C’è una cosa che variante anglica del COVID grida al cielo sempre più privo di aerei: serve un cambio di nome, o, più tecnicamente detto nel gergo del marketing, una ridefinizione del marchio, del brand.
Va fatta un’operazione ragionata di branding per rendere digeribile questo nuovo prodotto del XXI secolo. Il lettore capisca, va innanzitutto differenziato dal precedente – stessa casa produttrice – perché il COVID-19 davvero stava perdendo appeal sul mercato.
C’è una cosa che variante anglica del COVID grida al cielo sempre più privo di aerei: serve un cambio di nome, o, più tecnicamente detto nel gergo del marketing, una ridefinizione del brand
Ora, chiamarlo Mutante, come fanno alcuni, raggiunge sì il risultato agognato – il terrore – ma potrebbe essere controproducente: quando la paura è troppa, le bestie diventano imprevedibili, magari persino aggressive.
Lo stesso COVID-19 è un brand scelto con cura. All’inizio, quando era in fase test per il lancio sul mercato, lo chiamavano SARS-nCoV-2. Il nome del virus era un disastro di marketing mai visto: SARS ricordava il fatto che il prodotto era proprio come quello apparso qualche anno prima e lavorato, come sappiamo, nel laboratorio BSL-4 di Wuhan; nCoV, novel coronavirus, è un’illeggibile altalena di maiuscole e minuscole; quel 2 poi stava ad indicare che si trattava di un sequel, che non spesso è all’altezza dell’originale.
Scelsero di chiamarlo con il nome della malattia, Coronavirus disease. Il 19 fu una bella trovata, che circoscriveva ai mesi invernali dell’anno precedente (come ora) l’esplosione del vairus.
La combo alfanumerica COVID-19 suonava abbastanza solido ed autorevole, quasi imponente, come Renovatio 21.
Conoscendo la mission (massimizzare la schiavitù mondiale) la vision (manipolare l’umanità a breve medio lungo termine) e il brand mantra (terrore universalmente distribuito) dell’azienda produttrice, facciamo delle oneste proposte di branding
Ora, i complottisti è da mesi che parlano di COVID-21, e mica possiamo dargliela vinta. Potrebbe chiamarsi COVID-20, allora, visto che il COVID del 2020 l’avete brandizzato con il numero dell’anno precedente. Vi avvisiamo, però, che i domini internet covid20.com e .it sono già stati presi da mo’.
Per cui, conoscendo la mission (massimizzare la schiavitù mondiale) la vision (manipolare l’umanità a breve medio lungo termine) e il brand mantra (terrore universalmente distribuito) dell’azienda produttrice, limitiamoci a fare delle oneste proposte di branding.
Seguendo l’architettura del brand, è possibile coniare un nuovo marchio partendo dal vecchio declinandone l’identità. COVID-21 può diventare COVID-20 o COVID-21, certo, ma si può anche declinare secondo settore merceologico. Virgin diventa Virgin Active con la palestre, Virgin Atlantic con gli aerei, Virgin Cola quando tentò le bibite gasate; Amazon è anche Amazon Cloud, Amazon Fresh, Amazon Go, Amazon Prime, etc.
COVID 70, COVID Brit, COVID Winter Edition, COVID2Wave
Ecco che quindi suggeriamo COVID 70 (dalla percentuale di trasmissione), COVID Brit (dal luogo di isolamento), COVID2Wave (per ricordare la seconda ondata), COVID Winter Edition, etc.
Si potrebbe altrimenti creare una cosiddetta sottomarca descrittiva: si mette in risalto un ingrediente o un particolare del prodotto, come Kinder Cereali: possiamo suggerire, per esempio, COVID neo-Spike, COVID avaccinale, etc.
COVID più, COVID power, speedy COVID, COVID Premium
Una sottomarca energizzante invece è quella che mette un accento dinamico al nome del marchio, per esempio Kinder Bueno: suggeriamo quindi COVID-power, COVID-svelto (attenzione che non sia già registrato da qualche prodotto di pulizia), COVID più (come, rimanendo nella gamma degli eccezionali marchi Ferrero, Kinder colazione più), COVID new, COVID strong, speedy COVID, COVID Premium etc.
Il caso delle marche garantite vuole che il marchio sia associato al produttore, per esempio Y-3 by Yoji Yamamoto. Qui c’è solo da intendersi chi vogliamo mettere come produttore della campagna. Tipo COVID-21 by Cina popolare oppure COVID-21 by Bill Gates, COVID-21 by OMS, COVID-21 by pipistrello a ferro di cavallo
Mutant by Wuhan laboratories, oppure Variant by COVID-19
La cosiddetta marca garantita ma non collegata (es. Obsession by Calvin Klein) lascia libertà poetica: Mutant by Wuhan laboratories, oppure Variant by COVID-19, etc.
Insomma, c’è da fare una discussione tecnica molto specifica su questo nuovo prodotto e sul suo marchio. Non è detto che la campagna del COVID-19, che ha davvero sbancato (nel senso che il mondo è davvero economicamente rovinato!) sia irripetibile.
«COVID-21, un nome una garanzia»
Ma che volete farci: i cinesi, popolo della quantità sulla qualità, col branding, lo vedete nei ristoranti tutti uguali e negli oggetti a basso prezzo, non sono un granché; il loro socio Billo Gates nemmeno, e vi basta pensare a Windows – l’unico sistema operativo al mondo attaccabile ai virus – per capirlo. L’OMS, che è una fusione dei due elementi precedenti, si intende forse di brevetti ma di marchi non parrebbe.
Se il lettore ha dei suggerimenti, li inoltri a Renovatio 21, provvederemo a far sapere chi di dovere. Sapete, recentemente è saltato fuori che ai vertici dell’organizzazione c’è anche un italiano, uno che conoscevamo da qualche anno…
E insomma, ci vuole tanto a capire che di virologi e statistiche ci siamo rotti le palle? Non possono immaginarsi una forma di infotainment terrorista più evoluto?
Tra una catastrofe e l’altra, un bel brand con un bel logo davvero aiuterebbe. Magari anche uno slogan a modo: «COVID-21, quello forte». «COVID-21, e sei protagonista». «COVID-21, la certezza della tradizione». «COVID-21, un nome una garanzia»
Sarebbe ora che le cose cominciassimo a farle per bene. Ci vogliono manipolarci ancora di più, imparassero a farlo con il marketing giusto.
E insomma, ci vuole tanto a capire che di virologi e statistiche ci siamo rotti le palle? Non possono immaginarsi una forma di infotainment terrorista più evoluto?
Roberto Dal Bosco