Grande Reset

Svezia e Finlandia vogliono la NATO: le prime ministre sono ovviamente nella rete del World Economic Forum di Klaus Schwab

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Poco prima del conflitto in corso, la Russia proponeva a Kiev e al mondo una «finlandizzazione» dell’Ucraina.

 

Se l’Ucraina fosse divenuta, come Helsinki, neutrale – proposta che trova da anni e anni una sponda nella scuola realista delle relazioni internazionali, come nel caso del prof. Mearshimer  – l’attrito con Mosca sarebbe stato disinnescato.

 

Anche la Svezia, come noto, è un Paese neutrale: non è nella NATO, bilanciando assieme alla Finlandia la quota di Paesi atlantici in Scandinavia (sono nel Patto Norvegia e Danimarca).

 

La neutralità di Stoccolma ed Helsinki è sempre stata considerata come una garanzia nei confronti di possibili attriti con i russi.

 

Nell’incredibile momento storico che stiamo vivendo – dove perfino la Svizzera rinuncia alla neutralità! – assistiamo all’inversione a U dei due Paesi scandinavi, che ora chiedono a gran voce di entrare nella NATO.

 

Le apprensioni sono già partite: i russi hanno ricordato che con la Finlandia hanno qualcosa come 1300 chilometri di confine condiviso. Senza contare che esiste una regione che si estende fra i due Paesi, la Carelia, dove potrebbero riaccendersi moti irredentisti.

 

Con pazzesco sprezzo del pericolo – e di decenni di tradizione diplomatiche – i due primi ministri (o, boldrinianamente, le due «prime ministre») dei Paesi scandinavi  hanno detto in una conferenza stampa congiunta che la loro richiesta di adesione al Patto Atlantico è sempre più probabile.

 

La proposta viene da due personaggi apparentemente diversi per età e per natura politica: la premier svedese Magdalena Anderson, 55 anni, è un classico arnese della socialdemocrazia scandinava. Ha fatto carriera scalando i ministeri. C’è pochissimo da dire, una noia infinita – in questo rappresenta assai bene il suo Paese.

 

La 36enne premier finnica Sanna Marin, pure socialdemocratica, è invece un oggetto teoricamente nuovo sulla scena politica mondiale: è il prototipo definitivo della politica millennial, guida un governo che strabocca di femmine, strappa alla neozelandese Jacinda Ardern lo scettro di premier più giovane, ed è bella, bellissima – sul serio, mica come le controverse deputate-ministre nostrane supposte carine ma solo per relativismo rispetto alle colleghe  –, praticamente una velina prestata ad un vertice di governo UE, tant’è che si è sposata un calciatore, ed ha dovuto scusarsi per la sua presenza in discoteca dopo essere stata in contatto con un COVID-positivo. Onorevole super-spreader: ma il mondo la ama lo stesso, alla follia.

 

 

La stampa occidentale sbava sulla Marin ogni giorno, anche perché – ecco l’arma definitiva – ella è figlia di mamma lesbica. Ci viene inoltre ricordato che è la prima nella sua famiglia ad aver fatto l’università. E che, maledetto patriarcato, il padre biologico si è separato dalla madre perché era alcolizzato.

 

Storie diverse, Paesi in fondo diversissimi – per lingua, per interessi, per asti metastorici – eppure ecco che le socialdemocratiche Magdalena e Sanna Marina che convergono fisicamente nell’annuncio di ingresso nel più grande complesso militare del pianeta la NATO.

 

Cosa hanno davvero in comune le due signore?

 

Crediamo che la risposta sia semplicissima: entrambe sono segnate nel giro del World Economico Forum di Davos.

 

Ambedue, quindi, sarebbero nella ragnatela del Klaus Schwab, il pontefice massimo del Grande Reset.

 

La Andersson è segnata come «World Agenda Contributor» dal sito del WEF, per cui nel 2015 ha scritto un saggio, ripubblicato dal sito della Banca Mondiale, intitolato «Come la Svezia mostra come è possibile disaccoppiare la crescita del PIL dalle emissioni di CO2». La biografia della signora, comprendente gli studi harvardiani, è presente sullo stesso sito.

 

La Sanna Marin pure è segnata nel sito del WEF come Contributor, tuttavia è rilevante notare come la Marin sia inserita nella lista 2020 degli Young Global Leader, le classi di giovani influenti selezionati e «formati» dall’ente dello Schwab.

 

Come sa bene il lettore di Renovatio 21, gli Young Global Leader sono una rete fittissima infilati praticamente in ogni governo della terra.

 

La loro esistenza è fonte di orgoglio per lo stesso Klaus Schwab, che rivendica di avere con essi «penetrato» (testuale) i governi di varie nazioni.

 

Il programma YGL nasce ufficialmente nel 1992. Vi avrebbero gravitato nomi come quello di Angela Merkel, Bill Gates, Tony Blair… Qualcuno sostiene che siano stati alunni anche Sarkozy e Viktor Orban, ma non abbiamo conferme. Ad un incontro lo Schwabbo si sarebbe fatto scappare anche il nome di Putin – tuttavia il WEF ha da poco reso pubblico che ha rotto i ponti con tutti i russi che conosceva.

 

Ai governi di Berlino negli ultimi tempi si sono avuti diversi i ministri ex WEF-YGL: Jens Spahn, che è il controverso ministro federale della Salute dal 2018; Philipp Rösler, ministro della Salute tedesco dal 2009 al 2011; Annalena Baerbock, leader dei Verdi tedeschi che è stata la prima candidata del partito a cancelliere alle elezioni federali e che ora è ministro degli Esteri di Berlino.

 

Al programma ha partecipato anche la summenzionata premier neozelandese Jacinda Ardern, fan scatenata dei lockdown zero-COVID (l’intera nazione rinchiusa per un singolo caso) e della discriminazione verso i non vaccinati.

 

Macron è segnato nella lista nella classe del 2017. Sebastian Kurz, giovanissimo aitante cancelliere austriaco defenestrato per scandaletto quando stava per entrare il lockdown duro di Vienna, pure.

 

C’è il governatore della California, e uomo della complessa famiglia petrolifera Getty, Gavin Newsom, che ha reso il suo Stato la tana dei khmer rossi lockdownisti-vaccinali. Jeff Bezos, ultramiliardario padrone di Amazon e non solo di quello, era nella classe 1998.

 

Ancora, Chelsea Clinton, Richard Branson, Larry Page e Sergey Brin di Google, Mark Zuckerberg, Jack Ma, Leonardo di Caprio, Charlize Theron, Michael Schumacher (non sappiamo se prima o dopo l’incidente), l’attore hollywoodiano Ashton Kutcher, il presentatore gay CNN Anderson Cooper (rampollo della potente famiglia americana Vanderbilt e stagista presso la CIA, nonché affittatore di uteri)

 

Il caso più conclamato è quello del premier canadese Trudeau e del suo governo, dove lo Schwabbo vanta di avere almeno «la metà ministri». La controversa vicepremier Chrystia Freeland, di fatto, è membra del board del WEF.

 

 

Come abbiamo scritto, in pratica i figli di Davos già governano il mondo.

 

Non è che ci stupiamo a trovarci il nome della Sanna Marina, la quale siamo sicuri che, a questo come a qualsiasi altro casting, ha i numeri per sbaragliare molta concorrenza.

 

Va detto che la Sanna ha già risposto in Parlamento a chi le chiedeva conto della sua partecipazione alla cupola schwabesca.

 

Il mitico deputato Ano Turtianen, già sollevatore di pesi e nemico giurato delle vaccinazioni mRNA («il vaccino COVID è genocidio» disse alla Camera), lo ha domandato direttamente lo scorso settembre.

 

 

«Questa è una rete a cui sono stati invitati influencer di tutto il mondo, e io stesso sono membro di questa rete, così come il ministro Saarikko, e capisco che anche i ministri dei governi precedenti siano coinvolti in questa rete» ribatta la Marin, che sembra soddisfatta della risposta al punto da piazzarla nel suo canale YouTube.

 

«Non sono stato attivamente coinvolta in questa rete di Young Global Leaders. Ci ho scritto un articolo, ma non sono stata a questi incontri o ad altri, perché sono semplicemente tanto impegnata in altri lavori. Si tratta quindi di un’organizzazione di questo tipo, con diversi attori politici. Fanno parte di questa rete giovani personaggi politici di diversi partiti, a quanto ho capito da diversi partiti parlamentari».

 

In pratica, niente da vedere. Circolare.

 

Tuttavia, la nostra mente vola sulle note di un remix apparso in rete qualche tempo fa: «we penetrate the cabinets» noi penetriamo il governo.

 

 

La musica è del campione del synthwave Mr. Kitty. Non sappiamo se quando Sanna Marin lascia a casa sua figlia piccola e va in discoteca balli questo tipo di musica.

 

Da un punto di vista geopolitico, ci pare invece che balli proprio la musica di Davos – nell’incoscienza del fatto che sulle pista del club NATO si ballano potenzialmente delle hit atomiche.

 

 

 

 

 

Immagine di FinnishGovernment via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0); immagine modificata con ritaglio.

 

 

 

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