Sanità

Un numero crescente di svedesi diagnosticati come ritardati mentali

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Il numero di adulti svedesi con diagnosi di forme lievi di disabilità intellettiva è aumentato notevolmente.

 

Una revisione delle statistiche sanitarie svedesi della pubblicazione di settore Psykologtidningen ha indicato che tra il 2008 e il 2020 il numero di pazienti adulti con forme lievi di ritardo è più che raddoppiato, aumentando del 143%.

 

In concreto cifre, il numero di adulti diagnosticati in questo periodo è aumentato da 1.133 a 3.114 persone.

 

In alcuni casi estremi, come la città di Örebro, l’aumento è stato misurato a un incredibile 617%.

 

Il Socialstyrelsen, l’ente nazionale per la salute e il benessere, non sembra spiegazioni per il picco.

 

Secondo alcuni osservatori, una possibile spiegazione dell’aumento potrebbe essere il fatto che il manuale di diagnosi è stato aggiornato nel 2013. Prima di allora, le persone con un QI inferiore a 70 venivano automaticamente classificate come lievemente ritardate. Tuttavia, da allora, viene data maggiore importanza al modo in cui funzionano nella vita di tutti i giorni e tra il 2013 e il 2020 il numero di diagnosi è aumentato «solo» del 37%.

 

Inoltre, è stato fatto notare le indagini per l’ADHD (la controversa sindrome per il deficit di attenzione diagnosticata a molti bambini) e l’autismo sono aumentate negli ultimi anni e tali indagini includono un test attitudinale, che potrebbe aver aumentato il numero di diagnosi.

 

Non si tratta del solo problema che ha la Svezia in questo momento, tuttavia.

 

Il Paese è sfidato mortalmente dal multiculturalismo fallito – ammissione della stessa premier socialista Andersson.

 

Ritenuto unica Nazione che non si è sottomessa agli imperativi pandemici del COVID, la Svezia nel 2020 avrebbe tuttavia praticato una politica di triage tale da provocare una strage di anziani.

 

All’inizio della pandemia il Socialstyrelsen ha suggerito che i medici passassero i pazienti in un triage basato sulla loro cosiddetta età biologica, valutando la salute generale e le prospettive di recupero, prima di prendere decisioni terapeutiche.

 

«Queste linee guida hanno portato troppo spesso a negare il trattamento ai pazienti più anziani, anche quando gli ospedali operavano al di sotto delle capacità», secondo il Wall Street Journal.

 

«Alle persone anziane viene regolarmente somministrata morfina e midazolam, che inibiscono le vie respiratorie», ha detto al  quotidiano Svenska Dagbladet Yngve Gustafsson, uno specialista di geriatria all’Università di Umea, «eutanasia attiva, per non dire altro».

 

Quali linee guida potrebbe ora sortire la Svezia nei confronti della sua popolazione ritardata in aumento, non sappiamo dirlo.

 

Conosciamo tutti però la cifra eugenetica presente da decenni e decenni nel paradiso socialdemocratico svedese, dove si fa con estremo entusiasmo pionierismo rispetto al microchip sottocutaneo.

 

È ovvio che la NATO, ora, apra la porta alla Svezia – e le stenda un tappeto rosso sangue.

 

 

 

 

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