia, non è chiaro se l’ÖVP sarebbe stata disposta a scendere a compromessi se le trattative per formare un governo non fossero fallite all’inizio di gennaio.
Come riportato da Renovatio 21, il cancelliere Nehammer si è dimesso dopo il collasso di una alleanza contro il partito sovranista FPÖ, che ha vinto le elezioni e per la prima volta potrebbe trovarsi al governo come partito principale della coalizione. In settimana il presidente austriaco Alexander Van Der Bellen ha incaricato Herbert Kickl, leader FPÖ di tenere colloqui di coalizione per formare un governo.
Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa il Kickl aveva accusato il presidente Nehammer di ignorare la volontà popolare. Il cancelliere Nehammer, va ricordato, venne trovato positivo al COVID dopo essere stato trivaccinato: secondo quanto riportato dai giornali all’epoca, si sarebbe infettato ad un meeting per promuovere la vaccinazione obbligatoria, dove si presuppone fossero tutti sierati come lui. Negli stessi giorni aveva dichiarato che l’Austria avrebbe multato fino a 50 mila euro i media che violano le regole di censura UE.
Kickl è noto per le sue posizioni durante la pandemia COVID-19, quando l’Austria subì uno dei lockdown più draconiani del continente, con arresti in strada, mascherine sulle piste di sci, lotterie vaccinali e persino proposte di carcere per i non vaccinati. Il Kickl ha sostenuto l’uso dell’ivermectina e anche definito l’Organizzazione Mondiale della Sanità «uno strumento per far rispettare gli interessi di potere».
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L’FPÖ aveva già formato governi di coalizione con i centristi in passato, ma è sempre stato un partner junior in tali situazioni. L’ultima coalizione tra il Partito Liberale e l’OVP è emersa nel 2018, ma il primo è finito per essere costretto a uscire dal governo l’anno successivo.
Come riportato da Renovatio 21, tre settimane fa è emerso che il politico è oggetto di indagine della magistratura, fenomeno che sta interessando i leader di destra di tanti Paesi.
Sotto la guida di Kickl, il partito si è impegnato a implementare misure contro l’immigrazione come la «remigrazione di stranieri non invitati», idea oramai molto diffusa in ambito nordeuropeo ma ancora poco dibattuta, chissà perché, in Italia.
L’FPÖ è stato anche molto critico nei confronti della posizione di Vienna sul conflitto ucraino, opponendosi alle sanzioni dell’UE contro la Russia e promettendo di smettere di versare denaro nel forziere di guerra che il blocco ha utilizzato per procurarsi armamenti per Kiev.
Come riportato da Renovatio 21, sei mesi fa è emerso che nella regione del Tirolo non vi era nessun medico disposto a praticare aborti.
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Immagine di SPÖ Presse und Kommunikation via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic