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Gli Stati Uniti guidano gli attacchi ucraini alle infrastrutture energetiche russe

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Negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno supportato Kiev nell’esecuzione di attacchi con droni contro infrastrutture energetiche in territorio russo. Lo riporta il Financial Times, che cita fonti anonime di funzionari americani e ucraini

 

In precedenza, i funzionari statunitensi avevano ammesso di condividere informazioni con Kiev, ma non avevano mai confermato un coinvolgimento diretto negli attacchi alle risorse energetiche russe.

 

A inizio ottobre, alla domanda sul possibile ruolo di Washington negli attacchi ucraini in profondità nel territorio russo, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha dichiarato che per Mosca era «evidente» che «tutte le infrastrutture della NATO e degli Stati Uniti vengono utilizzate per raccogliere e trasmettere informazioni di intelligence all’Ucraina».

 

Secondo il reportage del Financial Times pubblicato domenica, Washington avrebbe iniziato a fornire questi dati dopo una conversazione a metà luglio tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, in cui Trump avrebbe chiesto se Kiev fosse in grado di colpire Mosca con armi a lungo raggio fornite dagli Stati Uniti. La Casa Bianca ha successivamente chiarito che Trump stava «semplicemente ponendo una domanda, senza incoraggiare ulteriori uccisioni».

 

Le fonti riferiscono che l’Ucraina utilizza i servizi di intelligence americani per pianificare rotte, altitudini e tempistiche ottimali per gli attacchi con droni.

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I funzionari anonimi hanno indicato che gli Stati Uniti hanno anche stabilito le priorità degli obiettivi per Kiev. Tuttavia, una fonte ha precisato che gli ucraini hanno scelto autonomamente i siti, con i dati successivamente forniti da Washington.

 

Un funzionario ha dichiarato a FT che Washington considera gli attacchi ucraini alle infrastrutture energetiche come uno «strumento» per indebolire l’economia russa e spingerla verso una soluzione diplomatica del conflitto.

 

A inizio settembre, il presidente russo Vladimir Putin aveva affermato che Mosca ha tollerato «per troppo tempo» gli attacchi ucraini contro infrastrutture civili in Russia e che non lo farà più. L’intensificarsi dei raid missilistici e di droni russi sull’Ucraina nelle ultime settimane ha causato blackout su larga scala a Kiev e in altre città.

 

All’inizio di questa settimana, Putin ha sottolineato che Mosca e Washington hanno concordato una direzione per raggiungere una soluzione pacifica del conflitto ucraino, pur rilevando che diverse «questioni complesse» devono ancora essere affrontate per raggiungere tale obiettivo.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

 

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La NATO lancia esercitazioni nucleari

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Lunedì la NATO ha avviato la sua esercitazione nucleare annuale nei Paesi Bassi. Il segretario generale dell’Unione, Mark Rutte, ha dichiarato che le esercitazioni sono necessarie per inviare un «segnale chiaro a qualsiasi potenziale avversario».   L’esercitazione Steadfast Noon, della durata di due settimane, si svolge in un contesto in cui Mosca ha descritto una dilagante isteria anti-russa tra le nazioni dell’Europa occidentale, accusando la NATO di militarizzare il continente e prepararsi a uno scontro diretto.   Annunciando le esercitazioni venerdì, Rutte ha affermato che esse contribuiscono a garantire che il deterrente nucleare della NATO rimanga «il più efficace possibile».   Quest’anno, lo Steadfast Noon sarà ospitato dai Paesi Bassi, con la base aerea di Volkel come sede operativa principale. Reparti di supporto saranno dislocati presso le basi in Belgio, Regno Unito e Danimarca.   Secondo la NATO, l’esercitazione coinvolgerà circa 70 velivoli provenienti da 14 stati membri, tra cui velivoli convenzionali e a doppia capacità. Vi prenderanno parte circa 2.000 persone, supportate da velivoli di sorveglianza, rifornimento in volo e comando e controllo. La NATO ha sottolineato che durante l’esercitazione non verranno utilizzate armi nucleari.

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Mosca non ha ancora rilasciato dichiarazioni sulle esercitazioni in corso, ma in precedenza ha condannato le passate esercitazioni Steadfast Noon, affermando che «non portano ad altro che ad aumentare le tensioni», già elevate a causa del conflitto in Ucraina.   I funzionari russi hanno accusato le nazioni dell’Europa occidentale di unirsi in quella che l’assistente del Cremlino Yury Ushakov ha definito una collettiva «frenesia anti-russa». Ushakov ha affermato che la regione si è espressa con un tono «estremamente bellicoso ed estremamente negativo» contro Mosca, diffondendo al contempo «sfacciate bugie» al suo riguardo.   All’inizio di questo mese, il presidente Vladimir Putin ha affermato che l’Europa occidentale sta «fomentando l’isteria» riguardo a una presunta minaccia di guerra con la Russia, definendo tali preoccupazioni un «mantra senza senso» e sollecitando i leader della regione a concentrarsi invece sulle questioni interne.   Putin ha anche sostenuto l’estensione dei controlli sugli armamenti nucleari, invitando gli Stati Uniti ad accettare di prorogare di un altro anno il trattato New START del 2010 e ad astenersi dall’adottare misure che potrebbero rompere l’attuale equilibrio.   Come riportato da Renovatio 21, fine ottobre 2024, al termine dello Steadfast Noon dell’anno scorso, la Russia aveva condotto un’esercitazione di deterrenza nucleare strategica. L’esercitazione prevedeva lanci di missili balistici e da crociera. Il presidente russo Vladimiro Putin aveva allora affermato che Mosca stava cercando di mantenere le sue forze nucleari al livello «necessariamente sufficiente», ma non intende essere trascinata in una nuova corsa agli armamenti. Secondo il Cremlino, anche i «Paesi interessati» ne erano stati informati.   L’esercitazione nucleare russa è avvenuta poco dopo le esercitazioni NATO «Steadfast Noon», iniziate nell’Europa occidentale a metà ottobre e che hanno coinvolto 13 membri del blocco militare guidato dagli Stati Uniti.

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Immagine di NATO North Atlantic Threaty via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
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La Corea del Nord mostra il nuovo missile balistico intercontinentale gigante

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La Corea del Nord ha svelato il suo nuovo missile balistico intercontinentale (ICBM) durante una parata militare tenutasi venerdì.

 

Sotto la supervisione del leader Kim Jong-un, l’evento, organizzato per celebrare l’80° anniversario della fondazione del Partito dei Lavoratori, il partito al potere, ha messo in mostra i più recenti armamenti del Paese, tra cui droni militari, carri armati dotati di tecnologie avanzate per la guerra elettronica e missili ipersonici.

 

Il momento clou della parata è stato il debutto dell’Hwasong-20, descritto dai media statali come il «sistema d’arma nucleare strategico più potente» mai sviluppato dalla Corea del Nord, potenzialmente capace di raggiungere il territorio continentale degli Stati Uniti. Durante l’evento, il gigantesco missile è stato esposto su un veicolo trasportatore-lanciatore a 11 assi.

 

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L’esistenza dell’Hwasong-20 è stata rivelata solo il mese scorso, quando Pyongyang ha testato un nuovo motore a propellente solido, dichiarato destinato alla prossima generazione di missili balistici intercontinentali. I razzi a propellente solido, più rapidi da trasportare e lanciare rispetto a quelli a propellente liquido, sono più difficili da intercettare. Secondo i media statali, il motore, realizzato in fibra di carbonio, è più potente di qualsiasi precedente progetto nordcoreano.

 

Le specifiche dell’Hwasong-20 rimangono in gran parte sconosciute, e Pyongyang non ha ancora annunciato un lancio di prova. Gli esperti ipotizzano che il missile possa trasportare più testate nucleari, un obiettivo che Kim ha più volte sollecitato l’esercito a raggiungere.

 

La Corea del Nord giustifica lo sviluppo di armi avanzate come una risposta alle continue minacce militari occidentali, in particolare da parte degli Stati Uniti. Pyongyang considera la presenza militare di Washington in Corea del Sud e le esercitazioni congiunte tra i due Paesi come atti di aggressione.

 

Pyongyango sostiene che i suoi programmi nucleari e missilistici siano deterrenti indispensabili contro le interferenze straniere, sottolineando che l’arsenale ha scopi esclusivamente difensivi, volti a proteggere la sovranità nazionale.

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Trump propone di espellere la Spagna dalla NATO

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che la Spagna dovrebbe essere espulsa dalla NATO per non aver raggiunto il nuovo obiettivo di spesa per la difesa del 5%, un aumento che Trump ha sostenuto e che, a suo dire, è stato concordato durante il vertice NATO di giugno.   Trump ha sollevato la questione giovedì durante un incontro nello Studio Ovale con il presidente finlandese Alexander Stubb, vantandosi di aver convinto i membri della NATO a impegnarsi per il nuovo obiettivo di spesa «praticamente all’unanimità».   «Abbiamo avuto un ritardatario. Era la Spagna», ha detto, aggiungendo che «non hanno scuse per non farlo».   «Forse dovresti buttarli fuori dalla NATO, francamente», ha dichiarato Trump.

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Il presidente statunitense ha più volte accusato i membri della NATO di non contribuire equamente alla spesa militare, già durante il suo primo mandato. Da quando è tornato in carica a gennaio, ha intensificato le pressioni affinché i Paesi europei dell’alleanza aumentino le loro spese per la difesa.   Il suo impegno ha raggiunto un culmine al vertice di giugno all’Aia, dove i membri della NATO hanno promesso di portare la spesa per la difesa al 5% del PIL entro il 2035. Trump ha definito l’incontro «il più unito e produttivo della storia».   Non tutti i membri della NATO hanno accolto con favore questa decisione. Il primo ministro slovacco Robert Fico ha dichiarato dopo il vertice che il suo Paese può soddisfare le richieste della NATO senza un aumento significativo della spesa, sottolineando le «altre priorità» del suo governo.   La Spagna si è dimostrata il più deciso oppositore all’aumento della spesa. Il primo ministro Pedro Sánchez ha dichiarato di aver ottenuto un’esenzione per Madrid prima del vertice, proponendo un obiettivo più contenuto del 2,1% del PIL. L’anno scorso, la Spagna ha destinato alla difesa solo l’1,3% del PIL, la quota più bassa tra i membri della NATO.   Dopo il vertice di giugno, il ministro della Difesa spagnuolo Margarita Robles ha definito l’obiettivo del 5% «assolutamente impossibile».   «Nessun settore può farcela», ha affermato all’epoca, sostenendo che le aziende europee del settore della difesa non dispongono né della manodopera qualificata né delle materie prime necessarie per incrementare la produzione, anche con i finanziamenti governativi adeguati.

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